Il volume affronta le grandi questioni della medicina del nostro tempo il cui tema fondante, la relazione medico-paziente, viene qui analizzato rispondendo ad alcune domande fondamentali.
Cosa significa oggi parlare di qualità e di dignità della vita umana? In che rapporto stanno tra loro autonomia del paziente e responsabilità del medico, soprattutto nella dinamica del consenso informato? Come si può promuovere l’educazione del paziente, soprattutto in tema di stili di vita, nel rispetto delle sue credenze e delle sue convinzioni, dei suoi giudizi di valore sulla vita e sulla morte, sul dolore e sulla qualità di vita…
«Perché sia il paziente che il medico», sottolinea l’autrice, «hanno entrambi bisogno di formazione e a entrambi si richiede una particolare cura del loro rapporto, per affrontare le possibili difficoltà con quella lealtà reciproca che riconosce i limiti umani in cui ognuno di loro non può non incorrere. Per questo nella relazione medico-paziente si riflette e si rivela l’allegoria di ogni relazione umana, della sua forza e della sua debolezza, della sua intrinseca dimensione etica».
Un racconto sulla relazione di cura, sul modo in cui la responsabilità personale può tradursi in responsabilità sociale nel momento in cui i processi decisionali coinvolgono più persone, e le diversità dei giudizi e delle valutazioni sembrano interpellare la coscienza di tutti e di ciascuno.
Paola Binetti, psicologa clinica e neuropsichiatra infantile, è stata tra i fondatori dell’Università Campus Bio-Medico di Roma, dove ha svolto fin dagli inizi il ruolo di Direttore del Centro di Educazione Medica e di Presidente del Consiglio di Corso di Laurea della Facoltà di Medicina e Chirurgia. Ha contribuito a imprimere una forte spinta innovativa negli studi medici, insistendo sulla necessità di introdurre nel piano di studi le Medical Humanities e la figura multidimensionale del tutore clinico per permettere una formazione personalizzata per ogni studente. Da sempre impegnata nella riforma del sistema universitario, membro di numerose istituzioni scientifiche italiane e internazionali, è autrice di 30 libri e di oltre 300 pubblicazioni su riviste nazionali e internazionali su tematiche legate alla psicologia clinica, alla pedagogia medica e alla bioetica.
Ha partecipato attivamente a molteplici iniziative volte all’approfondimento del dialogo tra le problematiche sociali e l’etica medica, per offrire un contributo all’analisi delle nuove domande legate alla ricerca, alla qualità di vita dal concepimento fino alla fine naturale. È stata presidente del Comitato Scienza & Vita per la difesa della legge 40, dal 2006 è impegnata nell’attività parlamentare della Commissione Sanità e Affari sociali, prima in Senato e attualmente alla Camera dei Deputati. Membro della Commissione d’inchiesta per gli errori sanitari, è autore di numerose proposte di legge in campo socio-sanitario.
Attraverso un’analisi esaustiva della struttura e del funzionamento dei cosiddetti gruppi carismatici e dei dati relativi all’attività di un centro di ascolto, il volume offre una riflessione psicologica sulle motivazioni individuali, i processi sociali e le dinamiche relazionali che sottendono il fenomeno del settarismo e dell’antisettarismo religioso moderno.
Il bisogno di credere, di evadere, di ricercare il senso e la speranza sono tutti bisogni costitutivi dell’esperienza umana. Ma cosa succede quando il credere scivola in credulità, il fideismo e l’appartenenza diventano gregarismo e dipendenza, la fiducia nel leader degenera in ipocritica, la fantasia e il gioco sono mortificate in stereotipia e ripetitività, il simbolismo decade in totemismo, il rito in rituale esoterico per iniziati e la solidarietà e coesione interna diventano chiusura e distacco dall’esterno…
L’autrice analizza i fenomeni religiosi per coglierne strutture e dinamismi psicologici, si interroga sulle caratteristiche di personalità e sulle motivazioni dei soggetti coinvolti, sottolineando il potenziale trasformativo che le esperienze del genere hanno sulla loro personalità.
Raffaella Di Marzio, laureata in Psicologia, Scienze dell’educazione e Scienze storico-religiose, è insegnante di religione cattolica. Membro del direttivo della SIPR (Società Italiana di Psicologia della Religione) e del comitato scientifico della rivista «Cultic Studies Review» pubblicata dall’ICSA (International Cultic Study Association), ha insegnato Psicologia della religione presso la Pontificia Facoltà «Auxilium» di Roma. Autrice di numerosi articoli in lingua italiana e inglese pubblicati su riviste specializzate nel settore, è tra i collaboratori del volume Le religioni in Italia (Elledici, 2006). Direttrice editoriale dei primi corsi online sul fenomeno religioso in Italia (www.corsiweb.org), ha fondato ed è responsabile del Centro di Informazione online SRS (Sette, Religioni e Spiritualità: www.dimarzio.it).
Luogo privilegiato degli scambi affettivi, la famiglia oggi è in crisi. L'autrice affronta il tema della frammentazione e moltiplicazione dei possibili modelli in cui si esprime e si realizza oggi il far famiglia, un'istituzione che comunque continua a imporsi come modello di riferimento. In una società sempre più competitiva, in cui l'uomo chiede spazi di maggiore libertà e autonomia – ponendo in primo piano la realizzazione personale, l'investimento nello sviluppo dei talenti, e la possibilità di strutturare legami altamente flessibili – il ritardo delle politiche sociali non permette di affrontare il declino della generatività e la crisi della coppia.
Vengono analizzate le più recenti proposte di legge, i cus, i pacs, i dico, e le richieste delle coppie omosessuali, ridefinendo i processi che permettono di comprendere l'evoluzione della famiglia, per definire meglio cosa c'è in essa di stabile, di strutturale – e cosa c'è di naturalmente mutevole.
Ma nonostante tutto, secondo l’autrice la famiglia c'è, solida e duratura, vero nodo cruciale del rapporto tra natura e cultura, tra tradizione e innovazione, e resta punto di riferimento affettivo e valoriale, etico ed economico nella nostra società.
Paola Binetti, neuropsichiatra infantile e psicoterapeuta, direttore del Dipartimento per la ricerca educativa dell’Università Campus Bio-Medico di Roma, è stata Presidente del Comitato Scienza & Vita, che si è battuto per la difesa della legge 40 durante il referendum che ne chiedeva l’abrogazione. Membro del Comitato nazionale di Bioetica, attualmente deputato del Partito Democratico, è autrice di oltre 200 pubblicazioni nazionali e internazionali sul tema della famiglia, dell’educazione terapeutica e della formazione.
La violenza domestica è un fenomeno sociale e familiare di cui solo di recente si sono riconosciute l'estensione e la gravita. Infatti, in Italia, ma anche in altri paesi occidentali, questa forma di sopraffazione non scompare con l'avanzare del cosiddetto progresso; è solo divenuta più subdola e multiforme. Il volume è una riflessione sul costo sociale e psicologico, non solo per le donne, ma per l'intera società della violenza in famiglia. Una violenza che trascende i tempi storici e le condizioni socio-culturali, che si esprime quotidianamente nell'ambito di tante mura domestiche e ha come vittime non solo le donne ma anche i bambini, con conseguenze devastanti per tutti, poiché la violenza si trasmette e si apprende. Vengono rievocati e illustrati il percorso e i motivi culturali, sociali e politici che hanno portato alla nascita dei Centri antiviolenza in Italia e in molti paesi europei e non europei, attraverso le testimonianze di chi ha contribuito alla nascita di questi centri e di chi vi ha lavorato o tuttora vi lavora.
Dal fenomeno wrestling al comportamento violento, dai videogiochi alle condotte aggressive, dalla violenza in TV alle assurde emulazioni di fronte a cui, non di rado, rabbrividiamo tutti: esistono similitudini tra quello che i giovani vedono sugli schermi e i loro comportamenti antisociali e violenti? Il fenomeno del bullismo purtroppo "sta al passo con i tempi". Quali sono le sue nuove forme? Come nasce il cyberbullo e in che cosa risiede la sua forza? Come si può prevenire il bullismo, chi ne è responsabile e di chi è la colpa? La lettura psicologica del fenomeno inizia in questo libro con il ritratto psico(pato)logico del bullo per proseguire con quelli, non sempre edificanti, dei mass-media, della scuola e della famiglia. Gli autori, facendo luce e le dovute distinzioni tra i concetti di aggressività e di violenza, fanno il punto della situazione sui comportamenti patologici nella società dei giovani e si soffermano sulle conseguenze di tali condotte. Ai danni fisici delle vittime si sommano traumi psichici particolarmente gravi di cui non sono affatto esenti gli aggressori. Inevitabilmente cupo, il quadro che emerge da questa analisi contiene tuttavia nuclei creativi di notevole potenziale, individuati in particolare all'interno della famiglia e nella partecipazione delle istituzioni. Nella ricca disamina delle modalità di prevenzione spicca un progetto educativo alla legalità, già in via di attuazione, che coinvolge unanimemente studenti, insegnanti, genitori e i mass-media.
In un momento di acceso dibattito, a volte solo ideologico, sul tema della maternità e della paternità in condizioni di sterilità biologica, questo libro propone una riflessione di ampio respiro sullo scenario che ha permesso l'attivazione di proposte e di loro contrapposizioni. Coniugato tutto al femminile, il pensiero che percorre i vari capitoli si ispira a quella complessità che non può accontentarsi di visioni unilaterali né può ancorarsi a soluzioni che scotomizzano la realtà interiore. La generatività chiama in causa fattori di diversa natura che sono iscritti nella storia del singolo individuo e che trovano una loro eco più profonda nell'immaginario collettivo da cui scaturiscono. Il bisogno di procreazione è consustanziale al concetto di esistenza e merita tutta la nostra attenzione, ma è importante considerare il fatto che il superamento del limite biologico proposto dalla fecondazione assistita necessita di nuovi paradigmi teorici perché sia dato un senso all'evento della nascita. Non basta superare un limite biologico per generare un figlio perché nella nostra tradizione storico-culturale esiste una stretta integrazione tra chi è portatore di desiderio e chi è portatore di materiale genetico. La modifica delle leggi e la messa a punto di nuove tecnologie consentono, seguendo un pensiero maschile, una nuova progettualità ma è solo attraverso un'elaborazione lenta e profonda che si possono cogliere e superare le ansie, le angosce, le contraddizioni che accompagnano ogni atto creativo.