"Le singolarità della specie umana" è uno degli ultimi testi di Teilhard de Chardin; si tratta di un testo "laico" perché è una riflessione sul passato e il presente dell'umanità che vuole aprirsi a una prospettiva per il futuro. Potremmo dire che si tratta di un testo "apocalittico" nel senso originale della parola come rivelazione aperta al futuro compiuta da uno scienziato, uno dei maggiori evoluzionisti del XX secolo. Teilhard è stato un importante geologo e paleontologo, uno dei precursori della moderna teoria della biosfera come strumento per comprendere le leggi generali dell'evoluzione. Lo strumento filosofico da lui sviluppato come chiave di lettura dell'evoluzione è il concetto di muovere verso: la materia muove verso la complessità e la vita, e la vita verso la complessità e la coscienza fino a giungere alla nascita del pensiero e quindi dell'essere pensante. Ma oggi l'uomo si trova solo nell'universo e isolato su un piccolo pianeta a risorse limitate e con equilibri fragili. Come sfuggire a un senso di frustrazione e alla sensazione di essere giunti al capolinea dell'avventura umana? Ecco che l'idea di Teilhard si rivolge al passato, a quelle leggi generali dell'evoluzione che in vario modo sono riconducibili al muovere verso, ma egli vede nella riflessione del passato la prospettiva che apre al futuro.
La crescita della complessità nel tempo, come aumento di particelle cariche elettricamente e di interazioni a livello atomico e molecolare, con aggregazioni sempre più numerose e ricche di relazioni, è un fatto fuori discussione. Il fenomeno si può riconoscere nel mondo inorganico, organico e vivente in una grande varietà di espressioni. Nei viventi pluricellulari si mostra come un processo non lineare, con ramificazioni e direzioni che a volte si arrestano estinguendosi, altre volte si mantengono quasi immutate nel tempo giungendo fino a noi.
Questa crescita suppone cambiamenti a livello strutturale e idonee condizioni esterne che consentono o favoriscono relazioni e aggregazioni sempre nuove. Si realizza così l’evoluzione della vita, ciò che il «creazionismo scientifico» e le sue forme rinnovate, come l’Intelligent design, seguitano a negare.
Ci si può chiedere se ciò sia dovuto a qualche tendenza interna della materia e del vivente, che si manifesta in condizioni ambientali favorevoli, oppure se siano le stesse proprietà della materia che portano, in ambiente idoneo, a complessità ordinate e quindi realizzano delle canalizzazioni.
In ogni caso il processo di complessificazione, che non è generalizzabile a tutte le strutture viventi e in tutte le direzioni evolutive, va considerato ineluttabile o del tutto aleatorio, come sostiene il darwinismo?
Il fatto che certe strutture, e quindi i geni che le regolano, compaiano e ricompaiano molte volte nel corso dell’evoluzione in serie evolutive diverse come può essere spiegato? Basta la pura casualità di bruschi cambiamenti morfologici? Ci sono limiti invalicabili nella varietà dei mutamenti o a regole d’ordine che non conosciamo? Quali interazioni con l’ambiente, che con i suoi mutamenti, specialmente climatici, può avere stimolato i cambiamenti?
Le domande si accrescono se si pensa alla ominizzazione, che ha portato a un essere in cui la complessità biologica, espressa dalla struttura e dal funzionamento dell’encefalo e ancora in gran parte inesplorata, raggiunge la sua massima espressione e appare accompagnata dalla cultura, rivelatrice della coscienza di sé e della libertà. Il continuum dell’uomo con le specie animali, riconoscibile in tanti aspetti biologici, sembra interrompersi con le manifestazioni della cultura.
Si ammette una interfaccia tra realtà fisica e spirituale nell’uomo, riconoscibile nell’attività cerebrale, sulla quale le neuroscienze stanno sempre più indagando.
Certamente la dimensione spirituale non è raggiungibile con l’osservazione diretta o sperimentale, ma appare plausibile in una visione generale secondo un approccio propriamente filosofico. Nello stesso tempo la dimensione spirituale dell’uomo, che interessa sia l’ominizzazione che l’animazione, interroga la teologia della Rivelazione.
Su queste tematiche molto attuali il volume raccoglie i contributi di noti scienziati e filosofi: Ugo Amaldi, Vincenzo Balzani, Marcello Buiatti, Yves Coppens, Fiorenzo Facchini, Ludovico Galleni, Marc Leclerc, Maurizio Malaguti, Jean-Michel Maldamé, Alessandro Minelli, Giovanni Maria Prosperi, Filippo Tempia e Margherita Venturi.
Il volume è diviso in due parti. Nella prima parte viene presentato un panorama d'insieme dei principali apporti della scienza allo studio delle origini e dello sviluppo del cosmo, della vita e dell'uomo. Si scopre così che l'uomo è inseparabile dalla natura che condiziona rigorosamente la sua comparsa. Quest'uomo, unico essere a interrogarsi coscientemente su se stesso e sul mondo, non può evitare di porsi la questione del senso e del non senso dell'evoluzione a cui è storicamente legato. Di questo si occupa la seconda parte del volume che affronta appunto gli interrogativi fondamentali che l'evoluzione pone.