Circola da tempo una visione nostalgica della Prima Repubblica, alimentata soprattutto dall'insoddisfazione per il bipolarismo rissoso e per i cattivi risultati economici della Seconda. È una visione fuorviante, sostiene Michele Salvati in questo suo polemico saggio, che affronta di petto due grandi interrogativi: quale sia l'origine del ristagno economico del nostro Paese; perché Berlusconi, dopo la sorprendente vittoria del 1994, sia riuscito a tornare al potere ed a restarci per quasi tutto il primo decennio di questo secolo. Netta è la posizione di Salvati in merito alle "colpe" della Prima Repubblica e in particolare dei governi di centro-sinistra: il pesante arretrato di riforme strutturali e la gravosa eredità del debito pubblico sono all'origine di molte delle difficoltà economiche attuali. Uno sforzo serio per superarle fu fatto dai governi degli anni '90, ma nel decennio appena trascorso la gravità del lascito della Prima Repubblica venne colpevolmente sottovalutata. Più complessa è la risposta all'interrogativo su Berlusconi che chiama in causa non solo il sistema politico ma l'intera società italiana e la sua storia, prima e dopo Mani Pulite. Fa da collante ai diversi temi un capitolo sulla qualità della democrazia in Italia che dà profondità storica ai problemi emersi in maniera acuta in tempi recenti.
La complessa relazione che il capitalismo intrattiene con la democrazia si caratterizza come legame necessario o come contrasto irriducibile? E se sono veri sia il legame che il contrasto, qual è la via d'uscita? Salvati sviluppa le sue argomentazioni confrontandosi con le tesi di altri studiosi contemporanei: R. Phillips e R. Reich sulle caratteristiche del capitalismo americano; A. Glyn su keynesismo e neoliberismo, i due principali regimi di politica economica del dopoguerra; R. Dahrendorf sulla difficile «quadratura del cerchio» tra libertà, crescita economica e coesione sociale; J. Attali sulle possibili misure di politica economica e sociale condivisibili da destra e sinistra; M. Castells su media e democrazia; J. Dunn sul conflitto tra democrazia come ideale politico e democrazia come forma di governo. Fiducioso, nonostante tutto, che la conciliazione fra capitalismo e democrazia sia possibile, anche se difficile, Salvati privilegia un atteggiamento riformistico, concreto e insieme riflessivo, lontano dal modo ideologico, gridato e approssimativo con cui temi di questa importanza sono affrontati nel dibattito politico e nella stampa quotidiana.
Una lista unitaria dei principali partiti dell'Ulivo per le elezioni europee e, in prospettiva, la grande meta di un Partito democratico, che costituisca il nucleo del centro-sinistra nella sfida elettorale del 2006: questi sono i grandi temi sul tappeto dopo che, a luglio, Romano Prodi ha conferito spessore politico al progetto e, ad agosto, il vertice dei Ds l'ha avallato. Michele Salvati, che nell'aprile scorso lanciò per primo questa proposta con un articolo-manifesto su "Il Foglio", raccoglie in questo libro i principali argomenti che la giustificano.