Gli animali non sono macchine. Provano sentimenti profondi solo in parte determinati dall'istinto. E li esprimono secondo rituali dell'istinto ma anche con una soggettività che nasce dalle esperienze e dall'intensità con la quale li sentono. Ogni animale ha la sua personalità, e lo sanno tutti quelli che vivono con un cane, un gatto, un uccello. La poesia - verso, narrazione, musica, immagine - è un altissimo strumento per capire, oltre che per affrontare, il mondo e la vita: manifesta e narra tale verità. Nel libro incontriamo delfini, balene, orche, cani, lupi, gatti, asini, cavalli, volpi, elefanti, cervi, giovenche, buoi, vacche, maiali, cinghiali, caproni, capre, agnelli, tigri, leoni, pantere, linci, furetti, scimmie, scoiattoli, foche, cammelli, canguri, topi, ricci, tassi, donnole, pipistrelli, usignoli, allodole, cuculi, cigni, upupe, albatri, falchi, aquile, gufi, civette, gazze, cardellini, anatre, oche, galline, galli, capponi, pappagalli, corvi, colombe, rondini, alcioni, gabbiani, pavoni, merli, tacchini, api, formiche, zanzare, ragni, libellule, rane, rospi, serpenti, tartarughe, pesci, seppie. Draghi e creature fantastiche che condividono le due nature: centauri, fauni, driadi, cavalli alati. Dei e le loro metamorfosi. Cantori divini che ammaliano bestie, piante, pietre. Questo è un racconto sulla reincarnazione poetica del mondo animale: ma un racconto non sistematico. L'autore lo ha scritto liberamente, passeggiando fra le arti lungo un'intera vita. La pagina di Paolo Isotta dipinge una Natura eterna e sempre nuova, pur se mai come ora minacciata; e i simboli antichi che in musica e in letteratura accompagnano gli animali. E mostra che la grande arte canta, con la comune origine, la nostra fratellanza. Il libro è dedicato "A tutti quelli che lottano contro la caccia, in cielo, sulla terra, nel mare".
L'ultima opera di uno dei più grandi storici del Novecento. L'analisi impietosa della decadenza della civiltà occidentale scritta nel suo momento più buio, nel 1943. Un grande classico che torna dopo la prima edizione italiana del 1948.
Siamo abituati a chiamare Re i Magi, a conoscere i loro nomi - Melchiorre, Gaspare, Baldassarre - a ritenere che almeno uno di loro sia nero, a vederli seguire una cometa dalla lunga coda luminosa per giungere al cospetto di Gesù.
Ma tutto ciò non è narrato nel Vangelo e dunque qual è l'origine di tale tradizione?
L'autore narra la genesi e la diffusione delle diverse versioni che hanno fatto, di volta in volta, dei "tre santi re" il simbolo delle razze primigenie scaturite dai tre figli di Noé; dei tre continenti del mondo antico: l'Asia, l'Africa, l'Europa; dei tre momenti dell'esistenza: la giovinezza, la maturità, la vecchiaia:; delle tre scansioni temporali: il passato, il presente, il futuro.
Una storia leggendaria, ricca di splendide e celebri raffigurazioni e di rappresentazioni ancora vive nella tradizione popolare e folklorica, che ha attraversato i secoli.