Opera di riferimento per la sua originalità e precisione esegetica, il commentario di p. Aletti esamina e discute le recenti interpretazioni sull'organizzazione e i temi strutturanti la Lettera ai Colossesi. Ha quindi il merito di far progredire, e in modo determinante, in parecchi punti l'interpretazione del testo.
Oltre all'aggiornamento della bibliografia, di questa nuova edizione va segnalata la novità della parte conclusiva, in cui l'autore sintetizza i risultati della sua ricerca: i temi portanti della lettera, l'«errore» di Colossi, lo specifico teologico di Colossesi (l'uso di mysterion, le categorie soteriologiche, le motivazioni cristologiche), l'autenticità della lettera.
JEAN-NOËL ALETTI è docente di Nuovo Testamento al Pontificio Istituto Biblico di Roma, ove è stato anche decano. È noto per la sua competenza in narratologia; specialista di Paolo, tra le sue opere ricordiamo: Gesù Cristo: l'unità del Nuovo Testamento?, Roma 1995; La Lettera ai Romani e la giustizia di Dio, Roma 1997; presso le EDB ha pubblicato Il racconto come teologia. Studio narrativo del terzo Vangelo e del libro degli Atti degli Apostoli (2009).
Descrizione dell'opera
«La Lettera ai Romani è il primo scritto neotestamentario di cui ci sia pervenuto un commento completo, condotto a termine verso il 243 dal grande alessandrino Origene. Da allora ad oggi i lavori su questo testo epistolare si sono moltiplicati in forma esponenziale, attestando l'enorme importanza dello scritto paolino per la fede, per la teologia e per la spiritualità cristiane, oltre che più in generale per il pensiero della cosiddetta civiltà occidentale. In particolare esso contrassegnò alcune ore decisive della storia della Chiesa, dalla conversione di sant'Agostino sul finire del sec. IV fino al commento epocale di Karl Barth agli inizi del sec. XX, che marcò una svolta rispetto alla cosiddetta 'teologia liberale', per non dire di Lutero e del concilio di Trento nel sec. XVI» (dall'Introduzione del vol. I).
Il difficile testo della Lettera nella sua oggettività costituisce la materia prima dell'evento di comunicazione messo in atto tra Paolo e i Romani: arrivare a conoscerlo fin dentro le sue pieghe più minute è l'impresa che l'autore ha portato a felice compimento con quest'opera, ora raccolta in un unico volume. Nel complesso, il lavoro di Penna costituisce il frutto maturo della sua ricerca e del suo insegnamento sulle lettere di Paolo.
Sommario
Prefazione. Abbreviazioni. Bibliografia. Introduzione generale. 1. I destinatari. 2. Il mittente. 3. La lettera. Commento. Il prescritto (1,1-7). Il ringraziamento iniziale (1,8-15). Parte I (1,16-11-36): i costitutivi fondamentali dell'identità cristiana. 1. La giustizia di Dio: antitesi tra quella retributiva e quella evangelica (1,18-5,21). 2. Il battezzato è inserito in Cristo e condotto dallo Spirito (6,1-8,36). 3. Il rapporto tra il popolo di Israele e l'evangelo (9,1-11,36). Parte II (12,1-15,13): la componente etica dell'identità cristiana. 1. Lavita di relazione della comunità cristiana e le sue motivazioni (12,3-13,14). 2. Il caso concreto del rapporto tra cristiani deboli e forti (14,1-15,6). 3. Conclusione. Imitare Cristo che accoglie giudei e gentili (15,7-13). Conclusione della Lettera (15,14-16,27). Indici.
Note sull'autore
Romano Penna, professore emerito di Nuovo Testamento nelle Università Pontificie, è studioso di scienze bibliche con autorevolezza internazionale. Le sue pubblicazioni gravitano attorno a due poli: la complessa figura di Paolo di Tarso e il rapporto tra il cristianesimo delle origini e i suoi interlocutori giudaici ed ellenistici. Presso le EDB ha pubblicato: L'ambiente storico-culturale delle origini cristiane (1984 52006), Lettera agli Efesini. Introduzione, versione e commento (1988 22001), Lettera ai Romani. Introduzione, versione e commento (3 voll., 2004-2008), Paolo scriba di Gesù (2009), L'Evangelo come criterio di vita. Indicazioni paoline (2009) e, insieme a R. Cantalamessa e G. Segalla, Gesù di Nazaret tra storia e fede (2009); inoltre ha curato: Antipaolinismo: reazioni a Paolo tra il I e il II secolo (1989), Il giovannismo alle origini cristiane (1991), Il profetismo da Gesù di Nazaret al montanismo (1993), Apocalittica e origini cristiane (1995), Qumran e le origini cristiane (1997) e Fariseismo e origini cristiane (1999).
Descrizione dell'opera
Tra le lettere paoline, la Seconda ai Corinzi è ritenuta quella più personale per l’appassionato coinvolgimento dell’Apostolo che si coglie tra le righe. Vi si percepisce infatti lo zelo per l’annuncio del vangelo, il desiderio di scrivere nei cuori dei destinatari parole di salvezza, affinché essi siano resi partecipi con la grazia dello Spirito Santo della novità dell’amore trinitario di cui Paolo si sente ambasciatore e servo.
Come per le altre lettere, è tuttavia difficile cogliere il contesto storico e socio-culturale in cui il testo è maturato. Il volume tenta di ricrearlo per poter decifrare il messaggio dell’Apostolo: i rapporti tra Paolo e la comunità di Corinto segnano infatti ogni riga dello scritto. La teologia della lettera è stata individuata dal commentatore in tre grandi temi: il contesto trinitario, il ministero apostolico, il servizio nella comunità della nuova alleanza.
Sommario
Introduzione. 1. Corinto. 2. Paolo a Corinto. 3. La Seconda lettera ai Corinzi. Commento. Il saluto e la benedizione (1,1-11). Prima parte (1,12-7,16): l’identità dell’apostolo. 1. Il vanto di Paolo e i rapporti con i Corinzi (1,12-2,13). 2. L’autenticità del ministero di Paolo (2,14-7,13). 3. Il clima di fiducia e comunione tra Paolo e i Corinzi (7,4-16). Seconda parte (8,1-9,15): la colletta da inviare a Gerusalemme. 1. Appello alla comunità di Corinto per la colletta (8,1-24). 2. Lo scopo della missione e il significato teologico della colletta (9,1-15). Terza parte (10,1-13,10): Paolo e gli avversari. 1. Le accuse (10,1-18). 2. Il confronto con i super-apostoli (11,1-21). 3. La debolezza dell’apostolo (11,22-12,10). 4. Il comportamento di Paolo e di Tito (12,11-18). 4. Il prossimo viaggio pastorale (12,19-13,10). La conclusione epistolare (13,11-13). Bibliografia. Indici.
Note sull'autore
Giacomo Lorusso (Gravina in Puglia - BA 1959), presbitero della diocesi di Altamura-Gravina-Acquaviva delle fonti, insegna esegesi biblica presso la Facoltà Teologica Pugliese. Ha pubblicato il volume Il ministero pasquale in 2Cor 1-7 (Roma, 2001) e articoli a carattere esegetico su varie riviste. È membro del comitato di redazione della Rivista di Scienze Religiose.
La Lettera di Giuda è tra i libri più dimenticati del Nuovo Testamento, quarto in ordine alla brevità – dopo la Terza e la Seconda lettera di Giovanni e la Lettera di Paolo a Filemone –, scritto probabilmente da un giudeo ellenista dallo stile qualitativamente buono, conciso, sobrio ed elegante.
La Seconda lettera di Pietro fu accolta con fatica nel canone delle Scritture. Origene ha dei dubbi sulla sua autenticità, Eusebio la considera non petrina e la inserisce tra i libri discussi. Il suo stile appare sorprendentemente accurato nella redazione: vocabolario scelto, buon uso della lingua greca, pur con tracce di semitismi che ne denunciano un’anima giudea.
La presentazione in un unico volume di questi due brevi testi del Nuovo Testamento trova giustificazione nella riconosciuta affinità che essi presentano: «di particolare interesse in 2Pt è la dipendenza ormai universalmente riconosciuta da Gd: su venticinque versetti di Gd diciannove si ritrovano in 2Pt; spesso vengono usate le stesse parole e il medesimo ordine».
Va da sé che l’esame delle due lettere, molto accurato dal punto di vista filologico e strutturale, è stato condotto nel rispetto di differenze e originalità, sia sul piano teologico, sia nei motivi redazionali e stilistici.
La trattazione è articolata nelle seguenti parti: A) Il testo: trasmissione, lingua, stile; genere letterario; struttura;
B) I testi: rapporto con gli altri scritti del NT e con la letteratura cristiana ed ebraica coeva; C) I personaggi: autore, destinatari e avversari; D) La traduzione e il commento, proposto pericope per pericope. Ogni paragrafo è corredato da dettagliate indicazioni bibliografiche.
Sommario
Lettera di Giuda. Introduzione. A. Il testo. B. I testi. C. I personaggi. Commento. I. L’indirizzo (Gd 1-2). II. Lo scopo e il motivo (Gd 3-4). III. L’accusa (Gd 5-16). IV. La parenesi (Gd 17-23). V. La dossologia. Seconda lettera di Pietro. Introduzione. A. Il testo. B. I testi. C. I personaggi. Commento. I. L’indirizzo (2Pt 1,1-2). II. Appello alla virtù e alla conoscenza (2Pt 1,3-21). III. La polemica contro i falsi maestri (2,1-22). IV. Il giorno del Signore (2Pt 3,1-18). Bibliografia. Indici.
Note sul curatore
Gilberto Marconi è professore associato di letteratura cristiana antica presso l’Università del Molise. Le lettere cattoliche di Giacomo, Pietro e Giuda sono gli ambiti privilegiati della sua ricerca. Per i tipi delle EDB ha pubblicato: Omelie e catechesi cristiane nel I secolo (1994); I volti di Giobbe. Percorsi interdisciplinari in collaborazione con Cristina Termini (2003).
«La Lettera ai Romani è il primo scritto neotestamentario di cui ci sia pervenuto un commento completo, condotto a termine verso il 243 dal grande alessandrino Origene. Da allora ad oggi i lavori su questo testo epistolare si sono moltiplicati in forma esponenziale, attestando l’enorme importanza dello scritto paolino per la fede, per la teologia e per la spiritualità cristiane, oltre che più in generale per il pensiero della cosiddetta civiltà occidentale. In particolare esso contrassegnò alcune ore decisive della storia della Chiesa, dalla conversione di sant’Agostino sul finire del sec. IV fino al commento epocale di Karl Barth agli inizi del sec. XX che marcò una svolta rispetto alla cosiddetta ‘teologia liberale’, per non dire di Lutero e del concilio di Trento nel sec. XVI». (dall’Introduzione).
Il volume costituisce il frutto maturo di anni di ricerca e di insegnamento sulle lettere di Paolo: di Romani presenta un’introduzione ampia e documentata, nonché la traduzione e un commento approfondito dei primi cinque capitoli. Il difficile testo della Lettera nella sua oggettività costituisce la materia prima dell’evento di comunicazione messo in atto tra Paolo e i Romani: arrivare a conoscerlo fin dentro le sue pieghe più minute è l’impresa che l’autore si accinge a intraprendere.
Sommario
Prefazione. Bibliografia. Introduzione generale. 1. I destinatari. 2. Il mittente. 3. La lettera. Commento. Il prescritto (1,1-7). Il ringraziamento iniziale (1,8-15). Il tema/tesi: l’evangelo rivela la giustizia salvifica di Dio ugualmente per Giudei e Gentili (1,16-17). La giustizia di Dio: antitesi tra quella retributiva e quella evangelica (1,18-5,21).
Note sull'autore
Romano Penna (Castiglione Tinella - CN, 1937), sacerdote della diocesi di Alba, è professore ordinario di Nuovo Testamento alla Pontificia Università Lateranense; tiene corsi anche in altre Università pontificie e all’Università di Urbino. È stato professore invitato al Pontificio Istituto Biblico di Roma e allo Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme ed è membro del consiglio di presidenza dell’ABI. Tra le sue pubblicazioni: Lo Spirito di Cristo. Cristologia e pneumatologia secondo una originale formulazione paolina, Paideia, Brescia 1976; Il “mysterion” paolino: traiettoria e costituzione, Paideia, Brescia 1978; L’ambiente storico-culturale delle origini cristiane. Una documentazione ragionata, EDB, Bologna 1984 (42000; trad. spagnola: Bilbao 1994); Lettera agli Efesini. Introduzione, versione, commento, EDB, Bologna 22001; Letture evangeliche. Saggi di esegesi sui quattro vangeli, Borla, Roma 1989; L’apostolo Paolo. Studi di esegesi e teologia, San Paolo, Cinisello Balsamo 1991 (trad. inglese in due volumi: Collegeville, Minnesota 1996); Paolo di Tarso. Un cristianesimo possibile, San Paolo, Cinisello Balsamo 1992 (32000; trad. spagnola: Madrid 1993; coreana: Seoul 1997); I ritratti originali di Gesù il Cristo. Inizi e sviluppi della cristologia neotestamentaria, 2 volumi, San Paolo, Cinisello Balsamo 32001 e 22003; Vangelo e inculturazione. Studi sul rapporto tra rivelazione e cultura nel Nuovo Testamento, San Paolo, Cinisello Balsamo 2001; Il DNA del cristianesimo. L’identità cristiana allo stato nascente, San Paolo, Cinisello Balsamo 2004; ha curato inoltre Le origini del cristianesimo. Una guida, Carocci, Roma 2004.
La Lettera cattolica posta sotto il nome di Giacomo ha una storia travagliata a partire dalla sua recezione nel canone delle scritture cristiane. Il primo scrittore che la menziona come testo sacro è Origene, ma agli inizi del IV secolo Eusebio di Cesarea la ritiene ancora «non autentica». Solo nel sinodo romano del 382 e nei sinodi africani di Ippona (393) e Cartagine (397) è riconosciuta come scritto canonico. Lutero ne contesta l’origine apostolica e il concilio di Trento ne ribadisce la piena canonicità. Passate in secondo piano le discussioni circa il rapporto tra Paolo e Giacomo sul tema della relazione fede-opere, in epoca recente la Lettera di Giacomo resta comunque al centro di un vivace dibattito che riguarda non solo la sua origine storica (autore, destinatari, occasione, scopo…), ma soprattutto il suo genere letterario, la struttura del testo e il suo messaggio teologico.
Il piccolo testo di Giacomo costituisce un vero laboratorio per l’ermeneutica biblica e lo sviluppo del pensiero cristiano. Documentando la fecondità del radicamento dell’esperienza cristiana nella tradizione biblica e giudaica del I secolo, può essere da stimolo al dialogo ebraico-cristiano anche nel tempo attuale. L’innesto del discorso di Giacomo nell’ambiente culturale greco-romano sollecita inoltre a promuovere anche nel nostro tempo un progetto etico sulla base dei valori umani condivisi.
L’introduzione e il commento forniti dall’autore si offrono come un significativo contributo allo studio di questa piccola perla del Nuovo Testamento.
Sommario. Introduzione. 1. «Siate perseveranti nelle prove» (Gc 1,1-18). 2. «Ascoltate e attuate la parola» (Gc 1,19-27). 3. Compite la ‘legge regale’ (Gc 2,1-13). 4. «La fede senza le opere è morta» (Gc 2,14-26). 5. «La lingua infiamma la ruota dell’esistenza» (Gc 3,1-12). 6. «La sapienza dall’alto è pura» (Gc 3,13-18).
7. «Umiliatevi davanti al Signore» (Gc 4,1-12). 8. «E ora a voi, ricchi!» (Gc 4,13-5,6). 9. «Rinfrancate i vostri cuori» (Gc 5,7-2). Bibliografia.
Note sull’autore
Rinaldo Fabris è presidente dell’Associazione Biblica Italiana e dal 1995 dirige Rivista Biblica, strumento scientifico dell’Associazione. Noto sia come studioso sia come divulgatore, presso le EDB ha pubblicato: Lettera di Giacomo e Prima lettera di Pietro. Commento pastorale e attualizzazione (1980), Attualità della lettera agli Ebrei (1985), La Bibbia nell’epoca moderna e contemporanea (ed.) (1992), La tradizione paolina (1995), Lettera ai Filippesi - Lettera a Filemone. Introduzione, versione, commento (2001).
Il Pastore di Erma, con il suo carattere profetico di invito alla Chiesa di Roma della prima metà del II secolo a ritrovare una spiritualità originaria di fronte alla progressiva istituzionalizzazione e secolarizzazione, è uno scritto particolarmente significativo. L’interesse e il successo riscossi nei primi quattro secoli furono straordinari, talora superiori a quelli destati da alcuni scritti neotestamentari. Tra i motivi che ne rendono ancor oggi interessante la lettura, vi è sicuramente il fatto che il Pastore testimonia l’eterogeneità di quel crocevia tra giudaismo, cristianesimo ed ellenismo che fu la Roma del II secolo. Erma vuole riportare la Chiesa della capitale dell’impero a un cristianesimo più radicale e si assume dunque il ruolo del profeta, che esorta la comunità a un’etica della vigilanza. Il suo pensiero presenta una considerevole ricchezza di idee, che rendono lo scritto talora complesso ed enigmatico, non privo di incertezze e ripetizioni.
Merito della curatrice dell’opera è quello di presentare una traduzione fedele e insieme di ammirevole chiarezza espositiva, un commento capace di offrire squarci interessanti, ma soprattutto una presentazione particolarmente stimolante, che mira a individuare il valore storico del testo. L’allontanamento dal modello evangelico della comunità romana propone con forza il tema della necessità e dell’urgenza della conversione della Chiesa: una problematica certamente viva e appassionante anche per il lettore e per il cristiano del nostro tempo.
Sommario. Premessa. Presentazione (G. Jossa). Introduzione. Il pastore. Bibliografia. Indici.
Note sulla curatrice
Maria Beatrice Durante Mangoni è nata a Napoli nel 1969. Si è laureata in filosofia con una tesi sul Pastore di Erma. Ha poi conseguito il baccalaureato in teologia presso la Pontificia facoltà teologica dell’Italia meridionale, sez. S. Luigi. È dottore di ricerca in storia antica, titolo conseguito con una ricerca su La separazione del cristianesimo dal giudaismo. Orientamenti antigiudaici in Matteo e in Luca. Sul Pastore di Erma ha pubblicato «Comunione escatologica e comunità terrena nel Pastore di Erma» in Rassegna di Teologia 1(2001).
˛ˇ N e l l i n v e r n o 1 8 8 6 - 8 7 u n a m i s s i o n e a r c h e o l o g i c a f r a n c e s e s c o p r Ï n e l l a n e c r o p o l i c r i s t i a n a d i A k h m Ó m , n e l l A l t o E g i t t o , u n a n t i c o m a n o s c r i t t o i n l i n g u a g r e c a . P a r t i c o l a r e a t t e n z i o n e d e s t a r o n o i f o g l i 2 - 1 0 c h e p r e s e n t a n o u n a n a r r a z i o n e m u t i l a d e l l a p a s s i o n e e r i s u r r e z i o n e d i G e s ˘ . L a n a r r a z i o n e , p r i v a d i t i t o l o , f u p r e s t o b a t t e z z a t a c o l n o m e d i V a n g e l o d i P i e t r o , g i a c c h È v a r i P a d r i d e l l a C h i e s a i n p a r t i c o l a r e E u s e b i o , O r i g e n e e G i r o l a m o h a n n o f a t t o e s p l i c i t o r i f e r i m e n t o n e i p r o p r i s c r i t t i a l l a c i r c o l a z i o n e d i u n a t a l e o p e r a .
M a q u a l i r a p p o r t i h a q u e s t o V a n g e l o c o n i V a n g e l i c a n o n i c i e c o n l a l e t t e r a t u r a c r i s t i a n a d e i p r i m i s e c o l i ? D o v e e q u a n d o Ë s t a t o c o m p o s t o ? Q u a l i c o r r e n t i d e l c r i s t i a n e s i m o p r i m i t i v o n e s o n o a l l ' o r i g i n e ? L a n a l i s i d e l t e s t o m o s t r a c h e i l V a n g e l o d i P i e t r o Ë i n s i n t o n i a c o n i V a n g e l i s i n o t t i c i p e r l a s c a n s i o n e d e g l i e p i s o d i , e c o n i l V a n g e l o d i G i o v a n n i e l A p o c a l i s s e p e r l a t e o l o g i a . E s s o r i v e l a a n c h e u n a s o r p r e n d e n t e a f f i n i t ‡ c o n v a r i t e s t i d e l l a l e t t e r a t u r a c r i s t i a n a p r i m i t i v a . L a s u a o r i g i n e v a i n d i v i d u a t a n e l l ' a m b i e n t e s i r o - a s i a t i c o e l a d a t a z i o n e p u Ú v e r o s i m i l m e n t e p o r s i t r a l a r e d a z i o n e d e l Q u a r t o V a n g e l o e q u e l l a d e l l e o m e l i e p a s q u a l i d e l I I s e c o l o .
I l t e s t o r i v e l a u n a c e r t a a f f i n i t ‡ c o n i l d o c e t i s m o p e r l a t e n d e n z a a d i m i n u i r e l a r e a l t ‡ d e l l e s o f f e r e n z e d i C r i s t o ; m a s i c a r a t t e r i z z a s o p r a t t u t t o p e r l a f u s i o n e d i d u e e l e m e n t i : i l r i c h i a m o a l l a p r o f e z i e m e s s i a n i c h e e l a c c e n t u a z i o n e d e l l a d i v i n i t ‡ d i C r i s t o c o n v e n a t u r e a p o l o g e t i c h e . I l t r a t t o p e r Ú c h e p i ˘ h a f a t t o p e n s a r e a u n e t e r o d o s s i a d e l V a n g e l o d i P i e t r o Ë l a p r e s e n t a z i o n e d e l l a p a s s i o n e - m o r t e - r i s u r r e z i o n e - g l o r i a d e l K ˝ r i o s i n u n m o d o c o s Ï c o m p e n e t r a t o d a s m i n u i r e l a s t o r i c i t ‡ d e i s i n g o l i m o m e n t i . I n r e a l t ‡ n o n t a c e l a m o r t e d e l K ˝ r i o s : q u e l l o c h e p u Ú a p p a r i r e c o m e ´ c o n f u s i o n e ª Ë s o l o a c c e n t u a z i o n e d e l l a p r o s p e t t i v a g i o v a n n e a , c h e a s s o c i a l ' i n n a l z a m e n t o s u l l a c r o c e a l l a g l o r i f i c a z i o n e , c h e r i c a p i t o l a n e l l a g l o r i a l a p a s s i o n e - m o r t e d e l K ˝ r i o s .
I l v o l u m e , u l t e r i o r e p a s s o a v a n t i n e l l a r i c e r c a r i s p e t t o a l l a p u b b l i c a z i o n e c u r a t a d a l l a s t u d i o s a p e r l e p r e s t i g i o s e ´ S o u r c e s C h r È t i e n n e s ª ( 1 9 7 3 ) , o f f r e u n a m p i a i n t r o d u z i o n e s t o r i c o - l e t t e r a r i a d e l V a n g e l o d i P i e t r o ; n e d ‡ u n a t r a d u z i o n e i n t e g r a l e e f e d e l e ; l o c o m m e n t a v e r s e t t o p e r v e r s e t t o e n e s i n t e t i z z a i t e m i t e o l o g i c i .
N o t e s u l c u r a t o r e
M A R I A G R A Z I A M A R A Ë p r o f e s s o r e e m e r i t o d e l l ' U n i v e r s i t ‡ d i R o m a L a S a p i e n z a , d o v e Ë s t a t a o r d i n a r i o d i S t o r i a d e l c r i s t i a n e s i m o . D a o l t r e v e n t i c i n q u e a n n i o f f r e l a s u a c o l l a b o r a z i o n e a l l ' I s t i t u t o P a t r i s t i c o A u g u s t i n i a n u m . » m e m b r o d e l C o n s i g l i o g e n e r a l e d e l l A s s o c i a t i o n I n t e r n a t i o n a l e d e s … t u d e s P a t r i s t i q u e s . T r a l e s u e p u b b l i c a z i o n i : I m a r t i r i d e l l a v i a S a l a r i a ( e d . c r i t i c a ) , S t u d i u m , R o m a 1 9 6 4 ; L ' E v a n g i l e d e P i e r r e ( t e s t o c r i t i c o , t r a d u z i o n e , c o m m e n t o ) c o l l . ´ S o u r c e s C h r È t i e n n e s ª , C e r f , P a r i s 1 9 7 5 ; R i c c h e z z a e p o v e r t ‡ n e l c r i s t i a n e s i m o p r i m i t i v o , C i t t ‡ N u o v a , R o m a 1 9 8 0 , 3 1 9 9 8 ; A m b r o g i o . L a s t o r i a d i N a b o t h ( e d . c r i t i c a , t r a d u z i o n e , c o m m e n t o ) , J a p a d r e , L A q u i l a 1 9 8 3 , 2 1 9 8 5 ; P a o l o d i T a r s o e i l s u o e p i s t o l a r i o . R i c e r c h e s t o r i c o - e s e g e t i c h e , J a p a d r e , L A q u i l a 1 9 8 3 ; ´ L i n f l u s s o d i P a o l o i n A g o s t i n o ª , i n L e e p i s t o l e p a o l i n e n e i M a n i c h e i , n e i D o n a t i s t i , n e l p r i m o A g o s t i n o , I s t i t u t o P a t r i s t i c o A u g u s t i n i a n u m , R o m a 1 9 8 9 , 2 2 0 0 0 ; E r a s m o d a R o t t e r d a m . P a r a f r a s i d e l l a L e t t e r a a i R o m a n i , J a p a d r e , L A q u i l a 1 9 9 0 ; A g o s t i n o i n t e r p r e t e d i P a o l o , E d . P a o l i n e , M i l a n o 1 9 9 3 .
Rispetto alle grandi Lettere ai Romani e ai Corinzi lo scritto ai Filippesi e quello a Filemone (un biglietto di soli 25 versetti) fanno parte del gruppo delle Lettere minori del 'corpus' paolino. Ma, nonostante le loro più modeste proporzioni, sono al centro dell'attenzione e del dibattito degli studiosi.
All'interno dell'epistolario paolino, la Lettera agli Efesini occupa un posto di grande rilievo, certo anche per la solennità veramente ieratica dello stile, ma ancor più per la densità e ricchezza del suo messaggio. Entrambi gli elementi rendono lo scritto particolarmente affascinante e attuale. la sua importanza non è dovuta solo al fatto di trovarsi inserita nel canone dei libri ispirati, ma soprattutto al fatto che getta una luce inattesa sulla natura fondamentale della Chiesa vista come corpo di Cristo. La comunità cristiana, che emerge da questo scritto, scorge la propria identità e missione non in progetti o risorse dovuti all'inventiva dell'uomo, ma in un atto insindacabile di grazia. Tutto ha origine e si fonda in quel disegno di amore gratuito ed eterno che, travolgendo ogni ostacolo o potenza avversa, opera l'unità di tutti, ebrei e pagani, in Cristo. Questa Lettera, commentata in modo magistrale e con viva partecipazione di fede dal noto biblista Romano Penna, ci ricorda con forza che la Chiesa, se vuole meditare e vivere il suo mistero, deve fare non della sociologia ecclesiastica o dell'ascetismo etio; deve invece celebrare "il Dio del Signore nostro Gesù Cristo" (1,17), perché egli è all'origine di questo modo nuovo di fare comunità, avendo creato in Cristo l'uomo nuovo che cammina nell'amore come figlio diletto.
Nel XX secolo alla Lettera ai Galati è stato dedicato un commento all'anno: il dato prova più di ogni discorso l'interesse suscitato dalla Lettera. L'ampio commentario di Pitta senza ignorare gli altri processi esegetici, quanto al metodo, preferisce l'analisi retorico-letteraria, con un continuo e forte riferimento al testo esaminato. Quanto ai contenuti, l'autore dà un ampio spazio non solo alla sezione nota come dottrinale (Gal 3,1-4,31), ma anche a quella autobiografica (Gal 1,6-2,21) e a quella esortativa (Gal 5,1-6,18). La scelta va sottolineata, perché di solito l'ultima sezione è messa in ombra, mentre è ricca di implicazioni kerygmatiche e morali. Circa il tema della giustificazione, Pitta sostiene: "L'affermazione della fede in Cristo, come unica condizione della giustificazione, non significa che questa fede non ha bisogno di prodursi in una morale dell'amore oppure nelle opere che esprimono un'etica consequenziale. Paolo e Giacomo sono meno distanti e meno contrastanti di quanto sembri a prima vista: forse Paolo non avrebbe esitato a sottoscrivere le asserzioni di Giacomo, perché la giustificazione mediante la fede comunque s'incarna e si verifica nella vita 'secondo lo Spirito'. Il confronto tra la concezione della giustificazione in Paolo e Giacomo deve dunque tener conto dei livelli argomentativi o retorici diversi, in base ai quali la 'sola fede' non significa che questa rimane inoperosa e incapace di opere".
L'ampio commento alla Prima lettera ai Corinzi si articola in tre momenti: anzitutto un'analisi letteraria della sezione e delle sue parti, per evidenziarne le caratteristiche formali e l'intelaiatura strutturale (in questa parte vengono affrontati tutti i problemi legati al testo sia quanto alla trasmissione che quanto all'autenticità); poi una ricostruzione, basata sui dati certi e i più numerosi indizi offerti dalla lettera, del problema affrontato e della situazione della comunità destinataria della comunicazione epistolare (in questa parte i problemi delle comunità paoline e la soluzione proposta dall'apostolo sono ricostruiti attraverso illuminanti paralleli con fonti coeve classiche o ebraiche); infine, una lettura analitica del testo, versetto per versetto, (in questa parte si apprezzerà lo sforzo per una traduzione puntuale, capace di seguire da vicino il testo greco). L'attenzione dedicata al contesto culturale di origine giudaica e di matrice classica, greca ma anche latina, percorre tutte le parti del commento e gli dà forma. Il lavoro è condotto in costante dialogo con gli studiosi e con le ricerche più recenti; la bibliografia è fornita sezione per sezione e in fine volume. Per l'ampiezza, per l'attenzione agli aspetti testuali, storici e teologici, il commento di Barbaglio è uno strumento in grado di rispondere alle molteplici esigenze (religiose o laico-culturali) che portano un lettore a consultare o studiare il testo biblico.
Le Lettere pastorali sono forse dei semplici documenti normativi, messi a punto sul volgere del I secolo e agli albori del II secolo, per arginare spinte ereticali? Una simile interpretazione appare sempre meno attendibile, anzi indebitamente riduttiva. Quelle lettere sono infatti il profilo di un "popolo di Dio" che va acquistando consapevolezza e statura; di una ecclesia domus tutta ministeriale, dove episcopi, presbiteri e diaconi trovano al loro ragion d'essere nel servizio al primato della Sacra Scrittura e nella celebrazione pasquale, due momenti aperti al dono della riconciliazione. Il tutto puntato verso una strategia pastorale che non conosce limiti. In situazione di ascolto e improntata al dialogo, quella strategia avrà cura di quanti elaborano il mistero cristiano con pronunciamenti "preoccupanti"; non si chiuderà a quanti sono al di fuori dell'ecclesia, sia ebrei che gentili; presterà attenzione all'anziano e al giovane, all'uomo e alla donna, al lavoratore e al datore di lavoro, alla famiglia e ai suoi interrogativi. Accrescono l'interesse alle Lettere pastorali la documentazione tardogiudaica e quella cristiana dei primi secoli. Il loro apporto alla comprensione di quelle lettere è di una ricchezza insperata. Si guardi poi a Paolo di Tarso, che in esse è più presente che mai.
La ricerca risponde all'intento di indagare sulle tracce dell'origine storica dell'evento Chiesa, nelle molteplici funzioni della sua vita, e sulle prime espressioni letterarie della sua autocomprensione, in attesa di giungere col tempo alle più compiute tematizzazioni ecclesiologiche. La Prima lettera ai Tessalonicesi è la risposta privilegiata a tale scopo: è infatti il primo scritto del Nuovo Testamento e, insieme, la prima preziosa traccia letteraria dell'evento Chiesa e della comprensione che ne ha Paolo. È inoltre testimonianza viva della fede, amore e speranza di cui è animata la comunità. Questa si manifesta così nel suo vero volto, nel quale risplendono sia la ricchezza del dono di Dio, Padre, Figlio e Spirito, sia l'aperta disponibilità dell'apostolo e degli stessi credenti a rendersene esistenzialmente partecipi. Da qui il bisogno, anche per i cristiani di oggi, di rispecchiarsi in quella esemplarità che ha reso i cristiani di Tessalonica "typos", ossia modello "a tutti i credenti che sono nella Macedonia e nell'Acaia", favorendo il diffondersi in ogni luogo della fama della loro fede. Questo il senso dell'esortazione all'operosità della fede, alla fatica dell'amore e soprattutto alla "speranza perseverante". L'esortazione è rivolta particolarmente a quei cristiani che, incapaci di cogliere dovunque i segni innovatori dello Spirito, di fronte alla prova diventano tristi come coloro che "non hanno speranza" (1Ts 4,13)...