«Vendi tutto e compra Marco!». È questo un detto molto diffuso tra gli antichi monaci: mostra l'importanza attribuita alle opere di Marco. Queste trattano praticamente il tutto della vita spirituale: dal battesimo come sacramento al fattivo impegno che ne consegue, dalla salvezza per fede alla necessità di mostrare la salvezza nelle opere; dal peccato al salutare pentimento; dal ricordo continuo di Dio alla preghiera. Marco esamina anche il rapporto tra la volontà di Dio e la libertà dell'uomo: Dio chiama l'uomo alla santità, ma perché non gli impedisce di peccare? Il primo volume si apre con un'ampia introduzione sulla personalità di Marco e sul suo ambiente. Contiene cinque opere: La legge spirituale; La giustificazione mediante le opere; La penitenza; Il battesimo; Il dialogo dell'intelletto con la propria anima. Le prime due opere adottano una forma letteraria che avrà un grandissimo successo nella letteratura spirituale, quella dei kephalaia, una sorta di raccolta di massime sintetiche, molto adatte ad essere memorizzate e meditate. È la prima edizione italiana con testo critico greco e traduzione a fronte. Introduzione, Testo critico e Note di Georges-Matthieu de Durand.
I sette panegirici su san Paolo sono i più celebri composti da Giovanni Crisostomo: Aniano di Celeda - che li tradusse in latino - scrive che in essi che l'Apostolo non vi è solo raffigurato, ma quasi risuscitato, per offrire di nuovo un esempio di perfezione. Molto verosimilmente questi panegirici risalgono ad un arco di tempo, compreso tra il 387 e il 397, quando Crisostomo esercitò il suo ministero di presbitero ad Antiochia, sua città natale. Ogni panegirico è incentrato su un tema principale che illumina un aspetto specifico della personalità e dell'attività apostolica e missionaria di Paolo, in particolare il suo intenso amore per Cristo, ma anche nei confronti di tutti, giudei e pagani, con l'ansia continua di condurre a salvezza ogni essere umano. In questa sua preoccupazione pastorale Crisostomo mette in luce il rapporto armonico tra la grazia di Dio, certamente prioritaria e elargita a tutti, e la libertà di scelta della volontà umana, invitata, senza costrizioni, ad accogliere il progetto divino di redenzione. È la prima edizione italiana con testo critico greco e traduzione a fronte. Introduzione, Testo critico, Appendici e Note di Auguste Piédagnel.
Capolavoro indiscusso di Nicola Cabasilas, il quale accompagna il credente nella comprensione e nella partecipazione alla Liturgia per eccellenza che è l'Eucaristia. «Tutto quello che avviene nel rito dei doni si riferisce all'economia del Salvatore: il suo scopo è di metterci davanti agli occhi lo spettacolo di questa economia, perché santifichi le anime e così ci renda adatti a ricevere i santi doni». Cabasilas vede tutta la liturgia protesa all'istante della consacrazione, momento in cui si attua il Sacrificio unico e irripetibile, in cui i "doni", cioè il pane e il vino, passano dalla natura di oblazione a quella di Vittima immolata. La celebrazione ripetuta delle liturgie, nel tempo e nello spazio, non rinnova né pluralizza il sacrificio: il termine del cambiamento è sempre lo stesso, cioè il Signore che è stato immolato, è morto, è risorto, vive eternamente nella gloria. Questa è la prima edizione in lingua italiana con testo greco critico e traduzione a fronte. Introduzione, Testo critico, Note e Indici di Sévérien Salaville, René Bornert, Jean Gouillard, Pierre Périchon.
«Vendi tutto e compra Marco!»: così gli antichi monaci suggerivano gli uni agli altri di leggere e meditare le sue Opere. Queste trattano praticamente il tutto della vita spirituale: dal Battesimo come sacramento all'impegno per la sua attuazione, dalla salvezza per fede alla necessità di mostrare la salvezza nelle opere; dal peccato al pentimento salutare; dal ricordo continuo di Dio alla preghiera. Esamina anche il rapporto tra la volontà di Dio e la libertà dell'uomo: Dio chiama l'uomo alla santità, ma perché non gli impedisce di peccare? Il secondo volume contiene cinque opere: Discussione con un avvocato; A Nicola; Il digiuno; Melchisedek; L'incarnazione. La prima è un dialogo che riflette sulle difficoltà nel conciliare le esigenze della vita spirituale con l'impegno sociale politico del cristiano. A Nicola è una lettera ricca di consigli sulla vita ascetica. Mentre Melchisedek e L'incarnazione trattano della verità centrale del cristianesimo, la relazione tra Dio e il corpo umano in Cristo, secondo una visione probabilmente anteriore al Concilio ecumenico di Efeso del 431. Inoltre Melchisedek è la prima opera in assoluto dedicata a questo "misterioso" personaggio di cui parla Genesi: a Melchisedek Abramo, il depositario delle promesse di Dio, dà le decime dei suoi frutti, e Melchisedek benedice Abramo e offre a Dio pane e vino. È la prima edizione italiana con testo critico greco e traduzione a fronte. Introduzione, Testo critico e Note di Georges-Matthieu de Durand.
Antonio Abate, cristiano, nativo di Alessandria d’Egitto, vissuto a cavallo tra il III e il IV secolo e morto nel 356, è considerato il padre della vita monastica cristiana. Avendo ascoltato il passo del Vangelo: «Se vuoi essere perfetto, va’, vendi tutto quello che possiedi, dallo ai poveri e vieni, seguimi, e avrai un tesoro nei cieli» (Mt 19,21), Antonio distribuì alla gente del suo villaggio i campi che aveva ereditato dai genitori, e riservò una somma per sua sorella. Ascoltò poi la frase «Non preoccupatevi del domani» (Mt 6,34) e allora donò il denaro che gli restava ai poveri e iniziò a praticare la vita ascetica nel deserto egiziano. Divenne un punto di riferimento per molti altri eremiti che vivevano nella regione, ma anche per i cristiani di Alessandria e del Basso Egitto che andavano a chiedergli consigli. Raccolse intorno a sé molti discepoli. Ma soprattutto la biografia che scrisse Atanasio divenne un manifesto per la vita monastica, un vero best-seller: ogni monastero ne aveva almeno una copia, e venne tradotta velocemente in molte lingue.
È molto venerato come santo, da tutte le confessioni cristiane.
La presente edizione è la prima, in assoluto, edizione italiana con testo critico greco e traduzione a fronte.
Atanasio di Alessandria (295 ca. – 373) è padre e dottore della Chiesa, ed è venerato come santo sia dalla Chiesa cattolica che dalla Chiesa ortodossa.
Dotato di ottima formazione letteraria e teologica, nel 318 entra nel clero di Alessandria d’Egitto. Con il suo vescovo Alessandro partecipa al Concilio ecumenico di Nicea nel 325. Nel 328 diventa vescovo di Alessandria d’Egitto: è l’inizio del suo lungo episcopato contrassegnato da aspre lotte sulla purezza della fede. Subì l’esilio tre volte. Durante i suoi soggiorni forzati a Treviri e a Roma diffuse l’ideale della vita monastica. Ritornato nella sua sede di Alessandria promosse l’evangelizzazione di molte regioni dell’Egitto e dell’Etiopia.
Il Manuale, scritto nel Meridione della Francia tra l’841 e l’843, ha due aspetti di sicura originalità. Primo, non è scritto da un chierico, ma da una donna, non da una religiosa, ma da una laica, una madre di famiglia. Secondo, si tratta di una madre che indirizza un libro di educazione e autobiografico a suo figlio. Questi due aspetti conferiscono al Manuale un posto del tutto singolare nella letteratura mondiale.
Il Manuale è di capitale importanza anche per ricostruire la vita sociale e i modelli di istruzione e di educazione del periodo carolingio.
Il testo lascia trasparire la personalità di Dhuoda, madre affettuosa e forte, intraprendente e audace che ha messo tutte le sue energie e le sue ricchezze familiari a servizio del capofamiglia, cioè suo marito Bernardo. Numerosi sono i riferimenti al periodo storico turbolento e di crisi, alla famiglia carolingia alla quale Dhuoda e Bernardo erano legati da rapporti di parentela e di governo. In questo contesto, per molti aspetti violento e buio, Dhuoda ha cura di trasmettere al suo figlio primogenito, Guglielmo, che le è stato sottratto per essere affidato al re Carlo il Calvo, ciò che lei ritiene essenziale: la fede in Dio, l’amore e la venerazione verso il padre e il rispetto e il servizio verso il re e la Chiesa.
La presente edizione è la prima, in assoluto, edizione italiana con testo critico latino e traduzione a fronte.
Dhuoda ci è nota proprio grazie al suo Manuale. È una donna aristocratica, imparentata con la famiglia carolingia, tanto che sposa suo Bernardo nella cappella del palazzo imperiale di Aquisgrana, il 29 giugno 824. Due anni dopo, il 29 novembre 826, dà alla luce Guglielmo; e quindici anni dopo, il 22 marzo 841, le nasce il secondo figlio, Bernardo. Finì di scrivere il suo Manuale il 2 febbraio 843, e dopo tale data non abbiamo più notizie di lei.
Questa "Apologia per i cristiani" fu scritta a Roma intorno al 153 per la famiglia imperiale. Fu infatti indirizzata all'imperatore Antonino Pio e a suo figlio, Marco Aurelio, e a suo nipote Lucio Vero, quali futuri imperatori. L'autore vuole discolpare i cristiani dalle accuse mosse contro di loro e a questo scopo usa argomenti di carattere morale e teologico, ma anche di tono giuridico e politico. Ricorda agli imperatori che la loro pretesa di avere un governo illuminato e degno di filosofi va dimostrata nei fatti. In particolare chiede che i cristiani siano condannati solo dopo che sia provato il male che essi - secondo i pagani - commetterebbero. L'obiettivo dell'Apologia è duplice: ottenere la legalizzazione del cristianesimo e quindi la fine delle persecuzioni; e mostrare agli imperatori e ai pagani che solo la fede in Cristo può soddisfare la loro sete di verità, perché Cristo è il Logos, la Ragione divina fatta carne. Sete di verità che le filosofie e le religioni hanno soddisfatto solo in minima parte. Giustino denuncia anche i limiti e le contraddizioni delle religioni pagane e sviluppa temi insoliti per un'opera destinata alla lettura dei pagani, cioè la dimostrazione della divinità di Cristo sulla base delle profezie e la descrizione del rito eucaristico. L'Apologia, infatti, è un testo storico di capitale importanza per ricostruire il modo con il quale i cristiani del II secolo celebravano l'eucaristia.
La dottrina dei dodici apostoli è una breve e chiara esposizione della fede cristiana; un piccolo catechismo e insieme una raccolta di norme liturgiche e disciplinari. È un testo antichissimo – redatto forse in Siria verso il 50-60 d. C. – che mostra di non conoscere i Vangeli nella loro versione attuale, in quanto successivi.
Ci dà informazioni preziosissime sulle prime comunità cristiane. Tratta della formazione dei catecumeni e dei missionari; della scelta dei vescovi e dei diaconi; dei rapporti interni alle giovani e piccole Chiese; dell’importanza del lavoro svolto con serietà e impegno; della responsabilità data e richiesta all’assemblea dei fedeli.
Di massima importanza sono i brani relativi al battesimo, all’eucarestia – che aveva ancora una forma molto diversa dall’attuale – e all’agape fraterna, che all’epoca precedeva l’eucarestia.
Non conosciamo il suo autore. Il testo integrale è stato scoperto solo alla fine del 1800, all’interno di un manoscritto ritrovato a Gerusalemme. Ma l’Opera era già nota a causa delle citazioni che ne avevano fatto i Padri della Chiesa; segno che essa era, già nei primi secoli, molto diffusa per la sua autorevolezza.
La beneficenza è un dovere della vita cristiana, che ha come origine e modello la beneficenza di Dio per noi. L’amore del prossimo, infatti, ha come sua ultima radice l’amore di Dio, ossia la benevolenza di Dio per noi manifestata nella sua opera di salvezza.
Partendo da questi fondamenti teologici contenuti nella Sacra Scrittura, Cipriano espone le ragioni, la necessità e le modalità delle opere di carità, che hanno una dimensione personale ed ecclesiale.
La bontà di Dio ci ha fatto dono della salvezza in Cristo tramite il battesimo,ma ci offre un ulteriore mezzo di purificazione e di guarigione dai nostri peccati tramite la beneficenza e le elemosine, i cui vantaggi spirituali sono molteplici. Del resto, la generosità verso il prossimo è generosità verso Dio, poiché quanto è donato al povero e al bisognoso è donato a Dio.
Non si può dimenticare, infine, che il giudizio che Cristo pronuncerà sulla nostra vita verterà sull’amore che avremo negato o donato ai fratelli.
Nell'A Donato" Cipriano rivela la bellissima esperienza della sua conversione a Cristo, ne "La virtu della pazienza" esorta alla misericordia e alla concordia in mezzo alle prove e alle persecuzioni. "