I testi delle preghiere di Agostino non sono composizioni a sé stanti, ma s'intrecciano con i suoi discorsi sull'uomo e su Dio, sulla sua vita, sui suoi peccati, sulle sue esperienze di misericordia. In esse Dio appare costante interlocutore della sua esistenza, presenza viva e costante. Una preghiera intessuta di pensieri e di sentimenti, di luci e di ombre, costantemente aperta al futuro pur nutrita di mille memorie. Egli un giorno, volendo riassumere il nocciolo di ogni preghiera, scriverà che essa è tendere con amore a Dio, alla vita eterna, cioè all'incontro svelato e definitivo con lui, espressione del desiderio più profondo del cuore umano. Questo radicamento degli interrogativi, dei pensieri e della stessa preghiera nel cuore degli uomini ha reso Agostino nel corso dei secoli vicino anche alle persone che si ritengono lontane da Dio, ma che sono pensose. Le parole di Agostino fanno per così dire corpo con la sua persona, con la sua esperienza, con la sua lingua, con i vari tempi della sua vita; per questo risulta difficile la loro traduzione, anche perché egli costantemente allude sia ad espressioni della sacra Scrittura che non sempre cita in modo esplicito, sia ad esperienze della sua esistenza che richiama solo in forma allusiva.
La preghiera non fa ripiegare su se stessi, non è un narcisismo velato o uno specchio su cui proiettare le proprie insoddisfazioni, i propri fallimenti. La preghiera è un mettersi in ginocchio, che qualifica l’atto di rivolgersi a un Tu che si china e accoglie. Mostra la piccolezza dell’human: da una parte, sono comprese tutte le tonalità del sentire; dall’altra, è indicata anche la direzione della preghiera. Il libro mette in luce come Etty Hillesum (1914-1943) è una donna ebrea olandese ce a un certo punto, d’un tratto, arriva a inginocchiarsi: l’atto di preghiera di chi ha riconosciuto il proprio limite, come segno di avere bisogno di un altro, di dipendere da un Altro. Poco tempo dopo, questo abbandono mistico viene messo alla prova in un campo d’internamento nei Paesi Bassi, dove assiste altri ebrei. La guida sicura della preghiera salica la consoliderà nel colloquio costante con Dio e con tutti. Fino alla camera a gas di Auschwitz, dove muore il 30 novembre 1943.
In questo libro l’Autrice ricostruisce le fasi dell’itinerario di preghiera – solitudine, silenzio, preghiera contemplativa e comunione con Dio in un’ottica di fraternità universale – che il monaco trappista Thomas Merton (1915-1968) sapeva proporre in modo creativo, eppure così fedele alla tradizione da ripresentare alla fine un famoso detto agostiniano, secondo il quale «la misura della nostra carità è paradossalmente amore senza misura […]. Siamo resi liberi di donare agli altri l’amore ricevuto nell’intimità della contemplazione».
Tarcisio Geijer, monaco certosino, testimonia come la preghiera sia un desiderio più semplice di quel che immaginiamo: "In senso proprio è un contatto intimo da persona a Persona". Nell'inedito che viene pubblicato a oltre vent'anni dalla sua morte, p. Tarcisio propone un "galateo" dell'anima orante, preoccupato che nessuno si disperi per gli insuccessi o al contrario s'illuda per i progressi: "Pregare richiede un notevole dispendio psichico, cioè un vero abbandono, per saper accettare il presente e la situazione nella quale ci troviamo". Nella Introduzione Firmino Bianchin e Giordano Remondi redigono un breve profilo di un certosino per il quale i confini istituzionali non erano rigidi, come capita a chiunque faccia esperienza dello Spirito.
L’Autore (1928-2012), diventato vescovo emerito di Pavia, riflette sulla sua esperienza di pastore nel vivo di incontri di vario tipo (omelie, interventi, brevi articoli). Al centro del ministero presbiterale pone il dialogo con il Signore e con le persone, un dialogo che, in risposta al mandato ricevuto, «deve farsi amore misericordioso verso ognuno secondo lo stile di Gesù stesso, e non per un certo buonismo». Il Giubileo straordinario della misericordia, indetto da papa Francesco in occasione del cinquantesimo della conclusione del Vaticano II, mette in luce la svolta “estroversa” operata dalla Chiesa, svolta che l’Autore, allora testimone in qualità di teologo esperto, sigilla nel 2003: «Fin dal concilio ho assistito al lungo travaglio da una comunità che chiede a una comunità che dona».
Che cosa rende unico il Triduo pasquale? Come una liturgia solenne rivela la fede nel Signore "crocifisso-sepolto-risorto"? In che senso una volta all'anno si rinsalda l'esperienza di Dio? Il saggio pone al centro le due scene-madri del rito dell'Adorazione della Croce, il Venerdì santo, e della Veglia nella Notte santa, con l'intervallo dello stare in silenzio davanti al sepolcro di Gesù. La Parte prima è dedicata all'unità celebrativa tra il Crocifisso e il Risorto trasmessa dalla fede. Poi nella Parte seconda le meditazioni sulle Scritture rafforzano l'esperienza di Dio vissuta durante l'intera Settimana santa. Il libro, poiché tratta del legame spirituale tra fede, rito e vita nel Triduo, è corredato da una Postfazione di Andrea Grillo, professore ordinario di teologia liturgica e sacramentaria al Pontificio Ateneo Sant'Anselmo di Roma e all'Istituto di Liturgia pastorale Santa Giustina di Padova.