Quando nasce la «seconda Repubblica»? Quali caratteri peculiari, in termini di culture politiche, piattaforme programmatiche, processi sociali e istituzionali, contribuiscono al rafforzamento della fase bipolare in Italia? E come se ne spiega il tracollo? Muovendo da questi interrogativi, il volume riflette sulle grandi fratture che hanno segnato un tempo particolare della biografia politica repubblicana, sul superamento dei perimetri partitici tradizionali e sull'apertura di una stagione "nuova" che non ha però sanato - malgrado le attese iniziali - contraddizioni e anomalie del sistema politico italiano, rimasto nel limbo di una estenuante transizione dovuta anche alla perdurante mancanza di legittimazione reciproca tra le forze politiche. Storici e politologi indagano le ragioni per le quali il passaggio dalla dinamica consociativa alla logica dell'alternanza nella guida del Paese non ha coinciso con un processo di ammodernamento dell'architettura istituzionale, quantomeno sul terreno del rafforzamento del principio di governabilità. Dai loro contributi emerge il quadro delle condizioni che sono mancate all'Italia per imboccare il sentiero di una compiuta democrazia "decidente". La riflessione non può ovviamente prescindere dall'approccio di respiro internazionale: tenendo in assoluta considerazione i mutamenti strutturali che dopo il 1989 investono la dimensione pubblica oltre i confini della penisola, viene quindi esaminato il rapporto che intercorre tra le difficoltà dell'Italia e il ruolo che essa ha giocato sullo scacchiere europeo, come pure sono investigate le dinamiche che incidono sulle relazioni transatlantiche nel momento di passaggio dal vecchio al nuovo sistema politico-partitico. Guardando alla realtà con le lenti dell'oggi, si apre la fase in cui è doveroso approfondire le vicende di una «seconda Repubblica».