Questo scritto di David Chalmers, filosofo australiano tra i più influenti rappresentanti della "philosophy of mind", ha segnato un importante punto di svolta nelle indagini sulla coscienza. Ricollegandosi al saggio di Thomas Nagel "Cosa si prova ad essere un pipistrello?" (Castelvecchi, 2013), Chalmers sostiene che la coscienza presenta i problemi "facili", che riguardano le diverse modalità dei processi cerebrali e che possono ricevere una spiegazione esaustiva dagli studi neurobiologici, e il problema "difficile", che riguarda invece il significato di avere un'esperienza cosciente. Tale problema, avendo a che fare con l'aspetto soggettivo dell'esperienza, non può ricevere alcuna risposta dalle neuroscienze, che non sono in grado di spiegare il senso che hanno per l'individuo esperienze anche semplici come "vedere il rosso" o "sentire un suono". L'approccio di Chalmers si propone allora di formulare una spiegazione filosofica, che integri concettualmente le descrizioni puramente scientifiche della vita mentale, perché "il problema difficile e un difficile problema, ma non c'è motivo di credere che resterà per sempre insoluto". Questa edizione è completata da una selezione delle risposte dell'autore alle critiche e osservazioni mosse in seguito alla pubblicazione del saggio da alcuni dei più autorevoli studiosi della coscienza.
In questo testo del 1915, Franz Brentano riassume il cuore del suo pensiero teologico, e articola una serrata riflessione sulla necessità - logica e ontologica - dell'esistenza di Dio. Figura tra le più influenti della psicologia e della filosofia ottocentesca, maestro di Edmund Husserl e Sigmund Freud, Brentano afferma come sia assolutamente necessario ammettere un principio intelligente per spiegare il corso naturale degli eventi mondani. Solo questo principio, infatti, è in grado di inquadrare in una prospettiva finalistica la molteplicità del reale, in modo che ogni singolo accadimento riceva un senso in connessione con la totalità del creato. Anche le moderne teorie scientifiche, dall'evoluzionismo all'entropia, si fondano per Brentano su una visione teleologica della natura, l'unica che rende possibile una lettura coerente dell'esistenza. L'unica, inoltre, in grado di giustificare i suoi aspetti negativi all'interno della più ampia bontà del progetto divino. Il testo è preceduto da una breve lettera indirizzata a un corrispondente anonimo, che Brentano esorta a non cedere alle tentazioni dell'agnosticismo dinanzi alle difficoltà, sempre superabili, di sviluppare una visione razionale della vita.