Le vite al bando, di cui, attraverso fonti processuali, si ricostruiscono alcuni momenti, sono quelle dei membri di una delle tante compagnie di zingari che vive, nei decenni a cavallo tra XVI e XVII secolo, nell'area padana. Vite di uomini e donne alle prese con l'ordine di espulsione, banditi ma ciò nonostante inseriti in contesti sociali e relazionali che, pur segnati da una diffusa ostilità, svelano una realtà quotidiana diversa da quella descritta dalle retoriche criminali, dagli stereotipi e dagli immaginari che proprio nel corso del XVI secolo vengono 'stabiliti' e fissati in forme che resteranno valide per i secoli a venire. Le storie degli zingari narrate permettono quindi di indagare il significato profondo della condizione di bando, il suo essere strumento principe di un potere che si afferma ordinando lo spazio geografico in interno ed esterno e definendo le condizioni umane e politiche come "fedeli" o pericolose. Un bando smentito dalla presenza cingara consolidata e a suo modo radicata - che ci interroga, ancora, sui limiti e sul senso delle relazioni tra "minoranze culturali" e società maggioritarie e sui processi di costruzione degli immaginari identitari.
La società civile e la vita religiosa della Napoli del Settecento vengono ricostruite in un arioso affresco, dal quale si stagliano le figure di filosofi e antiquari, uomini di legge e di chiesa. L’edizione di un prezioso manoscritto, conservato nell’Archivio Storico Diocesano di Napoli, consente di intrecciare la vita quotidiana dei preti con la cultura meridionale, nell’ampio arco cronologico che va dal vichismo all’illumismo maturo. Il «governo del clero» viene analizzato nelle fonti sinodali, nella prassi sacramentale, nella ritualità cerimoniale, nella disciplina dei sentimenti e delle emozioni. La varietà dei comportamenti sociali mostra una Chiesa compatta nella riconferma dottrinale e giuridica dei principî, ma anche duttile e attenta al caso-per-caso sul piano della prassi pastorale.
Ugo Dovere insegna Storia della Chiesa all’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli. Si occupa di beni culturali e di storia sociale e religiosa del Mezzogiorno. Ha curato: Musei diocesani della Campania (Milano, Federico Motta, 2003), Chiesa e denaro tra Cinquecento e Settecento (Cinisello Balsamo, San Paolo, 2005) e Arte e beni culturali negli insegnamenti di Giovanni Paolo II (Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, 2008).
Un volume che sintetizza i diversi aspetti della cultura monastica femminile, facendone emergere la poliedrica ricchezza. Musica, teatro ed arte nei monasteri; Scritture; Presenza nella sfera civica sono le tre sezioni in cui si articola l'opera, offrendo diverse prospettive dalle quali guardare oltre le mura della clausura.