"King Horn" è certamente nata come opera di intrattenimento che mirava a soddisfare i gusti di un pubblico bramoso di storie che tenessero con il fiato sospeso: il protagonista, infatti, si trova perennemente in situazioni pericolose e deve dimostrare ogni volta grande spirito di iniziativa per superare i diversi ostacoli. I suoi fruitori originari non erano però necessariamente di umile origine e di scarsa cultura ed erano in grado di apprezzare non solo il tenore degli eventi narrati ma anche la qualità della narrazione. L'anonimo autore ha allora adottato una tecnica compositiva apparentemente semplice, ma coerente e rigorosa: concentrandosi sempre su un singolo gesto e un singolo episodio, mostra un gusto che si potrebbe definire cinematografico nel collegamento delle azioni che accrescono progressivamente la statura dell'eroe fino alla conquista finale di un regno e di una regina. Questa traduzione costituisce pertanto una rivalutazione di "King Horn", che la tradizionale definizione di testo "popolare" ha spesso relegato tra le opere minori, interessanti più come testimonianze di un'epoca che per le loro qualità letterarie. L'analisi testuale svolta dalla curatrice ha rivelato invece tanto coerenza nella trama quanto vivacità e dinamismo nel racconto, il che consente di apprezzare le doti narrative del poeta e di rivalutare in generale l'attività del "jongleur", figura tipica dello spettacolo medievale.