Da sempre gli uomini si incontrano per riconoscersi, raccontarsi e così istituire, celebrando il legame tra l'umano e il divino, la propria identità culturale. Di un simile incontro la festa rappresenta uno dei momenti fondamentali e costitutivi. Si tratta - ecco il suo paradosso essenziale dell'essere evento centrale della convivenza umana e al tempo stesso sovversione delle sue regole. E un'uscita dal quotidiano che tuttavia permette una rimessa a nuovo dei fondamenti del vivere insieme riguadagnando il centro stesso della quotidianità. Affascinante e drammatica, come ogni esperienza autenticamente umana, la festa è antropologicamente l'alternativa per eccellenza alla guerra, sebbene tuttavia le guerre ne facciano spesso uso per legittimare il conflitto stesso ch'esse scatenano. Uno studio approfondito che aiuta a comprendere la festa come dispositivo fondamentale attraverso il quale la socialità umana si rinsalda incanalando le tensioni distruttive che l'attraversano in una pratica regolata da leggi che dia loro sfogo, rafforzando, anziché compromettere, lo stesso vincolo sociale. Il volume è il frutto del terzo Seminario Internazionale organizzato nel 2012 dall'"Archivio 'Julien Ries' per l'antropologia simbolica" presso l'Università Cattolica di Milano.
Il sofisma economicistico e I due significati di «economico», brevi scritti di Karl Polanyi pubblicati qui parzialmente in una versione ripresa dalla rivista francese MAUSS, rappresentano un mirabile esempio di sintesi critica e insieme di profondità di analisi, un’analisi che approda alla convinzione, centrale nel pensiero di Polanyi, del disastro antropologico e sociale causato non solo dal liberismo, ma ancor di più dalla fallacia di un intero sistema di pensiero, la scienza economica, che cerca di giustificarlo e di sorreggerlo.
A supporto delle interessanti pagine di Polanyi, utili sia ai frequentatori abituali del suo pensiero sia ai neofiti, il presente volume ha il pregio di proporre due contributi, rispettivamente di Alain Caillé con Jean-Louis Laville e di Jérôme Maucourant, che, oltre a presentare rapidamente la biografia intellettuale del filosofo ungherese, chiariscono l’estrema attualità della sua critica al capitalismo e alla società dei mercati.
Polanyi emerge così come economista dalle solide basi storiche e antropologiche che, con la sua opera, ha saputo smontare l’edificio apparentemente saldo dell’economia classica per svelarne l’essenza ingannevole: quella di un vasto apparato teorico che attribuisce validità universali a una precisa contingenza storica, il laissez-faire liberista dell’Europa ottocentesca. Eppure con questa insistita proiezione dei meccanismi propri dell’economia borghese su uno sfondo di regolarità assolute, il sofisma economicistico ha saputo incantare il mondo definendo una disciplina vincente nella gerarchia dei saperi occidentali, incidendo concretamente nella realtà storica delle economie europee e poi globali, in breve giocando un ruolo determinante nell’affermazione su scala planetaria del modo di produzione capitalistico. È dunque urgente - e a questo compito la presente pubblicazione intende offrire un contributo agile - riscoprire e attualizzare la figura di Karl Polanyi, atipica ma centrale nel panorama intellettuale del XX secolo.