Il Direttorio per la catechesi del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione è il documento più autorevole, aggiornato e recente sulla catechesi nella Chiesa universale. Data l'importanza e la ricchezza di contenuti si propone questa Guida alla lettura sotto forma di schede, in corrispondenza ai 12 capitoli del Direttorio.
Non si è inteso fare un commento critico dei contenuti, ma una loro esposizione fedele sintetica seguendo la densa articolazione del testo, facendo rimando ai diversi paragrafi di riferimento. Ma non è un semplice riassunto. Vuol essere uno strumento didattico. Si invita il lettore a rendersi conto di ciò che dice il Direttorio (il Direttorio verso di noi) e si conclude evidenziandone l'incidenza catechistica, con alcune domande di riflessione sulla propria esperienza (Noi verso il Direttorio).
Il sussidio è per catechisti e animatori di pastorale giovanile, con l'invito di farne, dove e possibile, una lettura in gruppo.
L'integrazione europea non è un assoluto, né un fine in sé. Piccola appendice delle terre emerse del pianeta, l'Europa è e sarà sempre qualcosa di più grande delle forme contingenti di organizzazione che i suoi popoli sceglieranno di darsi. L'integrazione europea rappresenta, tuttavia, un progetto importante, capace di incidere sulle vite dei cittadini dei Paesi coinvolti, e non solo, a partire proprio dai giovani. Per alcuni di loro, la fede può essere oggi la sorgente di un impegno personale, oltre che un sostegno e una guida in questo incerto sforzo collettivo. In un'Europa lacerata da molteplici crisi regionali e anch'essa segnata da una pandemia globale, oltre ad indicare le sfide più decisive, occorre rievocare qualche profezia e formulare qualche nuova proposta, mettendosi in ascolto dei giovani europei. Questi chiedono sinodalità per il futuro dell'Europa. Sinodalità è camminare insieme, verso una meta condivisa, come popolo. Ispirare e animare la dimensione sociale della fede dei giovani europei significa abilitarli ad ereditare i sogni migliori delle generazioni che li hanno preceduti, lasciare che siano loro a realizzarli con i propri talenti e aiutarli a lasciarne sbocciare di nuovi. I nuovi sogni vivranno nella misura in cui saranno condivisi, cioè nella misura in cui sarà data ai giovani l'occasione di farlo, camminando insieme a loro sulle strade d'Europa.
Il volume raccoglie alcuni studi, sia di riflessione teologico-morale sia di concreta prassi pastorale e ministeriale, che cercano di elaborare un percorso coeso e coerente al senso e al contenuto del ministero sacramentale della Riconciliazione.
Si muove da una delineazione del vissuto post-moderno in cui il penitente vive e da cui decifra l’esperienza del proprio peccato e della propria penitenza e conversione, affrontando alcuni nodi specifici come l’esercizio della coscienza morale e come la rivendicazione di prassi discutibili e discusse. Succede poi un capitolo che riprende una tematica nodale nella prassi ministeriale sacramentale, quella della coscienza morale e della sua formazione nelle coordinate intellettuali e culturali odierne, segnate dalla giusta rivendicazione di una coscienza che sia veramente la propria e non coniugata in modo impersonale. Il terzo capitolo riprende una problematica molto attuale e molto discussa a livello teologico e soprattutto pastorale, la possibile assoluzione dei fedeli divorziati risposati, tenendo in conto quanto la recente esortazione apostolica Amoris laetitia ha offerto circa il discernimento del bene possibile operato dalla coscienza morale. Fa seguito un capitolo sul senso del segreto confessionale, precisato nel suo oggetto e nei suoi soggetti. Termina il volume un capitolo sul rapporto tra confessione e direzione spirituale. È una questione che ha interessato e interessa non solo la teologia morale-spirituale, ma anche la prassi di molti sacerdoti, mentre esula l’esercizio della direzione spirituale operata da parte di laici, consacrate o consacrati non ordinati. Una distinzione sembrerebbe doversi porre, anche per i diversi obblighi concernenti l’una e l’altra.
Carlotti Paolo è ordinario di Teologia morale fondamentale nella Facoltà di Teologia dell’Università Pontificia Salesiana, dove dal 2017 è direttore dell’Istituto di Teologia dogmatica e dal 2018 vicerettore. è docente invitato in diversi Centri universitari e consultore presso la Congregazione delle cause dei Santi.
Tra le sue recenti pubblicazioni: La teologia della morale cristiana (2016) e La morale di papa Francesco (2017); La teologia morale italiana e l’Atism a 50 anni dal Concilio: eredità e futuro (2017) e Identità e differenza sessuale. Il gender e la teologia (2018).
La dimensione del credere, come quella del non credere, nel soggetto pensante si rivela come una delle sfide che stimola e caratterizza la ricerca teologica, la riflessione interdisciplinare e l’insegnamento accademico dell’Istituto di Teologia Dogmatica dell’Università Pontificia Salesiana. Con questo orizzonte teologico, la loro proposta metodologica cerca di «integrare progressivamente fede, cultura e vita», verso l’orientamento di tutti gli atti della vita al Dio vivente. L’inderogabile attualità della teologia diventa oggi più che mai convincente nella misura che riesce ad operare la mediazione tra una matrice culturale e il significato del credere in quella matrice. Qui si auspica il passaggio da un’apologetica teologica che combatte la lotta della fede contro un avversario o contro un nemico da sconfiggere verso la funzionalità teologica di un’«apologetica originale» che opera la mediazione attenta, intelligente, riflessiva, affettiva e responsabile del soggetto pensante e credente.
Con scritti di: Guido Benzi, Roberto Spataro, Francisco Sánchez Leyva, Roberto G. Timossi, Antonio Castellano, Jesús Manuel García Gutiérrez, Antonio Escudero, Franco Garelli.
Francisco Sánchez Leyva, salesiano sacerdote, membro dell’Istituto di teologia dogmatica e professore aggiunto di teologia fondamentale nella Facoltà di Teologia dell’Università Pontificia Salesiana di Roma. Si è laureato in teologia e filosofia presso la Pontificia Università Gregoriana, dove nel 2016 ha ottenuto il dottorato di ricerca in teologia fondamentale. I suoi campi di ricerca versano sull’apologetica teologica, l’ateismo, il metodo teologico e l’analisi lessicografico dei testi lonerganiani.
In un tempo nel quale si avverte l’emergenza educativa e la comunità cristiana è impegnata a riflettere sul grande tema della educazione, è necessario mettersi in ascolto della Parola di Dio, che è il massimo esperto di questo campo. La Bibbia non propone una teoria dell’educazione né offre le indicazioni metodologiche che spettano alle scienze dell’educazione, ma è ricca di una saggezza pedagogica, che sarebbe un peccato trascurare.
Questo libro presenta cinque percorsi biblici. Il primo delinea come, secondo le Scritture del Primo Testamento, “Dio educa il suo popolo”. Il secondo è dedicato ai maestri di sapienza, il cui insegnamento è trasmesso negli scritti detti appunto “sapienziali”. Il terzo invita a guardare a Maria e Giuseppe “educatori” di Gesù. Nel quarto osserviamo il cammino educativo che Gesù maestro fa compiere ai discepoli. Il quinto capitolo è dedicato a san Paolo, pastore ed educatore delle giovani comunità che ha fondato.
Il presente volume tratta della Sindone nel suo cammino attraverso diversi paesi e città nel corso di venti secoli. Mediante la presentazione di questo itinerario ininterrotto l'autore ha cercato di mostrare anche che la Sindone di Torino è la stessa che fu venerata secoli prima a Costantinopoli o a Edessa, e che proveniva da Gerusalemme. Questa fu la decisa ipotesi sostenuta da Ian Wilson, seguita oggi dalla maggior parte dei sindonologi. A stesura compiuta del libro, l'autore confessa che personalmente si è riconfermato nella convinzione dell'autenticità della Sindone di Torino, l'insigne reliquia venerata da secoli nei luoghi che si descrivono nel libro. I lettori, se seguiranno con attenzione e interesse queste pagine, certamente arriveranno alla stessa conclusione.
Il volume raccoglie gli Atti del Seminario di studio che si è svolto a Catanzaro, dal 30 giugno al 3 luglio 2015: Teologia morale e teologia pastorale. La dimensione pratica della teologia. La relazione tra teologia morale e teo­logia pastorale, pur nel rispetto dello statuto epistemologico e metodologico di ciascuna disciplina, ha messo in risalto la possibilità di dialogo tra le due scienze teologiche, ma anche la prospettiva di unione che diventa fortezza se vissuta in relazione sinergica e dinamica. Gli interrogativi che il Seminario ha suscitato sono stati molteplici.
Attenta e accurata riflessione è stata riservata ai due sinodi sulla famiglia e in particolare alla questione etico-teologica ma soprattutto pastorale dei fedeli divorziati-risposati. Il nesso tra teoria e prassi è stato messo a tema in maniera specifica nell’ambito della teologia e in particolare della teologia pastorale. Nell’articolazione del rapporto tra momento teorico e momento pratico sarà necessario attivare una relazione di reciprocità. Non solo la teoria illumina la prassi, ma anche la prassi dà luce nuova alla teoria.
Alberto Melloni tratteggia la storia e la dottrina del Concilio Vaticano II; Giuseppe Angelini illustra La teologia morale: il comandamento di Dio tra natura e cultura; Dario Vivian delinea Il pratico e le pratiche: ricognizione sulla teologia pastorale e il suo statuto epistemologico; Severino Dianich propone Magistero incerto? Prassi e interpretazioni in evoluzione; mentre Basilio Petrà illustra Il rapporto tra magistero romano e coscienza etico-dottrinale della chiesa nella sua cattolicità: una riflessione tra due sinodi; Martin M. Lintner propone Lo status quaestionis etico-teologico dei divorziati risposati e modelli teologico-pastorali in Germania e Austria; Franco Lanzolla illustra I fedeli divorziati e risposati. Linguaggi, atteggiamenti e prospettive di accompagnamento.
Salvatore Cipressa è ordinario di teologia morale presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Lecce e docente invitato presso l’Istituto Teologico Calabro. Segretario nazionale ATISM.
Il testo si avvale di due modi conoscitivi, quello definitorio-concettuale e quello interpretativo-narrativo, usandoli come strategia con cui far pratica di filosofia dell'educazione. Questa, infatti, è chiamata a chiarire/comprendere il senso del mondo dell'educazione (qui assunta nel suo significato più generale per cui è sinonimo di istruzione, formazione, apprendimento) e delle sue parole-chiave. Le deve precisare, collegare con le parole-chiave, con le teorie, che sull'educazione vengono dette o mostrate in altre discipline o modalità discorsive culturali. Deve cogliervi le novità insorgenti nei contesti e nei processi storici in atto. Per tali motivi, nella prima parte del saggio si proverà ad offrire un'esposizione sistematica delle parole-chiave dell'educazione nella loro logicità ed essenzialità concettuale. Con la seconda si cercherà di supportare tale forma di conoscenza, utilizzando immagini, intuizioni allo stato nascente, abbozzi di modelli, narrazioni autobiografiche, conoscenze frutto di esperienza fatta, al fine di arrivare alle idee, ai significati profondi, alle tendenzialità e intenzionalità di fondo, ai valori più alti, che soggiacciono al discorso "scientifico" "su" e "per" l'educazione.
Sono riflessioni-immagini per un verso frutto di studio e di ricerca scientifica e per un altro verso piuttosto un sapere frutto di esperienza fatta. Intuizioni, idee, o meglio verità da cogliere più immaginificamente che concettualmente. Esposte spesso in forma narrativa, aiutano a pensare, a confrontarsi, a ragionare.
I singoli testi, alcuni sono più lunghi altri più brevi. Alcuni sono ragionati, altri sono più ad effetto finale. Sono collocati in una certa linea logica: partendo da quelli che riguardano il modo di conoscere, a quelli relativi al modo di pensare la persona, le relazioni, la relazione educativa, per arrivare a quelli che riguardano al come ci relazioniamo con Dio e proviamo ad agire secondo un'ispirazione cristiana, tra storia e trascendenza.
In appendice sono riportati alcuni testi classici, soprattutto patristici, che dicono il quadro di riferimento in cui l'Autore si è mosso.
Gesù «cresceva». Questa espressione, che il terzo evangelista ripete due volte (Lc 2,40.52), attira la nostra attenzione. Dietro l'annotazione biografica non si nasconde forse qualcosa di più profondo? Che cosa significa oggi per noi il fatto che Gesù è stato "adolescente"? Muovendo dai testi biblici, attraverso i commenti dei Padri della Chiesa, le opere dei teologi medievali e dei secoli seguenti, fino agli studiosi più recenti, il presente lavoro guida alla riscoperta del "mistero" dell'adolescenza di Gesù, modello di ogni adolescente.
Il volume raccoglie gli Atti del VI Convegno Internazionale di Bioetica organizzato nel 2013 dalla Confraternita della Misericordia di Trevi nel Lazio. Nasce dalla profonda esigenza di discutere su alcune problematiche bioetiche che derivano dalla necessità di un confronto sul valore della vita di ogni persona in qualunque condizione sia: in queste pagine, dopo la presentazione (Giuseppe Tarabonelli), si ritrovano le riflessioni proposte dai diversi relatori: Parole di vita: quale avvenire, quale speranza la Chiesa può dare alla bioetica? (Domenico Santangelo); La vita: dono di Dio o prodotto degli uomini? Come comunicare l’accoglienza e il rispetto della vita? (Domenico Pompili); Quanti anni avrebbe oggi? Aborto e inizio della vita umana: questioni bioetiche dal concepimento alla nascita (Pierluigi Bruschettini); Medicina e persona umana: quale relazione nella pratica clinica? (Alfredo Anzani); Dalla retorica alla realtà: perché si domanda una morte assistita? (Raymond Zammit); Famiglie fragili che nutrono il nostro vivere (Fulvio de Nigris); La messa alla prova di sé nell’adolescenza (David Le Breton); Escursioni bio-antropologiche nella sofferenza psichica (Fabio Gabrielli, Massimo Cocchi); La famiglia, la vertigine e il rischio dell’acrobata (Graziano Martignoni); Il dolore si cura e la sofferenza si accompagna (Pietro Grassi); Vivere la morte alla fine della vita (Flavia Caretta).
La teologia morale e la teologia spirituale indagano il misterioso rapporto tra lo Spirito Santo che attrae all’altezza della vocazione in Cristo e la libertà umana che, sempre in azione, si lascia o meno a Lui conformare nel vivere la carità. Quali intersezioni e quali parallelismi sono riscontrabili tra teologia morale e teologia spirituale? In che rapporto stanno le due discipline, dato l’insistere di entrambe sulla teologia della vita cristiana? Vi è un apporto peculiare di ciascuna?
Il presente studio tenta di rispondere a queste domande. In un primo momento, di profilo storico, Donna Orsuto traccia L’evoluzione storica del rapporto tra teologia morale e teologia spirituale, e Diego Facchetti illustra Il contributo di un protagonista: Tullo Goffi. Nel secondo momento, di taglio sistematico, Basilio Petrà propone Una prospettiva della teologia morale sulla teologia spirituale, mentre Ezio Bolis offre La prospettiva della teologia spirituale sulla teologia morale. Nel terzo momento, di carattere prospettico, Jesús Manuel García delinea Le prospettive e linee di lavoro promettenti nel rapporto tra teologia spirituale e teologia morale, e Giuseppe Trentin ne coglie i Nodi problematici e orizzonti futuri. Il contributo finale di Sergio Bastianel fornisce alcune sintetiche Conclusioni.
La questione del rapporto tra teologia morale e teologia spirituale è sopraggiunta a seguito della disarticolazione della teologia avvenuta in epoca moderna. La revisione critica di questa disarticolazione ha indotto il ritrovamento dell’unità della vita cristiana che, secondo il dettato di Optatam Totius 16, è definita da «l’altezza della vocazione dei fedeli in Cristo e il loro obbligo di apportare frutto nella carità per la vita del mondo».
Le leggi delle XII Tavole, compilate da una commissione di dieci esperti (decemviri) negli anni 304-305 dalla fondazione di Roma (451-450 a.C.), rappresentano la codificazione del diritto romano operata nel periodo in cui l’oligarchia patrizia dominava quasi incontrastata.
Scritte con brevità e speditezza, costituiscono il più insigne codice arcaico della sapienza giuridica romana: in esse rifluisce e si determina il succo del diritto consuetudinario tradizionale e si fissano i doveri dei cittadini troppo spesso compromessi nella lunga lotta di classe tra patrizi e plebei. Proprio per questo, tale legislazione è da considerarsi la più grande creazione del genio di Roma, in forza della quale i Romani ebbero la possibilità di affrontare il grandioso compito di amministrare ed unificare il loro immenso dominio e diffondere nei popoli assoggettati quel grande tesoro di umanità e di civiltà del quale sono intrise le lettere latine. Il compito viene splendidamente riassunto dal genio di Virgilio:
“tu regere imperio populos, Romane, memento
... pacisque imponere morem,
parcere subiectis et debellare superbos (Eneide VI, 851-53).
Il testo, esposto in una forma arcaica con molte incertezze sintattiche e frequenti scambi di soggetto, ci offre il più remoto esempio di un periodare breve e secco ed il primo memorabile tentativo di prosa latina.
Questa breve ma preziosa operetta, presentata per la prima volta in traduzione italiana, scritta a cavallo tra il 1946 e il 1947, cerca di fare il punto sul difficile rapporto epocale tra modernità e cristianesimo. Il titolo del libro appare programmatico, come lo sviluppo dell’intero scritto, il quale evidenzia con chiarezza le solide acquisizioni balthasariane dopo un paziente, profondo e intenso ascolto della filosofia moderna. P. Henrici afferma che questo libro “è il vero e proprio ‘Discours de la méthode’ […].
Questo saggio può valere come implicita risposta al rimprovero di ostilità nei confronti della Scolastica. Balthasar intende la filosofia cristiana come un filosofare nella fede e con lo sguardo rivolto alla teologia”. In questo testo l’autore traccia le linee fondamentali per un incontro fecondo tra la filosofia moderna e il pensiero cristiano: la prima dal punto di vista formale e la seconda dal punto di vista contenutistico. Esso rappresenta un’ottima sintesi della ricerca balthasariana di un equilibrio dinamico e dialogico tra filosofia e teologia.
Attraverso queste pagine desidero condividere con amici che conosco e con molti che ancora non conosco la mia esperienza personale a proposito della fede in Gesù di Nazaret, che riconosco il Signore di ogni vita e di tutta la storia. Lo faccio con la pretesa – certo non piccola – di sollecitare altre persone verso questa stessa esperienza.
Spero che risulti subito evidente l’urgenza di fare tutto questo in un gioco, forte e impegnativo, di libertà: una esperienza di libertà che vuole suscitare nuove esperienze di libertà e di responsabilità. Non mi convince l’idea, che invece convince altre persone, di avere il diritto di dire certe cose solo perché sono vere… La convinzione può valere per le formule di matematica e per le leggi fisiche; ho qualche dubbio, invece, sulla possibilità di estenderla alla vita e al suo senso.
Questo piccolo libro è dedicato, dunque, alla fede in Gesù il Signore: al suo contenuto, al suo significato, alle esigenze che suscita e alle parole che la possono raccontare.
Il volume contiene gli Atti del Sinodo celebrato dal Vescovo Girolamo Maccabei, vescovo di Castro dal 1543 al 1568, il 16 novembre 1564, a neppure un anno dalla fine del Concilio di Trento e appena qualche mese dopo la solenne promulgazione dei Decreti conciliari ad opera di Papa Pio IV.
Gli Atti testimoniamo il tempismo del vescovo Maccabei nell’applicazione del Concilio di Trento, alla pari di san Carlo Borromeo, vero animatore del Concilio: il Maccabei fu insieme con lui al Concilio e trattenne con lui corrispondenza epistolare.
Il Sinodo Maccabei mostra di essere attento al proprio contesto socio-culturale di riferimento non semplice: infatti, alla piccola diocesi castrense appartenevano parrocchie site nel Ducato di Castro e in quello di Latera-Farnese oltre che in quella che fu la Repubblica di Siena e in seguito Granducato di Toscana.
Fece conoscere i Decreti tridentini, tolse abusi locali, ristabilì l’autorità del vescovo sul clero e sul popolo castrense.
Oltre a questo prevalente interesse ecclesiale, la presentazione degli Atti di questo Sinodo ha anche un valore di testimonianza documentaria sia dal punto di vista letterario che dal punto di vista storico e culturale.
Il volume di Ferdinand Ulrich è allo stesso tempo un’indagine pedagogica e un’argomentazione filosofica. Il testo non è un’appendice di storia dell’educazione, ma fa di un’appassionata ricerca sulla condizione umana un’articolata dottrina. Risale al 1970, ed è tuttavia di notevole attualità proprio perché coglie il fondamento del discorso sull’uomo e sul suo destino, rompe quel silenzio sull’essenziale che oggi spesso accompagna la superficialità di tanta letteratura sull’argomento. Si tratta di un saggio di ontologia esistenziale dell’educazione famigliare di ispirazione cristiana che illumina problemi di oggi inserendoli in un quadro speculativo non privo di connessioni con la prospettiva teologico-filosofica di Hans Urs von Balthasar.
Il volume si pone fin dall’inizio la domanda se l’infanzia sia un periodo transitorio nello sviluppo dell’uomo o sia piuttosto una condizione che, per certi suoi elementi costitutivi, si riveli come symbolos della condizione umana in se stessa. Ulrich sostiene, con puntuali e persuasive argomentazioni, la seconda posizione. […]
La pedagogia oggi ha, in buona parte, divorziato dalla filosofia acquisendo un linguaggio iniziatico e metodologie d’avanguardia che tuttavia non riescono a nascondere il vuoto educativo sotteso alle formule e alle analisi. In tale contesto il libro di Ferdinand Ulrich costituisce un richiamo all’essenziale su problemi di scottante attualità. Il nucleo speculativo da cui discende tutto il discorso si riassume nell’enunciato «diventare se stesso tramite il ricevere se stesso», il che significa diventare se stessi, crescere nella propria identità prendendo coscienza che non ci siamo dati da noi, ma abbiamo ricevuto in dono la possibilità di essere quello che dovremmo essere. Gratitudine quindi, testimonianza, responsabilità. L’educazione ha come sua finalità realizzare quello che dobbiamo essere. La paideia si fonda sull’ontologia, l’ontologia a sua volta si rivela come il luogo del dono e della gratitudine. […]
Il volume offre quell’impianto speculativo, quell’organicità che non si accontenta di comprendere ma intende disciplinare secondo chiari principi ed alla luce di una spiritualità cristiana. Raggiunge il centro ontologico, e in ultima istanza metafisico, che ha il suo significato più proprio nell’essere come dono, come creatività. L’apriori del bambino, come di tutta la realtà sta in una divina, gratuita donazione. L’essere è «diffusivum sui».
Il testo di Ferdinand Ulrich può considerarsi un invito a vedere nel fanciullo una chiave di lettura della autentica realtà dell’uomo (Armando Rigobello).
«Educarsi per educare», è sempre più importante per ogni intervento educativo, specie da parte di chi intende educare cristianamente.
La riflessione piglia gli inizi dall’evangelico «pro eis sanctifico me ipsum» (= «per essi santifico me stesso») di Gesù. Da qui si parte per riandare alle sorgenti “teologali” della motivazione e dell’intenzionalità educativa: educare diventa, allora, un modo di seguire Gesù e il suo Vangelo, continuando e ispirandosi a Gesù Maestro, per saper parlare al bisogno di significato e di felicità dei giovani.
In questo grave compito, ecclesiale e civile, “dalla parte dei giovani”, si suggeriscono alcune piste di formazione della personalità degli educatori, che culminano nello sviluppo di una vita vera e buona, ad altezza di mondo, rinnovata dalla fede.
Si conclude indicando nel beato papa Giovanni Paolo II un modello esemplare di educatore dei giovani d’oggi.
Ci auguriamo che leggendo i dodici capitoletti del libro si apprenda a “leggere” il nostro tempo, gli eventi quotidiani, i documenti civili ed ecclesiali, in chiave educativa cristiana, perché – come diceva quel grande educatore che fu don Lorenzo Milani – «il maestro deve essere per quanto può “profeta”, scrutare i “segni dei tempi”, indovinare negli occhi dei ragazzi le cose belle che essi vedranno chiare domani e che noi oggi vediamo solo in confuso».
Una pur rapida scorsa dei temi trattati in questo libro, mostra che questa riflessione sui diritti dei minori e della famiglia non appare di circostanza, semplice celebrazione del sessantesimo anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. L’attenzione si focalizza su alcuni nodi relativi all’ampia mappa rappresentata dalla Carta dei diritti: non si limita a questioni meramente teoriche, ma si muove dal vissuto; dalla stretta connessione dei diritti dei minori con quelli della famiglia; dalla prassi di protezione a cui hanno titolo; dalla rete di istituzioni e di soggetti coinvolti.
Proprio in questo consiste il grande pregio della pubblicazione.
È, dunque, da questo punto prospettico e pratico che essa può essere di valido supporto all’impegno quotidiano di difesa e di promozione di tutti questi diritti, sia sul piano pedagogico che su quello delle istituzioni.
(dalla Prefazione di Sua Ecc. Mons. Mario Toso, SDB, Segretario, Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace).
La Vita Consacrata, che appartiene “alla vita e alla santità” della Chiesa, affronta oggi delle grandi sfide che diventano materia vincolante della riflessione dei responsabili ecclesiastici, dei superiori e di ogni singolo consacrato. A diverso titolo e responsabilità i consacrati sono testimoni e protagonisti di un processo non concluso di trasformazione che include novità e ridimensionamenti a largo raggio. Per approfondire le dinamiche di tale trasformazione, l’Istituto di Pedagogia Vocazionale della Facoltà di Scienze dell’Educazione dell’Università Pontificia Salesiana ha organizzato un seminario di studio sul tema «La Vita Consacrata nel Postconcilio. Tra novità e ridimensionamento».
Questo volume raccoglie gli interventi degli esperti: Coordinate del cammino della vita consacrata nel Postconcilio (M.O. Llanos); Le grandi sfide della vita religiosa, oggi (E. Rosanna); Dinamismo progettuale e pedagogico della vita consacrata postconciliare (M.O. Llanos); Prospettive ed esigenze del ridimensionamento a partire dalla Pedagogia Vocazionale (G.M. Roggia); Ridimensionamento degli Istituti di Vita Consacrata. Situazione dell’Africa (M. Gahungu); Voce di un’esperienza in corso (F. Farina e E. Miraglia)