Il Novecento non è terminato con il crollo del muro di Berlino, né con quello delle Torri Gemelle, perché qualcosa nella quotidianità continuava a crollare, a produrre macerie e relitti. È stata la scelta di lasciare il pontificato, annunciata l’11 febbraio 2013 da Benedetto XVI, a chiudere il secolo scorso trascendendo la storia della Chiesa e superando le mura del Vaticano. Quell’atto ha messo un punto, ha posto un sigillo: quanto accadrà prossimamente non potrà essere interpretato attraverso gli schemi cui eravamo soliti, e nei gesti di papa Francesco possiamo già leggere cosa sarà il tempo futuro.
L'AUTORE
Giancarlo ricci, psicanalista, vive e lavora a Milano. Membro di ALIPSI (Associazione Lacaniana Italiana di Psicoanalisi), redattore della rivista di psicoanalisi LETTERA, coordinatore dell’osservatorio “Rete di Psicanalisi”, esperto di Psicologia dell’età evolutiva, è stato giudice onorario presso il Tribunale per i Minori di Milano. Studioso di Sigmund Freud, saggista e pubblicista, ha pubblicato articoli e interventi presso riviste e libri tradotti anche all’estero tra cui: Il padre dov’era. Le omosessualità nella psicanalisi (2013, SugarCo), S. Freud, Il padre della psicanalisi (2005, Electa Mondadori), S. Freud. La vita e le opere e il destino della psicoanalisi (1998, Bruno Mondadori) e Le città
di Freud. Itinerari, emblemi, orizzonti di un viaggiatore (1995, Jaca Book).
Come reagisce un uomo alla notizia della gravidanza della donna? Perché la spinge all’aborto o cerca in tutti i modi di convincerla a tenere il bambino arrivando a gesti estremi per salvarlo? Perché i maschi di oggi tacciono, o devono tacere, non riuscendo a esprimere una posizione forte sull’aborto? L’incapacità di accogliere la vita nascente è connaturata alla figura maschile o è espressione delle tendenze secolarizzate e abortiste del nostro modello culturale? Quale influenza hanno, nel ricorso maschile e femminile all’interruzione di gravidanza, le critiche condizioni economiche in cui viviamo? La non conoscenza della crudeltà delle procedure abortive alimenta il silenzio della coscienza negli uomini? La legge 194 ha un effetto diseducativo sui giovani perpetuando nei maschi il disorientamento verso la vita concepita? L’esperienza dell’aborto ha un impatto traumatico sulla psiche maschile? Se sì, chi e come può rispondere al bisogno di ascolto e comprensione di questi uomini tormentati?
L'autore
Antonello Vanni, educatore e docente di Lettere, perfezionato in Bioetica presso l’Università Cattolica di Milano, ha approfondito i temi della responsabilità e della tutela della vita umana ne Il padre e la vita nascente. Una proposta alla coscienza cristiana in favore della vita e della famiglia (Nastro 2004). Ha curato la documentazione scientifica del libro Cannabis. Come perdere la testa e a volte la vita di Claudio Risé (San Paolo 2007). Ha insegnato presso la facoltà di Bioetica dell’Ateneo Regina Apostolorum di Roma e presso l’Istituto per ricerche e attività educative di Napoli sul tema “adolescenti, media e droga“. Nel
2009 ha pubblicato il libro Adolescenti tra dipendenze e libertà. Manuale di prevenzione per genitori, educatori e insegnanti (San Paolo) analizzando le situazioni di dipendenza più diffuse tra gli adolescenti (dal tabacco all’alcol, dalle droghe alla dipendenza da Internet e cellulari) e fornendo ai genitori e agli insegnanti consigli pratici per prevenirle sulla base degli studi più aggiornati.
In questo libro, Massimiliano Fiorin, noto avvocato civilista autore di La fabbrica dei divorzi, traccia un bilancio controcorrente degli oltre quarant’anni trascorsi da quando in Italia – come nel resto del mondo occidentale – porre fine al proprio matrimonio è diventato un diritto soggettivo di ciascuno dei coniugi.
Il sistema giuridico infatti favorisce il divorzio in tutti i modi, adeguandosi ai condizionamenti della mentalità imperante e lo tutela e incoraggia molto più di tutti gli altri diritti o doveri concernenti la famiglia.
Autore
Massimiliano Fiorin è nato nel 1967 a Bologna, dove tuttora vive e svolge la professione di avvocato civilista. Giornalista pubblicista dal 1992, in passato ha collaborato con diverse testate anche di livello nazionale. Attualmente, oltre all’attività professionale, collabora a diversi blog e ad altre iniziative culturali. È stato presidente della Camera Civile di Bologna fino al 2011. Coniugato, ha tre figli maschi. Ha scritto questo libro nella speranza di aiutare loro e tanti altri a non cadere nel meccanismo infernale della fabbrica dei divorzi. Per le Edizioni San Paolo ha pubblicato La fabbrica dei divorzi (2008).
In un cammino che parte dalla filosofia greca e dalla dottrina del peccato originale, confrontandosi con le scoperte della psicoanalisi e delle neuro- scienze, Paolo Ferliga mostra l’importanza che la colpa riveste nella psiche individuale e collettiva. Ispirandosi al pensiero di Carl Gustav Jung, l’autore distingue tra un senso di colpa patologico, da cui è necessario liberarsi, e un senso di colpa archetipico, indispensabile per lo sviluppo psicologico personale.
Senza relazione con la colpa, l’individuo si ammala. Proiettato all’esterno, nel mondo delle immagini virtuali, perde contatto con il corpo e con l’anima, e si chiude in un atteggiamento narcisistico spesso caratterizzato da un’ansia inspiegabile e da una forte tendenza depressiva.
Prendere contatto con la colpa favorisce invece un movimento di introversione, un viaggio dentro di sé che aiuta a ritrovare le proprie energie vitali. La terapia dell’anima fa sì che il senso di vuoto e la disperazione lascino il posto a una vita piena, ricca di sentimenti e di emozioni che merita di essere vissuta con gioia.
DESTINATARI
Un libro per chi vuole conoscersi e conoscere.
L'AUTORE
Paolo Ferliga, psicoterapeuta di formazione junghiana, insegna Filosofia e Storia al Liceo classico Arnaldo di Brescia e Psicologia dell’educazione alla Facoltà di medicina dell’Università Bicocca di Milano. Fa parte del gruppo condotto da Martin Kalff a Zollikon (Zurigo) per la Sandplay Therapy. Negli ultimi anni ha focalizzato la sua attenzione sull’identità di genere, in particolare maschile, sull’importanza del padre nella psiche individuale e collettiva, sul rapporto tra psicologia del profondo, filosofia e religione. Nel 2005, come risultato di queste ricerche e della sua esperienza clinica, ha pubblicato il libro "Il segno del padre nel destino dei figli e della comunità" (Moretti&Vitali, Bergamo).
L’aborto non è solo materia di cronaca quotidiana, e di battaglia politica. Esso non inizia con le leggi che lo legalizzano,così come non era un delitto «come un altro» quando era considerato un crimine. La polemica politica sull’aborto è quindi giusta, ma quasi sempre inadeguata. Perché lo considera soprattutto come un fare male,un malaffare,senza indagare la sua natura in quanto malessere,essere nel male,in una situazione di forte disordine e disagio. Sconfiggere l’aborto e i suoi orrori, legalizzati o illegali, significa dunque niente meno che prendersi la responsabilità di rifiutare la tentazione regressiva,egoista ed onnipotente,della conservazione dell’esistente,aprendosi al nuovo che ogni giorno nasce e ci chiede accoglienza ed amore. Significa accettare di sacrificarci per lui, per il bimbo che viene nel mondo, anziché sacrificarlo al nostro piacere, ma soprattutto al nostro, soltanto immaginato,potere su un esistente,la realtà,che invece nella sua incessante trasformazione,ci oltrepassa e ci trascende,in ogni momento.
AUTORE Claudio Risè, psicanalista, docente di Sociologia dei processi culturali e delle comunicazioni all’Università dell’Insubria (Varese), lavora da oltre un quindicennio sulla psicologia del maschile, e sui problemi derivanti dalla crisi della figura paterna. Su questo tema ha pubblicato,con San Paolo Edizioni,Il Padre l’assente inaccettabile (2007), giunto alla quarta edizione nel primo anno di pubblicazione. I suoi libri Essere Uomini e Parsifal (Red edizioni) sono stati tradotti rispettivamente in portoghese (Ser Hombres, Lyra editorial) e in spagnolo (Perceval, Editorial Ibis). Con le Edizioni San Paolo ha pubblicato anche Il mestiere di padre (2004), Oltre l’omosessualità (2007), Cannabis(2007)
Il fenomeno della diffusione della Cannabis (marijuana, hashish e olio di hashish) nel nostro Paese è in costante aumento (cfr. Relazioni annuali al Parlamento sullo stato delle tossicodipendenze in Italia (1999-2005): ne aumentano la domanda e il consumo, l’esposizione all’offerta, il mercato illegale, il carattere di veicolo iniziatico ad altre sostanze stupefacenti, il suo utilizzo massiccio nell’uso combinato con queste ultime, il suo riscontro nelle segnalazioni alle prefetture per uso e possesso di sostanze stupefacenti, la presenza di minori assuntori di Cannabis negli ambienti di detenzione. Il libro espone la fotografia della situazione del consumo in italia, esamina il fenomeno e le sue caratteristiche dal punto di vista della dipendenza, con particolare attenzione all’adolescenza e all’adulto, propone un percorso per il “non uso” e una lunga serie di testimonianze cruciali.
Claudio Risé, psicoanalista, è tra l’altro membro dell’Istituto di Studi Superiori Gerolamo Cardano (Università dell’Insubria), del Consiglio Direttivo dell’Ordine degli Psicologi della Lombardia e del Comitato scientifico di Fondazione Liberal. Sulla psicologia maschile sono stati recentemente ristampati, per Red Edizioni, i suoi: Parsifal ed Essere Uomini.
Per San Paolo ha pubblicato Il mestiere di padre (2004), Il padre, l’assente inaccettabile (2005) giunto alla 6a edizione.
Il libro che ha sconvolto l’America. Il noto psicoterapeuta americano ha rivolto il suo lavoro a persone omosessuali che chiedono di entrare in cura per abbandonare questo comportamento. Alla base di questa richiesta risiede un forte conflitto, molto frequente nei maschi che hanno assunto il modello in modo non riflesso e che nel tempo ha aggravato le ambivalenze invece che migliorarle.
Le storie raccontate in questo libro sono espressione, infatti, di situazioni patologiche e di squilibri ambientali. Da qui il nome “terapia riparativa” dove si mette a fuoco il quadro ambientale in cui prende forma un comportamento omosessuale vissuto poi in modo diatonico rispetto alle aspirazioni e i desideri.
Joseph Nicolosi, Ph.D. è i fondatore e il direttore sanitario della Thomas Aquinas Psycological Clinic (Clinica psicologica Tommaso d’Aquino), e co-fondatore dell’Associazione nazionale per la ricerca e la terapia sull'omosessualità. Il doto Nicolosi ha studiato e fatto pratica alla New School for Social Research e alla California School of Professional Psychology. é membro dell’Associazione americana di psicologia e dell’Associazione californiana di psicologia. Ha scritto Reparative Therapy of Male Homosexuality e numerosi articoli a carattere scientifico. Tiene spesso conferenze. Il suo studio privato si trova a Encino, California. La Sugarco Edizioni ha tradotto due suoi volumi: Omosessualità maschile: un nuovo approccio (2002) e Omosessualità. Una guida per i genitori (2003). Per ulteriori informazioni consulta il sito www.narth.com oppure scrivi a narth.italia@gmail.com.