«Una storia minima raccontata con singolare grandezza»
El País
«Mio padre è francese e se n'è andato a Parigi un anno fa quando io, terminati gli studi di magistero alla Escuela Normal, sono tornato a Contulmo.
Io scendevo dal treno e lui ci saliva.
Mi ha baciato disperatamente sulle guance e mia madre è venuta fin sulla banchina vestita a lutto. Il mio ritorno a casa non ha mai rimpiazzato l'assenza di mio padre. Cantava J'attendrai, Les feuilles mortes e C'est si bon.
E poi sapeva fare un buon pane croccante, la baguette, diverso dagli sfilatini e dalle pagnotte della zona. Inoltre, portava arance e limoni al mercato.
Tutti i giorni passava a prendere la farina al mulino e lí è cominciata l'amicizia con il padrone. Quando papà se n'è andato io non ho saputo riprodurre la sua arte della baguette, ma sono diventato amico del mugnaio.
Ne sa piú lui di me, di papà.
Ne sa piú lui di papà della mia stessa madre».
Raskolnikov e Arianna si incontrano per caso su un treno. Lui è un geniale pianista e musicologo con una concezione estetizzante dell'arte e della vita; lei una intellettuale romantica che ha una concezione morale di entrambe, ed è affascinata-ossessionata dai libri di Primo Levi. Raskolnikov ha i tratti del dandy: si esibisce con parsimonia al pianoforte, preferibilmente in antiche ville affrescate dai suoi pittori preferiti. La coscienza del proprio valore di interprete lo rende ironicamente distaccato. Nella vita pratica si perde un po' e spesso viene salvato dalla concreta Arianna. Il sogno di Arianna è realizzare un grande spettacolo su Primo Levi, in cui le musiche di Mozart siano suonate da Raskolnikov...
In bilico tra risentita autobiografia e immaginazione, Vassalli scrive la storia della sua generazione e ci offre un affresco dell'Italia nel periodo immediatamente successivo alla seconda guerra mondiale, in un romanzo percorso da una vena di acre rabbia e di dolorosa pietà.