Per mito, nel linguaggio di oggigiorno, s’intende qualcosa di irreale o semplicemente una leggenda più o meno fantastica. Con la parola mythos, invece, si deve intendere quello che tradizionalmente significava, vale a dire un modo diverso che gli uomini hanno di esprimere una convinzione, o piuttosto una verità che non è necessariamente «chiara e distinta» alla ragione e che, ciò nonostante, si accetta come ovvia e quindi non ha bisogno di essere dimostrata.
Il messaggio dei miti non può essere trasmesso con una riflessione esclusivamente razionale. Troppo spesso si è considerato il concetto come il migliore strumento della parola in quanto tende all’univocità necessaria per l’intelligibilità. Tuttavia ridurre il logos a concetto porta a un suo serio impoverimento, con gravi ripercussioni sulla vita umana stessa. Di fatto l’uso più corrente della parola è simbolico, perciò polivalente, non univoco e salva il discorso dal grande pericolo dell’oggettivismo, il quale facilmente porta al fanatismo. Il mito egizio (raccontato da Platone) che vede nella scoperta della Scrittura l’inizio della degenerazione della cultura racchiude una qualche verità. Un pensiero puramente oggettivo non permette altre interpretazioni. Una deduzione logica univoca non permette alcuna deviazione: 2 + 2 = 4 e solo 4. Il simbolo invece ci permette di superare l’oggettivismo senza cadere nel soggettivismo. Il simbolo non è né oggettivo né soggettivo; sta nella relazione e quindi il dialogo è indispensabile per pensare bene – e anche per vivere bene. La natura umana non è individualistica. L’uomo non è riducibile all’individuo e nemmeno a un semplice concetto. Per questo il discorso sul mito ci porta necessariamente a parlare del mezzo più potente che l’uomo ha per avvicinarsi alla realtà e ai suoi simili: il simbolo.
Conclude questo primo tomo una riflessione sul culto, cioè sul rito in quanto simbolo in azione, espressione fondamentale dell’homo religiosus ed attività che l’uomo compie in comunione con il cosmo per il sostentamento dell’universo: il rito è infatti l’azione che consente al secolare di essere vissuto nella sua sacralità.