L'opera ricostruisce il contributo offerto da Giorgio Nebbia, chimico e merceologo, divulgatore e militante ambientalista, al dibattito sui limiti della crescita a partire dagli anni Settanta del secolo scorso. La prima parte tratteggia la biografia e la ricchissima produzione saggistica di Nebbia, mentre la seconda è un'antologia dei suoi scritti più significativi. Il filo conduttore è l'intreccio tra le motivazioni scientifiche e quelle sociali che ne sorreggono il percorso nei decenni. Le prime si basano sulla ricerca originale del merceologo, centrata sullo studio del metabolismo delle merci con l'obiettivo di applicare le leggi biofisiche allo studio dell'economia, svelando così i limiti naturali della crescita. Nel contempo, la sensibilità acquisita dal cattolicesimo conciliare e dalla migliore cultura del comunismo italiano lo portano a considerare la crisi ecologica inscindibilmente legata alla crisi sociale. Temi, oggi, di grande attualità.
Nel volume si affronta innanzitutto il rapporto economia/ambiente, quindi la microeconomia dell'ambiente e la macroeconomia, per concludere con il passaggio dall'economia dell'ambiente all'economia ecologica, di cui ne definisce i caratteri.
Tutti conoscono la celebre formula con cui Karl Marx conclude le sue lapidarie Tesi su Feuerbach: «I filosofi hanno solo interpretato il mondo in modi diversi; si tratta però di mutarlo». Induce a sorridere? Appare ingenua? Velleitaria? Idealistica? Potrei riscriverla così: «Comprendere il mondo è indispensabile per chi desideri renderlo abitabile». Formulandola in questo modo, immagino - e spero - che più di una lettrice e di un lettore saranno d'accordo. Ma per comprendere il mondo nella sua incredibile complessità, dobbiamo fare sì che le conoscenze si incrocino e tenere presenti tre «suggerimenti» metodologici: ecologizzare il nostro spirito, deoccidentalizzare la nostra prospettiva e valorizzare un approccio retro-prospettivo. (Serge Latouche)
"Le ripetute crisi che scuotono il mondo dall'inizio del XXI secolo dovrebbero indurci a ripensare i fondamenti della nostra società. È ormai evidente che, di fronte alle catastrofi presenti o future, domina il senso d'impotenza. Devastazioni spesso irreversibili colpiscono gli ambienti naturali: suolo, biodiversità, energia fossile, acqua, aria. Le contaminazioni si fanno sempre più gravi e sempre più pericolose. Intere aree sono divenute definitivamente radioattive, i mari sono contaminati dai rifiuti prodotti dalle attività umane; l'aria, l'acqua potabile, il suolo sono inquinati. Le perturbazioni climatiche sono sempre più frequenti [...]. Con la drastica riduzione delle 'risorse', in tutto il mondo si moltiplicano le guerre. Intere società si disgregano. Esperti scientifici di ogni sorta, uomini politici, filosofi e altri specialisti in scienze umane si affannano a proporre soluzioni che il più delle volte non fanno altro che accompagnare la caduta. Il sistema resiste, talmente i suoi ingranaggi sono strutturati, interconnessi, saldamente ancorati ai corpi e alle menti degli uomini e delle donne del pianeta. È contro tale senso d'impotenza che questo Manifesto si propone di intervenire" (dall'Introduzione).
Si discute del "lascito" dell'Expo di Milano. I contributi di questo volume danno una risposta che solo pochi anni fa sarebbe apparsa assurda, più che provocatoria. In termini incalzanti, il volume dimostra la rinnovata centralità dell'agricoltura, del concreto rapporto degli esseri umani con la terra. E ciò non solo dove si lotta per la sopravvivenza, ma dappertutto, in Italia e nel mondo. Prefazione di Carlo Petrini.
Sono vent'anni che la Campania è sommersa dai rifiuti. Una politica corrotta o incapace, poteri criminali e interessi economici hanno determinato un disastro ecologico di enormi proporzioni. Si è scelta una comunità "debole" per trasformarla nella discarica finale di ogni scarto. Ma la convinzione che quella comunità sarebbe rimasta apatica si è rivelata sbagliata. Si è formata, invece, una comunità resistente capace di battersi per la giustizia ambientale, di proporre soluzioni alternative, di gridare le sue ragioni. In Campania sono le donne a svolgere un ruolo di primo piano. Questo libro racconta le storie di alcune di loro nella convinzione che costruire la memoria significa lottare contro la fine della storia e il ricatto di un presente senza alternative. Raccontare le storie di Teresa e le altre è un antidoto potente, un tassello di una resistenza collettiva, un progetto di guerrilla narrative. Perché la resistenza ha bisogno di voci e di reti. Perché raccontare è (r)esistere. Con un intervento di Erri De Luca.
Interamente dedicato a Edward Goldsmith, fondatore dell'Ecologist e figura primaria nel panorama ecologista mondiale, deceduto lo scorso agosto, il volume contiene una raccolta di riflessioni uscite scritte nei giorni successivi alla sua morte dai collaboratori più stretti e dagli amici più intimi, come Vandana Shiva, Jerry Mander, Alain De Benoist, Paul Craig Roberts, Peter Bunyard ecc.