Lettura esegetica e spirituale di alcuni racconti di miracolo presenti nel Vangelo di Marco. L'Evangelista sembra voler porre l'attenzione sulle parole con cui Gesù si congeda da chi è stato gratificato dalla sua azione taumaturgica. In molti casi Gesù si congeda dicendo semplicemente: "va'". Accompagnato però da qualche specificazione adatta al suo interlocutore, quel va' pronunziato da Gesù indica soltanto il compimento dell'azione miracolosa oppure contiene un significato più profondo? L'autore è convinto che Gesù rimandi al dominio di sé e delle proprie forze migliori, chiamando coloro che sono stati guariti dalla sua grazia a rendere testimonianza delle grandi opere che egli compie nei credenti.L'analisi di ciascuno degli episodi presi in considerazione si articola in tre momenti: contesto, domanda che il lettore pone al testo, domande che il testo pone al lettore. Il risultato è una coinvolgente proposta di lectio divina o, meglio, di lettura che si vorrebbe attenta alla lettera e nello stesso tempo animata dallo Spirito, per rimandare dalla parola scritta alla vita vissuta nella grazia.
Guido Mazzotta, professore ordinario di Metafisica e di Teologia filosofica alla Pontificia Università Urbaniana e Decano della Facoltà di Filosofia. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo Stupore della ragione (1986), La modernità compiuta (1988), Forza e debolezza del pensiero (1996), Teologia aristotelica e metafisica dell’essere (2000), Audacia della ragione e inculturazione della fede (2003), Per solo amore (2008).
Descrizione
Parole sensate e forti dei grandi maestri dello spirito, da Origene a Teresa di Lisieux, invitano a riscoprire la fecondità della preghiera. Con scrittura piana e deliziosa viene così fatta rivivere la grande tradizione dell’umanesimo cristiano e della sapienza metafisica. I pensieri di questo libro vengono rivolti a quanti desiderano riappropriarsi della loro personale ‘storia sacra’ e amano segnare il tempo secondo i ritmi dell’anima.
Lettori
A tutti i fedeli laici e religiosi, e a quanti desiderano approfondire le ragioni della propria fede e della preghiera. Strumento per la predicazione di ritiri ed esercizi spirituali.
Ambrogio Spreafico , professore di Lingua ebraica al Pontificio Istituto Biblico e di Esegesi di Antico Testamento all’Università Urbaniana che, per lungo tempo, ha guidato come Rettore Magnifico. Dal 2008 è Vescovo di Frosinone-Veroli-Ferentino. Per la UUP ha pubblicato: Guida allo studio dell'ebraico biblico, 1990 (con G. Deiana); La Bibbia nella cultura dei popoli, 2008 (curato con A. Gieniusz). Tra le altre numerose pubblicazioni: Sofonia (Commentario storico ed esegetico all'Antico e al Nuovo Testamento), Genova 1991; Il libro dell'Esodo (Guide Spirituali all'Antico Testamento), Roma 1992; La voce di Dio. Per capire i profeti, Bologna 20032; Il nome di Dio. Temi biblici dell'Antico Testamento, Milano 2002; Dio ama i poveri, Cinisello Balsamo 2006.
Descrizione
Un esegeta e pastore accompagna il lettore nella comprensione del Vangelo di Marco creandogli l’opportunità di rendersi ‘contemporaneo’ del “Vangelo di Gesù, il Cristo Figlio di Dio” - con queste parole infatti Marco inizia la sua narrazione. I testi che esamina l’Autore li inserisce nel loro contesto. Per ciascuno ricostruisce la struttura e ne offre il commento, fino a far emergere un Vangelo che parla a tutti, dove Gesù va oltre i confini geografici e umani imposti dal suo ambiente. I discepoli insieme ai malati e ai poveri sono i primi che Gesù incontra e con i quali ricostituisce la nuova famiglia di Dio. Ascoltare, vedere, credere in Gesù, entrare a far parte della sua comunità con un cuore che sa amare, guarire e lottare per la crescita del Regno di Dio: ecco l’itinerario proposto da Marco.
Il sacrificio nel linguaggio corrente è sinonimo di rinuncia. Originariamente, invece, era il momento in cui Dio incontrava il fedele per benedirlo (Es 20,24). Questo è il significato originario che aiuta a porre nella giusta luce il sacrificio per eccellenza della tradizione cristiana, ossia la morte di Cristo in croce. Cristo con la sua morte non placa l'ira di Dio provocata dai peccati dell'umanità, ma invece, associando l'umanità alla sua croce, insegna a trasformare la parte più disprezzata dell'esistenza, la sofferenza, in un sacrum. Sacrificio infatti deriva da sacrum facere, rendere sacro, divino. Ogni uomo può trasformare la sofferenza più incomprensibile, quella provocata dall'egoismo e dalla malvagità umana, in un'offerta sacrificale, che, quando vissuta in Cristo, porta alla resurrezione. Questa seconda edizione, oltre ad avere aggiornato la bibliografia, approfondisce sul piano critico il chiarimento del tema fondamentale del sacrificio, tenendo conto delle osservazioni pervenute da parte dei lettori e degli studenti dei corsi di teologia, nell'ambito dei quali l'opera è stata largamente utilizzata
Di fronte ai tragici eventi dell'ultimo secolo e di questo inizio millennio, che hanno ingenerato ovunque smarrimento e angoscia, le meditazioni dell'autore ci ricordano con parole semplici e convincenti che la felicità non è condizione irraggiungibile. La ricerca della gioia e della pace appartiene alla natura dell'uomo e l'esperienza della fede rende sempre possibile l'esperienza della pace e della gioia. L'autore prende avvio da alcune espressioni letterarie della cultura degli ultimi due secoli, le quali, muovendo da quei presupposti filosofici che annunciavano la separazione dell'uomo da Dio, continuamente hanno rafforzato il convincimento che destino dell'uomo non è la pace ma l'angoscia, non la gioia ma la tristezza.
Tutto sembra obbedire a leggi che imitano l'amore umano. Su questa che sembra essere la più universale delle leggi della natura si inserisce il comando cristiano dell'amore - in latino caritas, in greco agàpe. Le pagine di questo libro passano in rassegna i più importanti testi neotestamentari che ne parlano, dicendo da dove la carità viene e dove torna, che cosa crea nelle diverse categorie di credenti, qual è il suo rapporto con la libertà e la verità. È un elogio dell'agàpe che cerca di illustrare quello che Paolo scrisse in 1Cor 13,13: "Fede, speranza e carità restano, ma più grande è la carità". L'autore è sacerdote della diocesi di Cesena-Sarsina ed è docente di Nuovo Testamento presso l'Università Urbaniana di Roma.