Noi siamo letteralmente in e allo stesso tempo la relazione con noi stessi, gli altri e il mondo: se io sono capace di relazionarmi con rispetto e comprensione e autenticità con le varie parti di me, sarò altrettanto capace di relazionarmi con le molteplici componenti della società, sempre più costituita da persone di varie etnie, religioni, credenze, orientamenti. Purtroppo anche l'opposto è vero: se mi sentirò minacciato da alcune parti di me (dai miei diversi sé che altro non sono che le configurazioni delle diverse relazioni significative della mia vita emozionale relazionale) vivrò in forma di minaccia tutto ciò che percepirò diverso dalla parte "rigida e scarnificata" che chiamo me stesso e rischierò di contribuire ai fenomeni di alienazione di parti significative di me; negherò alcuni bisogni fondamentali e mi precluderò la loro soddisfazione, farò violenza a me stesso e così facendo potrò farne ad altri. Questo processo di perdita di contatto, di dissociazione da alcune importanti parti del mio sé non solo creerà una grave reificazione di me stesso ma contribuirà ad aumentare nella società quel livello di paura, pregiudizio, razzismo che quotidianamente vediamo produrre notevole sofferenza a noi stessi e gli altri generando disfunzionali modelli di sé che influenzeranno le nuove generazioni. Barrett-Lennard nel suo libro ci aiuta a capire tutto questo e soprattutto a comprendere la portata bio-psico-sociale di una relazione psicoterapeutica.
Tutti i giochi di gruppo sono educativi. Certo oggi il telefonino, il computer, i video-game sollecitano il gioco nel chiuso di una stanza, privando i ragazzi della loro fantasia e della relazione fisica con gli altri. E, allora, ben venga una proposta educativa che rompa questo circolo vizioso e rovesci il ragazzo all'esterno, nelle relazioni con gli altri, per imparare a negoziare, scambiare opinioni, integrare ed elaborare conflitti e frustrazioni. Ecco, il gioco di gruppo è il luogo privilegiato per educare a relazioni sociali aperte. Perché ogni età ha il suo gioco. Cosa c'è di meglio di un gioco di fantasia, con cui proiettare i bambini in un mondo immaginario, con paesaggi e personaggi impastati di colori, espressioni e suggestioni, magari introdotti dall'incanto di un bel racconto? O cosa c'è di più efficace, quando si opera con preadolescenti, di un gioco di ambientazione per scoprire che regole e valori, come la lealtà e la sincerità, sono il mezzo per misurare le proprie energie ma anche per scoprire i propri limiti in relazione agli altri del gruppo? Ma perchè gioco sia è necessario anche un animatore. Appassionato e appena competente. La passione la mette ciascuno. La competenza la fornisce questo libro, un manuale essenziale per la'nimazione di gruppo, che contiene anche una guida completa dei principali giochi, organizzati per fascia dell'età evolutiva. Un libro non da sfogliare ma da giocare insieme. Giocare per credere. Giocare per crescere.
La psicologia umanistica rogersiana ha esteso l’indagine sul ruolo della comunicazione fra le persone, ricercando i fattori che facilitano le relazioni all'interno della famiglia, dei gruppi, delle istituzioni, delle agenzie educative, fra culture e stati diversi. In questa incessante attività di ricerca che ha attraversato temi più ampi e complessi, Carl Rogers si è confrontato sia con teorici di altri approcci, sia con esponenti significativi della filosofia, della teologia, della politica. I cinque dialoghi presentati in questo volume costituiscono forse la più emblematica e stimolante testimonianza dell’influenza che Carl Rogers ha esercitato sulla cultura contemporanea. Ognuno di essi ha la sua originalità, segnata dall’incontro intersoggettivo, autentico e coinvolgente tra interlocutori, aperti allo scambio e motivati al confronto di idee, teorie, pensieri ma anche emozioni. Identità e relazione, libertà e determinismo, scienza e insegnamento sono i principali temi discussi nei dialoghi, affrontati da punti di vista diversi: psicologico, terapeutico, filosofico, teologico. Ricchi di spunti e, nel contempo, di godibile lettura, queste pagine si rivelano fondamentali non solo per professionisti, ma anche per i lettori che vogliano approfondire l’incidenza di una buona qualità delle relazioni nella nostra vita.
“Questo libro tratta della sofferenza e della speranza, dell’angoscia e della soddisfazione di cui è pieno lo studio di ogni terapeuta. Tratta dell’unicità della relazione che ogni singolo terapeuta allaccia con ogni singolo cliente e nello stesso tempo degli elementi comuni che si scoprono in tutte queste relazioni. Parla del cliente che siede nel mio studio lottando per essere se stesso ed è nello stesso tempo mortalmente spaventato di essere se stesso, del cliente che tenta di vedere la sua esperienza così com’è, desidera di essere quell’esperienza ed è terrorizzato nello stesso tempo da tale prospettiva. Questo libro parla di me mentre sto con questo singolo cliente, confrontandomi con lui, partecipando a quella sua lotta nel modo più profondo di cui io sia capace. Parla dei miei tentativi di percepire la sua esperienza vissuta e del significato e dell’aroma che questa esperienza ha per lui. Parla del mio rammarico per l’umanissima fallibilità della comprensione di quel cliente e per tutte le volte in cui non ce la faccio a vedere la sua vita come lui stesso la vede. Parla del compiacimento per il mio privilegio di agire come levatrice di una nuova personalità, del mio timore reverenziale di fronte all’emergere di un sé, di una persona, del mio assistere a una nascita, in cui ho avuto ruolo importante di facilitazione. Tratta del cliente e di me mentre osserviamo con ammirazione le forze potenti e ordinate che trapelano in tutta questa esperienza, forze che sembrano profondamente radicate nell’intero universo. Credo di poter dire che questo libro tratta della vita così come si manifesta nel processo terapeutico, con il suo cieco potere e con la sua tremenda capacità di distruzione, ma anche con la sua travolgente spinta verso la crescita non appena si presentino le condizioni favorevoli” (dalla prefazione di C. Rogers)
"Non ho pensato neanche per un istante che avessimo fatto cose che avrebbero avuto un impatto di portata mondiale. Quello che abbiamo fatto è stato mostrare che il cambiamento è possibile, che la riconciliazione è possibile, la riduzione delle tensioni è possibile se è presente un clima centrato sulla persona, facilitante. E questo significa moltissimo per me. Quello su cui abbiamo lavorato è più essenziale della soluzione dei problemi; abbiamo lavorato per aiutare le persone a comprendersi l'un l'altra, a comunicare l'una con l'altra, e questo, sento, rappresenta una base molto più realistica per la soluzione delle questioni specifiche."
Numerosi sono i modi per prendersi cura delle ferite dell'intersoggettività. Incrociando la psicoterapia umanistica rogersiana con una lettura fenomenologica della teoria dell'attaccamento, questo volume delinea un inedito approccio integrato per la cura dei disturbi della personalità. Secondo questa visione, per affrontare le crisi della vita è necessario che qualcuno (e non qualcosa) ci "riconosca", ci "accolga", ci "alleni", ci permetta di apprendere, di costruire in noi la capacità di dare un senso alle nostre ferite e diventare "resilienti".
"Così come la vita è imparare, il matrimonio è imparare insieme ad affrontare sfide complesse con successo e farlo in modi che accrescano entrambi come individui e la vostra reazione come coppia." Questo libro saggiamente illustra delle tecniche, ma solo dopo aver chiarito che per avere successo nel rapporto con il proprio partner sono necessarie delle attitudini fondamentali: il rispetto per l'altro, la capacità di comprensione empatica e l'autenticità. Matrimonio efficace non indica, dunque, un matrimonio ideale. La sua premessa è che tutti gli esseri umani sono imperfetti e tutte le relazioni contengono conflittualità. Il successo di una relazione dipende, allora, dalla capacità di esprimere i propri bisogni, di risolvere insieme i conflitti.