Poche opere, al pari del Saggio sull'intelletto umano, hanno contribuito a plasmare l'atteggiamento e la cultura della modernità con altrettanta pervasiva influenza. D'altra parte, l'affermarsi del pensiero di Locke deve moltissimo allo stile discorsivo del Saggio, all'uso figurato del linguaggio, alla concretezza dei concetti e soprattutto all'attenzione privilegiata nei confronti del lettore comune. Una vera e propria educazione del lettore viene sviluppata nelle pagine introduttive dell'opera, in quella zona liminale in cui l'autore si rivolge direttamente al suo "Reader". Questo libro si sofferma sull'analisi del paratesto lockiano in un'ottica che media tra filosofia e letteratura, tra retorica della scienza e pragmatica della comunicazione letteraria. L'intento è quello di ricostruire i percorsi attraverso cui Locke guida il lettore verso nuovi stili di ragionamento e di pensiero; o in altri termini, si tratta di illuminare i modi in cui viene proposta un'esperienza di esplorazione e di scoperta, che coinvolge non soltanto la dimensione conoscitiva. Poiché, come si legge nell'Epistola al lettore, "ha scarsa familiarità con l'argomento di questo trattato chi non sa che l'intelletto, essendo la facoltà più elevata dell'anima, è anche quella che viene adoperata con il più intenso e costante godimento".
Le cronache della conquista del Perù e le opere successive che vi si riconnettono non hanno mai cessato di essere oggetto di studio e di riflessione. Questo libro, prendendo in esame una serie di temi importanti della storia andina, dal mito dell'Eldorado al dibattito sull'evangelizzazione di popoli considerati pagani, dalla considerazione della storia orale degli indios all'inclusione delle vicende americane nelle storie europee, dalla scoperta di nuovi documenti riguardanti l'incontro tra Pizarro e Atahualpa alla formazione di un'identità creola nel Settecento, ripercorre la storia peruviana tra XVI e XVIII secolo, mettendo in evidenza le specificità e l'estrema rilevanza delle tematiche trattate attraverso i secoli anche nell'attuale dibattito storiografico.
Arabi, turchi, africani, egiziani, cinesi, giapponesi, pagani, barbari, shintoisti, musulmani: sono tante le "realtà" - culturali, geografiche, religiose, antropologiche -, diverse da quella occidentale, che hanno trovato spazio nell'opera lirica. Molte di queste realtà, peraltro, hanno consentito all'Occidente di giungere, progressivamente e in un confronto storico articolato e complesso, alla definizione (ancora mutevole) di se stesso. L'opera lirica, pertanto, oltre che come prodotto artistico, può configurarsi anche come documento, capace di restituirci frammenti dell'immagine che l'Occidente ha "inventato" delle suddette realtà: nel modo in cui le ha rappresentate a teatro; nella voce che ad esse è stata data nel canto dei protagonisti; nel confronto scenico, talvolta ironico e talaltra drammatico, fra la cultura occidentale e l'altro da sé.
Questo libro, scaturito da un'intensa e pluriennale attività di ricerca, mostra come i valori morali, compresi quelli religiosi, si costruiscono all'interno delle relazioni sociali e del sistema religioso ad essi connesso, benché per una sorta di rovesciamento vengano presentati come il loro fondamento. Esso è dedicato, in particolare, ai valori religiosi della Santería o Regla Ocha, una religione cubana di origine africana, frutto di un complesso processo di sincretizzazione con il cattolicesimo, la quale oggi suscita l'interesse di individui appartenenti a società e culture diverse, che sembrano trovare in essa la risposta a quesiti filosofici, esistenziali, psicologici. Per questa ragione attualmente la Regla Ocha ha fedeli in varie parti del mondo come l'Italia, la Germania, la Spagna, gli Stati Uniti.
Da scontro civile a gioco letterario, da campo di azione a grammatica del comportamento: il tragitto percorso dalla riflessione cinquecentesca sull'arte del conversare raffigura il difficile equilibrio tra la dimensione privata dell'esercizio intellettuale e la dimensione pubblica del servizio cortigiano prestato al signore. Già prima della stagione che vede l'affermazione della figura professionale del segretario, la cultura italiana si interroga sulla possibilità di individuare spazi, rituali simbolici e forme di convivenza che garantiscono la separatezza dell'attività intellettuale. In quattro capitoli, che vanno dal trattato "De sermone" di Pontano all'"Apologia innanzi al Tribunale dell'Inquisizione" di Sperone Speroni, passando per l'opera di Castiglione e Della Casa, questo libro descrive la tensione culturale e politica che si nasconde dietro il dibattito sulla conversazione e l'arte del racconto. Una vicenda che si sarebbe chiusa con l'identificazione di uno spazio insieme astrato e corposo, inerte ma sempre riattivabile: la pagina del libro avrebbe infine smesso di confrontarsi con la viva parola orale che agitava le corti e le piazze per diventare un luogo ideale di identificazione collettiva.