"Diceva Marcel Duchamp che è impossibile, forse addirittura blasfemo, commentare un'opera d'arte. Solo gli occhi e un determinato atteggiamento mentale possono collocarci in giusta disposizione davanti a una tela, una scultura, un'incisione. La parola è non solo arbitraria ma insolente e ridicola, e rischia sempre di sovrapporsi a quanto la tela o la scultura dicono. La parola può tradire. Inoltre: chi siamo noi, uomini d'oggi? E con quali metri possiamo misurare il frutto d'un'arte antica? Tre secoli esatti ci dividono da Rembrandt, una distanza infinita. Noi abbiamo perduto la nostra misura, mentre un europeo del Seicento era davvero il signore dell'universo. Rembrandt e noi: corre una differenza come tra la sua Lezione d'anatomia del 1632 e il documentario cinematografico d'una operazione sul cuore. Che è già un altro cuore. Il Seicento fu certamente l'ultimo dei secoli d'oro. Subito dopo, corroso e svanito l'oro, dovettero inventare i Lumi. Il Seicento è il grande teatro, è la sicurezza di un continente battagliero e soddisfatto, l'Europa." (dalla presentazione di Giovanni Arpino)