Quando Clothar il Franco era giunto in Britannia, quattro anni prima, non pensava che Artù, il guerriero con cui aveva duellato ferocemente, sarebbe diventato il suo re, il suo migliore amico, il fedele compagno di mille battaglie. Invece da quel lontano giorno d'estate non si era mai separato da lui, se non per affrontare i nemici del regno di Camelot. Insieme, i due guerrieri avevano realizzato un sogno, avevano costituito un ordine, i cavalieri della Tavola Rotonda, uomini d'arme addestrati non a combattere per se stessi e per il proprio esercito, ma a morire per l'ideale di pace della loro terra. Ora, però, un nuovo imminente pericolo minaccia l'unità del regno: un feroce condottiero sta guidando le tribù dei Sassoni verso le terre di Connlyn, devastando tutto ciò che trova. Spetta a Clothar, che, grazie alla sua abilità con la lancia, ha ormai preso il nome di Lancillotto, raggiungere le desolate regioni del nord e sbaragliare il nemico con un pugno di uomini ben armati. Ma dopo questa vittoria dovrà lasciare la Britannia; partire per dimenticare la bella Elaine, il suo primo amore, e per compiere il suo destino di cavaliere. Perché questo viaggio lo condurrà in Bretagna, sulla strada verso casa, quella casa che non ha mai visto, quel regno che gli è stato strappato quando era ancora in fasce, e che gli spetta di diritto. E questa volta Lancillotto si troverà da solo ad affrontare i fantasmi del suo passato e a realizzare la vendetta che attende da sempre.
Gerusalemme, 1099 Ugo di Payens si aggira tra montagne di cadaveri, grida di dolore, edifici distrutti. I suoi piedi affondano nel sangue, che scorre lungo le strade della Città Santa. Non per questo aveva lasciato la Francia, non per questo si era unito alla crociata, tre anni prima, come gli avevano chiesto i capi della congregazione segreta cui apparteneva, l'Ordine della Rinascita di Sion. Non per assistere a questo orrore, ma perché l'Ordine della Rinascita potesse tornare a Gerusalemme, nella città dove era rimasta sepolta per secoli la verità sulla vita, e sulla morte, di Gesù. Dopo aver assistito a quell'inutile massacro, Ugo è sconvolto e sfiduciato, ma decide di restare in Terra Santa, e attendere indicazioni dall'Ordine della Rinascita di Sion. E proprio quando, passati ormai vent'anni, si convince che queste non arriveranno mai, ecco la svolta improvvisa, un comando tanto assurdo quanto perentorio. Formare un nuovo ordine di monaci cavalieri, che dovranno alloggiare nelle grotte sotto il Monte del Tempio di Gerusalemme. Una richiesta all'apparenza irrealizzabile, ma Ugo, con l'aiuto del vecchio amico Goffredo Saint-Omer, del giovane Stefano Saint-Clair, e di altri pochi fidati cavalieri, riuscirà a fondare l'Ordine dei "Poveri compagni soldati di Cristo e del Tempio di Salomone". I Templari. E mentre il Regno crociato di Gerusalemme affonda tra gli intrighi, le congiure e la lussuria, i monaci guerrieri finalmente capiranno il motivo della loro esistenza.
Certo non immaginava, il giovane guerriero Elicaonte, mentre con lo sguardo contemplava la costa dei Dardanelli che si allontanava, che quel viaggio avrebbe cambiato la sua vita. Priamo, il re di Troia, lo aveva inviato a Micene, la capitale dei pirati Achei guidati da Agamennone, a prendere la bella Andromaca, che sarebbe andata in sposa a Ettore, figlio maggiore di Priamo, erede al trono e grande amico di Elicaonte. Non immaginava, Elicaonte, che lo sguardo di Andromaca sarebbe stato così irresistibile da risvegliare in lui i ricordi del suo terribile passato, e da spingerlo a tradire la fiducia del suo più caro amico e del suo re. Al suo ritorno a Troia si scatenerà infatti una terribile stagione di rivalità e di lotte intestine, che si concluderanno solo con la conquista del trono da parte di Elicaonte, che chiede agli dei un futuro di pace e prosperità per il suo regno. Ma mentre Troia era dilaniata dalle lotte intestine, dall'altra parte del Mar Egeo, a Micene, Agamennone armava la flotta che porterà i suoi uomini - tra cui il possente Achille e l'astuto Odisseo - sotto le mura di Troia, dando inizio così alla guerra più celebre che la storia ricordi.
Dall'osservatorio sul tetto del Collegio Romano, notte dopo notte padre Athanasius Kircher scruta il cielo. A chi la sa leggere, la volta celeste svela segreti e capovolgimenti che sfuggono all'occhio profano. E quando vede delinearsi, dopo quarant'anni, una rara configurazione astrale, il gesuita non ha dubbi: eventi funesti stanno per abbattersi su Roma, in quell'anno che già porta in sé il segno del male, il 1666. L'era dello Scorpione è tornata. Di li a poco una serie di barbari omicidi sconvolge la città. Le vittime sono tutte gesuiti, tutti decapitati, e lasciati sconciamente con le gambe scoperte. Dietro i delitti sembra celarsi la mano di uno spietato e temibile sicario, lo Scorpione. Nessuno lo ha mai visto, nessuno sa chi sia. Nessuno tranne Giovanni Battista Sacchi, detto il FuIminacci, irascibile e squattrinato pittore, che senza saperlo lo ha ritratto sul luogo del primo omicidio. Da questo momento, la sua vita è in pericolo e, per salvarsi, dovrà gettarsi in una caccia senza respiro all'assassino e scoprire il movente degli omicidi. Aiutato dall'affascinante Beatrice, cartomante e indovina, da padre Kircher, che anni prima aveva assistito ai primi delitti dello Scorpione, dal vescovo de Simara, Fulminacci dovrà affrontare agguati e processi inquisitoriali, duelli e inseguimenti per le vie e i palazzi di una Roma barocca e inquietante. E il quadro che si delinea assume dimensioni sempre più vaste, fino a coinvolgere uomini in tonaca e teste coronate...
71 d.C. I giudei sono stati annientati. Gerusalemme e il Tempio sono stati rasi al suolo. I romani ora sono gli incontrastati dominatori della regione, ma da qualche anno si è diffusa una leggenda che minaccia la loro supremazia. Un giudeo di nome Gesù Nazareno sarebbe risorto dopo essere stato crocifisso ai tempi di Ponzio Pilato. Si era spacciato per il Messia, il figlio di Dio fatto uomo, e grazie all'illusione di questa nuova fede, molti ebrei avevano ritrovato la forza di lottare contro l'oppressore. È per questo che a Roma si decide di inviare in Giudea un questore, Giulio Terenzio Varro, con il compito di dimostrare che nessuno, e tanto meno un Nazareno, è mai tornato dall'oltretomba. La realtà che lentamente si dipana di fronte a lui è molto più intricata di quanto avesse potuto immaginare. Varro si troverà a indagare su avvenimenti che risalgono a quasi quarant'anni prima, con la maggior parte dei testimoni morti e i pochi ancora in vita costretti a nascondersi e a mentire. Ma gli ordini di Roma sono chiari: il rapporto che ci si aspetta da lui dovrà demolire le affermazioni di questa setta di fanatici, non solo, se le prove e le testimonianze raccolte dovessero rivelarsi diverse dalle aspettative Varro dovrà inquinarle, utilizzando ogni forma di inganno e di menzogna. Ma qualcosa di straordinario accade, qualcosa che gli renderà molto difficile l'obbedienza alle direttive ricevute.
Per gli israeliti l'Arca dell'Alleanza, conservata nel Tempio di Salomone, era la presenza di Dio sulla Terra. Un giorno scomparve. Per i primi cristiani il Sacro Graal era il calice dai poteri miracolosi usato da Gesù durante l'Ultima Cena. Ma se ne persero le tracce. Cosa lega le due reliquie più famose della tradizione occidentale? E dove si trovano adesso? Un'avventura archeologica per ricostruire la vera storia dell'arca perduta e del Sacro Graal. Una ricerca documentata e rigorosa e allo stesso tempo affascinante come un romanzo giallo.
Palermo, novembre 1185. Costanza d'Altavilla, l'ultima erede della dinastia normanna che guida il Regno di Sicilia, è costretta a rinnegare i voti per sposare Enrico di Svevia, figlio dell'imperatore Federico. Da quel momento, la fragile e bella Costanza deve lottare contro nemici potentissimi, primo fra tutti Gualtieri di Palearia, ministro dell'imperatore, che soffia sul fuoco della gelosia di Enrico per distruggere la donna e conservare la sua enorme influenza. Il figlio sospirato, vero motivo dell'unione, tarda a venire, ma quando finalmente vede la luce, i pericoli si addensano su di lui e sulla madre. Tra congiure e lotte intestine, Costanza fa di tutto per proteggere il piccolo Federico da chi vuole eliminarlo per mantenere il potere.
È il 1593 quando Nicolò Mocenigo, giovane gesuita veneziano, approda avventurosamente alla corte di Hideyoshi Toyotomi. Per conto del superiore generale della Compagnia è incaricato di indagare la disponibilità del dittatore del Giappone a ritirare l'editto di proscrizione del cristianesimo nel paese del Sole Levante. Guidato dal Maestro del Tè, saggio monaco e cerimoniere, Nicolò diventerà in incognito consigliere personale del tiranno. Sarà chiamato a seguire il suo nuovo signore nell'invasione della Corea. Verrà coinvolto nella guerra intestina con le fazioni buddiste del nord. E scoprirà nella passione per una donna una forza superiore a qualsiasi vocazione.
Terra di Sumer, terza dinastia di Ur. Lo scriba Nishi viene trovato morto nel palazzo del governatore, con un chiodo conficcato in bocca e il cranio fracassato. Per i sacerdoti, la morte violenta dell'emissario reale è un segno divino, la giusta punizione per la recente legge che sancisce la confisca delle loro terre. Ma il governatore Ebgala non è disposto a dar retta alle superstizioni che alimentano inquietudini e tensioni tra la gente del popolo. Per questo si rivolge al solo uomo in grado di scoprire la verità. È l'inquieto e ambiguo Mebarasi, "il senza dio dagli occhi d'aquila e dalla mente acuta", il più abile tra i funzionari al servizio del re.
Odorico da Pordenone fu, come Marco Polo, un grande viaggiatore. Nato, pare, lo stesso anno di Dante, entrò nel convento dei Frati Minori di Udine nel 1280. La sua grande avventura fu un viaggio in Estremo Oriente, cominciato forse nel 1314, che lo portò a incontrare il Gran Khan. Sulla scorta delle scarse notizie fornite dalla storia e dai "Commentari" che Odorico dettò al suo ritorno, Sgorlon racconta tutta la vita di questo uomo singolare, rievocando il suo straordinario slancio missionario, la sua animosa curiosità di "viaggiatore di Dio", il suo grande sogno che l'Asia e il Catai potessero un giorno rivolgersi al cristianesimo.
Isole britanniche, 1600 a. C. Da giorni la tormenta non dava tregua, il gelo attanagliava le carni e la neve aveva trasformato il mondo in un deserto bianco. Presagi più infausti non potevano esserci nel giorno della nascita di Conan. Eppure quel bambino, appena nato e già orfano, è un predestinato. Lui, figlio di druidi, è l'uomo delle profezie celtiche, l'eroe che dovrà trovare la mitica stele di pietra, su cui sono incisi antichi segreti. Per il momento, però, Conan è ignaro di tutto e cresce come figlio adottivo di Erin la Bella, dissoluta moglie del capo di una delle tribù più sanguinarie d'Irlanda. Le sue origini sconosciute lo espongono a ogni umiliazione e gli valgono l'odioso soprannome di Straniero. Quel giogo non durerà a lungo.
Il romanzo è ambientato nel 1200, in un paese delle Alpi, sotto il Monte Rosa. Gli abitanti appartengono a un gruppo etnico proveniente dalla Svizzera, quello dei walser e prosperano dedicandosi ai commerci e in particolare a quello della lana. Ma la prosperità li ha resi gretti e aridi, sordi ai bisogni dei più sfortunati. Tra loro spicca Hermann, assetato di denaro e potere, disposto a tutto pur di ottenere la nomina di vassallo dal signore del luogo. Ma un grave pericolo incombe sulla comunità. Lo sa frate Matthew che, partito dall'Inghilterra per un pellegrinaggio di purificazione, vede in sogno il destino che li minaccia e decide di modificare il suo viaggio per avvertirli.