All'Israele antico viene di solito riconosciuta una posizione singolare nel contesto storico e culturale dei suoi tempi, che in particolare nei testi biblici giungerebbe a distinguerlo per spiccata originalità religiosa tra le civiltà del Vicino Oriente antico. La storiografia elaborata da Israele lascia tuttavia trasparire un complesso confronto culturale nel quale vengono a cadere i confini apologetici sovente intravisti o creati dalla tradizione esegetica posteriore, di matrice teologica. Le immagini che emergono da questo raffronto, con le quali Israele mirava a definire una propria identità, rivelano che le culture coeve rappresentano un polo di attrazione e di fascino più che un'occasione o una tentazione di rivalsa e di separazione. Collocandosi in questa prospettiva, il lavoro di Gian Luigi Prato prende in considerazione alcuni momenti di un percorso storiografico che si delinea nei testi biblici e si prolunga nella letteratura giudaica posteriore, e illustra come questa "erba del vicino" sia desiderata e al tempo stesso messa a frutto.
A più di trent'anni dalla pubblicazione dell'opera di Gabba e in un momento di rinnovato interesse per l'epigrafia giudaica antica, Laura Boffo propone una nuova edizione dell'opera, interamente rifatta e notevolmente aumentata. Nelle 45 epigrafi qui raccolte si delinea un quadro del giudaismo ellenistico romano nelle sue attività profane e culturali a contatto con culture, mentalità, regimi diversi. L'esame storico di questi tra i maggiori e più celebri testi epigrafici dell'età dei Maccabei del Nuovo Testamento (protagonisti ne sono i Maccabei stessi, gli Oniadi, gli Erodi, Pilato, Gesù, Paolo), rivela quanto importanti siano queste fonti sia per la storia del giudaismo e del cristianesimo sia per la stessa esegesi dei testi biblici.