Una controstoria dell'Italia degli ultimi anni del boom tracciata da un bastian contrario e straordinariamente vicina allo spirito del nostro tempo.
Dopo la chiusura del suo «Candido», Giovannino Guareschi collaborò con «il Borghese», la rivista fondata da Leo Longanesi. Questo volume, introdotto da Alessandro Gnocchi, raccoglie per la prima volta gli articoli, le rubriche, le vignette pubblicati sul settimanale tra il 1963 e il 1964, oltre a quelli proposti ma non stampati e a brani tagliati e dunque inediti. Anche qui, Guareschi combatte con tutte le armi a sua disposizione (prima fra tutte l'ironia: della parola e del segno grafico) la sua eterna battaglia contro comunisti, democristiani, progressisti in generale (anche nella Chiesa) e conformisti. Il risultato è una controstoria dell'Italia degli ultimi anni del boom tracciata da un bastian contrario e straordinariamente vicina allo spirito del nostro tempo.
"Nel 1936 Guareschi arriva a Milano, una città moderna dove s'innalzano palazzoni, si asfaltano strade e le riviste di cinema e moda fanno sognare segretarie e sartine. Mentre si consolida il potere fascista, le riviste satiriche come 'Bertoldo', dove lavora Giovannino, fanno tirature da capogiro. I tre romanzi raccolti in questo terzo volume delle opere di Guareschi nascono tra la fine degli anni Trenta e i primi anni della seconda Guerra Mondiale. 'La scoperta di Milano' esce nel 1941, è la testimonianza autobiografica, ingenua e sognante, divertita e malinconica, di quegli anni di scoperte. In questi racconti usciti sul 'Bertoldo', Giovannino narra le sue passeggiate a Milano, tra la stazione e la Galleria, dove osserva le vedovone milanesi sedute ai tavolini dei caffè. 'Il destino si chiama Clotilde' è un capolavoro della narrativa umoristica del Novecento. Nato anch'esso sulle pagine del 'Bertoldo', uscito riscritto in volume nel 1942, ha come protagonista la bellissima 'ricca, eccentrica' Clotilde. Come Pippi Calzelunghe, Clotilde irrompe nella nostra narrativa con tutta la sua carica stravagante. A cinque anni per protesta vuole una mucca con lei sul tetto. A dieci parla come un uomo dei bassifondi, in un romanesco di borgata. Infine fa rapire Filimario Dublè, l'unico uomo non innamorato di lei, per cui ha perso la testa.. 'Il marito in collegio' nasce tra il 1942 e il 1943 come feuilleton sull'Illustrazione del popolo'." (Guido Conti)
La prima edizione dell'Italia provvisoria viene pubblicata da Rizzoli nel 1947 e Guareschi, parlando della sua opera, scrive: "La trovata vera è quella di documentare la narrazione. Così mi tengo agganciato alla realtà e non falso neanche il futuro. Ho tutti i giornali della repubblica, i libri coi documenti". Si tratta dunque, come scrive Tatti Sanguineti in un saggio del 2008, di "un album del dopoguerra nel quale convivono racconti umoristico-satirici e polemico-sentimentali mescolati a ritagli di giornali vari, volantini di federazione di partito, inni di rivolta, fotomontaggi". Nel 1996, Beppe Severgnini cita proprio un pensiero tratto dall'Italia provvisoria: "Italiani, io vi esorto all'umorismo: chi non sa sorridere non sa regnare. Siamo seri, noi italiani. Siamo tanto seri che facciamo persino ridere", e conclude: "Chiunque abbia scritto qualcosa del genere è un genio".
L'universo di Giovannino Guareschi si arricchisce sempre di nuovi personaggi. Dopo "Don Camillo e Peppone", ecco "I racconti di nonno Baffi", secondo volume delle Opere, a cura dei figli Alberto e Carlotta: "Piccolo mondo borghese", "Baffo racconta" e l'ormai introvabile "La calda estate del pestifero". "Piccolo mondo borghese" raccoglie i libri "Il decimo clandestino" e "Noi del Boscaccio", pubblicati postumi sempre dai figli su progetto di Giovannino negli anni Ottanta. In questi racconti il teatro della Bassa si popola di personaggi "sgalembri", come li definisce Giovannino: Gisto, che reinventa in chiave comunista una sacra rappresentazione natalizia; Giorgino del Crocilone, ossessionato dalla presenza di un gatto bianco e nero; Togno del Boscone, undici figli di cui il più giovane è morto in guerra; i Morlai, alle prese con la cena di Natale; Gión, che va dalla morosa con la sua Stradale; l'Esagerato, bestemmiatore incallito, che alla fine si converte; Anteo Magoni, che vuole figli maschi per lavorare la terra ma la Gisa mette al mondo solo femmine. Questa è la gente della Bassa. Guareschi sentì l'esigenza di raccogliere i racconti pubblicati tra il 1949 e il 1958 su vari giornali e riviste per completare la saga di Don Camillo e Peppone. Dalla raccolta esce il ritratto di un mondo affollato di gente piegata dal dolore e dalla vita però mai vinta, che attraversa il difficile dopoguerra, la ricostruzione e un futuro di speranze e di lotte nel pieno del boom economico.
"Con questo volume, che raccoglie i primi quattro libri della serie "Mondo piccolo" nell'ordine voluto in vita dall'autore, inizia la pubblicazione delle opere di Guareschi in una nuova edizione ragionata. Guareschi non poteva prevederne il successo quando, alla vigilia di Natale del 1946, esce sulle pagine del "Candido" il primo racconto di don Camillo. Il piano dell'opera e tutta l'architettura degli oltre trecentosessanta racconti che Giovannino scrive settimanalmente, per vent'anni, seguono gli avvenimenti della storia d'Italia, dal dopoguerra al boom economico, passando per il Concilio Vaticano II e la rivoluzione studentesca del 1968, l'anno della morte dell'autore. Le raccolte volute da Giovannino rimettono in ordine i racconti. Ognuna è lo specchio di un'epoca. L'epopea di "Mondo piccolo" è un'opera aperta, che non ha inizio e non ha fine, perché don Camillo e Peppone potrebbero vivere altre mille avventure. Non siamo dunque nel tempo del romanzo ma in quello dell'epopea, con la saga del prete di campagna posta in un'aura atemporale ciclica e mitica. Così i racconti, fortemente radicati alla cronaca, sono rilanciati in una dimensione senza tempo. Perché le storie di don Camillo sono "favole vere", come dirà Guareschi, che conciliano con il mondo e con la speranza umana e cristiana, recuperando un'idea di narrativa classica, consolatoria, che parla al cuore degli uomini di tutto il mondo." (Guido Conti)
Scriveva in una lettera Giovannino Guareschi: «Posseggo un grosso capitale che nessuna inflazione, nessuna rivoluzione potrà mai portarmi via: il ricordo vivo di una giovinezza intensamente vissuta e mai tradita. E il ricordo di quei cinque, o dieci o quindici giorni che rappresentano nella vita di ogni uomo, anche dell’uomo che campa cent’anni, qualcosa di diverso, d’importante, d’indimenticabile. La vita è breve proprio per questo: anche se si campa un secolo, si “vivono” pochissimi giorni».
I due figli di Guareschi, Alberto e Carlotta – noti in tutto il mondo come “Albertino” e “la Pasionaria” –, che da anni si occupano con intelligenza e grande sensibilità delle opere del padre, sono andati alla ricerca della sua giovinezza e dei pochi, fondamentali giorni della breve ma intensa vita di Giovannino. I loro ricordi, e il loro nutritissimo archivio, creano così una miniera di storie, di personaggi ed episodi inediti per i tanti affezionati lettori del grande autore della Bassa: insieme con loro scopriamo che il “vero” Peppone era il socialista Giovanni Faraboli, che il primo don Camillo era don Lamberto Torricelli, arciprete di Marore, che il paese dove si svolgono le storie del prete e del sindaco più famosi del mondo è Roccabianca, che il «Mondo piccolo» è la Bassa parmense. Scopriamo le vicende dei Lager nazisti nei quali Guareschi fu internato, la «Resistenza bianca» di cui fu tenace protagonista («Non muoio neanche se mi ammazzano!»), la storia del processo De Gasperi in forma di fotoromanzo. Scopriamo infine il rischio corso da generazioni di spettatori: che don Camillo non fosse interpretato da Fernandel ma da Gino Cervi, con Giovannino nei panni di Peppone...
Una serie inesauribile di storie splendidamente illustrate da centinaia di immagini, fotografie, disegni: un eccezionale “album di famiglia” che tuttavia, come scrive Giovanni Lugaresi, uno tra i maggiori conoscitori italiani di Guareschi, «non rappresenta un fatto strettamente privato, perché in quelle immagini che mostrano ambienti, humus, fantasia, intelligenza, sentimenti, princìpi, valori di Giovannino, c’è una fetta di storia del nostro tempo, al di là di un “mondo piccolo” che finisce per dilatarsi ai quattro angoli della Terra, rappresentando un “paese dell’anima” nel quale ciascuno di noi può identificarsi, o comunque trovarsi... È un percorrere – continua Lugaresi –, scorrendo queste pagine, la sua vita, la sua storia personale, che sono anche vita e storia d’Italia...». Mezzo secolo della nostra storia, della nostra vita, attraverso le vicende di un uomo straordinario: Giovannino nostro babbo è uno struggente “come eravamo”, un autentico regalo di Natale per gli innumerevoli appassionati lettori del grande “poeta” della Bassa. I quali, nell’eventuale occasione di una gita alle Roncole, nei pressi di Busseto, potranno ammirare una mostra antologica sul medesimo argomento, di cui il presente volume costituisce un ideale, splendido catalogo.
“Ho riscoperto la stessa emozione che, tanti anni fa, mi aveva imposto Se questo è un uomo di Primo Levi.”
dall’introduzione di Giampaolo Pansa
All’indomani dell’8 settembre 1943 il trentacinquenne tenente d’Artiglieria Giovannino Guareschi, da poco richiamato alle armi e di stanza in Alessandria, era catturato dai tedeschi e, avendo rifiutato di continuare a combattere nei ranghi del Grande Reich, veniva immediatamente spedito, insieme a centinaia di migliaia di altri militari italiani, in un campo di concentramento nazista. Ritornò a casa il 4 settembre del 1945, respingendo sempre e comunque le frequenti e pressanti proposte di “collaborazione”. Un autentico calvario, durante il quale “io avevo in mente di scrivere un vero diario e, per due anni, annotai diligentissimamente tutto quello che facevo e non facevo, tutto quello che vedevo e pensavo. Anzi, fui ancora più accorto: e annotai anche quello che avrei dovuto pensare…”. Comincia così, con le parole dello stesso autore, l’avventurosa e quasi incredibile storia di questo testo straordinario, poi proseguita e completata dai figli Alberto e Carlotta nelle Istruzioni per l’uso che precedono il volume. Il diario finì in un solaio, sistemato in una cassetta da uva, e vi rimase alcuni decenni. E ora, per volontà, appunto, dei fi gli e grazie anche al loro non lieve lavoro di decifrazione, nella ricorrenza del centenario della nascita del grande scrittore della Bassa viene finalmente alla luce. Contiene, innanzitutto, la cronaca della vita quotidiana dell’internato militare Giovannino Guareschi nei vari Lager in cui venne successivamente spostato, con notazioni sul tempo atmosferico, sulla salute, sull’umore, sulle razioni alimentari, sulle disparate attività culturali organizzate nei campi, sui suoi pensieri e i suoi sogni; raccoglie documenti di prim’ordine sull’universo dei Lager e relazioni ufficiali sulle condizioni di vita dei prigionieri; riunisce, infine, una serie di impressionanti testimonianze sul martirio senza fine di quanti erano avviati ai campi di sterminio. Tutto annotato, come si era proposto, “diligentissimamente”. Con tono pacato, sommesso – Guareschi affermerà di aver attraversato l’intero conflitto mondiale riuscendo a non odiare nessuno –, con un linguaggio essenziale, quasi scarno, ma di grande efficacia, dove nonostante tutto affiora l’inestinguibile vena di uno struggente umorismo che forse lo ha aiutato a sopravvivere, questo libro racconta l’orrore della notte più lunga e più buia d’Europa in pagine indimenticabili di altissimo valore letterario e umano. Giampaolo Pansa, nella sua splendida introduzione al volume, afferma tra l’altro: “… gli eredi di don Chisciotte non sono scomparsi del tutto. Per loro il Grande Diario di Guareschi sarà una lettura indimenticabile. Per quel che mi riguarda, ne sono rimasto soggiogato. Ho riscoperto la stessa emozione che, tanti anni fa, mi aveva imposto Se questo è un uomo di Primo Levi”.
Questo libro rivela ai lettori un aspetto praticamente sconosciuto dell’autore di Don Camillo e dei racconti familiari con Margherita, Albertino e la Pasionaria:quello di creatore di brillanti testi per la Radio. Per ben tre anni, infatti, dal 1947 al 1949, Guareschi realizzò due rubriche radiofoniche che ebbero grande successo.
La prima, «Signori, entra la Corte!», consisteva di ventinove processi – divisi in due serie – il cui verdetto era lasciato agli ascoltatori; la seconda, «Caccia ai ricordi», era composta di dieci episodi immaginari inquadrati in avvenimenti realmente accaduti nell’anno che i radioascoltatori dovevano indovinare.
Per entrambe le trasmissioni erano previsti premi per i vincitori: naturalmente, niente di simile alle migliaia – o milioni – di euro che vengono offerti oggi. Per quanto riguarda, ad esempio, «Signori, entra la Corte!», tra tutti coloro che avevano espresso un giudizio corrispondente a quello della maggioranza venivano sorteggiati «un apparecchio radio Ducati a cinque valvole con occhio magico e venti cassette di Aperitivo Select e Gin Pilla».
Entrambe le rubriche erano nate per campagne pubblicitarie. La prima, per promuovere le pastiglie per la gola del «Resoldòr», prodotto della Ditta Gazzoni di Bologna, offriva nella serie iniziale vicende tipiche del dopoguerra, «comicamente tragiche o tragicamente comiche », i cui protagonisti erano i reduci, i borsari neri, i nuovi industriali, la nuova criminalità; nella serie successiva, richiesta per il notevole successo riportato dalla prima, erano invece proposti argomenti più tipicamente «gialli». Quanto alla seconda, la «Caccia ai ricordi», venne commissionata dal Calzaturificio di Varese: aveva come narratori radiofonici i personaggi allora popolarissimi di Giovannino e Margherita del «Corrierino delle famiglie», e voleva semplicemente divertire. Negli episodi, molti sono i riferimenti autobiografici legati a eventi della sua vita, molti gli spunti tratti da testi scritti in precedenza: del resto, lo stesso accade per gli avvenimenti processuali esposti in «Signori, entra la Corte!». Ogni racconto è pervaso dal ben noto umorismo, dalla struggente ironia del grande scrittore della Bassa, e ci porta il profumo di un’Italia che non c’è più.
Il libro contiene trentatré favole scritte da Guareschi e scelte dai figli dello scrittore, con l'aiuto di Guido Conti che ne ha scritto la prefazione. Il lettore corre libero nell'Eden del Boscaccio assieme a Chico e alla masnada dei suoi fratelli; sente, angosciato, l'urlo di terrore di Mario, il ragazzino che si arrampica sul pilone dell'alta tensione e precipita nel grande fiume; ritrova la pace nella brigata di nove figli di Marcella, orfani di padre, ma con una madre che riesce a tenerli tutti con sé. Alle favole si aggiunge un "fumetto" inedito, "Ciccio Pasticcio e i due compari", disegnato e scritto da Guareschi e pubblicato nel 1943 quando lui era internato militare nel Lager di Czestochowa in Polonia.
Un album fotografico che commenta e illustra l'attività letteraria del famoso scrittore con l'aggiunta di molti testi inediti. Foto che vanno dalla Scuola Allievi Ufficiali di Potenza del 1934-35 al periodo di libertà vigilata 1955-56. I figli Carlotta e Alberto ne hanno scelte trecento, dividendole per argomenti: il servizio militare, la famiglia, la "scoperta di Milano", il ritorno a Marore alla riscoperta del "Mondo Piccolo", lavoro e turismo in bicicletta, viaggi e vacanze.