Benedetto XVI con la sua Lettera Apostolica Porta fidei ha indetto un Anno della fede con l'intento di sostenere la fede dei credenti che nella fatica quotidiana non cessano di affidare con convinzione la propria esistenza a Cristo. Un'occasione per riflettere sul dono della fede, sulla bellezza e sulla fatica del credere per l'uomo del tempo di Cristo come per l'uomo d'oggi anche per mezzo di eventi d'arte, culminanti con la grande esposizione romana sulla vita e sulla fede dell'apostolo Pietro. Una selezione di capolavori, scelti per il valore artistico e iconografico che ne fanno "pietre miliari" nella storia dell'iconografia petrina, modelli ispiratori di innumerevoli altre figurazioni ci guidano alla scoperta della figura di Pietro e della sua vicenda interiore di fede. Queste opere sono caratterizzate dalla sintesi particolarmente riuscita tra la forma ideata dall'artista e l'idea spirituale che intendeva comunicare, traducendo in modo visibile un aspetto particolare della vicenda interiore di fede vissuta dall'apostolo. In Pietro possiamo leggere una summa teologica sulla fede che ha la forza e la bellezza della carne e delle passioni storicamente vissute da un uomo come noi, in cui tutti i credenti, la Chiesa intera e in fondo anche molti uomini che non le appartengono possono riconoscersi, almeno per alcuni aspetti della sua straordinaria vicenda e genuina personalità.
Una esaustiva monografia su quel felice periodo artistico che fu il XVII secolo nei Paesi Bassi presenta, oltre a tutte le opere di Johannes Vermeer, dipinti di artisti celebri del suo tempo, tra cui Carel Fabritius, Pieter de Hooch, Emanuel de Witte, Gerard ter Borch, Gerrit Dou, Nicolaes Maes, Gabriel Metsu, Frans van Mieris e Jacob Ochtervelt. Le oltre ottanta opere pubblicate mostrano un versante dell'arte europea poco noto in Italia e ricco di fascino. Esse svelano "il mondo raffigurato dagli artisti olandesi del Seicento che ha l'aspetto e l'immediatezza del reale. Guardando i loro dipinti si ha quasi l'impressione di girovagare per quei paesaggi piatti, scanditi da città e campanili le cui silhouette si stagliano contro la vastità del cielo; di incontrare, nelle strade e nei cortili delle case, i distinti cittadini che costituivano la spina dorsale della potenza economica della piccola nazione; di essere testimone degli incontri di varia umanità - come quello tra madre e figlia - che gli artisti fissavano sulla tela in modo tanto efficace nelle loro descrizioni della vita quotidiana. Malgrado ciò, quando ci si avvicina a queste immagini si comincia a capire che, se è facile entrare nel loro mondo, comprenderlo è molto più arduo" (Arthur K. Wheelock, Jr.). Il volume è anche il catalogo della prima grande esposizione mai realizzata in Italia dedicata al massimo esponente della pittura olandese del XVII secolo. La mostra alle Scuderie del Quirinale di Roma accoglie un'accurata selezione di opere.
"Tintoretto fu il pittore più chiacchierato del suo tempo. La sua maniera sperimentale di dipingere, la sua prestezza e prolificità, il suo carattere aggressivo e competitivo suscitarono fra i contemporanei reazioni vivaci, la cui eco è giunta fino a noi, grazie alle loro lettere, ai trattati e alle biografie scritte su di lui. Pietro Aretino arrivò a rimproverargli la sua 'tristizia e pazzia'. Ma questo maestro 'arrischiato' e spericolato, questo genio ghiribizzoso e anticonformista, 'il più terribile cervello che abbia avuto mai la pittura', fu anche un uomo straordinariamente reticente. Al fiorentino Raffaello Borghini che lo interrogò intorno al 1582, in vista della stesura della sua vita nel Riposo, tacque più di quanto svelò, e ciò che disse non era forse neppure vero. Però resta fondamentale, per capire come lui vedeva se stesso e come voleva essere ricordato. E cioè come un pittore dedito unicamente alla sua professione, che da solo, con lo studio accanito e la forza della volontà, si era conquistato la gloria. Quanti lo avevano conosciuto vollero però ricordarlo anche come un uomo libero - capace di rifiutare l'onorificenza di cavaliere dal re di Francia Enrico III, pur di non doversi inginocchiare davanti a lui, e di negare la figlia alle corti dei principi per il piacere di tenerla con sé." (Melania G. Mazzucco)
Per la prima volta, dal 1807, faranno ritorno presso la loro sede originaria alcune celeberrime opere di scultura antica che costituivano la più importante collezione archeologica romana, raccolta dal cardinale Scipione Borghese presso la Villa Borghese fin dai primi anni del Seicento, e che tra la fine del 1807 e il 1808 furono smontate dalla loro sede originaria e trasportate a Parigi in seguito alla vendita a Napoleone Bonaparte da parte del principe Camillo Borghese, marito di Paolina. Pubblicato in occasione dell'eccezionale mostra romana, il volume presenta alcuni fra i più importanti capolavori dell'arte antica appartenuti alla collezione Borghese, oggi nucleo essenziale della raccolta di antichità del Museo del Louvre: il celebre Vaso con corteo bacchico, meglio noto come Vaso Borghese, l'Ermafrodito, il Sileno con Bacco fanciullo, il Seneca morente, le Tre Grazie, il Centauro tormentato da Amore. Queste opere, a cui furono intitolate le sale della Villa e che furono celebrate a Roma fra le più insigni sculture dell'antichità, vengono messe a confronto con le statue "moderne", frutto di integrazioni settecentesche operate su antichi reperti (come la Polimnia restaurata da Agostino Penna) o di creazioni realizzate "in stile", come la statua di Iside eseguita da Guillaume Grandjacquet.
Curata da Claudio Strinati, questa monografia indaga la figura del celeberrimo e celebratissimo "genio lombardo" secondo un'ottica radicalmente innovativa e aggiornata. Ad alcuni tra i più accreditati studiosi mondiali dell'artista è stato chiesto di indicare e descrivere il loro Caravaggio preferito. Ne nasce un volume originale di alto valore scientifico, ma al tempo stesso profondamente umano, partecipato, soggettivo. Tra le opere provenienti dai principali musei di tutto il mondo e commentate criticamente dagli esperti spiccano la Deposizione (Francesco Buranelli), il Sacrificio di Isacco (Cristina Acidini Luchinat), la Canestra di frutta (Claudio Strinati), Amor vincit Omnia (Bernd Lindemann), Bacco (Antonio Paolucci), la Cena in Emmaus (Rossella Vodret). E ancora la Flagellazione di Cristo (Nicola Spinosa), la Conversione di Saulo (Alessandro Zuccari), il Riposo durante la fuga in Egitto (Maurizio Calvesi), Giuditta decapita Oloferne (Mina Gregori), David con la testa di Golia (Christina Hermann Fiore), l'Adorazione dei pastori (Gioacchino Barbera), San Giovanni Battista (Sergio Guarino), San Girolamo scrivente (Stefania Maciocie).
Il volume è il catalogo della mostra di Roma (Scuderie del Quirinale, 24 settembre 2009 - 17 gennaio 2010). Attraverso un'ampia selezione di opere provenienti dai principali musei del mondo (tra gli altri, dagli scavi di Pompei e dal Museo Archeologico di Napoli, dai Musei Vaticani, dalla sede di Palazzo Massimo del Museo Nazionale Romano, dal Louvre di Parigi, dal British Museum di Londra, dal Pushkin di Mosca, dai musei archeologici di Monaco, Francoforte, Zurigo), la mostra intende esaminare analiticamente singoli frammenti di affreschi, pitture su legno o su vetro, cercando di misurarne, in base alle tecniche artistiche, alle composizioni, ai soggetti, il livello formale cui era giunta la pittura nel mondo romano, dal I secolo a.C. alle soglie del tardo-antico e dell'età bizantina. I saggi in catalogo (scritti da illustri studiosi dai diversi profili specialistici) si propongono il raggiungimento di obiettivi saldamente storici. Ciò che interessa è la costruzione degli spazi pittorici secondo canoni talvolta distanti da quelli moderni, come ben si vede nel caso delle vedute paesistiche, in cui spicca la distanza rispetto al sistema di prospettiva lineare, per noi ormai abituale; è la persistenza della memoria dell'antico (dai ritratti del Fayyum alle prime icone cristiane del Sinai); è lo studio delle tendenze e delle varianti che attraversano l'universo pittorico romano; è l'analisi dei procedimenti, delle tecniche, delle tradizioni di bottega.
Nel 550° anniversario dalla morte (1455) dell’artista la mostra dei Musei Capitolini sarà la più grande mai dedicata al Beato Angelico in Italia dopo la irripetibile monografica in Vaticano e a Firenze nel 1955 (anche in quel caso celebrativa di un centenario). La mostra documenterà tutte le fasi della produzione dell’artista e il suo versatile operato come pittore (tavole, tabernacoli, scomparti di pale e di polittici, tele), disegnatore, miniatore. Unica altra personale sull’Angelico di dimensioni paragonabili è stata la rassegna Fra Angelico tenutasi al Metropolitan Museum di New York nel 2005.
Le pagine della Sacra Scrittura rilette attraverso una selezione di capolavori d'arte.
Nell'ambito delle celebrazioni per il sesto centenario della nascita di Leon Battista Alberti, una panoramica sulla conoscenza dell'antico illustrata attraverso preziosi disegni e manoscritti del XV secolo. Attraverso oltre 120 opere tra elementi architettonici antichi, rari disegni del Quattrocento dedicati alla rappresentazione di parti o dell'insieme delle architetture antiche allora visibili, oggetti, manoscritti, opere di scultura e pittura, il volume illustra lo stato delle architetture antiche di Roma e della loro conoscenza al tempo di Alberti. Il volume è il Catalogo della mostra di Roma (Musei Capitolini, 23 giugno-16 ottobre 2005).
Il volume è il catalogo della mostra di Tolmezzo (Casa delle Esposizioni, 30 aprile - 30 settembre 2005). Mysterium presenta un centinaio di opere d'arte tavole lignee dipinte, sculture lignee, tele, ori, codici dal V al XX secolo di artisti quali Raffaello, Rubens, Rembrandt, Tiepolo, Dürer, Signorelli, Bellini, Carpaccio e altri straordinari protagonisti della storia dell'arte di tutti i tempi, riuniti grazie ai prestiti dei più importanti musei europei (dai Musei Vaticani alla National Gallery di Londra, dagli Uffizi alla Galleria Nazionale di Praga e al Museo Pushkin di Mosca), di chiese e monasteri di tutta Europa.
Pubblicato in occasione del quarto centenario della nascita di San Giuseppe da Copertino (1603-2003), il volume - che accompagna l'esposizione allestita nella suggestiva cornice del berniniano Braccio di Carlo Magno - intende presentare alcune delle più importanti rappresentazioni dello stato estatico di santi e sante nella pittura europea dei secoli XVII e XVIII. L'arte religiosa del Seicento e del Settecento non si limita a celebrare le virtù dei santi, ma esalta le immagini delle loro visioni e delle loro estasi. Si afferma che le immagini dell'estasi divennero una costante nell'arte controriformata e i maggiori santi del tempo furono sempre rappresentati "nei minuti eccezionali dell'estasi".
Il volume è il catalogo della mostra di Mantova (Palazzo Te, 2 settembre - 8 dicembre 2002). Da Mantegna a Tiziano, da Correggio a Rubens e Guido Reni, per circa tre secoli tutti i grandi maestri hanno intrattenuto rapporti con i Gonzaga, una dinastia di grandi mecenati e raffinati cultori dell'arte che dall'inizio del XV secolo al terzo decennio del Seicento ha raccolto una delle principali raccolte d'arte in Europa, comprendente quasi 20000 oggetti e oltre 1300 dipinti. La mostra, attraverso una selezione di circa 300 dipinti e oggetti, intende offrire uno spaccato della collezione Gonzaga all'apice della sua completezza nel 1626, anno della morte del duca Ferdinando Gonzaga.