Il re Davide, anziano e costretto a tetto, presagisce la fine dei suoi giorni: accanto a lui, per riscaldare l'ormai debole corpo, giace una schiava; fuori dalla stanza si svolgono gli intrighi di corte per la successione al trono. Il re si rivolge a Dio e ripercorre, con Lui e davanti a Lui, tutta la sua lunga e avventurosa vita. Con Lui e davanti a Lui: perché Davide è stato il primo uomo a non temere di stare al cospetto di Dio, a dargli del "tu". Ed è stato il primo uomo che osò amare Dio: di un amore appassionato, sensuale, inebriante; così come di un amore appassionato, sensuale, inebriante aveva amato il suo popolo, le sue donne, l'amico fraterno Gionata, il figlio ribelle Assalonne. Un amore che non gli aveva impedito - per eccesso di passione, di sensualità e di ebbrezza - di peccare e di essere punito. Senza smettere di amare. Questo è, e non altro, il romanzo "Davide" di Carlo Coccioli: una storia d'amore e di peccato, di obbedienza e di desiderio, di vicinanza e lontananza dal Divino.
La Cassa di credito cooperativo del Tagliamento e del Piave, nel cui ufficio legale lavora Giulio Rovedo, il protagonista, viene repentinamente assorbita da Bancaalleanza. Amon Gottman, l'uomo che ha guidato la fusione, è una figura spietata e ambigua. Cecilia Mazzi, il nuovo capo del personale, circuisce Rovedo e fa in modo che la cosa giunga alle orecchie della moglie di lui, che non esita a metterlo alla porta. Ma dietro questo inspiegabile comportamento non si cela un modo per far fuori un dipendente scomodo, ma qualcosa di molto più misterioso, e infatti proprio lo stabile dove Giulio Rovedo stabilisce il suo alloggio temporaneo diviene l'epicentro di strani accadimenti.