Iniziata il 24 ottobre 1918 e terminata con la firma dell'armistizio di Villa Giusti il 3 novembre, la battaglia di Vittorio Veneto segnò per gli italiani la fine vittoriosa della guerra. Ma come fu visto dall'altra parte l'esito bellico? Come vissero, interpretarono, raccontarono la sconfitta gli austriaci? Questo libro va alla scoperta delle testimonianze austriache che rievocano l'ultima fase della guerra al fronte italiano, la battaglia di Vittorio Veneto, la rotta dell'esercito austriaco, la cattura e la prigionia. Particolare attenzione è dedicata ai temi ricorrenti nelle testimonianze: l'incredulità per la sconfitta, i pregiudizi sulle qualità militari degli italiani, il risentimento contro gli ungheresi e gli sloveni, il senso della fine di un mondo.
«Ore quindici. Raffica di artiglieria austriaca.Crepitio di proiettili. Schianto di rami. Turbine di schegge. Un grosso ramo, stroncato da una granata, si è abbattuto sul mio riparo. Ci sono due feriti nella mia compagnia. Passa un morto del XXXIX battaglione. Un altro morto degli alpini. II bombardamento è finito. È durato un’ora. I bersaglieri escono dai ripari. Si canta»
Ha scritto diversi anni fa Mario Isnenghi, primo studioso ad attirare l’attenzione su questo testo, che per molto tempo l’«impronunciabilità» politica del nome del suo autore ha impedito di cogliere la rilevanza e l’originalità del diario mussoliniano. Chi apra oggi queste pagine troverà infatti una cronaca tra le più incisive e fresche entro la vasta memorialistica della Grande Guerra. Soldato fra i soldati, Mussolini registra la vita di trincea nella sua tragica routine fatta di disagi e stenti, di morti e di feriti, e negli umori, nei discorsi, nei canti dei compagni. Un testo in presa diretta, ma tutt’altro che ingenuo: con esso Mussolini accreditava un’immagine duplice di sé, leader «rivoluzionario» ma anche disciplinato gregario in grigioverde, esempio di un’inusitata immedesimazione fra istituzioni e popolo che egli vedeva o voleva vedere attorno a sé, nell’esperienza delle masse in guerra.
Benito Mussolini, acceso sostenitore dell’intervento italiano nella guerra europea scoppiata nel 1914, Benito Mussolini nell’estate del 1915 fu richiamato alle armi e inviato al fronte, dove rimase fino al febbraio 1917. Il suo giornale di guerra uscì in quindici puntate sul «Popolo d’Italia», il quotidiano da lui diretto, e fu poi raccolto in volume nel 1923. La presente edizione ripropone il diario nella versione originale pubblicata sul quotidiano.