Il "prodigio" della levitazione appartiene ad ambiti sociali, culturali e persino religiosi diversissimi fra loro. Fenomeni di levitazione e di volo prodigiosi sono presenti anche nell'ambito dei culti stregoneschi e in alcuni esperimenti medianici, oltre che nel caso di possessioni diaboliche. Quando parliamo della levitazione in ambito cristiano, pur mantenendo il medesimo significato di "corpi o cose che vincono prodigiosamente la forza di gravità", non possiamo naturalmente fermarci solo a una descrizione del fenomeno e dei suoi effetti. La levitazione "mette in gioco" gli elementi della vita spirituale e mistica "dentro" il mondo materiale; manifesta un'unione tra spiritualità e fisicità, anziché separare i due ambiti. La levitazione, inoltre, si presenta, unica tra i fenomeni mistici, con una caratteristica singolare: è un evento visibile, testimoniabile, in qualche modo incontrovertibile.
La mistica è ciò che supera l'esperienza ordinaria, qualcosa che è al di là della conoscenza e dell'esperienza propria; essa conduce il credente al cuore stesso della religione, alla quale è legata in modo indissolubile. Ogni fenomeno mistico dipende da Dio, dalla sua iniziativa. Visioni e locuzioni interiori appartengono al linguaggio dei mistici. Queste pagine, dopo una rapida ma esaustiva introduzione, passano in rassegna visioni e locuzioni interiori presenti nella Bibbia e le visioni di santa Margherita M. Alacoque, santa Faustina Kowalska e san Pio da Pietrelcina
Un posto importante nei Vangeli è occupato dalla narrazione dei miracoli di Gesù. La maggioranza dei miracoli compiuti da Gesù riguarda direttamente le persone, ma i Vangeli riportano anche miracoli attraverso i quali il Signore ha dominato gli elementi della natura per rivelare ai discepoli la sua divinità e il suo potere salvifico. L'unico miracolo di moltiplicazione presente nei Vangeli è quello della moltiplicazione dei pani e dei pesci, che Gesù compie per sfamare la folla. Il miracolo, presente in tutti e quattro i racconti degli evangelisti, è descritto complessivamente sei volte e occupa un ruolo di particolare importanza. Accanto al miracolo di Gesù, in queste pagine sono riportati molteplici eventi di Santi "moltiplicatori".
Il miracolo eucaristico è un segno straordinario che conferma il mistero dell'eucaristia nella sua essenza più intima. I miracoli eucaristici sono di diverso tipo, e prevedono, nei diversi casi: la trasformazione dell'ostia consacrata in carne e/o vino in sangue, oppure il sanguinamento dell'ostia; l'esistenza prodigiosa e in nessun modo spiegabile di mistici che sarebbero vissuti a lungo nutrendosi esclusivamente della comunione quotidiana; presunte rivelazioni (visioni, locuzioni interiori) collegate alla comunione eucaristica; guarigioni che sarebbero avvenute in luoghi di intensa spiritualità (ad esempio il santuario di Lourdes) durante la processione con il Santissimo Sacramento.
Nell'attuale contesto storico, la società si dimostra sempre più interessata alla "cultura dell'irrazionale". In questi nostri tempi, poi, le pratiche occulte sembrano esercitare un'attrattiva alquanto considerevole, specie sulle nuove generazioni. Questo vuole avvertire dei rischi intrinsechi in tale cultura e rispondere ad alcune domande di grande importanza per ogni cristiano: chi è il demonio? Come è rappresentato nella Bibbia? Cos'è un esorcismo? Come combattere il male con i sacramentali? Viene poi raccontata la lotta contro il demonio di santi e beati, tra cui: Santa Maria Maddalena de' Pazzi; Santa Maria Baouardy, la piccola araba; Santa Faustina Kowalska; Beata Maria Bolognesi; Beata Cristina di Stommeln; Beata Eustochio di Padova; Beata Edvige Carboni.
Sogni, profezie e preveggenze. Cosa potrebbe unire in un solo concetto queste tre esperienze? Probabilmente lo sforzo della natura umana per vedere l'invisibile: nel profondo di se stessi e delle proprie relazioni con gli altri e con il mondo, nel mondo dei propri desideri, nei segni dei tempi, nel futuro. E la fede? Sogni, profezie e preveggenze la arricchiscono o la impoveriscono? Da sant'Agostino a papa Leone XIII, passando per san Francesco d'Assisi, san Giovanni Bosco e Padre Pio, un testo che passa in rassegna sogni, visioni, profezie e preveggenze legate alla fede cristiana.
La capacità di governare il proprio corpo, i propri bisogni fisici attraverso l'esercizio della meditazione è arte che il mondo orientale ha coltivato e nella quale si è esercitato nei secoli. In realtà l'allenamento di una capacità atta a ridurre il fabbisogno di cibo è appartenuto, lungo i secoli, anche a molta della spiritualità e della mistica cristiana. Il suo senso è ampio, variegato: evitare di appesantire il corpo così da favorire l'attenzione all'interiorità; imparare a governare il piacere della gola, così da rimanere noi padroni e non schiavi dei nostri bisogni; partecipare al ritmo di vita dei poveri anche per quanto riguarda la sobrietà nel cibarsi; vivere penitenzialmente queste pagine ne ripercorrono storia e pratiche.
Le guarigioni miracolose sono almeno tante quante i santi in Paradiso, dato che per la beatificazione e canonizzazione è necessario che vengano riconosciuti dei miracoli e spessissimo si tratta di guarigioni. Ma sicuramente sono molte di più, se si aggiungono quelle attribuite dalla pietà popolare ai santi in vita o per loro intercessione e sulle quali l'autorità ecclesiastica non ha avuto modo di esprimere un giudizio ufficiale. Impossibile quindi produrre un elenco completo: descriverle tutte occuperebbe una biblioteca. Per questo, le pagine che seguono non possono che contenere una selezione delle guarigioni miracolose più significative. Ogni miracolo ha sempre la natura di segno: porta con sé un significato, un rimando ad altro e a un oltre. Rimanda alla salvezza che viene da Dio e che interpella la fede personale.
La questione dei "veli/testimonianza della risurrezione", lasciati come memoriale di quei giorni di passione e di gloria, affonda le proprie radici e il proprio senso in ciò che accade al Messia galileo, alla tragedia definitiva che sembrava essersi manifestata, così come la raccontano i discepoli che, mesti e disillusi, se ne vanno da Gerusalemme a Emmaus: «Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele; con tutto ciò son passati tre giorni da quando queste cose sono accadute» (Lc 24,21). Il mistero delle Sindoni e delle Veroniche e il loro valore per la fede nascono da questa domanda: che cosa ci è rimasto di Gesù di Nazaret, che ci permetta, oltre i Vangeli, di comprenderlo meglio? Sindoni e veroniche, o sono testimonianze che permettono una migliore comprensione della vicenda del Messia galileo, o non importano.
Quando ascoltiamo la parola "miracolo", il nostro pensiero corre istintivamente a un intervento soprannaturale che porta un beneficio. Ci viene in mente, in primo luogo, una guarigione. Considerate da questo punto di vista, le stimmate sembrano introdurre una nota stonata: qui non si parla della gioia di una guarigione, e quindi di una liberazione, ma della perdita, sebbene parziale, della salute, del benessere, persino della pace. Possibile che un "miracolo" debba "fare male"? Eppure si tratta di uno dei modi scelti dalla Grazia divina per sostenere il cammino dei fedeli in ogni epoca.
«Dal chiuso dei seminari escono le forme di vita più disparate e più imprevedute», ebbe a scrivere Ernesto Buonaiuti nella sua autobiografia, lui che il seminario aveva bollato come «irrequieto e di idee avanzate e pericolose ». La lotta lanciata dal colle Vaticano contro il modernismo ne determinò la scomunica nel 1926 e l'antifascismo esibito non ne facilitò l'esistenza. Morì nel 1946 senza riconciliarsi con la Chiesa, e tuttavia rivendicando il proprio sacerdozio. Questo libro apre una porta verso un uomo dilaniato, amante della Chiesa ma non per questo obbediente, disposto a discutere le proprie convinzioni ma non ad accantonare il rigore intellettuale in virtù di una professione di fede. Ernesto Buonaiuti, dirompente profeta del dialogo tra fede e modernità, forse privo della mitezza necessaria a favorire ogni vero scambio, torna allora come prezioso testimone di una stagione indimenticabile - ma spesso dimenticata - della recente storia cristiana.
Un missionario gesuita, raffinato studioso della civiltà cinese e divulgatore della cultura occidentale: questo fu Matteo Ricci, nato a Macerata e morto a Pechino nel 1610, costruttore di ponti tra mondi lontani, protagonista di una fortunata opera di apostolato e di evangelizzazione. Ma, per giungere a un tale obiettivo, per arrivare persino alla corte dell'imperatore cinese, Matteo Ricci dovette dimostrare sincero rispetto per la cultura locale, adattando il Vangelo alla sensibilità, al pensiero, al vocabolario e alla tradizione del popolo che, lentamente, iniziò a convertire. Ed ecco la domanda che vibra lungo tutta la sua eccezionale avventura: quel gesuita, pur di portare il Vangelo ai cinesi, lo arrangiò al punto da tradirlo? Matteo Ricci fu un eccezionale missionario o un grande traditore del messaggio cristiano?
Abelardo nasce nel 1079 nella Bretagna indipendente, destinato a divenire - grazie alla vivida intelligenza e alla vocazione per lo studio - una figura nodale del secolo successivo. È un'epoca di fermento intellettuale e letterario, in cui il "Maestro Palatino-, geniale ma altezzoso al limite dell'arroganza, non frena pensiero e ambizioni di fronte ad alcuna autorità. La vita di Abelardo è appassionante quanto la sua indomita riflessione. Egli transita dal successo parigino e dalla vita mondana alla rovina e alla scelta monastica; dall'essere ammirato come l'uomo dall'ingegno più sottile di quegli anni alla condanna per eresia, comminata anche in virtù dell'inimicizia di Bernardo di Chiaravalle. Il suo ricordo oggi si lega alla storia d'amore con Eloisa, ma molto più di questo insegna la figura di Abelardo, che questo libro intende osservare da ogni prospettiva.
La possibilità che il Gesù dei vangeli avesse fratelli, che non fosse l'unico figlio di Giuseppe e Maria, solleva questioni spinose, a partire dalla ridiscussione del significato della verginità della madre di Cristo. Per questo è necessario approfondire i contorni dell'identità storica di Giacomo, sovente citato «come fratello del Signore», attraverso le fonti storiche. Affrontando questo tema, centrale per il cristianesimo delle origini, ci si scoprirà a un bivio, a una contraddizione fra storia e fede. Di fronte a essa il futuro dovrà operare nel senso di una riconciliazione, per ora difficile ma affascinante, di certo portatrice di novità. La questione di "Giacomo fratello di Gesù-, piuttosto che un problema irrisolvibile, potrà rivelarsi allora come l'occasione su cui costruire un dialogo, il terreno ideale per rendere fecondo l'incontro di dogma e verificabilità.
Gerberto d'Aurillac nacque da umilissima famiglia tra il 940 e il 950, in Aquitania, e fu il primo francese a essere eletto papa nell'anno 999, con il nome di Silvestro II. Per descriverne la figura, la cui storia è oggi complessa da ricostruire, competono due diverse tradizioni: da un lato Gerberto fu un grande intellettuale, uno dei più raffinati del suo tempo, conoscitore dell'aritmetica araba, inventore dell'abaco e persino uomo di inscalfibile integrità religiosa; dall'altro lato fu un esperto di magia nera e stregoneria, un anticristo che, pur di arrivare al potere, strinse un oscuro patto con il demonio. Tra testimonianze storiche, ricerche scientifiche, pregiudizi e leggende, questo libro si mette sulle tracce di Silvestro II per scoprire se il "papa mago- fu il più geniale tra i sant'uomini o il più astuto degli eretici.
I catari, poi Gherardo Segarelli, poi Dolcino e i suoi: tutti con la pretesa di riprendere il Vangelo e riportarlo alle origini. Fu una tensione che investì il Medioevo e oltre, fu anche il bisogno di Francesco d'Assisi e Domenico di Guzmán. Costoro, in modi diversi, osservarono la croce di Cristo e cercarono di tradurla nella propria personale esistenza. Ma la radicalità a volte diventa estremismo, e la vicenda di fra Dolcino si è mutata nel prototipo della ribellione di una piccola comunità resistente e di una coscienza indomabile. Il percorso di questo libro prende avvio dal catarismo e dalla nascita dell'Inquisizione, per poi approdare alla complessa vicenda del "perfido eresiarca", il predicatore-guerrigliero Dolcino da Novara.
Giordano Bruno non voleva porre limiti alle proprie domande, alle proprie intuizioni, alle proprie aspirazioni, alle proprie frequentazioni intellettuali, a una visione d'insieme del sapere amplissima, addirittura illimitata. Le idee di Bruno ci possono apparire superate, ma la sua volontà di comprendere, studiare, stupirsi dovrebbe contagiarci e farebbe bene a tutti i protagonisti della cultura contemporanea. Cercheremo in questo libro di seguirlo, senza farci abbagliare dalla sua vanità, dal fortissimo amor proprio, dall'opportunismo, dal senso di totale autonomia nei confronti di un mondo in cui sapeva muoversi, ma che non amava.
La "questione Giovanna d'Arco" è tra le più complesse che la storia della Chiesa ci abbia lasciato: dichiarata eretica e strega, arsa sul rogo, è stata beatificata prima in Francia e poi da quella Chiesa che, insieme al braccio secolare, ne aveva sancito la condanna. Sbagliare è umano, la riabilitazione non è in questione. Che la ragazza di Domrémy non sia stata una strega è appurato. Ma può essere santa colei che ha posto i sigilli di Maria e di Cristo sulle armi? Può arrivare agli altari la ragazza che incitava a uccidere in guerra, che sosteneva che apparizioni angeliche l'avessero invitata a prendere il comando delle truppe? Secondo Giovanna d'Arco è Dio stesso, il Dio di Gesù crocifisso, ad armarla e a chiederle di guidare un popolo alla guerra, ma chi ha detto «Amate i vostri nemici» può imporre la spada a una piccola contadina? Ecco gli interrogativi che ci invitano a ripercorrere la storia e i patimenti della Pulzella d'Orléans; solo così potremo fare un poco di chiarezza.
Racchiudere Girolamo Savonarola da Ferrara in una formula non è facile. La scomunica e la condanna come eretico non hanno infatti impedito a personaggi esemplari di ispirarsi al suo insegnamento e di considerarlo un santo. Lo si può collocare in continuità con le tante voci che, a vario titolo e in modi anche radicalmente diversi, avevano già evidenziato il bisogno di una riforma dei costumi nella Chiesa a partire da san Francesco. Qualcosa però rende peculiare l'esperienza di Savonarola. È il tema della religione civica, il fatto che abbia resto una città, la splendida Firenze, un grande laboratorio in cui, balugina qualcosa di profetico, qualcosa che, in forme diverse, sarebbe tornato a rivelarsi nella storia degli Stati nazionali europei.
Martin Lutero fu nemico della pace - lo dichiarano anche i suoi biografi più indulgenti - ma la pace che avversava era apparente e per questo veniva irrisa e smascherata. Non si trattava della pace politica: Lutero odiava la falsa unanimità religiosa. Era un credente che si interrogava sulle ragioni della fede e non accettava di limitare per quieto vivere le domande che turbavano la sua stessa psiche. Era un uomo ambizioso, disposto a metter in pericolo la propria sicurezza per proseguire la ricerca di verità fondata sullo studio della Parola. Era forte e debole, generoso e meschino, misericordioso e vendicativo, lucido e furibondo, santo e peccatore. Era un figlio di Dio, un lottatore a cui ci scopriremo uniti nell'essenziale, nonostante tutto.