Come le società umane si sono trasformate da piccoli gruppi di cacciatori-raccoglitori strettamente imparentati in grandi strutture moderne basate sulla cooperazione tra anonimi? In che modo le religioni dei "Grandi Dei" - le massime fedi monoteiste e politeiste - si sono diffuse conquistando la maggior parte delle menti nel mondo? Secondo Norenzayan, quando gli esseri umani concepirono per la prima volta l'esistenza di entità sovrannaturali innescarono cambiamenti che finirono per dare origine alle grandi società con Grandi Dei - divinità potenti, onniscienti e intente a controllare il comportamento morale delle persone. Ma in che modo? "Chi è sorvegliato si comporta bene", pertanto le persone agiscono correttamente quando sospettano che i Grandi Dei stiano vigilando, anche se nessun altro è presente. Eppure, questa fede sincera nei Grandi Dei ha prodotto una nuova fonte di conflitto tra gruppi in competizione. In alcuni luoghi del mondo, come l'Europa settentrionale, le istituzioni laiche hanno determinato un declino della religiosità, usurpando la capacità della religione di incentivare la costruzione di comunità. "Grandi Dei" ci aiuta anche a comprendere un'altra transizione sociale più recente: l'emergenza delle società cooperative di non credenti.
Darwin era credente? Il padre della teoria dell'evoluzione si riteneva ateo, agnostico o forse teista? E la diceria secondo la quale si sarebbe convertito in punto di morte? L'argomento - come sottolinea il curatore Telmo Pievani suscita da sempre grande attenzione, come se dalla risposta a queste domande dipendesse la compatibilità tra la visione evoluzionistica e le prospettive di fede. Spaziando dalle conversazioni con gli amici Asa Gray e Joseph Hooker a quelle con il vecchio parroco di Down, le trentadue lettere qui raccolte, in larga misura inedite, svelano le riflessioni più intime del naturalista inglese, che, con il piglio sincero e intimo di una confessione, ci racconta quali furono i suoi tormentati pensieri su teismo e agnosticismo.
Nel 1836 Charles Darwin ha ventisette anni ed è appena sbarcato dal Beagle; dopo cinque anni di navigazione intorno al mondo. Del lungo viaggio appena concluso gli rimangono appunti e osservazioni sparse, oltre a una raccolta di preziosi reperti naturalistici. Non ha ancora le idee chiare, ma è già un rinomato naturalista e geologo e nella sua mente sta prendendo corpo una sfocata intuizione riguardo alle modalità di "trasmutazione" delle specie. Comincia così a buttare giù appunti frammentari, a ruota libera, su alcuni piccoli taccuini. Ecco come inizia l'avventura intellettuale che lo porterà in pochi mesi a elaborare la teoria della selezione naturale. Editi in Inghilterra solo nel 1987, questi taccuini giovanili rivelano un profilo intellettuale di Darwin del tutto inedito, dalla sua sconcertante capacità di collegare idee lontane alla pioniera indifferenza verso i confini disciplinari e, soprattutto, all'irriverente atteggiamento di sfida verso le teorie dei maestri più blasonati dell'epoca. In queste pagine Darwin dimostra di avere piena consapevolezza della portata e delle inevitabili conseguenze delle sue scoperte, la cui pubblicazione ("The Origin of Species by Means of Natural Selection" fu edito la prima volta a Londra nel novembre 1859), nella buona società anglicana dell'epoca equivaleva né più né meno che alla "confessione di un delitto". Questa edizione riporta il Red Notebook (primo taccuino della serie), il Taccuino B ed E. Niles Eldredge firma la prefazione.
"Che libro potrebbe mai scrivere un cappellano del Diavolo sulle goffaggini, gli sprechi, l'orrenda crudeltà della natura...". Così Charles Darwin nell'accingersi a scrivere quell'"Origine delle specie" destinata a sconvolgere non solo la scienza del vivente, ma anche la concezione che l'Homo sapiens ha di sé e del suo mondo. Richard Dawkins, biologo evolutivo, spinge al suo estremo la rivoluzione darwiniana esplorandone le conseguenze nei campi più diversi, dall'etica alla religione, dalla politica alla filosofia.