Data di pubblicazione: Novembre 2017
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In un giorno imprecisato del 1522 un certo Garetto Scopacasa, con la moglie Isabella, conduce la sua unica figlia alla porta della Certosa di S. Stefano del Bosco per farla liberare, a contatto con le reliquie dei santi conservate nel monastero, dalla presenza di uno "spirito immondo" che l'aveva invasa. Il prodigio, tuttavia, non si verifica e il vicario certosino dell'epoca suggerisce di accompagnare la ragazza alla grotta di San Bruno, lontana un miglio dalla Certosa. Qui, mirable dictu, il miracolo avviene: il piccolo gruppo, pregando, compie tre giri intorno alla cappella, l'indemoniata inghiotte un po' di polvere della grotta e lo spirito immondo, dopo aver attraversato il suo corpo e provocato una piaga sanguinante a un dito, viene espulso. Cominciava, in questo modo, una vicenda plurisecolare che avrebbe condotto al riconoscimento di San Bruno come taumaturgo della possessione diabolica, facendo accorrere, sulla scena del rito, agiografi, folkloristi ed etnologi. In un dialogo costante tra antropologia e storia, utilizzando una vasta documentazione e facendo anche apparire una remota costellazione di "figure inquiete", il libro ricostruisce una pagina poco nota e perturbante dell'Europa moderna e contemporanea.
Tonino Ceravolo presenta "Gli spirdati". In un giorno imprecisato del 1522 un certo Garetto Scopacasa, con la moglie Isabella, conduce la sua unica figlia alla porta della Certosa di S. Stefano del Bosco per farla liberare, a contatto con le reliquie dei santi conservate nel monastero, dalla presenza di uno "spirito immondo" che l'aveva invasa. Il prodigio, tuttavia, non si verifica e il vicario certosino dell'epoca suggerisce di accompagnare la ragazza alla grotta di San Bruno, lontana un miglio dalla Certosa. Qui, mirable dictu, il miracolo avviene: il piccolo gruppo, pregando, compie tre giri intorno alla cappella, l'indemoniata inghiotte un po' di polvere della grotta e lo spirito immondo, dopo aver attraversato il suo corpo e provocato una piaga sanguinante a un dito, viene espulso. Cominciava, in questo modo, una vicenda plurisecolare che avrebbe condotto al riconoscimento di San Bruno come taumaturgo della possessione diabolica, facendo accorrere, sulla scena del rito, agiografi, folkloristi ed etnologi. In un dialogo costante tra antropologia e storia, utilizzando una vasta documentazione e facendo anche apparire una remota costellazione di "figure inquiete", Tonino Ceravolo ricostruisce una pagina poco nota e perturbante dell'Europa moderna e contemporanea.
In un giorno imprecisato del 1522 un certo Garetto Scopacasa, con la moglie Isabella, conduce la sua unica figlia alla porta della Certosa di S. Stefano del Bosco per farla liberare, a contatto con le reliquie dei santi conservate nel monastero, dalla presenza di uno "spirito immondo" che l'aveva invasa. Il prodigio, tuttavia, non si verifica e il vicario certosino dell'epoca suggerisce di accompagnare la ragazza alla grotta di San Bruno, lontana un miglio dalla Certosa. Qui, mirable dictu, il miracolo avviene: il piccolo gruppo, pregando, compie tre giri intorno alla cappella, l'indemoniata inghiotte un po' di polvere della grotta e lo spirito immondo, dopo aver attraversato il suo corpo e provocato una piaga sanguinante a un dito, viene espulso. Cominciava, in questo modo, una vicenda plurisecolare che avrebbe condotto al riconoscimento di San Bruno come taumaturgo della possessione diabolica, facendo accorrere, sulla scena del rito, agiografi, folkloristi ed etnologi. In un dialogo costante tra antropologia e storia, utilizzando una vasta documentazione e facendo anche apparire una remota costellazione di "figure inquiete", il libro ricostruisce una pagina poco nota e perturbante dell'Europa moderna e contemporanea.
Tonino Ceravolo presenta "Gli spirdati". In un giorno imprecisato del 1522 un certo Garetto Scopacasa, con la moglie Isabella, conduce la sua unica figlia alla porta della Certosa di S. Stefano del Bosco per farla liberare, a contatto con le reliquie dei santi conservate nel monastero, dalla presenza di uno "spirito immondo" che l'aveva invasa. Il prodigio, tuttavia, non si verifica e il vicario certosino dell'epoca suggerisce di accompagnare la ragazza alla grotta di San Bruno, lontana un miglio dalla Certosa. Qui, mirable dictu, il miracolo avviene: il piccolo gruppo, pregando, compie tre giri intorno alla cappella, l'indemoniata inghiotte un po' di polvere della grotta e lo spirito immondo, dopo aver attraversato il suo corpo e provocato una piaga sanguinante a un dito, viene espulso. Cominciava, in questo modo, una vicenda plurisecolare che avrebbe condotto al riconoscimento di San Bruno come taumaturgo della possessione diabolica, facendo accorrere, sulla scena del rito, agiografi, folkloristi ed etnologi. In un dialogo costante tra antropologia e storia, utilizzando una vasta documentazione e facendo anche apparire una remota costellazione di "figure inquiete", Tonino Ceravolo ricostruisce una pagina poco nota e perturbante dell'Europa moderna e contemporanea.