Quella che qui viene proposta è la prima omelia che testimonia l’ingresso della festa natalizia nell’Oriente cristiano, attorno al 377; in precedenza l’ortodossia poneva al centro delle festività dell’Incarnazione la festa dell’Epifania (e così è tutt’ora).
Si tratta, dunque, di un elemento storico e teologico importante, quello che sta alla base della pubblicazione di questo testo basiliano, in cui il grande monaco e teologo del IV secolo, prendendo spunto dalla celebrazione della nascita di Gesù, fa una profonda riflessione che tocca tutti i grandi temi del dibattito cristologico dell’epoca (Cristo generato come Dio e come uomo; unità in Cristo dell’umano e del divino; salvezza proposta all’uomo che viene “assunto” da Gesù). Un testo che è, dunque, occasione di una riscoperta che va ben oltre l’archeologia cristiana. Una lettura che può essere “frantumata e masticata” per avvicinarsi alla festa di Gesù Bambino con un piglio di riflessione profonda.
GIORGIO MAZZANTI, sacerdote della diocesi di Firenze, è docente di teologia sacramentaria presso la Pontificia Università Urbaniana in Roma.
Con uno scavo deciso don Flori dilata a livello profondo e universale ogni singolo episodio dell'ultima settimana del Cristo. Partendo da un nucleo centrale, egli si muove a cerchi concentrici, facendo in modo che ogni evento e atteggiamento del Cristo e delle persone che gli stanno accanto, abbracci l`atteggiamento dell'uomo di ogni epoca, convinto che il movimento del cuore dell'uomo, sostanzialmente e a livello profondo, è sempre identico nel suo porsi davanti al Mistero. Nel dramma di quelle ore don Flori legge l'intero dramma dell'umanità, obbligata a raffrontarsi e confrontarsi col mistero del proprio dolore e destino, col proprio agognare e con la propria agonia, col Mistero fatto carne, reale dell'Uomo-Dio che si è fatto carico del destino di ogni uomo e dell'intera realtà cosmica.