Il cinema americano fin dalle sue origini ha optato per un racconto coerente e comprensibile che mette al centro della storia un eroe o un'eroina, portatori di determinati valori e visioni del mondo. Ognuno di questo eroi segue un arco narrativo che lo porta ad uscire dal mondo ordinario per affrontare l'ignoto e ritornare al mondo di partenza, profondamente modificato nella sua psicologia e nel suo modo di essere. È quello che viene definito "il viaggio dell'eroe", lo storytelling che, fin da prima della nascita del cinema, caratterizza i grandi racconti che sono stati narrati nel corso della storia dell'umanità. Dal cinema primitivo a quello contemporaneo questo modello narrativo non è sostanzialmente cambiato, ma quello che è cambiato radicalmente è la tipologia di eroi od eroine che vengono raccontate. Come e perché si è passati dall'eroico pompiere raccontato in uno dei primi film del cinema muto americano all'anti-eroe nichilista Joker, dell'omonimo film vincitore dell'Oscar, che non spegne gli incendi ma invece li appicca creando caos e violenza per le strade della città? Il libro, attraverso l'analisi di alcuni film paradigmatici delle varie epoche del cinema (dal muto alla contemporaneità), racconta ed analizza questo mutamento, figlio del cambiamento del contesto socioculturale di cui i film sono uno specchio.
"L'intelligenza artificiale (ia) sta cambiando il mondo dell'arte. ma come si crea un'opera d'arte grazie a una macchina dotata di ia? cosa significano termini come «machine learning» e «deep learning»? Lo scopo del libro è quello di rispondere a queste e molte altre domande di grande attualità, offrendo al lettore una panoramica approfondita di come oggi l'Intelligenza Artificiale sia diventata uno strumento nella produzione di opere d'arte e un alleato nella ricerca, nella fruizione nel percorso di visita di una mostra. Il libro è strutturato in due parti. Nella prima viene spiegato come viene impiegata oggi l'IA nel mondo dell'arte, fino agli ultimi studi sul rilevamento delle nostre reazioni a livello cerebrale di fronte a un'opera artistica. La seconda parte è invece un invito alla scoperta dei pionieri nell'applicazione dell'IA grazie a una serie di interviste esclusive che comprendono il celebre musicista e produttore Brian Eno, François Pachet (Sony, Spotify), gli artisti Mario Klingemann, Mike Tyka, Anna Ridler e Mauro Martino; Piero Poccianti (dir. Associazione Italiana per l'Intelligenza Artificiale); Julia Betancour (dir. Conservation Lab, Collection Solo, Madrid); Andrea Concas (Art Backers e Art Rights) e numerosi altri esponenti del mondo imprenditoriale, accademico e della ricerca applicata.
Paola Giovetti, la più nota giornalista e scrittrice specializzata in tematiche esoteriche e spirituali da diversi decenni esplora con occhio attento il mondo dei misteri.
Nel suo ultimo libro propone al lettore una rassegna di personaggi, situazioni, esperienze e incontri di ogni tipo.
Medium, sensitivi, protagonisti di vicende insolite e umanamente coinvolgenti, studiosi, ricercatori, associazioni, istituti di ricerca in Italia e all’estero, e molto altro ancora.
Tematiche di confine che riguardano le nostre ancora inesplorate potenzialità, la nostra creatività, il senso della nostra esistenza, il nostro destino ultimo.
"Raffaello ha solo dipinto. Non è stato un uomo complesso come Leonardo, un pensatore curioso di tutto; non è stato come Caravaggio, un 'maledetto' che vive una vita piena di contrasti; non è stato un artista come Michelangelo, pittore, scultore, poeta, architetto. Raffaello ha dipinto soltanto. E ogni volta ha inventato un capolavoro. I pittori, come il suo maestro Perugino, tendono a ripetersi, a riprodurre un modello, hanno un archetipo di riferimento. Lui no. Ogni volta inventa un'immagine nuova. Opere che la critica disconosce sono di Raffaello: sono opere diverse da quelle che ci aspettiamo, perché Raffaello non è solo Raffaello, è anche Giorgione, è Caravaggio, è Michelangelo, è Parmigianino. Lui è tutto: nessuno è 'più tutto' di lui. Quello che ha fatto Raffaello è un prolungamento della creazione di Dio e della bellezza del mondo, una bellezza assoluta, senza limiti." Seguendo il racconto di Giorgio Vasari, Vittorio Sgarbi compone il suo racconto di Raffaello, dal commovente rapporto con il padre e la madre, al magistero di Pietro Perugino, dagli affreschi delle Stanze Vaticane fino al torbido amore per la Fornarina che destabilizzò la sua calma olimpica. E ogni volta Vittorio Sgarbi percorre la fitta rete di legami con i pittori del suo tempo: l'ammirazione per Leonardo, il rapporto contrastato con Michelangelo, l'amicizia con Bramante.
Come ben sapevano i predicatori medievali, delle due grandi leve del comportamento umano - la paura del castigo e la speranza del premio - la più efficace era la prima. Di qui, allora, lo sviluppo di immagini dell'Inferno che fra Tre e Quattrocento sono sempre più complesse e crude, così da turbare gli animi e smuovere le coscienze. Ma in che direzione? E a quale scopo? La domanda è assai meno scontata di quanto non possa apparire. Dal momento, infatti, che gli exempla negativi avevano senso solo in funzione di quelli positivi, il grande teatro dei reprobi si prestava anche ad una lettura al contrario, in cui le figure dei peccatori, lungi dal costituire solo un terribile ammonimento, indirizzavano il fedele verso atteggiamenti speculari e opposti a quelli puniti. La critica si faceva insomma proposta, complici le scelte iconografiche di artisti e committenti (comunità, privati, confraternite, ordini religiosi, ecc.), che attraverso il tema dell'Inferno potevano esprimere i propri ideali di convivenza civile.
Gli scarti della frutta e della verdura più comuni sono di fatto uno scrigno che cela un intero arcobaleno di sfumature. Si possono creare colori dai ciuffi di carota così come dalle scorze di melagrana o dalle bucce di mandarini. Insomma, possiamo mangiare e avere nuovi colori allo stesso tempo! Ma anche passeggiare nel bosco, raccogliendo corteccia e foglie, o piantare un vaso di fiori sul balcone ci riservano sorprese. Le cromie che Sasha Duerr ci insegna a ricavare dalla natura che ci circonda sono un patrimonio inestimabile e, in alcuni casi, hanno anche un incredibile potere salutare: per esempio i verdi ottenuti da lavanda, menta e rosmarino donano tavolozze suggestive e riposanti per l'occhio che li guarda. Le tinture naturali non sono mai piatte, cambiano in base alla luce e rispondono alle mutazioni dell'ambiente. Diversamente dai colori sintetici di un'unica tonalità, usciti così come sono da un tubetto, quelli naturali sono pieni di energia, vividi e unici. L'autrice ha ricavato colori vegetali da oltre 100 piante e fiori e raccolto in questo libro tutte le palette che ha ottenuto, offrendo così una guida illustrata e completa alle tinture naturali. "Sviluppare colori ricavati dalle piante ci incoraggia a riflettere sui limiti di produzione e consumo - limiti essenziali per la sostenibilità ecologica. Limiti che spesso stimolano la creatività."
La musica ha sempre fatto parte del mondo di Giancarlo Lucariello, sin da quando era bambino, ma è stato solo in seguito a un grave incidente che ha preso la decisione di farla diventare il suo mestiere. Con incredibile anticipo sui tempi, dopo aver ottenuto un posto come assistente alla direzione presso un'importante etichetta discografica milanese, Lucariello rischia il tutto per tutto pur di seguire il suo progetto: fare il produttore artistico. E, nello specifico, il produttore dei Pooh, che allora attraversavano un lungo periodo di crisi e incertezze. Il risultato raggiunto da Lucariello è straordinario: i cinque album da lui prodotti - Opera prima, Alessandra, Parsifal, Un po' del nostro tempo migliore e Forse ancora poesia - non solo hanno dato nuova linfa al gruppo, ma hanno anche fatto scuola nel panorama della musica leggera, dove per la prima volta si sono sentiti gli echi della musica sinfonica e delle grandi arie dell'opera, grazie alla visione coraggiosa e fuori dagli schemi di un produttore che voleva fare musica e non solo canzoni di successo (per quanto il successo non mancherà: basti pensare a canzoni senza tempo come Pensiero, Tanta voglia di lei, la stessa suite di Parsifal...) Ora Giancarlo Lucariello ricorda, come in una sorta di memoir al tempo stesso personale e collettivo, la storia di questa avventura, ripercorrendo le scelte - musicali e non - che hanno portato alla nascita di questi storici album che hanno fatto cantare e innamorare intere generazioni; racconta il grande lavoro che c'è stato dietro, i retroscena di una creatività eccezionale e di un progetto controcorrente, le ore passate negli studi di registrazione: il risultato è un libro unico e ricco (di immagini, testi da leggere e canzoni da ascoltare) e assolutamente da non perdere non solo per chi ama i Pooh, ma anche per tutti quelli che di musica vivono.
È diffusa l'opinione che Dio sia già sceso almeno una volta sulla terra per venirci a cercare, accettando per questo, lui, re del cielo, di giacere bambino in una grotta. Spetta a noi adesso andare a cercarlo. Ed è così che l'uomo da sempre costruisce templi per incontrare Dio. Dov'è Dio? Dalla più remota antichità e dai recessi più profondi dell'inconscio, il suo silenzio ci ha parlato in infiniti modi. Lo abbiamo colto nei misteri della natura e nelle meraviglie dell'arte tutte le volte che, al di là dei limiti del visibile e del comprensibile, abbiamo visto una luce e sentito vibrare il suono della sua potenza. Prendendo le mosse dalla ricerca di un divino immaginato e sperato, questo libro approda alle immagini concrete di come Dio si sia proposto nelle opere dell'uomo, in quelle forme architettoniche spesso perdute, malintese e dimenticate del santuario, del tempio, della sinagoga, della cattedrale, della moschea. Un percorso drammatico e intenso verso i luoghi dell'eterno a misura d'uomo.
«Lo studioso che si accosti a Jan van Eyck dovrebbe abbandonare saggiamente ogni certezza, persino ogni tentazione di raggiungere una certezza su questi problemi; ed è questa una severa prova per ogni studioso che cerchi di fare luce sull'artista amato, con il quale ritiene di avere ormai una lunga dimestichezza». È con tale lezione metodologica che Liana Castelfranchi si accosta alla figura problematica del celebre pittore (n. 1390 ca - m. 1441). Problematico in quanto solo 17 opere sono attribuibili a lui con certezza, e appartengono tutte al suo ultimo periodo (dal 1432 al 1439). Nel percorso tracciato dall'autrice, dalla complessità emerge la grandezza di Jan van Eyck. «Conoscitore di stoffe come un tessitore, dell'architettura, come un capomastro», fu un artista che operò sotto l'impulso di geniali soluzioni sperimentali. La pittura stessa si aprì con lui a nuove esplorazioni: dal paesaggio alla natura morta, al nuovo quadro di devozione al ritratto; fu scopritore anche nella ricerca dei mezzi, perfezionando la tecnica pittorica a olio; inauguratore della prospettiva architettonica e del trompe-l'oeil. Le composizioni di interni e di paesaggio, la figura umana sentita come parte del paesaggio, sono tutte novità strepitose, destinate a rimanere sostanzialmente senza seguito fino alla grande pittura di paesaggio e di interni del Seicento olandese.
Secondo Mircea Eliade la contemplazione della volta celeste e della sua luminosità ha mobilitato la coscienza dei primi uomini provocando il senso della trascendenza. Le architetture e l'arte dall'antica Cina al Medio Oriente, dal mondo classico al Medioevo e alla contemporaneità hanno mostrato un costante impegno nella ricerca della luce, che in alcuni periodi diviene ricerca centrale e imprescindibile. Ogni religione e cultura ha un simbolismo della luce. Se ogni simbolo, come ricorda Julien Ries, è il segno che permette il passaggio dal visibile all'invisibile, il simbolismo della luce implica in particolare l'ermeneutica dell'invisibile. La luce nell'arte, infatti, mette in relazione l'uomo sia con l'infinito che con gli stati d'animo più profondi. Contributi di: Samir Arbache, François Boespflug, Christian Cannuyer, Michel Delahoutre, Sabine De Lavergne, René Lebrun, Julien Ries, Michel Schmitt, Natale Spineto.
Il volume vuole essere un'introduzione sintetica alla ricchezza e complessità della tradizione artistica ebraica, seguendo un percorso storico-tematico: un viaggio alla scoperta di grandi artisti appartenenti a epoche e culture diverse - tra i quali Maurycy Gottlieb, Marc Chagall, Mark Rothko, Sigalit Landau, Siona Benjamin, Tobia Ravà. Un rilievo speciale è riservato alle grandi potenzialità dell'arte ebraica in funzione del Tikkun Olam, ossia della "riparazione del mondo" intesa come ripristino della giustizia e dell'amore tra gli uomini di ogni cultura e religione.
Andy Warhol (Pittsburgh 1928 - New York 1987) è stato l'artista più influente del Novecento, l'uomo che ha creato un modo nuovo non solo di raffigurare, ma di guardare la realtà. Ma fece di sé stesso un'icona inseparabile dalla sua arte, un personaggio inafferrabile, un mix di timidezza, di ottusità, di curiosità, di glamour, di superficialità. A oltre trent'anni dalla sua morte ci si chiede se l'uomo Warhol fosse veramente così. E in questa inchiesta emerge un aspetto che quasi nessuno conosceva mentre egli era in vita: Warhol era un fervente cattolico, dedito privatamente alla preghiera, alla beneficenza, all'aiuto agli altri. La sua fede dovette però fare i conti con la sovraesposizione mediatica, e prima ancora con la sua omosessualità...