Questo scritto di David Chalmers, filosofo australiano tra i più influenti rappresentanti della "philosophy of mind", ha segnato un importante punto di svolta nelle indagini sulla coscienza. Ricollegandosi al saggio di Thomas Nagel "Cosa si prova ad essere un pipistrello?" (Castelvecchi, 2013), Chalmers sostiene che la coscienza presenta i problemi "facili", che riguardano le diverse modalità dei processi cerebrali e che possono ricevere una spiegazione esaustiva dagli studi neurobiologici, e il problema "difficile", che riguarda invece il significato di avere un'esperienza cosciente. Tale problema, avendo a che fare con l'aspetto soggettivo dell'esperienza, non può ricevere alcuna risposta dalle neuroscienze, che non sono in grado di spiegare il senso che hanno per l'individuo esperienze anche semplici come "vedere il rosso" o "sentire un suono". L'approccio di Chalmers si propone allora di formulare una spiegazione filosofica, che integri concettualmente le descrizioni puramente scientifiche della vita mentale, perché "il problema difficile e un difficile problema, ma non c'è motivo di credere che resterà per sempre insoluto". Questa edizione è completata da una selezione delle risposte dell'autore alle critiche e osservazioni mosse in seguito alla pubblicazione del saggio da alcuni dei più autorevoli studiosi della coscienza.