Come una folla di altri visitatori, anch’io ho sostato affascinato, per certi versi persino abbacinato, di fronte a quella straordinaria distesa musiva di 6340 metri quadri e 130 pannelli iconografici che rendono la cattedrale di Monreale uno dei capolavori ineguagliabili, espressione altissima di quella «diaconia della bellezza», che dà il titolo a questo volume e ne costituisce quasi il motto e l’insegna. Immagini del mistero della fede, segni mistagogico-liturgici, forme nobili di catechesi, i mosaici di Monreale continuano a parlare a tutti con una loro pedagogia visiva spirituale ed esistenziale. E questo avviene all’interno di uno spazio e di un’architettura di pietre che, però, è simile a un corpo vivente, la cui esistenza è iniziata nel 1174 col normanno Guglielmo II, avrà il suo battesimo nella consacrazione del 1267 e, come accade per tutti i corpi, ha subìto nei secoli malattie e ferite, ossia incendi, restauri, trasformazioni, protesi, secondo una biografia complessa che tuttavia non ha mai sfigurato la sua gloriosa identità. C’è un sottofondo armonico che pervade questo gioiello di fede e di arte, ed è la bellezza, secondo quella che nel Medio Evo era denominata la via pulchritudinis, nella consapevolezza che l’arte abbellisce e illustra la fede.
(dalla «Prefazione» del card. Gianfranco Ravasi)
Un racconto corale e plurilingue, fatto di odori e sapori, principi azzurri, dittatori ed eroi. Siamo in Transilvania, nella prima metà degli anni '70. La piccola comunità che vive nel villaggio ai piedi della fortezza medievale non lontano da Brasov è un crocevia di lingue e civiltà, antiche e moderne. Un bambino di sei anni vi trascorre l'infanzia insieme ai nonni. Curioso e ingenuo, tenta di capire quello che lo circonda a partire dalle parole, oggetti spesso strani e sfuggenti che in qualche modo danno forma alla realtà. Lo sguardo spensierato del bambino cerca e trova la vita segreta delle cose e attraverso la favola interpreta un tempo segnato da tragedie e lacerazioni.
Un piccolo paese di campagna, ci si conosce tutti. Impossibile non annoiarsi. In particolare se hai tredici anni, la scuola è finita, fa caldo e i vestiti ti si appiccicano addosso. Capita che a voler passare il tempo poi si diventa curiosi e con un binocolo in mano si possono vedere tante cose. Nascosto tra le fronde di un albero, Michele scopre che la colf del notaio, tutti i pomeriggi, incontra uomini. Ogni giorno uno diverso. È come stare al cinema senza pagare il biglietto. Il conto arriva quando viene scoperto dalla donna, trascinato per un orecchio e rinchiuso a chiave dentro il suo armadio. Imprigionato e al buio, Michele è costretto a una rivelazione che segnerà per sempre la sua vita.
In Scintille l'arte incontra la trascendenza, nella ricerca di senso e di infinito che caratterizza l'umano. Si racconta di persone, di opere, di amore, di percorsi: dal sé all'altro e poi agli altri, fino alla percezione del "noi". Dove il medium di questo cammino, non può che essere la bellezza, secondo tutte le sue - non finite - forme. Si riflette sull'idea di comunità nella diversa prospettiva laica e religiosa. Si parla di contaminazioni con Nicola Spinosa, di inquietudine con Mimmo Jodice, di meraviglia con Yannick Vu Jakober, di luce con Silvio d'Ascia, di magnanimità con Laura Mattioli, di metamorfosi con Michal Rovner, di armonia con George Pehlivanian, di ponti con Angelo Casati, di resistenza con Marisa Albanese, di dialogo con Stefan Kraus, di bellezza con Wolfgang Laib, di possibilità con Giancarlo Santi e di altro, altro ancora. In un dialogo informale e con un linguaggio familiare si discute con i Protagonisti dell'arte del nostro tempo, delle loro vite, del loro intrecciarsi con altre - quelle di Chagall, di Beuys o Kounellis - del loro modo di essere nell'arte e per l'arte.
Gli Incontri si sono tenuti nella sezione san Luigi della Facoltà Teologica dell'Italia Meridionale a Napoli, città simbolo del Mediterraneo, il mare senza confini, dalle danze e dai pani comuni dell'opera Love differences di Michelangelo Pistoletto.
A Berlino per un'indagine, un poliziotto torna al collegio in cui ha passato l'adolescenza. Qui si è formato il gruppo di amici che, una volta tornati in Italia, hanno dato origine alla lotta armata. Lui vuole capire come è successo, da quale male privato è nato il male pubblico. E ricostruisce la vicenda di due fratelli, del loro sodalizio e della loro competizione, e la storia delle loro donne tra Berlino, una livida Roma e una piccola isola persa in un lago. Il tutto in uno scenario dominato dalle milizie di un regime autoritario che si è istaurato in conseguenza della contestazione e del terrorismo. Un romanzo radicato nella concretezza dei luoghi ma fantastico quanto alla dimensione storica. La realtà non è andata così, ma così poteva forse andare a finire.
Sidónio Rosa, giovane medico portoghese, si trasferisce a Vita Cacimba, in Mozambico, per amore della bella mulatta Deolinda. Ma la ragazza è partita e nessuno sa quando tornerà, nemmeno i suoi genitori. O almeno così dicono. A Vila Cacimba, infatti, nulla è come appare: il sindaco non è veramente il sindaco, gli eroi sono vigliacchi e i traditori eroi, le case svaniscono inghiottite nella nebbia africana, in una terra che per sopravvivere deve mentire.
Marc, scultore affermato, è un quarantacinquenne di successo che non si fa mancare nulla: donne, alcol, droghe - fin quando il figlio Alexandre si suicida nel bel mezzo di una festa. L'incontro con Gloria sembra offrirgli una possibilità di riscatto. Decide di portarla a casa e prendersi cura di lei. Ma la ragazza scompare dopo avergli distrutto Vappartamento. Perché lo ha fatto? Chi è? Marc non immagina quanto della propria vita possa ancora volare in pezzi. Un Philippe Djian lucido e mortale come la lama di un rasoio.
Lontano dal catastrofismo dominante e dall'ottimismo ebete, André Schiffrin traccia possibili strade per salvaguardare l'indipendenza dell'editoria, delle librerie, del cinema e della stampa, incitandoci a prendere coscienza del fatto che non siamo né impotenti né condannati al solo consumo di bestseller, di giornali asserviti o di televisioni inette. Il denaro conquisterà le parole? La risposta, ci spiega l'autore, dipende da ognuno di noi.