Carl R. Rogers, nato nel 1902, è una delle voci più originali della psicologia clinica americana. Questo libro, il cui piano è stato approvato da Rogers, raccoglie, intorno al corpo essenziale di una delle sue recenti opere, altri lavori, non ancora apparsi in volume. Ciò ha consentito di presentare il significato del pensiero di Rogers e, al tempo stesso, di sottolineare il carattere spiccatamente evolutivo della terapia centrata sul cliente quale si è venuta precisando nel corso di venticinque anni di discussioni, di lavoro pratico e di ricerca sperimentale.
Il celebre psicologo americano espone i cambiamenti avvenuti nella sua vita e nel suo pensiero negli anni Settanta. Con lo stile diretto e personale che lo caratterizza, Rogers rivela come è cambiato il suo modo di essere, sia sul piano umano che professionale, e come è arrivato a concepire un approccio centrato sulla persona. Nella prima parte del libro racconta le sue esperienze relazionali, le origini della sua filosofia, la valutazione della sua carriera, la sua personale concezione della "realtà". Nella seconda parte espone il suo approccio centrato sulla persona, che si applica a ogni situazione in cui la crescita - di una persona, di un gruppo, di una comunità - è compresa nelle finalità. La terza parte è dedicata al processo educativo e al suo futuro. Nella parte finale Rogers espone le sue opinioni sulla drastica trasformazione con cui si deve confrontare la cultura contemporanea, e descrive il tipo di persona che potrà vivere in quel mondo nuovo.
“Questo libro tratta della sofferenza e della speranza, dell’angoscia e della soddisfazione di cui è pieno lo studio di ogni terapeuta. Tratta dell’unicità della relazione che ogni singolo terapeuta allaccia con ogni singolo cliente e nello stesso tempo degli elementi comuni che si scoprono in tutte queste relazioni. Parla del cliente che siede nel mio studio lottando per essere se stesso ed è nello stesso tempo mortalmente spaventato di essere se stesso, del cliente che tenta di vedere la sua esperienza così com’è, desidera di essere quell’esperienza ed è terrorizzato nello stesso tempo da tale prospettiva. Questo libro parla di me mentre sto con questo singolo cliente, confrontandomi con lui, partecipando a quella sua lotta nel modo più profondo di cui io sia capace. Parla dei miei tentativi di percepire la sua esperienza vissuta e del significato e dell’aroma che questa esperienza ha per lui. Parla del mio rammarico per l’umanissima fallibilità della comprensione di quel cliente e per tutte le volte in cui non ce la faccio a vedere la sua vita come lui stesso la vede. Parla del compiacimento per il mio privilegio di agire come levatrice di una nuova personalità, del mio timore reverenziale di fronte all’emergere di un sé, di una persona, del mio assistere a una nascita, in cui ho avuto ruolo importante di facilitazione. Tratta del cliente e di me mentre osserviamo con ammirazione le forze potenti e ordinate che trapelano in tutta questa esperienza, forze che sembrano profondamente radicate nell’intero universo. Credo di poter dire che questo libro tratta della vita così come si manifesta nel processo terapeutico, con il suo cieco potere e con la sua tremenda capacità di distruzione, ma anche con la sua travolgente spinta verso la crescita non appena si presentino le condizioni favorevoli” (dalla prefazione di C. Rogers)
"Non ho pensato neanche per un istante che avessimo fatto cose che avrebbero avuto un impatto di portata mondiale. Quello che abbiamo fatto è stato mostrare che il cambiamento è possibile, che la riconciliazione è possibile, la riduzione delle tensioni è possibile se è presente un clima centrato sulla persona, facilitante. E questo significa moltissimo per me. Quello su cui abbiamo lavorato è più essenziale della soluzione dei problemi; abbiamo lavorato per aiutare le persone a comprendersi l'un l'altra, a comunicare l'una con l'altra, e questo, sento, rappresenta una base molto più realistica per la soluzione delle questioni specifiche."
'Gruppi d'incontro' è un'espressione generica che designa i tipi di esperienza intensiva di gruppo, sorti negli Stati Uniti intorno alla fine degli anni quaranta. I fattori che hanno dato origine a questa forma di esperienza di gruppo sono molteplici, ma si possono individuare due filoni principali, e cioè l'attività svolta al Massachusetts Institute of Technology da Kurt Lewin, il grande teorico della Gestalt Psychologie emigrato in America, e l'attività svolta al Counseling Center dell'Università di Chicago da Carl Rogers. In questo volume Rogers non tenta di proporre un quadro teorico del processo dei gruppi d'incontro, ma si limita a cercare di sistematizzare ed esporre la sua trentennale esperienza in questo campo. Il suo è un atteggiamento aperto, nemico di ogni speculazione, rivolto all'esperienza, ma anche consapevole della necessità di arrivare a concettualizzazioni più ampie e comprensive, che consentano di capire meglio come e perché agisca l'esperienza di gruppo. Col suo stile semplice e scorrevole, con la ricchezza umana della sua esperienza, con la sua profonda capacità di comprensione, Rogers ha scritto un libro estremamente stimolante e vivo, che è forse la migliore presentazione esistente del fenomeno dei gruppi d'incontro.
"In ogni organismo, uomo compreso - scrive Rogers - c'è un flusso costante teso alla realizzazione costruttiva delle sue possibilità intrinseche, una tendenza naturale alla crescita. Tale tendenza può essere deformata, ma non distrutta senza distruggere l'intero organismo". Questa forza costruttiva insita nell'organismo può essere fatta uscire, e quando la persona viene in contatto con essa, la possiede e l'accetta, emergono nuovi ed elettrizzanti modi di vita. Questo libro mostra molte persone che hanno saputo attingere a tale forza, superando ostacoli e diventando vive e creative. Cosa dà vita nell'uomo alla capacità dell'autocomprensione e a quella di affrontare costruttivamente la vita? Ci vogliono l'autenticità, la realtà e la capacità di essere se stessi senza maschera; il contatto con i sentimenti e la loro espressione sono più importanti delle opinioni e dei giudizi altrui. Ci vogliono l'accettazione, l'attenzione e l'apprezzamento, insieme a una considerazione positiva e incondizionata per gli altri. Rogers mostra, per quanto possa apparire paradossale, che l'influenza si ottiene quando si divide il potere con gli altri, che il controllo è costruttivo quando è autocontrollo; ci rivela il quieto fermento che pervade il nostro mondo quando le persone acquistano forza, cambiano, fioriscono e crescono.