Cosa c'è dietro una rivoluzione, sia essa politica, religiosa o scientifica? Quali, se ne esistono, i limiti? Che cosa differenzia il rivoluzionario dal ribelle? La rivoluzione è il ritorno a uno stato preesistente e ideale, come suggerisce l'etimo astronomico revolutio, che in latino indica il tornare di un pianeta alla posizione iniziale, o una marcia verso il nuovo? Che relazione c'è tra conoscenza e rivoluzione? Giulio Giorello riflette sulla rivoluzione come categoria capace di mediare il rapporto tra verità, tempo e conoscenza. Tutto nasce dalla libertà di cambiare: per studiare la conoscenza bisogna studiare le rivoluzioni nella conoscenza.
Chiedersi quali siano gli scenari compatibili con i risultati che stanno emergendo dai laboratori della fisica, della chimica e della biologia sembra ormai essere un dovere sociale e politico, per non cadere nei due facili eccessi della demonizzazione della tecnica, da una parte, o della sua idealizzazione, dall'altra. Attraverso saggi di personalità provenienti dalle discipline più diverse (dalla storia e filosofia della scienza, al diritto, all'economia), questo volume offre un punto di vista privilegiato su quel futuro dell'umanità promesso - o minacciato, secondo qualcuno - dal progresso scientifico e tecnologico.
"Se si considera una metafora biologica per il cambiamento culturale, probabilmente si deve fare appello all'infenzione più che all'evoluzione". "Aree di contagio" nasce da questa suggestione, del paleontologo Steven Gould, e dall'idea che ciò che di nuovo si produce nelle fasi del cambiamento culturale avvenga, appunto, in quelle aree dove fenomeni e linguaggi diversi, incontrandosi, si contaminano. Nella prima parte l'area comune analizzata è quella della teoria della mente e vi convergono la neurofisiologia, l'intelligenza artificiale, la percettologia. Nella seconda parte si analizza l'area della percezione pubblica della scienza, dove il cambiamento culturale arriva a determinare le scelte della politica e della società.