"Il libro di Padre Manuel Nin costituisce una valida proposta per quanti vogliono conoscere meglio l'anno liturgico della Chiesa bizantina.
Questo libro ci mostra l'anno liturgico in tutta la sua divina dolcezza.
La celebrazione delle feste diventa perciò più chiara al nostro spirito e gli eventi salvifici celebrativengono meglio compresi: attraverso le feste ci è dato di amare maggiormente Dio Uno e Trino. ogni evento che Dio ha compiuto nella storia del suo popolo è stato deciso nel suo amore per la nostra salvezza. Sicchè, conoscendo bene le feste e celebrandole con dignità e ardore, rendiamo grazie a Dio per tutto ciò che ha fatto per noi"
Dalla prefazione di S.E.R. Cyril Vasil'
"Nella ricostruzione di Besançon, l’occidente nelle sue radici ellenistiche ed ebraiche (ma pure nella sua declinazione islamica) ha costantemente oscillato tra il rifiuto e la legittimazione dell’immagine quale rappresentazione sensibile del divino, (…). Nonostante il dogma dell’incarnazione, che riqualifica la realtà visibile della natura e dell’uomo, fatti propri e assunti da Dio nella persona di Cristo, pure il cristianesimo ha subito le medesime incertezze ed oscillazioni, giungendo, da un lato, alla divinizzazione stessa dell’immagine dipinta nell’icona bizantina (…), o, al contrario, alla cancellazione calvinista della raffigurazione del sacro (…).
Così, nel corso dei secoli, la tradizione di mediazione tra il contatto immediato e intuitivo con il divino e la sua raffigurazione devozionale è stata saldamente conservata solo dalla tradizione cattolica occidentale, che assegna all’immagine uno statuto prevalentemente pedagogico o ancor più psicagogico, di guida cioè dell’anima nel percorso di ascesi dall’orizzonte del mondano alla dimensione spirituale dell’incontro metafisico (…) con il Dio trinitario. La questione dell’immagine del divino si intreccia così con il problema della raffigurazione del mondo e della natura, che rappresentano per l’uomo il luogo dell’incontro con il Dio cristiano e la dimensione da questi assunta per rendersi attingibile: una mediazione imprescindibile e pur sempre da trascendere." dalla prefazione di Marco Rizzi
In quest'opera, che affronta tematiche artistiche muovendosi liberamente tra filosofia, antropologia e religione, e in un costante dialogo critico con Freud e con Girard, l'autore offre un'interpretazione completamente inedita di Leonardo. Non più l'immagine consueta e abusata del genio universale del Rinascimento, ma una personalità tormentata e complessa, che ha trovato nelle sue creazioni l'unica alternativa a una vita affettiva e sociale fortemente segnata dalla sua nascita illegittima. La tesi di Giuseppe Fornari è che il rapporto drammaticamente incompiuto e inespresso coi genitori, e in particolare col padre, che mai darà riconoscimento legale al suo primogenito, sia stato determinante non solo nello stimolare le ambizioni di un giovane di talento, ma anche nel fargli vivere e approfondire le grandi verità del cristianesimo, che trovano una modernissima illustrazione nelle principali opere sacre di questo artista. Un saggio di notevole spessore che sottolinea l'importanza della matrice cristiana nell'ispirazione dell'opera di Leonardo, e a sostegno di questa tesi mette in luce particolari poco noti.
La figura di Cristo attraversa l'immaginazione dei cristiani nella stessa misura in cui le sue parole danno fondamento alla loro etica e l'offerta della sua vita giustifica la liturgia della Chiesa. Gli effetti della presenza del Risorto non mancano di farsi avvertire in quella facoltà psichica così essenziale all'esperienza di ciascun uomo che è l'immaginazione, la quale in Occidente ha accolto i tratti del corpo del Figlio di Dio, la sua carne, per dare alimento ai sogni degli individui e delle comunità, piegandola a progetti regressivi oppure fecondando con essa la speranza di una pienezza escatologica. È un aspetto della vita dei cristiani che ancora non è stato tematizzato con la necessaria attenzione e che Pittori di Cristo intende mettere a fuoco a partire da alcuni dipinti, testimonianze importanti della pressione dell'archetipo cristologico nella coscienza di quelli che sono i punti di riferimento per l'"ortodossia" figurativa, i maestri dell'immagine occidentale. Ad alcuni tra i più rappresentativi fra essi (Masaccio, Rubens, Delacroix...) è stato affidato il compito di visualizzare per tutti noi il volto e la carne di Gesù, per ritrovare ancora in lui la bellezza che potrebbe riscattarci dall'ottundimento dei sensi e dell'anima.
GLI AUTORI
FRANCESCO SARACINO, biblista e teologo, si occupa dell'interpretazione della tradizione figurativa occidentale all'interno di un progetto ermeneutico inteso a rivendicare un accesso "figurativo" alla dimensione dello Spirito.