È la vicenda di una mamma che non ha potuto abbracciare il suo bambino. Ed è la storia di un dolore, un'esperienza drammatica e lacerante a cui oggi, nella nostra società, forse non viene dato il giusto peso.
L'autrice racconta i giorni dell'attesa, dalla grande gioia per la scoperta di una nuova vita che cresce nel suo grembo, allo shock della perdita, al percorso di elaborazione del lutto, reso più difficile dalla sensazione di non essere capita da chi le sta intorno, di essere sola nel proprio dolore.
Un piccolo libro dedicato a tutte le "mamme speciali" e ai loro bambini, custoditi al sicuro nella memoria e nel cuore; e dedicato ai papà, ai parenti, agli amici, a quanti circondano la donna e vorrebbero esserle d'aiuto ma, magari, non sanno come fare.
Pagine intense, che danno voce al dolore, ma non si chiudono alla speranza. Perché anche le esperienze più sofferte possono trovare un senso e recare in sé i semi della rinascita.
Osea, "il più strano dei profeti", narra del suo sofferto matrimonio con Gomer. Leggendo questa storia si ha la sensazione di affacciarsi sull'orizzonte dell'amore, per coglierne la grandezza smisurata. Al confine fra l'amore umano e l'amore divino, Osea lo percorre. Le nostre riflessioni camminano su questo stesso crinale. Gli sposi, come gli umili mendicanti delle tavole di Trento Longaretti, vanno e ritornano, cercando compassione e vicinanza. Solo nel tempo troveranno la piena fedeltà, risultato e non premessa dell'amore.
Dopo la fortunata serie di Questo vangelo mi interessa, mons. Domenico Sigalini ci offre un'altra selezione di riflessioni fresche e concise sui brani di vangelo delle settimane di Avvento (anno A, B e C) fino alla solennità del Natale.
Scritte per essere proposte dal microfono di una radio, le 40 provocazioni del vescovo di Palestrina, formulate con il solito linguaggio immediato, raggiungono al cuore l'interlocutore. Ci sono situazioni in cui «la nostra fede - dice don Domenico - è messa a dura prova. Solo la speranza aperta alla Resurrezione ce ne scioglierà l'enigma».
Ma dove trovo questa speranza? È la domanda che echeggia al termine di ogni meditazione e traduce lo sconforto di chi vorrebbe credere ma fatica a fidarsi. Non si rende conto che Gesù ha scommesso davvero su ciascuno.
Forse il segreto della risposta è nel sottotitolo: D'amore si muore, di speranza si vive. Anche se è difficile localizzare la speranza, darle un nome, essa diventa promessa di un Natale che rompe la noia della nostra esistenza e ci chiama a rendere ragione del dono di un Dio bambino.