«Questa scelta di liriche hölderliniane, dopo tante traduzioni illustri e imprese critiche tedesche e italiane di eccezionale portata interpretativa, non ha altra ambizione che proporsi come un'edizione di avvicinamento, ovvero come una presentazione quanto più limpida possibile del percorso esistenziale e di pensiero del poeta e dei problemi sorti alle prese con la sua arte. Si è cercato di offrire un primo passo verso Hölderlin, proposito che comporta tra l'altro l'estrema semplificazione delle intricatissime questioni filologiche relative ai sempre incompiuti e tormentati testi del poeta. Ogni selezione presuppone una certa dose di arbitrarietà e il rischio di una scelta autoriale. Ad esempio qui sono state sacrificate le poesie giovanili (compresi gli inni d'ispirazione schilleriana) e gran parte delle 'poesie della torre'. Del resto, l'immagine del poeta che volevamo restituire si situa proprio in mezzo a questi due estremi, nei quali Hölderlin non ha ancora trovato la propria voce, o l'ha ormai persa» (dalla Nota del curatore)
“Si deve essere onesti nelle cose spirituali fino alla durezza”
Nel 1888, incalzato dall’approssimarsi della follia che sarebbe esplosa l’anno successivo, Nietzsche scrive una successione di brevi opere nelle quali prendono nuova forma i materiali destinati alla progettata “trasvalutazione di tutti i valori”. Tra queste, L’anticristo. Maledizione del cristianesimo, il primo degli scritti postumi che Nietzsche lasciò pronti per la stampa; postumi, s’intende, rispetto alla follia, dato che la prima edizione, con sottotitolo scorretto e quattro passi censurati, è del 1895, quando Nietzsche era ancora in vita. Nel testo ritroviamo i suoi temi tipici: la compassione come strumento del nichilismo; l’analisi genealogica, a partire dall’ebraismo, del concetto di dio cristiano come prodotto del ressentiment; l’inimicizia mortale tra fede e scienza; la nefasta menzogna di ogni concetto religioso, in quanto pure finzioni escogitate a scopo di dominio. Si aprono nel testo anche zone di insospettata sottigliezza: come nei paragrafi intorno alla “psicologia del redentore”, dove si traccia un ritratto peculiarissimo di Gesù, che va a sovrapporsi all’immagine dell’“idiota” dostoevskijano. Alla figura di Gesù e alla sua “buona novella” si oppone diametralmente quella di Paolo, il grande organizzatore sistematico del cristianesimo (e inventore, secondo Nietzsche, della “spudorata dottrina” dell’immortalità personale). Il cristianesimo è un grande equivoco: in fondo, scrive Nietzsche, è esistito un solo cristiano, e quello morì sulla croce.
Alle soglie della follia, Nietzsche sosterrà di aver fatto all'umanità, con lo "Zarathustra", il più grande dono che essa abbia mai avuto: "Questo libro, una voce che passa sui millenni, non solo è il libro più alto che esista (...), ma anche il più profondo, generato dalla più intrinseca ricchezza della verità, una fonte inesauribile dove non si può calare il secchio senza farlo risalire colmo d'oro e di bontà". Perciò Nietzsche gli assegnerà una posizione preminente fra tutti i libri: "Il primo libro di tutti i millenni, la Bibbia dell'avvenire, la suprema esplosione del genio umano, in cui è incluso il destino dell'umanità". "Così parlò Zarathustra" rappresenta in effetti un unicum nella storia della letteratura e della filosofia: i pensieri più abissali (la diagnosi del nichilismo, l'eterno ritorno, il superuomo, la volontà di potenza) sono presentati al lettore non in forma teoretica, argomentativa, bensì come parola viva dell'alter ego dell'autore...
"Se volessimo tener fermo il senso proprio, filosofico e non meramente letterario della parola romanticismo, dovremmo audacemente sostenere che esiste un unico, grande romantico: Novalis. E come corollario dovremmo dire che il più grande testo romantico, se non l'unico, sono gli 'Inni alla notte'. [...] Cos'è dunque, in breve, la poesia per Novalis? La poesia è magia immaginativa dell'io. Novalis riprende quindi l'idea fichtiana dell'io assoluto, interpretandolo però non come semplice soggetto trascendentale, ma come fonte infinita di realtà; l'idealismo diviene magico: la fantasia e la volontà del soggetto individuale - cioè del poeta - si fanno onnipotenti, dal momento che sono in grado di creare e trasformare il mondo. La poesia è dunque l'atto supremo, la libertà creativa assoluta; la trasformazione reale del mondo terreno, il fare dei casi della vita quel che ci pare, il servirsene a proprio capriccio: 'quel che io voglio essere, io lo sono'." (dall'Introduzione di Susanna Mati)
"Uno dei primi propositi di Nietzsche in questo libro è di liberare il VI secolo a.C., il secolo della sapienza primigenia e della proto-tragedia autentica e incorrotta (dunque il secolo della sapienza tragica), affinché da quell'epoca apparentemente remota si sprigionino quei lampeggiamenti di luce necessari per vedere o intuire la contemporaneità, la quale invece (come Hölderlin aveva insegnato) brancola nella notte esperia. Ecco perché Nietzsche decide di far ritorno, innanzitutto, ai prediletti presocratici, ai pensatori dell'enigma [...]. Ma, appunto, la philosophia non è ancora nata, nel VI secolo; sta per nascere, manca poco: l'avvento definitivo del logos si avrà ai tempi di Socrate e di Platone, che il mito condanneranno e dissolveranno, coinvolgendo di conseguenza anche l'arte in questa rimozione decisiva per la coscienza dell'Occidente" (Susanna Mati). Il primo tra gli importanti libri di Nietzsche, un testo rivoluzionario nella lettura del mondo classico, che lo impose fin da subito tra i grandi filosofi dell'Ottocento, in una nuova e puntuale traduzione e con un importante apparato critico.
Georges Bataille fa sfilare davanti agli occhi del lettore le prime figure create dall'uomo non per perseguire uno scopo utile, bensì al solo fine di corrispondere alla sua essenza spiritualmente libera: la caverna dipinta di Lascaux rappresenta la nascita assoluta dell'arte. Questo "miracolo" coincide però con l'apparizione nel mondo dell'uomo stesso e con il congedo dal suo passato animale; arte, umanità ed espressione del sacro compaiono insieme all'origine, concentrate in questa eccezionale testimonianza figurativa. Attraverso una sapiente considerazione delle manifestazioni di queste prime origini (la festa, il gioco, il sacrificio, il divieto e la trasgressione), Bataille ci avvicina a quegli uomini che, come viene affermato nel testo, furono nella storia coloro che cominciarono.