Gli scritti contenuti in questo libro vorrebbero offrire un contributo per la comprensione della Parola di Dio nella civiltà contemporanea: ai credenti, a quanti si pongono in ricerca religiosa ea coloro che si considerano atei in modo onesto pensoso. Nati dalla predicazione nell'assemblea liturgica e ampiamente rimaneggiati, essi adottano un linguaggio laico, per nulla clericale e scevro da quelle astrattezze sacrali che risultano incomprensibili ai più, quando non anacronistiche desuete; tengono principalmente conto della vita della comunità cristiana nel cui grembo sono stati concepiti, ma senza chiusure all'attuale contesto socio-culturale. Soprattutto, sono imbastiti dal filo della speranza, questa virtù tenace in grado di rendere affidabile la fede credibile l'amore. E di liberare dalla Pasqua quella forza eversiva che intercetta e si innesta nelle ansie di liberazione degli individui e delle società umane rendendoci tutti, come Gesù, l'unico vero sovversivo, strenui partigiani dell' impossibile accaniti cultori dell'utopia evangelica. Vengono così a profilarsi in questo testo i tratti di una spiritualità secolare o dell'essere-aldiquà del cristianesimo, come direbbe Bonhoeffer, la sola in grado di persuadere nel profondo donne e uomini del nostro tempo.
Le Omelie di un prete periferico raccolgono le conversazioni che don Roberto Sardelli tenne sul Vangelo di Marco dall'Ottobre 2010 al giugno 2011 presso la parrocchia di San Bernardino a Roma. Leggere il Vangelo per viverlo insieme è il compito che don Roberto e la comunità parrocchiale si propongono. Viene scelto il Vangelo di Marco perché fa comprendere meglio la realtà sociale e politica al tempo di Gesù. Don Roberto propone le sue riflessioni attingendo alla sua ampia e profonda cultura teologica, filosofica e scientifica e adotta un linguaggio "laico", essenziale, attuale, non moralistico che parla a tutti, credenti e non credenti, e consente di vivere il Vangelo nell'oggi. Il cardinale Matteo Zuppi, nella Prefazione, suggerisce di leggere le omelie con il Vangelo e il giornale in mano per cogliere nel messaggio evangelico la nostra umanità e l'umanità dell'altro e incontrare il Signore nell'esperienza di vita e nell’'ncontro con il prossimo a partire dalle periferie, dove troviamo l'umanità più vicina a Gesù.
Il tema esistenziale della malattia mortale è tornato d’attualità nel tempo del Covid19. Dopo decenni di vita sicura, indenni da pericoli gravi per l’ombrello tecnologico che impediva gravi epidemie, è arrivato il redde rationem. La vita oggi non è così come ce la siamo raccontata per decenni; è esposta a pericoli e a rischi non previsti e fuori controllo. D’un colpo i nostri sistemi tecnologici, economici e sociali hanno mostrato la loro fragilità. Sono bastati due mesi di reclusione per mandare in frantumi intere filiere di mercato con lo spettro del fallimento per le imprese, della disoccupazione e della povertà. Soprattutto è successo, in modo strisciante, qualcosa che ha minato in radice la nostra umanità. Grande strategia dei virologi a braccetto con i politici, che hanno nascosto la loro impotenza dietro i dogmi della scienza. La sovraesposizione della biomedicina ha prodotto un fenomeno difficilmente prevedibile fino a poco tempo fa: la reazione di parte della popolazione contro la scienza. Anche la Chiesa nell’occasione ha mostrato le sue difficoltà, lasciando che interi ambiti vitali fossero totalmente nelle mani della scienza. La Chiesa dovrebbe interrogarsi su alcuni fondamentali che sono venuti meno, come l’interruzione del culto nel Giorno del Signore, l’abdicazione alla sua missione di consolare gli afflitti e di seppellire i morti, l’acquiescenza alla scienza biomedica.
Informazioni sull'autore
Roberto Tagliaferri, teologo interessato ai fenomeni culturali che destabilizzano l’Occidente e il cristianesimo, tenta di interfacciare i punti critici che agitano la Chiesa e il mondo contemporaneo alle prese con la complessità e con la fine del paradigma riduzionistico etnocentrico del positivismo. Ha al suo attivo una vastissima produzione scientifica, con diversi contributi e numerosi volumi pubblicati negli ultimi due decenni.
La Parola di Dio proclamata nella liturgia è sempre viva ed efficace, ma in che modo mantiene la sua forza quando viene spiegata e testimoniata dai cristiani con le loro parole e la loro vita? Cosa rende un’omelia più incisiva di un’altra?
Questo libro cerca di rispondere a tali interrogativi partendo dalla Scrittura, dai Padri della Chiesa e dalle opere di Tommaso d’Aquino, per cogliere la dinamicità che acquista la parola dell’evangelizzatore quando nel suo cuore é presente Cristo, con la forza del suo Spirito.
Salvatore Bilotta é presbitero dell’Arcidiocesi Metropolitana di Catanzaro-Squillace. Dopo aver conseguito il Dottorato in Teologia alla Pontificia Università Lateranense, si é dedicato all’insegnamento e alla formazione di seminaristi e giovani universitari. Ha già pubblicato con Cittadella Editrice Sapienza e Teologia. Tommaso d’Aquino e ].H. Newman a confronto (2016).
«Il volume ci restituisce il senso profondo della dimensione penitenziale della vita cristiana e educa noi, adulti, donne e uomini di chiesa, a rivedere noi stessi come viviamo la confessione e a riconoscere quanto sia povera nella nostra vita cristiana la dimensione penitenziale che la dovrebbe caratterizzare. È quello che almeno ha provocato in me: non mi sono riconosciuto molto distante da questi preadolescenti. Un risultato salutare che invita a una serie di "riconciliazioni": tra magistero e teologia, tra teologia e pastorale, tra pastorale e spiritualità». (Enzo Biemmi, dalla Prefazione)