"Una scuola su come si possano guardare cose e uomini a partire dall'immagine". Da lui stesso qualificato come il suo capolavoro ("è il libro più bello che io abbia mai scritto"), il testo - per la prima volta tradotto in italiano - ci fa scoprire il pensiero affascinante di Max Picard, pensatore svizzero che è il vero anticipatore della concezione della "società liquida" di Zygmunt Bauman e della filosofia del volto di Emmanuel Levinas. In questo singolare diario di viaggio in Italia (negli anni 1949-1950) - un Paese sempre sospeso tra la distruzione di un patrimonio monumentale e umano unico al mondo e la resistenza incredibile a questa distruzione - Picard ci permette di guardare alle nostre città e ai suoi abitanti in modo davvero inedito. L'indistruttibile "italiano" continua a vivere all'interno del distrutto, nei dipinti o negli edifici, in centri urbani o paesaggi naturali. Il viaggio di Picard in Italia avviene con mezzi pubblici e anche con lunghi percorsi a piedi. Si ferma a parlare con chi incontra: operai e commercianti, anziane contadine, poveri e ricchi. Ne esce una galleria di immagini di un'Italia che non c'è più.