L'icona è un fenomeno vastissimo che interessa il mondo bizantino ma anche il vicino e il medio Oriente cristiano: Egitto, Etiopia, Palestina, Siria, Cappadocia, Armenia, Georgia. Costantinopoli fu certamente il grande centro di diffusione delle icone che investì la Grecia e le isole del Mediterraneo, sviluppandosi poi nei Balcani e raggiungendo la Russia, da Kiev a Novgorod a Mosca. Con la caduta di Costantinopoli nel 1453 l'arte dell'icona non si spegne e raggiunge altri paesi, Italia compresa, persistendo fino a oggi. Il volume affronta il tema fondamentale del posto dell'icona nella società, nella cultura, nella liturgia e nella teologia. L'icona è una straordinaria espressione del sacro ed e un oggetto artistico solo come conseguenza della sua profonda funzione religiosa e politica. L'icona è un oggetto potente, taumaturgico, salvifico, protettivo dei monasteri, delle città, dei popoli.
A Creta la stagione bizantina ha una durata eccezionalmente lunga poiché inizia sotto il governo di Bisanzio e continua dopo il 1204, sotto il governo veneziano. In seguito poi, quando la capitale e l'impero sono conquistati dai turchi ottomani, la vita religiosa ortodossa e le sue espressioni artistiche restano centrali per l'isola, che diviene centro di raccolta e di irradiamento di una tradizione bizantina rinnovata. Le chiese non sono più grandi basiliche né magnificenti edifici di rappresentanza imperiale, ma costruzioni più piccole, chiesette che fanno da riferimento alla vita delle comunità locali. La semplicità architettonica offre superfici che vengono dipinte con affreschi a volte raffinati, spesso popolareggianti e dai colori vivaci, sempre basati su programmi iconografici complessi. Numerosi pittori si trasferiscono sull'isola, che diviene il centro di una scuola iconografica che rinnova l'arte dell'icona e produce opere nelle quali si mescolano tradizione bizantina e influenze occidentali, destinate a clienti tanto ortodossi che cattolici. Questa sensibilità artistica e religiosa, radicata nella popolazione e divenuta fattore costitutivo della sua identità, continua anche dopo il 1669, quando l'isola passa sotto il governo ottomano. Il libro è suddiviso in grandi capitoli che presentano l'architettura, gli affreschi e i relativi programmi iconografici, le icone. Tanto per l'architettura che per le icone il discorso si svolge geograficamente.
Il piccolo territorio della repubblica di Macedonia, uno degli stati indipendenti sorti dalla frammentazione della Jugoslavia socialista, contiene una densità inconsueta di opere d'arte di inestimabile valore e bellezza. Terra abitata da popolazioni slave, dove si diffuse precocemente l'evangelizzazione portata dai discepoli di san Metodio, nei secoli medievali la regione fu provincia degli imperi bizantino, bulgaro e serbo, finché cadde sotto il governo degli Ottomani. Provincia però non fu in termini artistici, poiché qui vennero prodotte architettura e pittura di qualità eccellente, segno che rimase costantemente partecipe delle maggiori correnti artistiche bizantine. Qui furono creati alcuni tra i capolavori assoluti di quella cultura artistica, come gli affreschi di Nerezi. Ma non solo: gli artisti che affrescarono Kurbinovo furono di poco inferiori a quelli di Nerezi e nel volume sono descritti e raffigurati numerosi altri cicli che saranno una scoperta per molti lettori.
Questo testo è un'interpretazione a tutto tondo di un movimento artistico che, iniziato nel tardoantico a partire da Costantinopoli, ha influenzato l'intero Mediterraneo e il Vicino Oriente con apici assoluti come a Ravenna, per invadere poi dalla Grecia tutti i Balcani e la Russia, ambedue veri eredi dell'arte di Costantinopoli. L'arte monumentale significa il tutto dell'arte "in situ", mosaici e affreschi, un patrimonio grandissimo e spesso altamente conservato, senza del quale nulla possiamo capire dell'Europa occidentale prima del Mille e le cui relazioni con l'Occidente proseguiranno per tutto il Medioevo.
Da Bisanzio, dove erano arrivate dopo un lungo viaggio, le icone si radicarono in tutte le regioni in cui erano presenti comunità ortodosse. Gli iconografi seppero flettere il proprio linguaggio nelle maniere più diverse, tenendo conto delle particolarità locali e degli influssi provenienti da altri mondi artistici. In seguito, anche le avanguardie pittoriche occidentali del '800 e del '900 scoprirono soprattutto nelle icone russe affinità con la propria ricerca di superamento del visibile.
L'autrice, che dirige il Centro di ricerche slavo-bizantine di Sofia, propone uno svolgimento storico-critico della miniatura bizantina e dei paesi da questa influenzati, dalle origini paleocristiane alla rinascita post-iconoclastica fra 850 e 1050, dalla crisi dopo il 1204 allo splendido tramonto dei Paleologhi.