˛ˇ D e s c r i z i o n e d e l l ' o p e r a
I l t e m a d e l s a c r i f i c i o Ë c e r t a m e n t e c e n t r a l e n e l l a l i t u r g i a c r i s t i a n a . D i v i e n e t u t t a v i a i m p o r t a n t e d o m a n d a r s i q u a l e i d e a v i s i a s o t t e s a , i n q u a n t o e s s a c o n f i g u r a i l m o d o d i c o n s i d e r a r e i l r u o l o d e l l a s s e m b l e a , d e i m i n i s t r i , n o n c h È i l v a l o r e t e o l o g i c o e s p i r i t u a l e d e l l a l i t u r g i a n e l s u o c o m p l e s s o , f i n e n d o c o l t o c c a r e l i n s i e m e d e l l a v i t a c r i s t i a n a . L a X L I I S e t t i m a n a l i t u r g i c o - p a s t o r a l e d i C a m a l d o l i s i Ë s o f f e r m a t a a r i f l e t t e r e s u l l a r g o m e n t o , r i c o n o s c e n d o g l i i m p o r t a n z a e a t t u a l i t ‡ .
C o m e Ë c a r a t t e r i s t i c a d e l l e S e t t i m a n e c a m a l d o l e s i , g l i a p p r o c c i , i m e t o d i e i l i n g u a g g i u t i l i z z a t i s o n o s t a t i p l u r a l i : s i v a d a l l a p r o s p e t t i v a t e o l o g i c o - l i t u r g i c a a q u e l l a s t o r i c o - l i t u r g i c a , d a q u e l l a p a s t o r a l e a q u e l l a p i ˘ s p e c i f i c a m e n t e a n t r o p o l o g i c a .
S o m m a r i o
Q u a l e ´ i d e a ª d i s a c r i f i c i o ? ( M . F e r r a r i ) . I . T e o l o g i a e s t o r i a . I l k i p p u r n e l r i t u a l e e b r a i c o ( E . C o r t e s e ) . M e m o r i a e s a c r i f i c i o ( G . B o n a c c o r s o ) . L a C e n a c o m e s a c r i f i c i o n e l p e n s i e r o d e l l a R i f o r m a e i n a l c u n i d o c u m e n t i e c u m e n i c i r e c e n t i ( P . R i c c a ) . L a p r e g h i e r a c o m e s a c r i f i c i o ( G . B o s e l l i ) . L a c o n c e z i o n e s a c r i f i c a l e d e l l e u c a r i s t i a : e u c a r i s t i a e k i p p u r n e l l a C h i e s a d e l l e o r i g i n i ( E . M a z z a ) . I I . A p p r o f o n d i m e n t i . I l s a c r i f i c i o d i C r i s t o e i l k i p p u r e b r a i c o n e l l E p i s t o l a a g l i E b r e i ( M . F e r r a r i ) . G r a t i a s d i i s a g r e : e u c h o l o g i a e p r a e f a t i o n e l r i t o s a c r i f i c a l e d e l l a t a r d a a n t i c h i t ‡ ( C . U . C o r t o n i ) . L a l t a r e ( P . B e d o g n i ) . C o n c l u s i o n i . I l s a c r i f i c i o e s i g e l a p a r t e c i p a z i o n e a t t i v a ( A . G r i l l o ) . A p p e n d i c e . A v v i o d i u n a r i f l e s s i o n e s u l m o t u p r o p r i o d i B e n e d e t t o X V I S u m m o r u m P o n t i f i c u m .
N o t e s u l c u r a t o r e
M a t t e o F e r r a r i Ë m o n a c o b e n e d e t t i n o d e l l a c o m u n i t ‡ d i C a m a l d o l i . L i c e n z i a t o i n l i t u r g i a a l l I s t i t u t o d i l i t u r g i a - p a s t o r a l e S a n t a G i u s t i n a d i P a d o v a e i n t e o l o g i a b i b l i c a p r e s s o l a F a c o l t ‡ t e o l o g i c a d e l l I t a l i a c e n t r a l e d i F i r e n z e , h a c o n s e g u i t o i l d i p l o m a s u p e r i o r e i n s c i e n z e b i b l i c o - o r i e n t a l i e a r c h e o l o g i a a l l o S t u d i u m B i b l i c u m F r a n c i s c a n u m d i G e r u s a l e m m e .
L a S e t t i m a n a L i t u r g i c o - p a s t o r a l e d i C a m a l d o l i v i e n e o r g a n i z z a t a o g n i a n n o d a l l a C o m u n i t ‡ m o n a s t i c a d i C a m a l d o l i , i n c o l l a b o r a z i o n e c o n l I s t i t u t o d i l i t u r g i a p a s t o r a l e S a n t a G i u s t i n a d i P a d o v a ; s i p r e f i g g e d i a p p r o f o n d i r e l a c o n n e s s i o n e t r a l i t u r g i a , p a s t o r a l e e s p i r i t u a l i t ‡ . N e l 2 0 0 7 Ë g i u n t a a l l a 4 2 a e d i z i o n e .
Descrizione dell'opera
La XLI settimana liturgico-pastorale di Camaldoli si è soffermata a riflettere sul modo di percepire e attuare la celebrazione eucaristica negli ultimi quarant’anni di vita ecclesiale: quelli che vanno dal concilio Vaticano II fino ai nostri giorni, segnati dal Sinodo dei vescovi dell’ottobre 2005 sul tema L’eucaristia: fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa.
È caratteristica delle Settimane camaldolesi proporre una pluralità non solo di tematiche, ma anche di metodi e linguaggi utilizzati. Così nei contributi raccolti nel volume i vari temi riguardanti la celebrazione dell’eucaristia sono stati affrontati con approcci e metodi tra loro molto diversi: si va dalla prospettiva teologico-liturgica a quella storico-liturgica, da quella pastorale a quella più specificamente antropologica.
Sommario
Introduzione. Tra memoria del passato e attenzione al presente (M. Ferrari). I. La “partecipazione attiva” come obiettivo della riforma liturgica dell’eucaristia. Una verità dimenticata? (A. Grillo). II. La traduzione. Problemi inerenti ai testi biblici e ai testi eucologici dell’eucaristia (R. De Zan). III. Scrittura e rito nel cammino ecclesiale aperto dal concilio. Bilanci e prospettive (G. Cavagnoli). IV. Due concezioni dell’eucaristia a confronto: il medioevo e l’epoca patristica (E. Mazza). V. Canto e musica nella liturgia eucaristica (E. Costa sj). Appendice. «Rilettura» di alcuni temi nei recenti documenti sulla celebrazione eucaristica (M. Ferrari). Elementi per progettare i luoghi della celebrazione (P. Bedogni). Profilo degli autori.
Note sul curatore
Matteo Ferrari è monaco benedettino della comunità di Camaldoli. Licenziato all’Istituto di liturgia-pastorale “Santa Giustina” di Padova, sta proseguendo gli studi in ambito biblico presso la Facoltà teologica dell’Italia centrale di Firenze e lo Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme.
La Settimana Liturgico-pastorale di Camaldoli viene organizzata ogni anno dalla Comunità monastica di Camaldoli, in collaborazione con l’Istituto di Liturgia Pastorale Santa Giustina di Padova; si prefigge di approfondire la connessione tra liturgia, pastorale e spiritualità. Nel 2006 è giunta alla 41a edizione.
Ritornare all’archetipo monastico dei primi secoli è sempre fonte di grande arricchimento, e ancor più se ad accompagnare nel percorso è un maestro del vaglio di p. Adalbert De Vogüé. Il suo metodo di studio è storico, muove cioè dal vivere concreto delle comunità delle origini, e la sua ricerca è di tipo esegetico: a partire dai testi, giunge a dare ragione delle evoluzioni del pensiero teologico-monastico, sia nel contesto dell’Oriente cristiano che nel passaggio al monachesimo d’Occidente.
Il volume propone in lingua italiana quattro studi tra i più significativi apparsi nella voluminosa raccolta di scritti dell’autore pubblicata col titolo Regards sur le monachisme des premiers siècles (Studia Anselmiana 130, Roma 2000, pp. 910). Sono i temi classici del monachesimo che vengono approfonditi: la separazione dal mondo, l’obbedienza, i ritmi e gli orari della preghiera, il lavoro, la lettura e la meditazione, l’importanza del silenzio.
Descrivendo la necessità del cenobitismo e insieme il grande valore della vita eremitica, De Vogüé presenta i rapporti costitutivi tra eremitismo e vita comune per una autentica e sana vita monastica: non si tratta infatti di due vie in opposizione ma piuttosto complementari ed entrambe decisive per la costituzione ecclesiale del monachesimo.
Sommario
Presentazione (A. Barban). 1. Per leggere i monaci antichi. 2. Le comunità dei monaci alla luce del Nuovo Testamento. 3. Vita religiosa. 4. Rinuncia e desiderio.
Note sull'autore
Adalbert De Vogüé (1924) è monaco benedettino nell’abbazia Sainte-Marie de la Pierre-qui-Vire (Francia). Massimo studioso della Regula Magistri e della Regula Benedicti, ha dedicato la sua ricerca agli autori, alla dottrina e alle istituzioni dei primi secoli del monachesimo cristiano. Per molti anni è stato professore di teologia monastica presso il Pontificio Ateneo S. Anselmo (Roma). Tra le sue opere, in italiano: La Regola di S. Benedetto. Commento dottrinale e spirituale, Abbazia di Praglia 1988; Il monachesimo prima di S. Benedetto, Abbazia S. Benedetto di Seregno 1999; S. Benedetto uomo di Dio, Cinisello Balsamo 1999; in francese, sette volumi sulla Regola di Benedetto nella collana «Sources Chrétienne» (nn. 181-186); De saint Pachome à Jean Cassien. Etudes littéraires et doctrinales sur le monachisme égyptien à ses débutes (Studia Anselmiana 120), Roma 1996.
Il volume costituisce una rilettura a più voci dell’esperienza monastica benedettina camaldolese, che si presta anche ad essere un’occasione per meglio comprendere la spiritualità monastica cristiana nei suoi tratti costitutivi.
Il discorso ruota attorno a due poli di riferimento: la memoria della propria identità e l’ascolto della Parola di Dio.
Un’identità fedele alla propria tradizione e insieme dinamicamente aperta nella relazione alle complessità del mondo odierno; una memoria viva in cui passato e presente, trascendenza e storia si richiamano e si intrecciano; un’attenzione all’ascolto della Parola come cuore della stessa vita religiosa, secondo le indicazioni del Vaticano II, e come luogo di maturazione e consapevolezza del proprio essere cristiani a servizio dell’intero popolo di Dio.
Sommario
Introduzione. a) Dove va il monachesimo? (A. Barban). b) “Come acqua di sorgente” (J.H. Wong). I. Contesto. 1. Monaci oggi nella Chiesa (E. Bargellini). II. Memoria. 2. Vita contemplativa e monachesimo camaldolese (I.G. Gargano). 3. Triplex bonum: carisma romualdino-camaldolese (J.H. Wong). III. Polarità complementari. 4. Pro privilegio amoris (G. Cicchi). 5. Solitudo aurea (P.D. Belisle).
IV. Preghiera. 6. Centro di unificazione: spiritualità liturgica (E. Bargellini). 7. «Una cosa ha detto Dio, due ne abbiamo udite» (Sal 62,12). Il cammino spitituale della lectio divina (A. Barban). 8. L’acqua viva: Preghiera silenziosa e continua (J.H. Wong). V. §Testimonianza. 9. I camaldolesi in dialogo (T. Matus).
10. Responsabilità e servizio (S. Frigerio, L. Saraceno). 11. Due testimoni (M. Porcellato, B. Cozzarini).
VI. Profezia. 12. Grammatica dell’ospitalità (S. Rotili). 13. Presenti al presente. Intrecci fra cultura contemporanea e monachesimo (I. Nicoletto). 14. Il futuro della sapienza monastica (B. Barnhart).
Note sui curatori
Alessandro Barban è monaco camaldolese e priore dell’eremo di Fonte Avellana (Pesaro-Urbino). Laureato in storia presso l’Università degli studi di Bologna, ha poi studiato teologia al Pontificio Ateneo S. Anselmo e alla Pontificia Università Gregoriana. Ha pubblicato La fede pregata (Paoline 1997) e ha curato l’edizione italiana di R. Kearney-Gh. Lafont, Il desiderio e Dio (San Paolo 1997); dirige la collana Quaderni di Camaldoli (EDB).
Joseph H. Wong, cinese di Hong Kong, monaco dell’eremo di New Camaldoli in California, ove è maestro degli studenti, è il visitatore della comunità monastica di Camaldoli. Laureato in teologia alla Pontificia Università Gregoriana, con una tesi su K. Rahner (Logos-Symbol in the Christology of Karl Rahner, 1984), già professore di teologia presso l’Università Pontificia Salesiana, è ricercatore presso il Ricci Institute for Chinese-Western Cultural History dell’Università di San Francisco. È autore di numerosi saggi di teologia e spiritualità in inglese, cinese e italiano, e curatore, insieme con B. Barnhart, di Purity of Heart and Contemplation: A Monastic Dialogue between Christian and Asian Traditions (2001). Tiene corsi di teologia nel seminario di Shanghai, Cina.
Il tempo è una categoria e un’esperienza centrale nella liturgia. Come lo è nel monachesimo. Senza il riferimento al tempo (annuale, stagionale, giornaliero...) non si capiscono né liturgia né vita monastica. Quindi non si capisce la spiritualità. Il volume approfondisce tre atteggiamenti interiori che caricano di spiritualità il tempo e il monastero: la vigilanza, la testimonianza, il silenzio. La vigilanza chiede l’attenzione ai segni dei tempi in cui ci si trova a vivere; la testimonianza spinge a rendere ragione della propria fede; il silenzio è risposta viva all’inesprimibilità di Dio.
Note sull'autore
Giorgio Bonaccorso è monaco benedettino di Santa Giustina (Padova), ove è docente di liturgia nel biennio di specializzazione in liturgia pastorale.
Il nome di Edith Stein è oggi a tutti noto: ebrea convertita al cattolicesimo, fattasi monaca carmelitana, non volle per questo sottrarsi al destino del suo popolo e, portando con uguale dignità la stella di Davide e la croce di Cristo, morì ad Auschwitz nel 1942; Giovanni Paolo II l’ha canonizzata l’11.10.1998.
Il punto di vista di questo saggio non è quello dello studioso di storia della mistica, ma piuttosto del filosofo. La giovane Edith, allieva e assistente di Edmund Husserl, fu l’anima luminosa della fenomenologia e più e meglio del maestro seppe in alcune pagine incarnarne lo spirito. «Come ha potuto, questa principessa dell’aurora filosofica, divenire una regina della notte oscura? Come si può arrivare da una filosofia dell’evidenza e del vedere a quella “contemplazione oscura” (S. Giovanni della Croce) o a quella “oscurità della fede” (E. Stein) che è la nota dominante del cammino spirituale dei suoi grandi ispiratori sulla via del Carmelo, Teresa d’Avila e Giovanni della Croce? Come deve essere fatta una persona capace di arrivare alla perfezione in entrambe le direzioni, in apparenza opposte, della vita interiore? […] Sono conciliate, conciliabili queste due vie? È in qualche modo rimasta fenomenologa, come paradossalmente in qualche modo sembra, la monaca carmelitana commentatrice di Giovanni e di Teresa?». Certa che nella vita di Edith Stein il giorno della luce filosofica resti intatto e splendente fino all’ultimo, l’autrice affronta alcune pagine dei testi teologici e di riflessione sulla mistica steiniani, senza perdere di vista questo paradosso.
Note sull'autrice
Roberta De Monticelli ha studiato alla Normale di Pisa, a Bonn, Zurigo e Oxford. Dal 1989 è ordinario di filosofia moderna e contemporanea all’Università di Ginevra e dal 2002 professore invitato presso la nuova Facoltà di filosofia dell’Università Vita Salute San Raffaele. Fra le sue pubblicazioni Dottrine dell’intelligenza, De Donato, Bari 1982; Leibniz, Kant e la logica modale, Universitarie, Milano 1984; Il richiamo della persuasione. Lettere a Carlo Michelstaedter, Marietti, Genova 1988; Le preghiere di Ariele, Garzanti, Milano 1992; L'ascesi filosofica, Feltrinelli, Milano 1995; La conoscenza personale, Guerini, Milano 1998; La persona, apparenza e realtà. Testi fenomenologici 1911-1933, Cortina, Milano 2000; Dal vivo, Rizzoli Economica, Milano 2001; L’Ordine del cuore. Per una teoria del sentire, Garzanti, Milano 2003.
Che cos’è la vita spirituale? Nel clima culturale postmoderno molte sono le forme di spiritualità oggi dilaganti: forme vagamente religiose, eclettiche, prive di un centro e spesso senza alcun riferimento alla persona, forme che tendono a confondersi e che in molti casi hanno ormai poco a che fare con l’autentica esperienza ascetico-spirituale cristiana, che trova nella sequela di Cristo il suo fulcro. Sollecitati dalla necessità di fare chiarezza anche in ambito cristiano, i contributi raccolti nel volume – frutto di un fecondo e appassionato confronto – tentano di far interagire i diversi ambiti della ricerca teologica intorno al significato attuale della spiritualità cristiana. Lo sforzo non è soltanto di riconsiderare la peculiarità spirituale cristiana per comprendere verso quale esperienza stiamo camminando, ma anche di sollecitare una più feconda interazione tra ricerca teologica, etica e vita spirituale, rivolgendo una particolare attenzione al concretizzarsi di questo incontro nell’esperienza di fede quotidiana.
Nella loro diversità e complementarità di percorso, gli autori si sono lasciati realmente interpellare dalle delicate questioni in gioco, ricercando con attenzione e cura prospettive concrete di orientamento della vita spirituale, a livello sia personale sia di azione pastorale comunitaria.
Note sul curatore
Natalino Valentini. Laureato in Filosofia all’Università di Bologna, ha svolto gli studi teologici presso l’ISSR dell’Università di Urbino sotto la direzione del prof. don Italo Mancini e corsi di specializzazione presso il Pontificio Istituto Orientale di Roma. Successivamente ha conseguito un dottorato di ricerca in etica ed antropologia presso l’Università di Lecce. La sua ricerca si è concentrata prevalentemente sul pensiero religioso russo del Novecento e sulla teologia ortodossa. Attualmente è direttore dell’ISR "A.Marvelli" della Diocesi di Rimini e collabora con il prof. Piergiorgio Grassi alla cattedra di Filosofia della religione dell’Università di Urbino. Svolge inoltre corsi seminariali di Spiritualità e teologia ortodossa presso l'Istituto Teologico Marchigiano di Ancona (aggregato alla Pontificia Università Lateranense). Oltre ai numerosi saggi dedicati prevalentemente al pensiero religioso russo, ha pubblicato: Memoria e Risurrezione in Florenskij e Bulgakov, Pazzini, Verucchio (RN) 1997; Pavel A.Florenskij: la sapienza dell’amore. Teologia della bellezza e linguaggio della verità, EDB, Bologna 1997. Negli ultimi anni ha curato alcune opere inedite di P.A.Florenskij: Il cuore cherubico. Scritti teologici e mistici, Piemme, Casale Monferrato 1999; Il significato dell’idealismo, Rusconi, Milano 1999; "Non dimenticatemi". Dal gulag staliniano le lettere alla moglie e ai figli del grande matematico, filosofo e sacerdote russo, Mondadori, Milano 2000; Ragione e dialettica, Morcelliana, Brescia 2001 (di prossima pubblicazione). Recentemente ha curato il volume: Cristianesimo e bellezza. Tra Oriente e Occidente, Paoline, Milano 2002.
La Liturgia delle Ore è il cuore pulsante della vita cristiana, senza il quale la fede ben presto si indebolisce, perde mordente. Essa non è semplicemente preghiera, ma preghiera rituale. Questa è la sua virtù, ma anche la sua difficoltà. Eppure questo lato del profilo della Liturgia delle Ore è il suo versante più prezioso. Il volume è suddiviso in quattro parti: l’esordio presenta le tre diverse visioni del tempo che attraversano la cultura attuale. Segue una valutazione della reciproca dipendenza di teologia e antropologia, per la piena valorizzazione del rapporto tra tempo e preghiera. La terza parte entra nell’esperienza propriamente teologica del pregare rituale. Con la quarta parte si giunge a una sorta di fenomenologia delle diverse ore della preghiera quotidiana.
Note sull’autore
Andrea Grillo (Savona 1961), laico sposato, dal 1994 insegna teologia dei sacramenti e filosofia presso il Pontificio Ateneo S. Anselmo di Roma e l'Istituto di Liturgia Pastorale S. Giustina di Padova. Tra le sue pubblicazioni si ricordano Guida laica per tornare a messa. Dal precetto alla libertà (Cinisello Balsamo 1997) e Introduzione alla teologia liturgica. Approccio teorico alla liturgia e ai sacramenti cristiani (Padova 1999).
La lotta di Giacobbe con l'angelo, narrata in Genesi 32,23-34, è contrassegnata dall'interrogazione e dal combattimento nel suo svolgersi, dalla ferita e dalla benedizione nell'esito conclusivo. È una suggestiva metafora dell'esperienza dei mistici: tensione irrisolta e lancinante, che scava nella carne e nello spirito, trova la sua traduzione nella preghiera di invocazione e di richiesta, di adorazione e di appello. E in due abbandoni: quello del Dio, che sembra continuare a nascondere il suo volto alla casa di Giacobbe (Is 8,17) e che genera desiderio e nostalgia, fatica ed esasperazione, e quello dell'orante, che dice affidamento e riconsegna nelle mani dell'Altro. Addentrarsi nella mistica e nella preghiera nel '900 significa incontrare alcune grandi figure di donne: Simone Weil, Adrienne von Speyr, Edith Stein; significa incrociare teologia e filosofia, preghiera e bellezza, preghiera e poesia. Significa anche interrogarsi su una via che l'ecumenismo ha poco frequentato, perché la mistica testimonia "l'esistenza di una Ecclesia spiritualis che riunisce tutti i suoi, nella forza e nel trionfo di uno stesso paradosso" (H. Corbin); "i mistici di quasi tutte le tradizioni religiose si assomigliano quasi fino all'identità" (S. Weil).
A metà strada tra esegesi e lettura spirituale, le interpretazioni proposte sono un invito a riflettere su come sia vissuta e rappresentata l'esperienza di Dio. Le pagine della Scrittura su Mosè ed Elia sono analizzate con l'aiuto della tradizione midrashica. Ribadito il carattere fondamentale della rivelazione a Mosè, si possono notare le somiglianze e le differenze con l'esperienza di Elia: dominano ancora le modalità mosaiche del dialogo come ascolto/silenzio, la forza dei luoghi (il deserto, la montagna), il fuoco, il vacillare dell'identità profetica, ma in un'atmosfera di maggiore solitudine e pericolo. Un altro mondo appare con il Nuovo Testamento: l'amore gratuito e incondizionato, la preghiera, la comunanza e la dedizione ai fratelli.