«La figura di Pier Giorgio ci è scudo contro una delle più forti e sottili tentazioni che attentino alla vita spirituale; [...] o essere moderni o esse- re cristiani: Le due concezioni si escludono! Come essere quindi ancora cristiani? [...] Pier Giorgio risponde con la sua vita» (G. B. Montini - Paolo VI, 1932). «Cercate di conoscerlo [...]. Anch'io nella mia giovinezza, ho sentito il benefico influsso del suo esempio e, da studente, sono rimasto impressionato dalla forza della sua testimonianza cristiana» (Giovanni Paolo II, 1989). «Vi invito a leggere una sua biografa [...] un ragazzo affascinato dalla bellezza del Vangelo delle Beatitudini, che sperimenta tutta la gioia di essere amico di Cristo, di seguirlo, di sentirsi in modo vivo parte della Chiesa» (Benedetto XVI, 2012). «Vi sfido: dite no a una cultura che non vi ritiene forti, che vi ritiene incapaci di affrontare le grandi sfide della vostra vita. Pensate in grande! Il beato Pier Giorgio Frassati affermava: "Vivere senza una fede, senza un patrimonio da difendere, senza sostenere in una lotta continua la Verità, non è vivere, ma vivacchiare. Noi non dobbiamo mai vivacchiare, ma Vivere"» (Francesco, 2014).
Il libro presentato vuole mettere in luce la vita e gli scritti di don Mario Albertini (Valdagno 2/2/1925 - Vittorio Veneto 26/6/2013), Presbitero dell'Unione Sacerdotale San Raffaele Arcangelo di Vittorio Veneto. In tale ambito, quindi, l'opera si compone di tre parti: "Su don Mario", "Alcune opere" e "Gli scritti". La prima parte, "Su don Mario", presenta la sua persona introducendo alla vita e al ricordo lasciato con la scomparsa. La seconda parte, "Alcune opere", riporta la "Gli scritti" introducono ai suoi appunti e alle sue pubblicazioni; questi vengono presentati attraverso un indice che rimanda, nel contenuto, alla consultazione del cd-rom allegato, contenente 329 articoli in formato digitale. L'opera è stata resa possibile grazie ad una moltitudine di soggetti che a vario titolo hanno partecipato alla ricerca fornendo indicazioni, suggerimenti, contatti, disponibilità e che qui è impossibile elencare tutti. Il contributo fornito da ciascuno è stato "essenziale" per la realizzazione del volume, il quale si pone come completamento dell'antologia "Mario Albertini. Ho messo dell'amore in tutto questo", pubblicata nel 2014 a cura di Giovanni Benzoni, Luigi Accattoli e don Ermanno Crestani.
La Fondazione Beato Federico Ozanam - San Vincenzo De Paoli Ente Morale Onlus è nata nel 1999 per iniziativa della Società di San Vincenzo De Paoli e dei Gruppi di Volontariato Vincenziano allo scopo di promuovere la cultura della solidarietà sociale. Così come fece nel corso della sua breve vita il Beato Federico Ozanam, un intellettuale francese del XIX secolo, fondatore della Società di San Vincenzo De Paoli, che si consacrò ai poveri e al volontariato e il cui messaggio, sempre attuale, ha raggiunto ogni angolo del mondo. Nel corso degli anni sono stati prodotti ricerche, studi, documenti e pubblicazioni sulla solidarietà sociale e sulla tutela dei diritti civili. Sono strati promossi convegni e seminari di formazione culturale e tecnica per animatori di volontariato. Recentemente la Fondazione si è fatta promotrice di incontri e dibattiti sui problemi sociali delle carceri, del disagio minorile e della violenza sulle donne. Gli studi e i saggi prodotti sono stati supervisionati da un autorevole Comitato scientifico composto da docenti universitari e da esperti con diverse competenze.
Mario Albertini (1925-2013), prete di Vittorio Veneto che fu per 25 anni a Roma; dotato di una rara capacità di scrittura, ha diffuso in vita tra gli amici alcuni piccoli testi stampati a sue spese e molti di più ne ha lasciati nella memoria del computer, pronti per essere diffusi. Qui ne pubblichiamo dieci, il resto è accessibile on line in una pagina a lui dedicata che l'unione sacerdotale di San Raffaele Arcangelo di Vittorio Veneto, alla quale apparteneva, ha allestito nel proprio sito: istitutosanraffaele.it. Parabole, dialoghi con Dio, discussioni con gli scrittori sul mistero del male, quadretti di vita quotidiana vissuta nella gratitudine e nell'amicizia, poesie: sono tante le corde che quest'uomo sapiente ha saputo toccare con una scrittura asciutta e fresca, saporosa di vita. La pubblicazione è a cura dell'Unione Sacerdotale San Raffaele Arcangelo, che vi è presente con introduzioni alle diverse parti firmate dal direttore don Ermanno Crestani. Vi hanno collaborato Luigi Accattoli e Giovanni Benzoni, amici della stagione romana di don Mario, che sono restati in contatto con lui fino agli ultimi giorni.
Nel 2014 ricorre il XXV anniversario dalla scomparsa di Benigno Zaccagnini e per ricordarlo si è ripercorsa la sua vita, che è un pezzo di storia del nostro paese, attraverso la pubblicazione di un volume fotografico, in cui le immagini sono accompagnate da brevissime riflessioni di chi lo ha conosciuto. Dai cassetti della famiglia Zaccagnini, da quelli della camera dei deputati, da quelli degli amici e delle organizzazioni cattoliche sono uscite tante foto; poi le riflessioni, che risentono del disagio politico dell'oggi: il figlio Carlo, gli amici di casa, Cristina Mazzavillani Muti (Presidente di Ravenna Festival), Franco Gabici (giornalista e scrittore), gli amici politici dell'area Zac Guido Bodrato, Pierluigi Castagnetti, Natalino Guerra, poi Domenico Rosati e Pierre Carniti, che hanno guidato ACLI e CISL ai tempi delle speranze di Zac, Massimo D'Alema, la cui storia familiare si è intrecciata con quella della famiglia Zaccagnini, Ernesto Olivero, Presidente dell'Arsenale di Torino, Matteo Casadio, Presidente della Società per il Porto di Ravenna, frutto della legge Zaccagnini per lo sviluppo della sua città, il cardinale Tettamanzi che mette in evidenza la grande fede che ha ispirato Zac nei momenti felici ed in quelli difficili della sua vita, Romano Prodi, la cui originale esperienza politica nasce nel novembre 1978 proprio su sollecitazione di Zac.
A 50 anni dall'apertura del Concilio, è diffusa la convinzione che l'apporto dei cattolici italiani al superamento della grave crisi che ha investito il nostro Paese sia inadeguato; si avverte sempre più la necessità di favorire la crescita di una matura spiritualità laicale, che dal Concilio sappia trarre stimoli e ispirazione. In questo contesto, la testimonianza di un intellettuale cristiano come Mario Cortellese (1913-2010), che ha speso la sua vita al servizio della Chiesa e della società, può aiutare a ritrovare le ragioni profonde di un rinnovato impegno nella storia alla luce degli insegnamenti del Concilio, che egli ha accolto, amato e divulgato instancabilmente. Il presente volume, curato da Giuseppe Rossi e Salvatore Leonardi, attinge ai lavori del convegno svoltosi ad Acireale nell'ottobre 2012 per ripercorrere l'itinerario di vita e di pensiero di Cortellese, che, formatosi nella FUCI degli anni del fascismo e poi nel Movimento Laureati di A.C., temprato dalla sofferenza della pri- gionia in Germania e Polonia, ci ha lasciato una esemplare testimo- nianza di cristiano laico impegnato nell'opera di evangelizzazione e di promozione umana, principalmente a servizio della scuola (come docente nei licei ed esperto del Ministero della Pubblica Istruzione) e dell'informazione (come direttore di periodici cattolici). Il contesto ecclesiale e socio-culturale in cui va iscritto l'impegno di Mario Cortellese è delineato da Giorgio Campanini e Massimo Naro. I molteplici aspetti di questo impegno sono messi a fuoco da Carmelina Chiara Canta, Manuela Cortellese, Salvatore Leonardi, Alfio Mazzaglia, Rosario Musumeci, Sebastiano Raciti, Giuseppe Rossi, Tiziano Torresi, Giovanni Vecchio. Le prefazioni sono di Antonino Raspanti, vescovo di Acireale, e di Carlo Cirotto, presidente nazionale del Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale. Sandro, Paolo, Aldo e Claudio Cortellese, figli di Mario, firmano la postfazione.
L'Annale 2012 "È appena l'aurora": Chiesa, Concilio, Contemporaneità raccoglie così i contributi del 61° Congresso Nazionale tenutosi ad Urbino nell'aprile 2012, cercando di riscoprire la "Chiesa bella del Concilio". Autorevoli le voci che si alternano nel volume, offrendo un'analisi sia dal punto di vista storico che da quello teologico ed ecclesiologico: il Vescovo della diocesi di Albano Mons. Marcello Semeraro, il priore della comunità monastica di Bose Enzo Bianchi, il famoso teologo francese Gislain Lafont, lo storico Xenio Toscani, il responsabile dell'Ufficio Catechistico della CEI Mons. Guido Benzi, il Presidente Nazionale dell'Azione Cattolica Franco Miano, le teologhe Cettina Militello e Serena Noceti, il professore Marco Cangiotti. Gli interventi, partendo da una rilettura attenta e approfondita dei maggiori testi conciliari, si soffermano su tre nuclei tematici fondamentali: la centralità della Parola che si accosta al patrimonio di tradizione della Chiesa; la rivalutazione della coscienza come luogo in cui maturano le scelte personali e in cui poter incontrare la presenza di Dio; la necessità di una "nuova maturità del laicato", credente e credibile, che possa evangelizzare in tutti gli ambienti in cui è chiamato a vivere e lavorare. Quella dell'Annale 2012, allora, è una riflessione che vuole risvegliare le coscienze dei cristiani d'oggi, per rilanciare la trasmissione della fede in questo inizio di terzo millennio. La domanda che sottende a tutto il libro e che scaturisce fresca e provocatoria dalla FUCI è: che cosa può fare ciascuno di noi per la Chiesa? Il proponimento e la strada tracciati dai giovani fucini sono chiari: impegnarsi a tutto campo, a partire dalla formazione cristiana,per costruire quella Chiesa che, come affermava Paolo VI, «possiede ciò che fa la forza o la bellezza dei giovani: la capacità di rallegrarsi per ciò che comincia, di darsi senza ritorno, di rinnovarsi e di ripartire per nuove conquiste. Guardatela e voi ritroverete in essa il volto di Cristo, il vero eroe, umile e saggio, il profeta della verità e dell'amore, il compagno e l'amico dei giovani».
«Mi pare che ancora oggi la mentalità da correggere, e di cui la purezza dell'annuncio evangelico deve temere, è la mentalità dominante nel nostro "mondo cattolico", informato ad una ideologia di tipo individualista e che determina le nostre scelte di ogni giorno, i nostri giudizi, le nostre reazioni. [...] A me sembra che sia avviata la strada per uscire da quel genericismo che favorisce la pigrizia di chi si appella di continuo ai principi: la via della "chiesa locale", la responsabilità cioè della chiesa locale verso i "suoi" poveri, conosciuti ed amati». È questa tensione che caratterizza i diciotto scritti che Camillo Pezzuoli ha via via pubblicato sul quindicinale della Fuci «Ricerca» nei sette anni in cui è stato assistente centrale. Non solo specchio e riflesso di una stagione ricca e complessa come quella del primo decennio postconciliare, segnata dai profondi mutamenti di costume manifestati dal '68, ma anche efficace proposta di discernimento, di educazione a "vedere oltre", sotto la forma di riflessioni e meditazioni all'apparenza lontane dall'effervescenza non solo della cronaca, ma dell'epoca. Riletti a quasi mezzo secolo di distanza, questi scritti conservano, anzi rivelano una singolare trasparenza e quella genuina limpidezza che solo la sapienza del cuore sa emanare. La chiave per intenderli è stata suggerita qualche anno più tardi dall'autore stesso che - all'inizio di una serie di meditazioni tenute per la rubrica «Parole di vita» di Raidue - citava san Paolo: «Non voglio dominare la vostra fede [...] ma soltanto lavorare con voi per la vostra gioia» (2 Cor 1, 24), ed evocava così quella gioia che può e deve contraddistinguere il cristiano e alla quale egli con le parole, gli scritti e le azioni ha incessantemente "lavorato" nel suo servizio sacerdotale fra le giovani generazioni.
«Rispetto ai due precedenti volumi dell’epistolario, sembra circolare qui un’aria diversa, una libertà nuova, una sorta di radicalismo missionario che s’impone infine come frutto e insieme causa della piena maturità spirituale e apostolica della Tincani, una sorta di cifra definitiva della sua personalità evangelica e del suo carisma. […] Queste Lettere di missione vedono la luce nell’autunno del 2012, mentre si prepara e ormai si celebra il Sinodo dei vescovi su «La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana », come dire che il Sinodo cerca ex professo la terapia adeguata alla crisi. Al riguardo questo carteggio di Luigia Tincani può tuttora risvegliare energie e prima ancora coscienze».
Dall’Introduzione di Mons. Guido Mazzotta
Nella Palermo tra la fine del 1800 e i primi decenni del 1900, quando Franca Florio è la regina delle feste che attraggono l'ultima aristocrazia europea, un interessante mondo sommerso lascia, ben nascoste, le proprie tracce. In un palazzetto di via Principe di Belmonte, oggi scomparso, l'architetto Giuseppe Damiani Almeyda ha creato per la propria famiglia un'oasi dorata, un sontuoso, articolato appartamento circondato dal giardino. Nel salone di ricevimento amici e conoscenti, artisti ed intellettuali si alternano con le ragazze Damiani in esecuzioni di musica da camera, prove generali di pubblici concerti, letture poetiche. Angelina, la figlia minore, vivacissima, dotata di una forte sensibilità artistica, di eccezionale intelligenza, vive una infanzia ed una adolescenza felici fino al giorno del suo matrimonio precoce. Un imprevisto ed imprevedibile capovolgimento di vita rischia allora di spegnere tanta straordinaria esuberanza. Giovanissima moglie e madre esemplare, cade in una segreta disperazione interiore che la scrittura poetica o meditativa rivela, ma non risolve, fino a quando una drastica determinazione: "solo la santità può salvarmi", diventa l'inizio di un percorso eccezionale, al cui esito non ancora risolto, questo libro, dotato di un rigoroso apparato documentario, conta di dare un contributo.
Il card. Michele Pellegrino, nell'omelia pronunciata a Livorno per i suoi funerali, disse di don Emilio Guano: "Quando si scriverà la storia della chiesa negli ultimi decenni forse la figura e l'opera di lui prenderanno un rilievo inaspettato". Mons. Emilio Guano, una delle personalità più significative ed autorevoli della chiesa italiana nel novecento, viene ricordato in questo volume con le riflessioni di alcuni studiosi e le testimonianze di chi lo conobbe. I testi evidenziano l'attualità di don Guano, il suo radicamento nella chiesa genovese, la sua spiritualità, la sua santità, l'insistenza sulla vita di preghiera, la sua originalità emersa soprattutto durante l'esperienza del concilio Ecumenico Vaticano II. In particolare vengono affrontati tre aspetti peculiari della sua luminosa vicenda di presbitero e vescovo e del suo vasto pensiero: gli anni della formazione nella citta natale e nella Fuci, l'aiuto che egli forni nella redazione della costituzione conciliare Gaudium et Spes, il suo contributo nella definizione del profilo teologico del laicato.
«[...] studiavo Origene: che spiegava come i cacciatori e i pescatori inseguivano misticamente, sui colli e nel mare, la sfuggente selvaggina delle parole e degli uomini di Dio, vedendone solo il dorso e le orme, sulla sabbia o nelle fessure della roccia. I profeti, insieme, costituiscono le maglie della rete di Dio. Ognuno di noi è preso nelle maglie della sua misura, del suo profeta, dove Dio lo spinge. A me è toccata la ventura bellissima di incappare in padre Chenu, per il quale, con lui, ringrazio il Signore». Così Vittorio Peri scriveva a frère Marie-Dominique Chenu e nelle sue parole è possibile intravedere il fascino di questa corrispondenza, che rivela l'amore di entrambi per la Chiesa, l'intelligente partecipazione alla complessità della sua storia in cammino, la speranza sempre viva anche nelle ore buie della vita.
Nel contesto odierno appare sempre più necessario rinvigorire la consapevolezza del valore e del significato della democrazia. Alla società globale si impone con urgenza una rivalutazione del fondamento metafisico ed etico dell’autorità politica, un’analisi approfondita della svolta antropologica del personalismo, un bilancio del cammino compiuto dal principio democratico. Questo volume offre un utile contributo in tal senso. l’autore mette in luce la rilevante eredità del pensiero di Pietro Paan, uno dei più grandi pensatori cattolici del secolo scorso, nel magistero sociale della chiesa e, in particolar modo, la risemantizzazione del concetto di democrazia da lui operata nell’alveo della cultura moderna. Tale riflessione aiuta a riscoprire il volto autentico della democrazia, rispettosa della trascendenza dell’uomo, quale strumento di liberazione e di partecipazione dei cittadini alla causa del bene comune.
Lourenço Flaviano Kkambalu (Alto Catumbela, Angola 1970) è Missionario Salettino dal 1991 e presbitero dal 1997. nel 2006 ha conseguito la laurea in Filosofia presso la Pontificia Università Salesiana. Ha collaborato con la rivista religiosa di informazione e cultura La Salette. È attualmente Vicario regionale dei Missionari Salettini per l’Angola, rettore del Seminario salettino di Filosofia, membro della Commissione internazionale di Formazione dei Missionari Salettini e docente presso il Seminario diocesano di Benguela.
Il volume propone la riflessione a più voci sul tema dell’economia sviluppata dalla Federazione Universitaria Cattolica Italiana (FUCI) durante i convegni nazionali dell’anno accademico 2009-2010. Il testo, con i contributi di autorevoli studiosi quali, tra gli altri, Tommaso Padoa Schioppa, Luigino Bruni, Ettore Gotti Tedeschi, esamina in maniera interdisciplinare i presupposti e le implicazioni della crisi economica che grava sulla comunità internazionale e cerca di aprire prospettive originali di studio su argomenti quali il perseguimento di nuovi stili di vita, la sobrietà e la tutela delle risorse, la ricerca di relazioni fraterne, l’etica della responsabilità, il mercato equo e solidale. L’opera accoglie inoltre un’ampia meditazione sul messaggio del testo biblico in merito alla gestione dei beni e della ricchezza e una interessante e puntuale rivisitazione delle tappe del pensiero filosofico sul rapporto tra etica ed economia.
Quando si affronta il tema del Mediterraneo, in primo luogo si deve considerare la sua stessa identità, quale il suo nome suggerisce: di mare posto in mezzo alle terre, che al tempo stesso separa e unisce popoli diversi: crocevia, luogo di incontro, spazio geografico definito dal suo stesso nome, luogo ove si è svolta una parte così rilevante della vicenda storica dell’umanità. Oggi, come già nei secoli passati, il Mediterraneo pone dunque il problema dell’incontro fra culture, civiltà, religioni, e suscita quindi un interrogativo profondo, affrontato in maniera varia e puntuale nei saggi che compongono il volume: è possibile, nella nostra epoca, mantenere al Mediterraneo quel carattere di luogo di incontro tra popoli diversi, ciascuno con la propria cultura, la propria religione, la propria anima, che conservino inalterata la propria identità e tuttavia si confrontino e dialoghino in pace?
La Cattedra “Luigi Sturzo” di Caltagirone incominciò i suoi corsi nel 1983, quando sulla scena interna e internazionale già si profilavano mutamenti assai significativi, mutamenti che mettevano sempre più a nudo le contraddizioni interne a un tipo di sviluppo della società italiana invano denunciate dalla lungimirante analisi di don Sturzo. Fu questo che mosse alcuni esponenti della cultura cattolica italiana, formatisi alla scuola del popolarismo sturziano, ad avvertire la necessità di dar vita a un costante impegno formativo indirizzato a favore delle nuove generazioni, affinché crescessero professionalmente più preparate ai nuovi compiti posti dai mutamenti strutturali nel frattempo sopravvenuti nella società, e al tempo stesso spiritualmente e moralmente formate sugli ideali del cattolicesimo democratico, secondo la grande lezione di don Luigi Sturzo e di quanti si erano formati alla sua scuola.
Con la collaborazione scientifica dell’Istituto Sturzo di Roma e poi in convenzione con la LUMSA, ancora oggi la Cattedra di Caltagirone realizza annualmente corsi per l’approfondimento dei problemi della società contemporanea alla luce del pensiero politico e sociologico di Luigi Sturzo.
«Esponente di spicco del giornalismo vaticano negli anni della ricostruzione postbellica e nella straordinaria stagione conciliare, Enrico Zuppi (1909-1982) merita di essere ricordato degnamente per le doti di professionalità, di serietà e di forte e convinta idealità di cui ha dato prova nella direzione di varie testate, ma soprattutto dell’“Osservatore della Domenica”, settimanale di vasta diffusione, che egli guidò con criteri moderni e innovativi dal 1946 al 1979. […] Elementi essenziali della personalità e della spiritualità di Zuppi affiorano nei carteggi con amici e maestri che compaiono in questo volume: Giovanni Battista Montini, Raimondo Manzini, don Giovanni Rossi, Giuseppe Prezzolini, il giovane giornalista Giancarlo Zizola. […] Ma questi elementi acquistano una nitidezza e una forza particolari nelle lettere a Carla Fumagalli, scritte da Zuppi nel breve periodo del loro fidanzamento (marzo-ottobre 1946) e poi negli anni del matrimonio. Le “Lettere a Carla” […] gettano luce sul lato intimo, segreto, vitale della prorompente personalità di Zuppi e offrono un ulteriore, decisivo contributo per cogliere a fondo la nitida testimonianza di uomo e di cristiano da lui resa. In realtà impegno pubblico e dimensione privata si fondono in Zuppi in una luminosa, trasparente autenticità».
Dalla Prefazione del Cardinale Achille Silvestrini
Carla Fumagalli (1921-2004) nacque a Seveso, in provincia di Milano, in una famiglia fortemente radicata nella tradizione umana e religiosa ambrosiana. Il papà era impiegato in una fabbrica di stoffe e seta e suo zio, fratello della madre, fu segretario di Pio XI durante tutto il Pontificato, iniziando un lungo servizio nella Chiesa, che lo portò ad essere Prefetto della Congregazione dei Vescovi e Cardinale. Carla con determinazione durante la guerra completò i suoi studi, laureandosi nel 1944 in Lettere nell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Poco dopo incontrò Enrico Zuppi, che sposò nel 1946, dopo solo sei mesi di fidanzamento. Seguì Enrico a Roma e abbandonò l’amato insegnamento – che aveva già iniziato nei licei classici – per dedicarsi a tempo pieno alla famiglia. Tutta la sua vita è stata spesa per i figli e i nipoti e per sostenere l’attività di Enrico, che accompagnava con intelligenza attenta e sensibile. Dopo la morte di Enrico si è dedicata ad ordinare tutta l’attività da lui realizzata ed a promuovere varie pubblicazioni a riguardo, in particolare il libro di Valerio De Cesaris, Enrico Zuppi e «L’Osservatore della Domenica». Un giornale da leggere e da vedere, apparso in questa collana nel 2002
Pur costantemente rivolto alla meta futura, il cristiano vive immerso nella storia, abita il mondo nella compagnia degli uomini, al servizio del bene comune. Tra la Città di Dio e la Città dell’Uomo si stagliano per il credente ampi e suggestivi orizzonti.
La Federazione Universitaria Cattolica Italiana (Fuci) non cessa di scrutarli con uno sguardo attento, nel solco di una salda tradizione di pensiero.
Le qualificate riflessioni raccolte in questo volume tessono la trama del vivo e fecondo dibattito sulla cittadinanza che ha contrassegnato i convegni nazionali promossi dagli universitari cattolici nell’anno accademico 2008-2009: il pensiero di Lazzati, la necessità di una solida formazione universitaria, la costruzione di una coscienza comune europea, le problematiche della bioetica e dell’antropologia sono solo alcuni degli interessanti temi trattati. Sintesi del percorso culturale svolto, questa raccolta è altresì ricca di preziose suggestioni che testimoniano la volontà della Fuci di proseguire il proprio cammino intellettuale verso orizzonti sempre più impegnativi
«Il disegno originario che s’annuncia nelle Lettere di fondazione, il precedente carteggio già pubblicato [Edizioni Studium, Roma 2007] si vede prendere forma ora in queste duecentododici Lettere di formazione, raccolte per la cura e con le chiose sempre puntuali di Cesarina Broggi, tutte scritte dalla Madre tra il 27 marzo del 1925 e il 24 dicembre del 1950 e rimaste indenni fino a noi.
[…] Si può immaginare quanto siffatti testi, che trascrivono la comunicazione orale di incontri comunitari (come quelli memorabili di Gubbio negli anni Trenta), abbiano inciso fortemente nella vita spirituale delle Missionarie della Scuola e nel loro rapporto (ogni volta singolare) con la Fondatrice. In queste lettere invece, con la discrezione tipica della scrittura personale, la Madre è come se parlasse “da anima ad anima”, si rivolge al cuore e alla mente delle sue figlie, entra con vigile naturalezza nel loro vissuto quotidiano che ha sempre bisogno d’una parola nuova o d’un impulso evangelico o d’un lieve richiamo per ritrovare la sua valenza misteriosa e divina. Se appena s’indaga la figura stilistica di questa scrittura si resta subito conquistati dalla sua immediatezza e dalla sua vicinanza alla vita e ai sentimenti della corrispondente. Al tempo stesso, mentre si prende cura d’ogni Sorella e ne asseconda le movenze più quotidiane (o forse proprio per questo), con un colpo d’ala la scrittura della Madre si solleva puntualmente e del tutto naturalmente ai grandi ideali e ai grandi motivi della vita cristiana e della consacrazione religiosa».
Dopo vent’anni dalla scomparsa, in questo volume, si sente ancora la voce di Benigno Zaccagnini, che indica la strada alla politica di oggi: una forte unità tra vita e valori, che parte dal mettere insieme le “eccezioni di bene” che sono in questa società.
Dopo un’introduzione di Agostino Giovagnoli, che traccia un sintetico e chiaro profilo del politico faentino, ne parlano il suo ultimo vescovo, Ersilio Tonini, in un dialogo con Domenico Rosati, già presidente ACLI e “compagno di banco” di Zaccagnini al Senato, Achille Silvestrini, il cardinale romagnolo che continua ad essere una grande risorsa per la Chiesa e che è stato, con discrezione, vicino a lui nei momenti difficili dell’esperienza romana, Luigi Pedrazzi, l’amico intellettuale impegnato tra fede cristiana, comunità civile e comunità cristiana, il presidente di Confcooperative, Luigi Marino, testimone della sua passione per la cooperazione, l’on. Bruno Tabacci, che lo incontrò in quella “sinistra DC” che si era costituita per continuare a dare speranza ai cattolici impegnati in politica, Giovanni Bianchi, già parlamentare, che come presidente ACLI consegnò l’ultima tessera del suo movimento a Zaccagnini, Giorgio Tonini, senatore della Repubblica, uno dei tanti giovani che gridavano “Zac, Zac, facci sperare”, l’on. Giovanni Bachelet, la cui sofferenza familiare si incontrò con lui, ed infine Guido Bodrato, che continua ad essere la voce di Zaccagnini, con cui è stato in comunione fraterna.
Si è ritenuto opportuno pubblicare anche l’omelia di Mons. Tonini per l’addio a Zaccagnini ed il saluto di Arrigo Boldrini, che fu suo amico fraterno ed avversario politico.
Il volume è stato curato da Aldo Preda, che è stato parlamentare della Romagna dopo Zaccagnini e Boldrini e che è presidente del Centro studi Donati di Ravenna, voluto dal politico di Faenza nel 1978, per continuare ad avere “memoria”.
In un tempo segnato dall'incertezza, la comunità rischia di smarrire il senso della comunicazione e della responsabilità. C'è che rifugge nella nostalgia di un passato che non ritorna e chi formula profezie di imminente sventura. Ma c'è anche chi apre gli occhi sul presente, sui suoi limiti e sulle sue opportunità, cercando i costruire il futuro con una vigilanza critica, approfondita e paziente. Tra costoro, nella fedeltà ad una solida tradizione di pensiero, si colloca la Federazione Universitaria Cattolica Italiana (Fuci). Essa, rispetto alla strada del disincanto, dell'illusione e della rassegnazione, intende esplorare con rigore e lungimiranza nuove vie di riflessione e impegno.
Per superare I"attuale stallo dell'agorà pubblica, nella quale sembra che ciascuno, sia soddisfatto dalla mera enunciazione delta propria posizione/verità e disinteressato, nella sostanza, a farla interagire con la posizione altrui, il MEIC, Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale, che rinnova la lunga e ricca storia del Movimento Laureati di Azione Cattolica, propone in questo volume alcune idee per Ia città futura.
Non si tratta della tappa finale di un percorso, ma dell'avvio di un itinerario di ricerca volto a ristabilire un legame ideale con quei Principi dell'orientamento sociale a cura di un gruppo di studiosi amici di Camaldoli, poi conosciuti con l'improprio nome di «Codice di Camaldoli» (1943-1945).
Umanesimo rinnovato, proposte per una del tutto nuova e reticolare "economia mista", linee di una risposta di sistema all'emergenza ambientale che tengano insieme, Ie domande istituzionali e quelle della vita quotidiana e degli stili di vita di ciascuno, nuovo Patto per la cittadinanza sociale che riguardi tanto i migranti quanto i nativi: ecco alcune proposte, nate da un confronto sul campo e non solt,anto da un"elaborazione a tavolino. Piccolo gesto di speranza, Progetto Camaldoli nasce per aprire la discussione.
«La vicenda secolare dei Ciccardini e dei loro parenti, narrata in questo libro, coinvolge, insieme ad eventi e legami privati, questioni di storia politica, religiosa e sociale che interessano tutti noi, con riferimenti precisi a leggi e a movimenti che oggi finiscono per essere dimenticati o ricordati solo da storici di professione. [...] Chi ricorda oggi la legge Siccardi per l'esproprio dei beni ecclesiastici? Eppure quella legge ha contribuito in misura decisiva a formare la borghesia agraria che per molti decenni è stata il nerbo dei cittadini italiani attivi (perché forniti di diritto di voto). [...] Città come Perugia e, più in piccolo, come Fabriano, erano esempi di dominio di una borghesia agraria di affiliazione massonica. [...] Gli agrari di Perugia, a somiglianza dei padroni toscani, non esitarono a costituire squadre fasciste tra te più feroci, che trascorsero anche a Fabriano, dove riuscirono a far dimettere con la violenza un giunta comunale controllata dai popolari. [...] Un altro tema che emerge è quello della formazione del movimento politico cattolico dal l'intransigenza al Patto Gentiloni, poi al Partito Popolare di Sturzo e infine alla Democrazia Cristiana di De Gasperi. Un discorso a parte meritano i cenni che Bartolo fa alla sua esperienza nella Democrazia Cristiana, o meglio alle idee, ai progetti che egli aveva disegnato per ridare a questo partito un carattere autenticamente popolare e non semplicemente di massa. Spero che Bartolo, in una prossima rievocazione, scriva un saggio in cui esponga le proposte da lui formulate in tempi diversi per ridare un'anima ad una formazione politica cui egli ha partecipato fin dalle origini. [...] La storia della DC ha ancora molte pagine da svelare e tutti noi dovremmo colmare qualche lacuna: "ne ignorata dammentur" ».
«La testimonianza come "servizio" significa cha la vita cristiana è un agire che sa assumere le forme della vita umana come un alfabeto in cui dirsi ed in cui realizzarsi [...] Prendendo sul serio questa provocazione, introdotta a Verona come un'intuizione da sviluppare, il volume del teologo Antonio Staglianò si dipana con un'eleganza pari sicurezza del disegno. Il libro sembra decollare come un instant book, volto a raccogliere e indirizzare le provocazioni emerse nel convegno scaligero. Subito, però, si sviluppa con un movimento ampio e sinfonico, così che se il motivo iniziale suona le note udite a Verona, subito l'orchestrazione del volume guadagna un orizzonte tanto ampio che mette in gioco nientemeno che il futuro del cristianesimo. Precisamente sotto la figura del superamento della frattura tra teologia e pastorale [...] con un linguaggio che è un impasto singolare di riferimento biblico, citazione colta, richiamo magisteriale e lingua teologica. [...] Questo volume aiuterà che volesse riflettervi a trovare le armoniche di confronto per far convergere i "lavoratori del Vangelo" verso un sogno comune che sia all'altezza del momento. [...] Un "cristianesimo da esercitare" appare dunque l'istanza del momento. Il suo esercizio è l'opera della Chiesa tutta, la riflessione metodica su di esso è compito della riflessione dei teologi in sinergia con i pastori».
Dalla Prefazione di Mons. Franco Giulio Brambilla
Antonio Staglianò, Dottore in Teologia (Pontificia Università Gregoriana) e in Filosofia (Università della Calabria), è Direttore dell'Istituto Teologica Calabro in Catanzaro, dove insegna Teologia sistematica(Cristologia, Teologia trinitaria e Teologia della pastorale). Ha diretto per anni la Rivista di scienze teologiche «Vivarium». Dal 1989 al 1995 è stato membro del Consiglio nazionale dell'Associazione Teologica Italiana e dal 1994 al 2002 professore invitato nei corsi di specializzazione di teologia fondamentale della Pontificia Università Gregoriana. Dal 1997 è Consulete del servizio nazionale della CEI per il progetto culturale. Unisce l'impegno per la ricerca scientifica con quello per l'animazione pastorale : è Vicario Episcopale per la cultura nella Diocesi di Crotone - Santa Severina e parroco in solidum di Le Castella.
Ha pubblicato diverse monografie scientifiche: La teologia secondo A. Rosmini (Morcelliana, 1988); La teologia che serve la Chiesa (SEI, 1996); La mente umana alla prova di Dio (EDB,1996); Il mistero del Dio vivente (EDB,1996); Vangelo e comunicazione (EDB, 2002); Pensare la fede (Città Nuova, 2004) Su due ali (Lateran University Press, 2005); Ha scritto la Trinitaria in G. Canobbio - P. Coda (edd.), La teologia del XX secolo, Un bilancio, Roma2003. Nelle nostre collane figura il volume Teologia e spiritualità. Pensiero critico ed esperienza cristiana (2006). Ha al suo attivo raccolte di poesie che si prefiggono di tentare vie nuove, più simboliche, per comunicare un pensiero non negligente sui tanti problemi dell'esistenza umana, dentro l'illuminazione della fede.
"La Spiritualità del Cardinale Tardini non è facile da definire. Egli sembrava nasconderla sotto il fare scanzonato e un realismo che talvolta appare scettico. Non aveva tempo di scrivere, perchè proteso ad operare. In effetti la sua personalità spirituale si rivela veramente, e soltanto, nella vita. Doti naturali e doni di grazia, intelligenza e fede, cultura e spiritualità, ministero sacerdotale e proposta educativa, sono intrecciati unicamente tesi alla chiamata di Dio, per la Chiesa e le anime. Fu accanto a tre papi diversissimi e tutti grandi, felice di essere loro così vicino, ne visse da esperto la diversità, ma ognuno era per lui "anzitutto il Papa". La tensione di un'intelligenza che non si placa e di uno slancio che sempre si prodiga nel servizio apostolico traluce dai documenti che redige nei cinque anni di guerra. Giorno per giorno Mons. Tardini vive il dramma dell'esistenza cristiana, stretta tra la mortificazione del male e della sofferenza spesso innocente e l'anelito di una sperata via di riconciliate relazioni tra gli uomini. Allora sgorgò, come da un'incubazione, il suo progetto di carità per l'infanzia e la gioventù. Villa Nazareth divenne la sua pazzia per Cristo. Questa con altre opere, rappresentò la "vita segreta" della sua maturità". Dalla prefazione del cardinale Achille Silvestrini.
Nell’orizzonte della questione antropologica, il volume si confronta con il fenomeno che costituisce una delle grandi sfide contemporanee: la rivoluzione biotecnologica, che sta modificando i modi del pensare e dell’agire e, quindi, del vivere. Di fronte a questo fenomeno il cristiano non può non porsi la domanda su fin dove la ricerca scientifica che sfocia in una nuova cultura sia autorizzata a violare i confini della natura umana, ignorando il principio fondamentale per il quale se tutto è permesso all’uso della scienza per l’uomo, non tutto è permesso all’uso dell’uomo per la scienza. La sfida della rivoluzione biotecnologica, infatti, è la componente culturale dell’identità umana, la quale deve rapportarsi sempre alla componente naturale della medesima. Tale rapporto oggi è diventato molto problematico, perché la stessa natura umana è stata “culturalizzata”, nel senso che viene “ripensata”, rivoluzionata, trasformata. Gli interventi sono raccolti attorno a tre plessi: la dignità della persona, il suo fondamento e il dibattito bioetico da esso suscitato; i problemi specifici legati al fine vita; infine la fondazione della legge naturale.
Ignazio Sanna (1942), arcivescovo di Oristano, dottore in filosofia, teologia e diritto canonico, è stato Pro-Rettore dell’Università Lateranense e docente ordinario di Antropologia teologica presso la Facoltà di Teologia della medesima Università. È autore di numerosi saggi su riviste specializzate e di numerose voci in dizionari ed enciclopedie teologiche. Tra le sue pubblicazioni: La cristologia antropologica di Karl Rahner, Paoline, Roma 1970; L’uomo via fondamentale della Chiesa, Dehoniane, Roma 19893; Immagine di Dio e libertà umana, Città Nuova, Roma 1990; Dalla parte dell’uomo. La Chiesa e i valori umani, Paoline, Roma 1992; Chiamati per nome. Antropologia teologica, San Paolo, Cinisello Balsamo 20043; Le beatitudini del prete. Un progetto di spiritualità sacerdotale, Piemme, Casale Monferrato 1995; Fede, scienza e fine del mondo. Come sperare oggi, Queriniana, Brescia 1996; La teologia e l’esperienza di Dio. La prospettiva cristologica di Karl Rahner, Queriniana, Brescia 1997; Karl Rahner, Morcelliana, Brescia 2000; L’antropologia cristiana tra modernità e postmodernità, Queriniana, Brescia 2004; L’identità aperta, Queriniana, Brescia 2006. Per le nostre edizioni ha curato i volumi: La sfida del post-umano (2005), Legge di natura e interculturalità (2006) e Emergenze umanistiche e fondamentalismi religiosi. Con quale dialogo? (2008).
II volume, pubblicato dall'ICAS nel 1946, con contributi, fra gli altri, dei Card. Dalla Costa, di Fanfani, Gonelta, Mons. Lanza, La Pira, Tosato, rappresentò un punto di riferimento importante per i cattolici eletti alla Costituente. Molti contenuti enunciati in queste pagine sono poi rifluiti nella Costituzione. Il testo viene riprodotto, nella sua struttura essenziale, nel Centenario delle Settimane Sociali.
"Sono raccolte in questo volume le lettere dirette da Luigia Tincani, fondatrice dell'Unione S. Caterina da Siena delle Missionarie della Scuola, ad alcune delle prime sorelle e a talune aderenti esterne dell'Unione. Lettere della vigilia, o anche lettere di fondazione, possiamo chiamarle, dal momento che si riferiscono alle origini dell'Istituto, essendo datate fra il 1917 e il 1924, anno dell'approvazione diocesana della nuova famiglia religiosa. Lettere di un singolare livello spirituale, che rivelano una cultura, una maturità spirituale, una padronanza della psicologia religiosa, certamente non comuni da parte di una giovane professoressa appena trentenne, com'era in quegli anni la Tincani. Queste lettere, se costituiscono in primo luogo una storia singolare di anime avviate a una nuova e speciale consacrazione di vita religiosa e di testimonianza apostolica, non di meno mostrano anche la storia di quel risveglio spirituale e culturale che animava una parte del mondo cattolico d'inizio secolo, via via più consapevole di dover superare le posizioni organizzative e apologetiche del passato per nuovi modelli di spiritualità personale e di presenza nella società, specialmente nel campo della cultura e della scuola." (Dall'Introduzione di Nicola Raponi)
Forse mai come oggi i termini "laico" e "laicità" hanno goduto, nella società italiana, di tanta fortuna: nel linguaggio corrente come in quello specialistico, nelle assemblee politiche come nel forum multimediale. Eppure è consapevolezza comune che mai come oggi questi termini risultano affetti da una singolare contraddizione: al loro sempre più frequente ricorrere risponde una sempre maggiore genericità, che sfocia in una evidente polisemia. Dopo un nitido inquadramento semantico e storico, questo libro tratta in modo particolare della laicità sul piano teologico, filosofico, scientifico, giuridico, politico, pedagogico, con particolare attenzione ai termini chiave della laicità, quali secolarismo, secolarizzazione, relativismo, pluralismo, neutralità. Offre così un essenziale contributo di approfondimento e di discussione per l'elaborazione di un concetto di laicità che riconosca al tempo stesso alla religione e alle realtà terrene, nella loro legittima autonomia, il posto dovuto.