Uscita originariamente in due volumi quest'opera di Paolo Prodi ricostruisce la vicenda di Gabriele Paleotti - dagli anni di formazione fino alla promozione a vescovo di Bologna annunciata da Pio V nel concistoro del 30 gennaio 1566 - e analizza la complessità della vita della chiesa nella seconda metà del Cinquecento. Facendo perno proprio sulla figura del cardinale bolognese, che aveva preso parte all'ultima fase del concilio di Trento e che, in parallelo con Carlo Borromeo a Milano, intendeva applicare i decreti tridentini, vengono messi in luce le difficoltà e gli impedimenti che la struttura sempre più accentrata della chiesa romana poneva alla realizzazione della riforma nelle chiese locali. Non mancano aspetti meno noti come la vicinanza del cardinale a esponenti dell'ambiente accademico bolognese e del mondo intellettuale e artistico che saranno basilari per l'elaborazione di una riflessione sulla natura, sulla storia sacra e sulle arti figurative. Perché ripubblicare a distanza di tanti anni una biografia dedicata a Paleotti che è stata pensata prima del concilio Vaticano II, e prima della cosiddetta globalizzazione? Ebbene, questa nuova edizione vuole significare non un mero omaggio a un grande storico scomparso di recente, ma l'occasione per la riscoperta di un vero classico della storiografia italiana. Perché, sebbene le traiettorie religiose, politiche e culturali della Penisola e i percorsi della ricerca internazionale siano sensibilmente mutati rispetto agli anni cinquanta e sessanta del secolo scorso (ma potrebbe essere diversamente?), le pagine del Paleotti non appaiono affatto invecchiate e possono ancora stimolare numerose domande sul cammino moderno della Chiesa latina. (dall'Introduzione di Vincenzo Lavenia)
Giorgio Fuà ha visto la propria vita intrecciarsi con alcuni tra i fatti e i processi più importanti del Novecento. Il secondo conflitto mondiale, la Shoah, la Guerra fredda, il «miracolo economico », la crisi del sistema fordista, il crollo del modello sovietico e l’erompere della globalizzazione hanno costituito lo sfondo di un’esistenza che lo ha condotto a collaborare, assumendo ruoli di grande responsabilità, con uomini come Adriano Olivetti, Ernesto Rossi, Gunnar Myrdal ed Enrico Mattei. Anche grazie a queste esperienze, Fuà ha tratteggiato e sostenuto il profilo dell’«economista utile», uno scienziato sociale cioè che all’accurata analisi della realtà è chiamato ad aggiungere proposte per la soluzione dei problemi indagati.
Laicità, distacco del potere spirituale dal potere temporale, separazione del diritto naturale-divino dal diritto positivo, civile e canonico, nascita del dualismo tra la sfera della coscienza e quella della giustizia umana: sono i tratti costitutivi che secondo la fine interpretazione di Prodi connotano la modernità occidentale europea. Una modernità oggi in profonda crisi, economica e politica, ma soprattutto antropologica. È l'uomo europeo a più dimensioni, della coscienza e della legge, che deve misurarsi con la globalizzazione a una dimensione.
Il volume è in larga parte centrato sull'opera del cardinale Gabriele Paleotti, che con un suo celebre trattato pose con forza il problema dell'aderenza dell'arte alla nuova spiritualità tridentina. La Roma papale, già avviata agli splendori della propria autocelebrazione, respinse tuttavia la rigorosa precettistica di Paleotti. Due posizioni inconciliabili che nell'arte figurativa conducono da una parte alla quotidianità sofferta di Caravaggio e dall'altra all'esaltazione atemporale del divino e delle sue manifestazioni nel barocco trionfante.
"Cristianesimo e potere" è dedicato a un tema che costituisce il filo rosso di tutta l'indagine dello storico Prodi: una ricerca dedicata a mettere in luce come la caratteristica della civiltà europea sia la peculiare divisione di ambiti fra Chiesa e Stato. Indagine storica ma insieme riflessione sulle trasformazioni di un presente in cui questo secolare equilibrio pare destinato a spezzarsi.
Questo quarto volume della serie dedicata a ripercorrere le varie fasi del Concilio Vaticano II introduce una importante novità rispetto alla consueta formula epistolare fin qui adottata. Quella che viene proposta è infatti una selezione di documenti originali redatti dalle Commissioni preparatorie preceduta da un denso saggio introduttivo della curatrice Sandra Mazzolini, che sottolinea l'irriducibile complessità di fondo dei testi prodotti e mette in luce le dinamiche infra ed extraecclesiali soggiacenti alla loro stesura. Per quanto definitivamente e autorevolmente superati dal "corpus" dei testi promulgati dal Vaticano II, gli "schemi" preparatori continuano a costituire un'importante chiave di lettura dei documenti conciliari stessi e rientrano a pieno titolo nell'acceso odierno dibattito sull'interpretazione del Vaticano II.
In questo terzo volume della serie dedicata a ripercorrere le varie fasi del Concilio Vatieano II, il periodo preso in considerazione va dal gennaio 1961 al settembre 1962, alle soglie dell'evento conciliare. La formula è quella consueta dello scambio epistolare: riflessioni, testimonianze e letture con le quali un gruppo di cattolici laici e impegnati nella loro Chiesa intende testimoniare l'attualità del Concilio. Il racconto della lunga e complessa Fase preparatoria giunge così al suo sorprendente atto finale: della settantina di "schemi" elaborati dalle Commissioni solo uno fu poi utilizzato dai Padri conciliari, quello dedicato alla riforma liturgica. Ma quali erano gli indirizzi teologici e pastorali seguiti negli "schemi" poi respinti o lasciati cadere? In base a quali preferenze i Padri conciliari hanno ritenuto opportuno porvi di nuovo mano, orientando la discussione e il lavoro sinodale verso quello che sarà il grande magistero del Vaticano II?
Da sempre incentrata sui caratteri costitutivi della civiltà europea moderna, all'intersezione di storia politico-istituzionale, storia della Chiesa, storia economica e del diritto, la riflessione di Paolo Prodi si trova magistralmente illustrata in queste pagine. Come siamo diventati ciò che siamo, come si è formata la modernità? Sono queste le domande a cui il volume risponde abbracciando in un unico sguardo un processo secolare, che dal Medioevo arriva a oggi.
Poteva un evento epocale come il Concilio Vaticano II limitarsi a difendere la tradizione cristiana contro gli assalti della società moderna e quelli, ancor più insidiosi, del tempo post-moderno? La risposta di questo libro è no, questo non poteva bastare. Quando i vescovi di tutto il mondo si riunirono a San Pietro, infatti, alla condanna degli errori osservati nel mondo preferirono un'esposizione positiva e convincente delle verità da accogliere e testimoniare, perseguendo quel rinnovamento spirituale e pastorale che era stato il grande insegnamento di papa Roncalli. Questo secondo volume della serie "Vaticano II in rete" ripercorre l'interessante fase preparatoria che precede il Concilio, nella quale le due anime - quella rigidamente difensiva e quella aperta all'ascolto - sono entrambe presenti e all'opera. Un contesto rispetto al quale la scelta decisiva compiuta successivamente dai Padri conciliari acquista maggior valore.
Luigi Pedrazzi, tra i fondatori e i principali animatori dell'Associazione il Mulino, di cui è attualmente presidente, è stato vicesindaco della città di Bologna. Con il Mulino ha pubblicato anche "Resistenza cattolica" (2006).
Un gruppo di cattolici laici e impegnati nella loro Chiesa sente il bisogno di ricostruire una memoria "di base" di quel lungo e complesso processo di eventi che ha attraversato il cattolicesimo tra il 1959 e il 1965 con il Concilio Vaticano II. Ha così inizio un intenso scambio epistolare di riflessioni, testimonianze, letture: documenti che viaggiano, mese dopo mese, via rete e sono raccolti in questo volume. E' il primo di una serie intesa a rivivere le varie fasi del Concilio ed è il frutto di un anno di lavoro, dall'ottobre 2008 al settembre 2009, scandito dalle ricorrenze del cinquantenario dell'elezione di papa Roncalli e dell'annuncio del Vaticano II. Il libro ripropone con forza l'attualità del Concilio e mette a confronto l'idea di Chiesa che esso delineò con la realtà ecclesiale di oggi, senza tacere gli inciampi sul cammino ecumenico di questi ultimi anni. Anche per questo la formula della coedizione Claudiana-Mulino e il dialogo intrecciato nell'introduzione con la Moderatora della Tavola valdese, Maria Bonafede, acquistano un significato ecumenico preciso.
Luigi Pedrazzi, tra i fondatori e principali animatori dell'Associazione il Mulino, di cui è attualmente presidente, è stato vicesindaco della città di Bologna dal 1995 al 1999. Con il Mulino ha pubblicato recentemente "Resistenza cattolica" (2006).
La complessa relazione che il capitalismo intrattiene con la democrazia si caratterizza come legame necessario o come contrasto irriducibile? E se sono veri sia il legame che il contrasto, qual è la via d'uscita? Salvati sviluppa le sue argomentazioni confrontandosi con le tesi di altri studiosi contemporanei: R. Phillips e R. Reich sulle caratteristiche del capitalismo americano; A. Glyn su keynesismo e neoliberismo, i due principali regimi di politica economica del dopoguerra; R. Dahrendorf sulla difficile «quadratura del cerchio» tra libertà, crescita economica e coesione sociale; J. Attali sulle possibili misure di politica economica e sociale condivisibili da destra e sinistra; M. Castells su media e democrazia; J. Dunn sul conflitto tra democrazia come ideale politico e democrazia come forma di governo. Fiducioso, nonostante tutto, che la conciliazione fra capitalismo e democrazia sia possibile, anche se difficile, Salvati privilegia un atteggiamento riformistico, concreto e insieme riflessivo, lontano dal modo ideologico, gridato e approssimativo con cui temi di questa importanza sono affrontati nel dibattito politico e nella stampa quotidiana.
Sollecitato dalle domande di Andrea Ricciardi, Gino Giugni in questo volume autobiografico ripercorre le tappe salienti della sua vicenda personale e professionale nel contesto della storia politica italiana dell'ultimo mezzo secolo: dall'infanzia sotto il fascismo alla Resistenza, agli studi in Italia e negli Stati Uniti, alla lunga attività di studioso di diritto del lavoro, dI intellettuale impegnato in politica. Una memoria intessuta di personaggi e di ambienti (come il Mulino, alla cui attività Giugni ha partecipato fin dagli anni Cinquanta, o come il Partito socialista nelle cui file ha lungamente militato), di episodi anche drammaticI come l'attentato subito a opera delle Brigate rosse. Ricordi supportati da un puntuale riscontro, fatto nelle note dal curatore, con la ricca documentazione dell'archivio personale dI Giugni e di altri fondi documentali. A completare il volume sette interventi tenuti da Giugni In Parlamento, che si connettono strettamente ad alcuni momenti cruciali del racconto.
La resistenza di cui parla Luigi Pedrazzi è un atteggiamento interiore: è il restare fermi sui principi in cui crediamo e sull'insegnamento delle grandi figure che li incarnano e li rinnovano. Ne è una testimonianza questo libro in cui sono raccolti alcuni interventi che l'autore ha pubblicato tra il 2004 e il 2005 sul quotidiano bolognese "Il Domani". Il materiale è ordinato in tre sezioni seguite da tre piccoli saggi scritti ad hoc, in cui la riflessione va oltre la cronaca per affrontare problemi tutt'ora aperti o di portata più generale.
Una lista unitaria dei principali partiti dell'Ulivo per le elezioni europee e, in prospettiva, la grande meta di un Partito democratico, che costituisca il nucleo del centro-sinistra nella sfida elettorale del 2006: questi sono i grandi temi sul tappeto dopo che, a luglio, Romano Prodi ha conferito spessore politico al progetto e, ad agosto, il vertice dei Ds l'ha avallato. Michele Salvati, che nell'aprile scorso lanciò per primo questa proposta con un articolo-manifesto su "Il Foglio", raccoglie in questo libro i principali argomenti che la giustificano.
Figure di grande rilievo, Giuseppe Dossetti e Giuseppe Lazzati furono entrambi eletti all'Assemblea Costituente nel giugno '46. Dopo aver svolto un ruolo di primo piano nell'elaborazione dei principi fondamentali della Carta costituzionale, Dossetti nel 1951 abbandonò la politica, per poi farsi monaco. Lazzati, dopo una legislatura in Parlamento, tornò all'insegnamento di letteratura cristiana antica nell'Università Cattolica. Nel 1984 Leopoldo Elia e Pietro Scoppola hanno intervistato a lungo Dossetti e Lazzati. A distanza di vent'anni, quell'intervista diventa un'originale e importante fonte storica in cui i protagonisti, intrecciando le loro voci, raccontano se stessi e insieme alcune fasi cruciali della vita politica del nostro paese.