Un’opera inedita, per incontrare ancora una volta l’autore della Messa dell’uomo disarmato in tutta la potenza della sua scrittura.
Un romanzo di formazione ambientato nell’Italia fascista a ridosso della guerra. La storia di una vocazione drammaticamente intrecciata agli eventi della Resistenza.
«Un po’ Meneghello, un po’ Fenoglio, un po’ Bacchelli, un po’ Attilio Bertolucci, ma soprattutto la voce di un combattente felice e disarmato di cui ci ricorderemo.»
Paolo Di Stefano, Corriere della sera
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Il seminarista protagonista di questo romanzo muove dall’ingenuità dell’infanzia alla drammaticità dell’adolescenza in uno dei periodi più tragici della storia del nostro Paese: dalla vigilia della guerra fino alla Liberazione dai nazifascisti. Sullo sfondo di un’Italia contadina, vediamo maturare la sua vocazione, tormentata dai dubbi che lo spingerebbero verso scelte più immediate e radicali. Luisito Bianchi narra una storia sincera e commovente – i riferimenti autobiografici sono molto presenti – in cui non mancano momenti di grande levità, specialmente nel racconto della vita in seminario vissuta dal seminarista bambino.
Il seminarista pone in nuova luce molti degli interrogativi che hanno innervato il capolavoro La messa dell’uomo disarmato: il fuoco del racconto è il dilemma tra la fedeltà a una vocazione puramente spirituale e il bisogno di partecipare all’evento storico della Resistenza dalla parte dei “giusti”. Senza ideologia ma senza ambiguità, secondo una “regola” che ha improntato l’esistenza stessa dell’autore.
Nel 2011 ricorre il centesimo anniversario dell'assegnazione del premio Nobel per la chimica a Marie Curie e si celebra l'Anno Internazionale della Chimica. Abbiamo perciò l'occasione di riscoprire una scienza che più di altre dà forma al nostro quotidiano: è grazie alle sue applicazioni che il rossetto tiene una giornata intera, che abbiamo pneumatici per ogni condizione climatica, che curiamo i sintomi del raffreddore con una compressa, o che sappiamo perché la maionese impazzisce. D'altra parte, la storia della chimica si può leggere come una storia del rapporto dell'uomo con la natura e poi con la materia, fin dentro agli atomi: le idee dei chimici permeano il nostro immaginario, oltre che la nostra vita. Così, nello spazio di poche pagine, Sposare gli elementi ripercorre questa storia in maniera semplice, raccontando le scoperte, i personaggi e i passaggi principali, e costellando il racconto di spunti interdisciplinari sull'influenza della chimica nell'arte e nella letteratura.
Questa è la storia di Giorgio Ambrosoli, per cinque anni commissario liquidatore della Banca Privata di Michele Sindona, ucciso a Milano da un killer la notte tra l'11 e il 12 luglio 1979. La racconta a trent'anni di distanza il figlio Umberto, che ai tempi era bambino, sulla base di ricordi personali, familiari, di amici e collaboratori e attraverso le agende del padre, le carte processuali e alcuni filmati dell'archivio RAl. Sullo sfondo, la storia d'Italia in quel drammatico periodo. Nell'indagare gli snodi di un sistema politico-finanziario corrotto e letale, Ambrosoli agiva in una situazione di isolamento, difficoltà e rischio di cui era ben consapevole. Aveva scritto alla moglie: "Pagherò a caro prezzo l'incarico: lo sapevo prima di accettarlo e quindi non mi lamento affatto perché per me è stata un'occasione unica di fare qualcosa per il Paese [...] Qualunque cosa succeda, comunque, tu sai cosa devi fare e sono certo saprai fare benissimo". Il racconto illumina il carattere esemplare delle scelte di Giorgio Ambrosoli, la sua coerenza agli ideali di libertà e responsabilità e, insieme, sottolinea il valore positivo di una storia ancora straordinariamente attuale. Con la prefazione di Carlo Azeglio Ciampi.
Il re Davide, anziano e costretto a tetto, presagisce la fine dei suoi giorni: accanto a lui, per riscaldare l'ormai debole corpo, giace una schiava; fuori dalla stanza si svolgono gli intrighi di corte per la successione al trono. Il re si rivolge a Dio e ripercorre, con Lui e davanti a Lui, tutta la sua lunga e avventurosa vita. Con Lui e davanti a Lui: perché Davide è stato il primo uomo a non temere di stare al cospetto di Dio, a dargli del "tu". Ed è stato il primo uomo che osò amare Dio: di un amore appassionato, sensuale, inebriante; così come di un amore appassionato, sensuale, inebriante aveva amato il suo popolo, le sue donne, l'amico fraterno Gionata, il figlio ribelle Assalonne. Un amore che non gli aveva impedito - per eccesso di passione, di sensualità e di ebbrezza - di peccare e di essere punito. Senza smettere di amare. Questo è, e non altro, il romanzo "Davide" di Carlo Coccioli: una storia d'amore e di peccato, di obbedienza e di desiderio, di vicinanza e lontananza dal Divino.
Immobilizzato da anni nel suo letto, incapace di respirare se non grazie a una macchina, nell'autunno 2006 Piergiorgio Welby - malato di distrofia muscolare progressiva - rende pubblica con un appello diretto al presidente della Repubblica la sua richiesta di essere lasciato morire. Il dottor Mario Riccio, anestesista di Cremona, si assume la responsabilità di fare come Welby chiede: dopo averlo sedato, lo distacca dal respiratore artificiale che lo tiene in vita. Questo è il diario che Riccio ha tenuto durante i giorni della morte di Welby, nel dicembre 2006, e poi nei mesi successivi; è il suo punto di vista non solo sulla vicenda strettamente "medica", ma anche sull'aspro confronto che si è sviluppato in Italia fin dall'appello di Welby; ed è il resoconto dell'iter processuale cui Riccio è stato sottoposto, fino alla sentenza di proscioglimento. La giornalista Gianna Milano, dialogando con l'esperienza umana e professionale narrata da Riccio, ha realizzato un ricchissimo commentario al testo, un contrappunto che restituisce lo sfondo degli eventi in un percorso parallelo: la cronaca, il dibattito politico, bioetico e culturale, i documenti giudiziari che hanno contribuito a una maggior chiarezza su accanimento terapeutico, consenso o rifiuto delle terapie, diritto al morire, cure palliative, testamento biologico ed eutanasia.
L'autore di questo diario è un prete, che fa l'operaio. Le sue sono annotazioni quotidiane: tumultuose, appassionate, dubbiose e drammatiche. E animate da un affetto sincero, pieno di arguzia e allegria, verso i compagni: quelli che condividono i turni nel reparto della Montecatini, a Spinetta Marengo. Leggendo ci accorgiamo di essere entrati nella vita di questi amici: sappiamo tutto di loro e delle loro famiglie; tutto della Commissione interna di fabbrica e dei vari direttori; abbiamo imparato a fiutare l'odore chimico del reparto, abbiamo provato la lunghezza del turno di notte, condiviso gli innumerevoli thermos di caffè, attraversato i conflitti, visto gli incidenti e patito le morti. È questa la ragione del titolo "I miei amici", perché è attorno ai compagni che prende senso l'esperienza di don Luisito Bianchi. Ci passa la storia d'Italia in questo libro: il movimento operaio, i difficili anni post-conciliari, quel '68 che ha scompigliato come un vento la società del nostro Paese. Ma, soprattutto, protagoniste sono la Chiesa e la Fabbrica.
Questo libro racconta la storia di un uomo che vede suo padre, ammalato d'Alzheimer, trasformarsi in uno sconosciuto. Lo accompagna a passeggiare nel parco, lo studia mentre siede inebetito davanti al televisore. E scopre - via via che la malattia avanza - un padre poco amato e poco amabile, sconosciuto, in realtà, da sempre. Mentre l'esistenza e la memoria del malato si sgretolano, affiorano pezzi di una vita segreta, fino a che una lettera rivela l'esistenza di una persona: un secondo figlio nato in Germania prima che il padre si sposasse; un fratello, un altro sconosciuto, che improvvisamente si fa vivo con la curiosità di chi a sua volta vuole conoscere e farsi conoscere.
Se ci sono 400 milioni di stelle nella nostra sola galassia, e forse 400 milioni di galassie nell'Universo, è ragionevole che là fuori, in un cosmo che ha 14 miliardi di anni, esista o sia esistita una civiltà avanzata almeno quanto la nostra. Se le dimensioni e l'età dell'Universo sostengono con forza l'esistenza di altre civiltà, perché non ne abbiamo testimonianze? Questo libro presenta cinquanta soluzioni a questo problema, noto come paradosso di Fermi, avanzate da scienziati di primopiano, filosofi, storici e autori di fantascienza. Stephen Webb è un fisico che lavora nel campo della didattica alla Open University, in Inghilterra. È autore di saggi sulla cosmologia.
Luisito Bianchi scrive questo romanzo negli anni Settanta, rappresentando con i mezzi della letteratura un'esperienza per lui profonda e cruciale, seppur vissuta in giovanissima età: la Resistenza italiana. Nel 1989 - dopo una profonda revisione da parte dell'autore - gli stessi amici ne curano la prima pubblicazione, autofinanziata e ora esaurita. Il libro inizia così a diffondersi "da mano a mano, da amicizia ad amicizia", secondo le stesse parole dell'autore. L'editore Sironi, imbattutosi come tanti altri in quest'opera e convinto della sua forza, la propone ora al grande pubblico.