Il nostro presente ci espone a un'inflazione di simboli dal valore e dalla forza differenti: la bandiera europea e Charlie Brown, la croce e il pane, i Beatles e Chanel, Mike Bongiorno e Maradona, il Che e la regina Elisabetta, la Gioconda e il Guggenheim, i Lego e la Coca-Cola, ma anche Arco, QAnon, la conchiglia di San Giacomo, Falcone e Borsellino e il genocidio. Non ci sono limiti a cosa possa diventare simbolo né tantomeno a cosa possa smettere di esserlo, al punto che occorre rinunciare a chiedersi cosa sia simbolo per focalizzarsi invece su quando esso si dia. Questo libro affronta tale questione partendo dai simboli che riconosciamo e utilizziamo, che abbiamo creato e distrutto, intorno ai quali costruiamo consensi e dissensi, che riteniamo eterni o che invece ci appaiono effimeri. Prodotti culturali di varia natura dei quali si può dire solo una cosa con certezza: non sono come gli altri.
Studiosi di fama internazionale e giovani ricercatori si confrontano, con prospettive e linguaggi diversi, su potenzialità e speranze racchiuse nel termine Glocal, colto in connessione con altre parole chiave come immaginario, politica, guerra, media, diritti, storia, sociologia, semiotica, filosofia, musica, architettura, movimenti. Riflessioni generali e analisi particolari per addentrarsi in quella dimensione che si rivela come radice e orizzonte del mondo: proliferazione di soggetti e linguaggi eterogenei.