Contrariamente al senso comune, eretici ed eresie non hanno alcuna oggettività di per sé, come soggetti eterodossi, ma vanno a definirsi alla luce di ciò che li contrasta: la cultura ecclesiastica, che in determinati contesti spazio temporali così li ha definiti e in quanto tali li ha avversati - fino a reprimerli col sangue - con la precisa finalità di difendere un ordinamento religioso che al contempo pretendeva di essere civile e politico. Ne abbiamo un osservatorio in queste pagine: ereticali erano quei comportamenti capaci di minacciare l'egemonia culturale della Chiesa e dei suoi uomini, e il suo dominio effettivo sui fedeli. Seguire le tracce dei movimenti ereticali, attraverso temi e figure, diventa qui rilevante per una comprensione più profonda di quella parte del medioevo cosiddetto 'cristiano'. Un contesto ben più complesso e intriso di paradossi, in cui la stessa coerenza evangelica pareva non coincidere con la conformità a quanto ricavabile dal Nuovo Testamento, ma veniva subordinata al rispetto delle auctoritates scritturali intese come norme - e dei canoni destinati a regolare la vita religiosa collettiva e individuale in vista della salvezza ultraterrena. Una prospettiva che rovescia la stessa interpretazione degli eretici e profila un modello storiografico a partire dal quale ripensare un capitolo di storia medievale: il modo in cui la Chiesa cattolico-romana, opponendosi alle eresie, ha rivendicato il suo carisma.
Se per definizione paradigma è per lo più un sistema fisso che pare contraddire il movimento stesso della storia, qui invece esso serve a narrare un’epoca oltre la sua contingenza storica, esplicitando gli elementi divenuti assi portanti, per alcuni secoli, dell’istituzione “Chiesa” come storicamente si è sviluppata con e dopo il Concilio di Trento. Proseguendo la ricerca del maestro Hubert Jedin – iniziata ancor prima del 1940 sulla base della convinzione che «l’epoca tridentina della Chiesa era tramontata» – Paolo Prodi rimedita su quel modello storiografico da lui approfondito per decenni, tenendo conto del permanere di molti elementi del passato a cinquant’anni dalla fine del Vaticano II e della fatica con cui stenta ancora ad emergere la conclusione di quella fase della Chiesa nei travagli dei nuovi tempi. «Queste pagine – scrive Prodi – vogliono riprendere alla luce della situazione attuale le discussioni storiografiche degli ultimi decenni per rispondere a un interrogativo semplice e difficilissimo a un tempo: quali sono gli elementi che hanno caratterizzato la Chiesa tridentina come una fase di una storia bimillenaria ben più lunga e complessa?».
Come a dire che la storia, in concreto, attesta l’esistenza di più paradigmi in cui si può identificare la comunità cristiana nel corso del tempo, e che, «se un paradigma finisce, i parametri che lo compongono si dissolvono inevitabilmente e possono e debbono trovare altre strade per ricomporsi lentamente in altri paradigmi sino alla fine dei tempi». Questo libro è un capitolo di storia della Chiesa e di storia dell’Occidente moderno, dove l’una aiuta a decifrare l’altra.
COMMENTO: Paolo Prodi, allievo di Hubert Jedin, riprende le riflessioni del maestro, analizzando il ruolo della Chiesa con e dopo il Concilio di Trento, alla luce della situazione attuale e delle più recenti discussioni storiografiche.
Questo libro è un capitolo di storia della Chiesa e di storia dell'Occidente moderno, dove una aiuta a decifrare l'altra.
PAOLO PRODI, professore emerito di Storia moderna all’Università di Bologna, allievo di Hubert Jedin, è uno dei maggiori storici italiani le cui opere sono tradotte in tutto il mondo. Solo per ricordarne alcune: Il sovrano pontefice. Un corpo e due anime: la monarchia papale nella prima età moderna (Il Mulino, 1982, 2006); Il sacramento del potere. Il giuramento politico nella storia costituzionale dell’Occidente (Il Mulino, 1992); Una storia della giustizia. Dal pluralismo dei fori al moderno dualismo tra coscienza e diritto (Il Mulino, 2000); Settimo non rubare. Furto e mercato nella storia dell’Occidente (Il Mulino, 2009).
DESCRIZIONE: In quest’ultima parte della sua opera Jedin, a complemento della narrazione dei fatti, dà il quadro completo delle circostanze sociali, economiche, culturali del Concilio, presenta il contributo dell’umanesimo, il contorno della pubblicità teologica e la divulgazione dei temi conciliari per opera d’essa, informa sulle cerimonie liturgiche e sulla predicazione. Infine, dopo l’esposizione della conferma papale alle decisioni conciliari e delle conseguenze nella vita della Chiesa, pagine di sobria sintesi delineano il consuntivo e le prospettive, e passano in rassegna le tendenze storiografiche sviluppatesi intorno al grande avvenimento ecclesiale.
L’ampio indice delle persone e delle materie, che abbraccia anche il primo tomo del IV volume, agevola al lettore il reperimento di molteplici problemi specifici nell’ampiezza del materiale trattato.
Piano dell'opera STORIA DEL CONCILIO DI TRENTO di H. Jedin:
- Vol. I: Concilio e riforma del concilio di Basilea al quinto concilio Lateranense. Perchè così tardi? La storia precedente al concilio di Trento dal 1517 al 1545
- Vol. II: Il primo periodo 1517-1545
- Vol. III: Il periodo bolognese (1547-58). Il secondo periodo trentino (1551-52)
- Vol. IV*: La Francia e il nuovo inizio a Trento fino alla morte dei legati Gonzaga e Seripando
- Vol. IV**: Il terzo periodo e la conclusione. Superamento della crisi per opera di Morone, chiusura e conferma.
COMMENTO: In quest’ultima parte della sua opera Jedin offre il quadro completo delle circostanze sociali, economiche, culturali del Concilio; presenta il contributo dell’umanesimo, il contesto teologico, la divulgazione dei temi conciliari e le novità liturgiche.
HUBERT JEDIN è nato nel 1900 a Grossbriesen (Germania) e ha studiato teologia nelle Università di Breslavia, Monaco e Friburgo. Perfezionatosi negli studi storici all’Archivio vaticano dal 1926 al 1930, ha insegnato successivamente Storia della Chiesa nell’Università di Breslavia tornando in Italia nel 1933 come Bibliotecario al Campo Santo Teutonico, con una breve parentesi di tre anni, dal 1936 al 1939, a Breslavia come Archivista dell’Arcidiocesi, dando inizio anche alla sua opera più famosa: Storia del Concilio di Trento. Dal 1949 è stato Professore all’Università di Bonn; ha diretto la grande Storia della Chiesa (Jaca Book). È morto nel 1980.
La Morcelliana ha pubblicato inoltre di Hubert Jedin: Introduzione alla storia della Chiesa; Riforma cattolica o controriforma?; Il tipo ideale di Vescovo secondo la Riforma cattolica (con G. Alberigo); Chiesa della fede – Chiesa della storia; Il matrimonio (con K. Reinhardt); Storia della mia vita; Breve storia dei Concili. I ventuno Concili ecumenici nel quadro della storia della Chiesa.
L'irregolarità del processo intentato a Galileo è un fatto. Nonostante l'Inquisizione si attenesse a una procedura codificata, sulle inesattezze formali del processo la storiografia moderna tedesca ha versato fiumi d'inchiostro. Ma lo sguardo dello storico passa qui dalle inesattezze formali, dalla falsificazione di documenti e dalle lacune del procedimento giudiziario, all'analisi delle stesse basi canoniche di cui si sarebbe avvalsa la sentenza di condanna. Non sono in gioco solo la violazione del diritto e la falsificazione di documenti, ma gli stessi argomenti teologici. Non è mai esistito, in realtà, un decreto di condanna dell'astronomia copernicana come dottrina eretica né un decreto di censura teologica dell'eliocentrismo - per il quale Galileo di fatto fu condannato. Così, si annoda ancora di più l'intreccio di quel processo, ove - commenta l'autore "il falsario è rimasto vittima del falso da lui stesso prodotto". A sfumare sono i contorni fra un'autorità ecclesiastica regista del processo ingannevole contro uno dei fondatori della scienza moderna, e una istituzione vittima dell'aver prestato fede per secoli a questa grande menzogna fondata su presupposti inesistenti. Il seguito della storia è ancora da scrivere, perché nell'imponderabile oscillano conseguenze e giudizi ideologici. I documenti conducono fin qui, ma la ricostruzione di questo grande equivoco spalanca nuove piste di ricerca.
Nella storia delle Chiese cristiane il monachesimo è una istituzione fondamentale che ha come scopo la ricerca della perfezione attraverso la scelta, sigillata dai voti, di un particolare tipo di vita religiosa incentrato sulla sequela Christi. Nella loro storia millenaria, in guise peculiari, in Oriente e in Occidente, le varie forme della vita monastica, diventate per lo più di tipo cenobitico e in genere istituzionalizzate, si sono radicate nelle diverse civiltà, non soltanto dal punto di vista squisitamente religioso ma, più in generale, politico, economico e culturale. In Oriente, il monachesimo è riuscito a resistere nei secoli ai cambiamenti indotti da una storia tumultuosa, che ha messo spesso in discussione l’esistenza stessa delle varie Chiese. In Occidente, soprattutto nella sua forma benedettina, esso si è imposto nell’arco millenario del medioevo come una realtà sempre più centrale, capace di fronteggiare i cambiamenti più profondi, generando, da Cluny a Citeaux, nuove risposte religiose e organizzative, per non dire delle innumerevoli familiae monastiche nate dal tronco principale. Il fenomeno monastico è una realtà variegata e complessa, messa in crisi in modo drammatico in età moderna tanto dalla Riforma protestante quanto dai processi di secolarizzazione; altrettante sfide corrosive cui tuttavia il monachesimo si è dimostrato capace, attraverso adattamenti e trasformazioni, di resistere, conservando il suo profilo identitario e quelle specificità i cui tratti essenziali furono definiti nei primi secoli dell’era cristiana. La storia che si dipana in queste pagine ha inteso indagare proprio tale periodo, insieme aureo e fondativo, concentrando l’attenzione sulla fase più antica del monachesimo, latino e soprattutto orientale. Il volume si pone così come un primo bilancio della più recente stagione di studi sul monachesimo antico: una storiografia innovativa, caratterizzata non solo da una molteplicità di tagli interpretativi, ma anche dall’allargarsi dello spettro delle fonti e da rinnovate prospettive di lettura.
COMMENTO: La prima storia del monachesimo orientale, coordinata da Giovanni Filoramo, con il contributo dei maggiori specialisti: Fabrizio Vecoli, Federico Fatti, Maria Chiara Giorda, Vittorio Berti, Roberto Alciati, Rosa Maria Parrinello.
GIOVANNI FILORAMO insegna Storia del cristianesimo presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Torino. Per i nostri tipi ricordiamo Veggenti, profeti e gnostici. Identità e conflitti nel cristianesimo antico (2005). Tra le pubblicazioni più recenti: La Chiesa e le sfide della modernità (Laterza, Roma-Bari 2007); la serie Le religioni e il mondo moderno (4 voll., Einaudi, Torino 2008-2009); Il sacro e il potere. Il caso cristiano (Einaudi, Torino 2009).
DESCRIZIONE: Hubert Jedin ha raggiunto lo scopo di offrire, al di là degli interessi della ricerca scientifica, un «contributo all’orientamento ecumenico come all’interpretazione delle dottrine di fede definite a Trento», contributo la cui importanza attuale è manifesta. Il periodo trattato (1547-1552) in questo terzo volume è di interesse del tutto particolare per il lettore: in esso si decise definitivamente che la frattura nella fede, originatasi in Germania, divenisse una scissione nella Chiesa. In esso cadono i dibattiti e le trattative decisive del concilio, in essi tra l’altro si vennero a discutere proprio quei punti di controversia che furono determinanti per la prassi religiosa dei primi decenni dopo la riforma, quali indulgenze, penitenza ed unzione degli infermi, eucarestia, comunione sotto le due specie, sacrificio della messa, voti dei religiosi, sacramento dell’Ordine e celibato. Chiunque prenda sul serio la fede cristiana sa quanto siano ancora vivi e presenti molti di questi temi.
Piano dell'opera STORIA DEL CONCILIO DI TRENTO di H. Jedin:
- Vol. I: Concilio e riforma del concilio di Basilea al quinto concilio Lateranense. Perchè così tardi? La storia precedente al concilio di Trento dal 1517 al 1545
- Vol. II: Il primo periodo 1517-1545
- Vol. III: Il periodo bolognese (1547-58). Il secondo periodo trentino (1551-52)
- Vol. IV*: La Francia e il nuovo inizio a Trento fino alla morte dei legati Gonzaga e Seripando
- Vol. IV**: Il terzo periodo e la conclusione. Superamento della crisi per opera di Morone, chiusura e conferma.
COMMENTO: Il terzo volume della storia del Concilio di Trento affronta il periodo 1547-1552: in esso cadono i dibattiti e le trattative decisive del Concilio e si vengono a discutere quei punti di controversia quali indulgenze, penitenza ed unzione degli infermi, eucarestia... Chiunque prenda sul serio la fede cristiana, a qualunque confessione appartenga, sa quanto siano ancora vivi e presenti questi temi.
HUBERT JEDIN è nato nel 1900 a Grossbriesen (Germania) e ha studiato teologia nelle Università di Breslavia, Monaco e Friburgo. Perfezionatosi negli studi storici all’Archivio vaticano dal 1926 al 1930, ha insegnato successivamente Storia della Chiesa nell’Università di Breslavia tornando in Italia nel 1933 come Bibliotecario al Campo Santo Teutonico, con una breve parentesi di tre anni, dal 1936 al 1939, a Breslavia come Archivista dell’Arcidiocesi, dando inizio anche alla sua opera più famosa: Storia del Concilio di Trento. Dal 1949 è stato Professore all’Università di Bonn; ha diretto la grande Storia della Chiesa (Jaca Book). È morto nel 1980.
La Morcelliana ha pubblicato inoltre di Hubert Jedin: Introduzione alla storia della Chiesa; Riforma cattolica o controriforma?; Il tipo ideale di Vescovo secondo la Riforma cattolica (con G. Alberigo); Chiesa della fede – Chiesa della storia; Il matrimonio (con K. Reinhardt); Storia della mia vita; Breve storia dei Concili. I ventuno Concili ecumenici nel quadro della storia della Chiesa.
DESCRIZIONE: Nel quarto volume, col quale si chiude l’opera, Jedin affronta l’ultimo periodo del Concilio di Trento, caratterizzato, nella preparazione e negli avvii, da un’intensissima attività di politica ecclesiale di diplomazia, e, nello svolgimento, da eventi decisivi per l’importanza storica della grande assise, come i dibattiti e le decisioni sul sacramento dell’Ordine, sull’Eucaristia, sulla Messa come sacrificio, sul Matrimonio, sul dovere di residenza dei Vescovi, sulle indulgenze, sul Purgatorio, sulla venerazione dei santi e delle immagini. In questo primo tomo sono seguite le vicende dell’idea della riforma ecclesiale sotto Giulio III e Paolo IV, e le prime delusioni quanto all’attuazione pratica, la riconvocazione del Concilio a Trento per opera di Pio IV, mentre si teme la defezione della Francia dal cattolicesimo al calvinismo. I colloqui di religione a Poissy precedono la nomina dei vescovi francesi inviati al Concilio, e tra essi primeggia il cardinale Guisa, ricca e affascinante personalità. Messi del papa cercano di guadagnare alla causa del Concilio delegati tedeschi; un invito viene rivolto, senza successo, alle Chiese cristiane orientali separate. E infine s’avvia lentamente il lavoro conciliare, ritardato da controversie e ripicche per ragioni di rango tra i rappresentanti delle grandi nazioni. Di alto interesse teologico risultano le discussioni e le deliberazioni qui trattate, destinate a influenzare secoli di storia ecclesiastica e civile e a conferire un’impronta globale e articolata non solo alla professione di fede, ma alla liturgia, alla spiritualità, allo stesso costume tipicamente “cattolici”.
L’esposizione si chiude sullo spettacolo di una gravissima crisi dell’assise con timori di scioglimento, e con la morte degli eminenti cardinali legati Gonzaga e Seripando.
Piano dell'opera STORIA DEL CONCILIO DI TRENTO di H. Jedin:
- Vol. I: Concilio e riforma del concilio di Basilea al quinto concilio Lateranense. Perchè così tardi? La storia precedente al concilio di Trento dal 1517 al 1545
- Vol. II: Il primo periodo 1517-1545
- Vol. III: Il periodo bolognese (1547-58). Il secondo periodo trentino (1551-52)
- Vol. IV*: La Francia e il nuovo inizio a Trento fino alla morte dei legati Gonzaga e Seripando
- Vol. IV**: Il terzo periodo e la conclusione. Superamento della crisi per opera di Morone, chiusura e conferma.
COMMENTO: Nel quarto volume, che conclude l'opera, Jedin affronta l'ultimo periodo del Concilio di Trento, caratterizzato da una intensissima attività di politica ecclesiale di diplomazia e dai dibattiti e le decisioni sul sacramento dell'Ordine (Eucaristia, Matrimonio, indulgenze, Purgatorio,...).
HUBERT JEDIN è nato nel 1900 a Grossbriesen (Germania) e ha studiato teologia nelle Università di Breslavia, Monaco e Friburgo. Perfezionatosi negli studi storici all’Archivio vaticano dal 1926 al 1930, ha insegnato successivamente Storia della Chiesa nell’Università di Breslavia tornando in Italia nel 1933 come Bibliotecario al Campo Santo Teutonico, con una breve parentesi di tre anni, dal 1936 al 1939, a Breslavia come Archivista dell’Arcidiocesi, dando inizio anche alla sua opera più famosa: Storia del Concilio di Trento. Dal 1949 è stato Professore all’Università di Bonn; ha diretto la grande Storia della Chiesa (Jaca Book). È morto nel 1980.
La Morcelliana ha pubblicato inoltre di Hubert Jedin: Introduzione alla storia della Chiesa; Riforma cattolica o controriforma?; Il tipo ideale di Vescovo secondo la Riforma cattolica (con G. Alberigo); Chiesa della fede – Chiesa della storia; Il matrimonio (con K. Reinhardt); Storia della mia vita; Breve storia dei Concili. I ventuno Concili ecumenici nel quadro della storia della Chiesa.
DESCRIZIONE: Siamo verso la fine degli anni Trenta del Novecento. Lei, Romana Guarnieri è una giovane e brillante studiosa di famiglia borghese italo-olandese, lui, don Giuseppe De Luca un sacerdote di umile provenienza meridionale, il cui sogno è promuovere la cultura cattolica a livelli sempre più alti e meno provinciali. Per la prima volta pubblichiamo qui una parte del loro ricchissimo epistolario, un carteggio tra un uomo e una donna straordinari, che attraversa molti stereotipi propri delle relazioni spirituali-amorose, ma che finisce con il superarli, quasi sempre nelle forme più sorprendenti. Si tratta di uno scambio tra due vite vero, autentico, immediato e diretto, concitato ed emotivo, nel quale i piani diversi si intrecciano.
I temi centrali si dipanano già nelle prime lettere, che parlano del loro incontro, e della impetuosa conversione di Romana, motivi iniziali di una sinfonia narrativa e relazionale che si ripeteranno con intensità e profondità crescenti: l’orgoglio, l’ambizione, l’annullamento dell’io, il desiderio, la mancanza, la ricerca e l’abbandono secondo il ritmo di quella mistica che sarà per Romana la vita stessa prima che l’oggetto dei suoi studi.
Questo epistolario è allora un’occasione per riflettere su una pista fino ad ora poco seguita, quella delle relazioni spirituali in età contemporanea: studiare non più solo il contributo femminile nella storia del cattolicesimo Otto-Novecentesco, ma vedere i cambiamenti che la nuova presenza delle donne ha prodotto nelle coscienze e nell’agire dei sacerdoti e degli uomini di fede.
COMMENTO: La corrispondenza tra due dei massimi intellettuali cattolici del '900 come esempio di direzione spirituale in età contemporanea.
GIUSEPPE DE LUCA (1898-1962) – sacerdote, editore e intellettuale – è stato uno dei protagonisti della cultura italiana del ’900. Collaboratore per molti anni della Morcelliana, fondò nel 1941 le Edizioni di Storia e Letteratura.
ROMANA GUARNIERI (1913-2004) è stata tra le maggiori studiose italiane di storia della pietà e della mistica medievale. Discepola e biografa di don Giuseppe De Luca, gli fu accanto nelle Edizioni di Storia e Letteratura, dedicandosi in particolare all’“Archivio italiano per la storia della pietà”.
VANESSA ROGHI si occupa di storia delle donne e metodologia della ricerca storica. Insegna alla facoltà di Lettere della Sapienza (Roma).
AUTORE: Hubert Jedin
TITOLO: Il concilio di Trento. Volume II
Il primo periodo 1545-1547
DESCRIZIONE: Il noto storico della Chiesa prosegue in questo secondo volume della grande opera dedicata al Concilio di Trento la narrazione criticamente documentata delle vicende attraverso cui si svolse l’assise più ricca di conseguenze per la vita della cristianità nell’epoca moderna. In queste pagine sono affrontati i lavori conciliari del primo periodo (1545-1547) di sessioni a Trento, prima della traslazione a Bologna: anni di altissima importanza, perché, determinato il programma del Concilio, vi si dibattono i temi teologici cruciali del peccato originale e della giustificazione, e vi si affronta il problema dell’essenza e del numero settenario dei sacramenti, di sommo rilievo liturgico e pastorale, mentre l’esigenza della «riforma cattolica» vi si afferma con la discussione sull’obbligo di residenza dei vescovi. L’esposizione di Jedin – che vi rivela sempre meglio le sue qualità di storico di razza, abile e profondo nelle sintesi – è come sempre scientificamente ineccepibile: vi confluiscono, oltre alle fonti principali edite dalla Görres-Gesellschaft, ampie e minute ricerche dell’Autore in numerosi archivi. Il vasto e circostanziato indice aiuta inoltre la lettura e l’approfondimento.
Piano dell'opera STORIA DEL CONCILIO DI TRENTO di H. Jedin:
- Vol. I: Concilio e riforma del concilio di Basilea al quinto concilio Lateranense. Perchè così tardi? La storia precedente al concilio di Trento dal 1517 al 1545
- Vol. II: Il primo periodo 1517-1545
- Vol. III: Il periodo bolognese (1547-58). Il secondo periodo trentino (1551-52)
- Vol. IV*: La Francia e il nuovo inizio a Trento fino alla morte dei legati Gonzaga e Seripando
- Vol. IV**: Il terzo periodo e la conclusione. Superamento della crisi per opera di Morone, chiusura e conferma.
COMMENTO: Il noto storico della Chiesa prosegue, in questo secondo volume della grande opera dedicata al Concilio di Trento, la narrazione criticamente documentata delle vicende attraverso cui si svolse l'assise più ricca di conseguenze per la vita della cristianità nell'epoca moderna. In questo volume sono affrontati i valori conciliari a Trento del primo periodo (1545-1547).
HUBERT JEDIN è nato nel 1900 a Grossbriesen (Germania) e ha studiato teologia nelle Università di Breslavia, Monaco e Friburgo. Perfezionatosi negli studi storici all’Archivio vaticano dal 1926 al 1930, ha insegnato successivamente Storia della Chiesa nell’Università di Breslavia tornando in Italia nel 1933 come Bibliotecario al Campo Santo Teutonico, con una breve parentesi di tre anni, dal 1936 al 1939, a Breslavia come Archivista dell’Arcidiocesi, dando inizio anche alla sua opera più famosa: Storia del Concilio di Trento. Dal 1949 è stato Professore all’Università di Bonn; ha diretto la grande Storia della Chiesa (Jaca Book). È morto nel 1980.
La Morcelliana ha pubblicato inoltre di Hubert Jedin: Introduzione alla storia della Chiesa; Riforma cattolica o controriforma?; Il tipo ideale di Vescovo secondo la Riforma cattolica (con G. Alberigo); Chiesa della fede – Chiesa della storia; Il matrimonio (con K. Reinhardt); Storia della mia vita; Breve storia dei Concili. I ventuno Concili ecumenici nel quadro della storia della Chiesa.
DESCRIZIONE: Questo studio mette a fuoco per la prima volta la figura del chierico reatino Tullio Crispoldi, vissuto nei cruciali decenni del concilio di Trento, che videro il passaggio da una stagione animata da prospettive di confronto aperto alle istanze scaturite dalla Riforma protestante a un’età di ormai consolidata ortodossia teologica. Lungo tutto quest’arco di tempo, nel quale si delinearono le premesse e si definirono i contenuti della grande svolta controriformistica, costante fu l’impegno del Crispoldi per una riforma dal basso, individuale e collettiva, via via depurata nel corso degli anni da ogni esplicita implicazione ereticale. In tale prospettiva le opere del reatino offrono un’immagine più articolata del laboratorio veronese sviluppatosi intorno all’azione di rinnovamento del vescovo Gian Matteo Giberti e del suo contraddittorio tentativo di inaugurare una riforma della Chiesa che muovesse dai concreti problemi del governo pastorale.
La biografia umana e religiosa del Crispoldi delineata in queste pagine consente di gettare uno sguardo originale sui passaggi, anche traumatici, di cui furono protagonisti uomini che combatterono in prima fila per il rinnovamento della Chiesa e furono capaci di trasferire alla successiva generazione postridentina un patrimonio di esperienze passato indenne attraverso le traumatiche cesure imposte dal trionfo inquisitoriale degli anni Quaranta e Cinquanta del secolo.
COMMENTO: La prima biografia intellettuale di Tullio Crispoldi da Rieti, uno dei protagonisti della storia religiosa italiana del '500, tra Riforma e Controriforma.
PAOLO SALVETTO (Torino 1965) ha conseguito il dottorato di ricerca in Storia Religiosa con un lavoro sul chierico Tullio Crispoldi da Rieti. È stato titolare di un assegno di ricerca patrocinato dalla Fondazione CRT per la realizzazione di uno studio sulla predicazione eterodossa in Italia nel XVI secolo dal titolo La predicazione eterodossa nell’età del Cinquecento. Storia, geografia, forme, contenuti, ricezione. Ha inoltre curato la voce Controriforma per l’Enciclopedia Italiana Treccani nella collana Enciclopedia dei Ragazzi. Sta preparando l’edizione critica di un poema manoscritto di autore anonimo lucchese, il Settennario, appartenente al filone profetico cinquecentesco, rivelatosi una sintesi originale di temi provenienti dalla tradizione biblica, dalle dottrine riformate e dalla precettistica coranica.
DESCRIZIONE: La pubblicazione dei diari degli anni 1945-1978 mette a disposizione di un più largo pubblico un testo che non solo consente di cogliere alcuni snodi importanti dell’itinerario culturale e dell’esperienza religiosa di Balducci, ma apre anche interessanti spaccati sulle iniziative da lui promosse e sugli ambienti frequentati. I diari, con la rete di relazioni che fanno emergere, rendono imprescindibile la collocazione del «caso Balducci» nel più generale contesto di una storia della Chiesa e della società italiana di cui rivelano o confermano alcune articolazioni e tensioni interne in tre periodi cruciali: gli anni che vanno dall’immediato dopoguerra al 1959, il concilio Vaticano ii e il post-concilio.
COMMENTO: Dal secondo dopoguerra agli anni del Concilio al '78, i Diari inediti di un protagonista della Chiesa cattolica italiana conciliare e post-conciliare.
ERNESTO BALDUCCI (1922 –1992) è stato tra i protagonisti del cattolicesimo italiano della seconda metà del '900 e fondatore della rivista «Testimonianze». Tra le sue opere: Educazione e libertà (Piemme, 2000), L’insegnamento di don Lorenzo Milani (Laterza, 2002), Educare alla mondialità. Conversazioni su don Lorenzo Milani (Giunti, 2007), Immagini del futuro (Giunti, 2008). Su di lui, presso la Morcelliana, ricordiamo: Bruna Bocchini Camaiani (ed.), Ernesto Balducci. La Chiesa, la società, la pace (2006), e Daniele Menozzi (ed.), Ernesto Balducci attraverso i suoi «Diari», in «Humanitas» 2(2006).
MARIA PAIANO è ricercatrice e professore aggregato di Storia del cristianesimo all’Università di Firenze. Le sue ricerche hanno riguardato sino ad ora le dimensioni sociali e politiche del culto cattolico e la formazione del clero in età contemporanea. Tra le sue pubblicazioni si ricordano Liturgia e società nel Novecento. Percorsi del movimento liturgico di fronte ai processi di secolarizzazione (Roma, 2000) e l’edizione critica in due volumi dei diari del seminario di Ernesto Balducci (Ernesto Balducci, Diari, 1940-1945, Firenze, 2002 e 2004).
La storia della Compagnia di Gesù è puntellata da continui scontri: papi che intervennero nel tentativo di modificarne l’Istituto, ordini religiosi pronti a denunciarne la sua natura ereticale, poteri laici ostili pronti ad accusarla di trame eversive contro lo Stato. Tutti aspetti che andarono ad alimentare uno specifico antigesuitismo di matrice cattolica e contribuirono a costruire una immagine dell’ordine gesuitico come corpo compatto e braccio armato del papato romano: una rappresentazione, non priva di elementi oggettivi, ma che appare in larga misura frutto della propaganda storiografica, e contrasta con le vicende interne dell’ordine gesuitico.
Sul finire del Cinquecento la Compagnia di Gesù fu segnata da un composito movimento di contestazione interna al quale parteciparono gesuiti di diversa formazione e nazionalità, ma tutti legati dall’intento, ritenuto ormai irrinunciabile, di ricondurre l’ordine gesuitico al genuino e originario spirito del fondatore, sant’Ignazio di Loyola. La seconda generazione di gesuiti manifestò incomprensioni e ostilità verso la storia del proprio ordine religioso, e attraverso una intensa attività di denuncia e di polemiche, con memoriali inviati al papa e all’Inquisizione in cui si mescolarono questioni di politica interna e aspetti disciplinari, giunse a mettere in discussione i pilastri più rilevanti dell’organizzazione gesuitica, quelli che la rendevano unica nel panorama degli ordini religiosi, come la figura del generale eletto a vita o il sistema interno di professione religiosa. Tra le diverse anime da sempre presenti nella Compagnia si accese un’aspra lotta che mise a rischio la sopravvivenza stessa dell’ordine, e la battaglia che allora si scatenò intorno al profilo e all’eredità del Loyola lascia emergere i conflitti e le fratture attraverso cui si compì la ridefinizione dell’identità gesuitica, e i mezzi e le forme mediante cui si strutturò il suo rapporto con la Controriforma cattolica.
I saggi accolti in questo volume riguardano intellettuali cristiani del Novecento (teologi, letterati, storici) e la casa editrice Morcelliana di Brescia. Tessuto connettivo è il rapporto tra religione e cultura, che si esprime nella ricerca di una «fede pensata» e nell’aspirazione a una religione colta, in cui la religione deve essere illuminata dalla cultura e la cultura animata dalla religione.
Gian Battista Montini, Mario Bendiscioli, Giuseppe De Luca, Carlo Manziana, Igino Righetti, Nello Vian, Giuseppe Tovini, Giulio Bevilacqua, Carlo Colombo, Emilio Guano, Cesare Angelini: una costellazione di figure nelle quali si è declinata la ricchezza – spirituale e culturale – del cattolicesimo italiano contemporaneo.
DESCRIZIONE: Nella proposta di una poco nota documentazione si trova il primo merito di questa edizione di testi curata da Martino Patti. Il volume presenta in versione italiana un gruppo di saggi pubblicati tra l’inverno del 1933 e l’estate del 1934 dall’editore Aschendorff di Münster nella collana Reich und Kirche. La serie aveva – come si dichiarava esplicitamente – lo scopo di favorire «l’edificazione del Terzo Reich». Lo si conseguiva con la pubblicazione di saggi volti a «diffondere e corroborare la comprensione del legame indissolubile tra i princìpi del nuovo Stato e quelli della Chiesa». In tal modo si sarebbero adeguatamente chiariti i compiti di collaborazione cui i cattolici erano tenuti verso il regime costituitosi in seguito all’ascesa al cancellierato di Hitler.
In effetti, se tra i collaboratori alla collana figura l’esponente politicamente più in vista del mondo cattolico, quel Franz von Papen che non poco aveva fatto per aprire al Führer la strada del governo, vi compaiono anche alcuni tra i nomi più prestigiosi della cultura cattolica tedesca assai meno caratterizzati sul piano politico: dal teologo Michael Schmaus allo storico Joseph Lortz; dall’orientalista Franz Gustav Taeschner al filosofo Josef Pieper.
In tal senso Martino Patti pone il problema di una più precisa storicizzazione del percorso compiuto dal cattolicesimo – tedesco in primo luogo, ma anche dalle sue espressioni di governo romano – nei confronti del nazismo. Perché è senza dubbio vero che, dopo la metà del 1934, alcune scelte del regime hitleriano – le ripetute violazioni del Concordato, la promozione di Alfred Rosenberg a sostituto del Führer nella guida ideologica del partito, la notte dei lunghi coltelli, ecc. – faranno cadere molte illusioni circa quella facile conciliazione tra cattolicesimo e nazionalsocialismo prospettata dagli autori presenti nella collana. Ma è anche vero che non possono essere eluse le questioni storiche che i documenti qui riprodotti – emblematici della stagione attraversata dal mondo cattolico dopo la presa di potere da parte di Hitler – propongono con l’inesorabile rilevanza di testi convergenti nell’affermazione di tesi che, per la loro nitida chiarezza espressiva, sono sottratte ad ogni possibile dubbio interpretativo.
COMMENTO: Un'innovativa ricostruzione dei rapporti tra Chiesa cattolica tedesca e Terzo Reich, con la prima traduzione di cinque scritti di apologia del Nazismo redatti da eminenti pensatori.
MARTINO PATTI svolge il dottorato di ricerca in Discipline Storiche presso la Scuola Normale Superiore di Pisa.
DESCRIZIONE: Il libro di Pietro Giovannoni è dedicato all’itinerario politico ed intellettuale di Giorgio La Pira nel periodo che va dalla nascita alla caduta del regime, e più precisamente all’adesione del professore siciliano ad una prospettiva centrale della mentalità intransigente: intervenire nella storia per costruire una civiltà cristiana, considerata, in antitesi a liberalismo e socialismo, come l’unica forma autenticamente umana di convivenza civile. Si tratta di capire le modalità con cui il futuro sindaco di Firenze aveva raccordato questo tema agli assetti politici dell’Italia fascista dove la sua presenza pubblica, nel mondo cattolico cittadino come in quello accademico e nazionale, si stava facendo sempre più rilevante ed autorevole.
In questa linea il volume si dipana scevro da ogni preoccupazione apologetica. Giovannoni interroga una ricchissima documentazione, edita ed inedita per rispondere alla domanda sulle reali posizioni politiche e culturali espresse dal personaggio. Dall’iniziale entusiasmo verso Mussolini, interpretato come il portatore a livello planetario delle indicazioni vaticane circa l’organizzazione della vita collettiva, si passa ben presto, già verso la metà degli anni Venti, alla freddezza per la mancata rispondenza della politica, in particolare estera, del regime all’esigenza di instaurare nel mondo la civiltà cristiana. L’orgogliosa rivendicazione di essere «solamente cattolico» appare l’unità di misura su cui La Pira giudica oramai tutti gli atti e i provvedimenti del regime.
Va dunque riconosciuto a Giovannoni il merito di avere mostrato le variegate vicissitudini del richiamo lapiriano alla “civiltà cristiana” nel corso del ventennio, evidenziando come tale elemento costitutivo della mentalità intransigente abbia potuto veicolare un passaggio – in tempi e secondo modalità via via sempre ben precisate – dall’adesione al regime mussoliniano all’opposizione ad esso.
(Daniele Menozzi)
COMMENTO: Uno straordinario studio su Giorgio La Pira fascista, un aspetto fino ad ora sconosciuto. Il volume contiene decine di documenti inediti.
DESCRIZIONE: Il volume intende giocare esplicitamente la relazione maschile/femminile nel confronto fra religioni, scegliendo come campo di indagine specifico la correlazione fra poteri e saperi. Potremmo dire si sia seguito, sia pure implicitamente, il suggerimento di Anna Scattigno: «un passo avanti per restituire allo studio dell’esperienza religiosa delle donne un approccio meno ideologico, oltre la realtà ormai individuata e descritta di una costante tensione tra discorsi normativi e pratiche di mediazione o trasgressive, potrebbe essere l’approfondimento della cultura e del sapere religioso delle donne». La struttura del volume riflette la volontà di contribuire, con un approccio comparatistico e multidisciplinare, ad approfondire temi ben presenti nella storiografia, a partire dalle motivazioni antropologiche, sociali, teologiche, che sono alla base della diversità, complementare o conflittuale, e di conseguenza a una diversa trasmissione dei saperi e a una diversa conoscenza della realtà, a un diverso esercizio di poteri, a pratiche spirituali e comportamentali differenziate, ma spesso interrelate, all’interno o all’esterno delle istituzioni ufficiali delle religioni monoteiste come pure nelle religioni antiche, orientali, africane, afro-americane.
SAGGI DI: Sofia Boesch Gajano, Giulia Sfameni Gasparro, Lone Fatum, Kari Elisabeth Børresen, Birgit Heller, Edoardo Dieni, Laurent Kondratuk, Simon C. Mimouni, Michela Pereria, Ileana Tozzi, Sara Cabibbo, Cristina Galasso, Stefania Pastore, Manuela Marín, Isabella Gagliardi, Adelisa Malena, Guido Mongini, Hilaire Multon, Stefano Franchini, Ari Pedro Oro, Marina Caffiero, Clara Gallini, Enzo Pace.
COMMENTO: Un'indagine del rapporto tra donne e saperi nella storia delle religioni.
DESCRIZIONE: Il dibattito storiografico recente sulle questioni inerenti la santità canonizzata tocca problematiche assai ampie. Il contributo specifico che questo volume porta al cantiere della ricerca sulla santità è soprattutto di tipo storico-concettuale: suo obiettivo principale è infatti l’illustrazione di alcuni aspetti teorici, dotati tuttavia di rilevanti ricadute pratiche, relativi alle canonizzazioni cattoliche tra XVI e XVIII secolo. Il libro, dopo una breve panoramica metodologica, si articola in due sezioni: la prima dedicata alla ricostruzione della genesi e del significato di un fondamentale criterio di canonizzazione moderno, quello della virtù in grado eroico, la seconda al problema dell’infallibilità pontificia nelle canonizzazioni, visto attraverso gli scritti di teologi e canonisti che se ne occuparono tra il tardo Medioevo e il Settecento. Due problematiche indipendenti l’una dall’altra, ma la cui trattazione in parallelo consente di apprezzare il rilievo che la definizione e il riconoscimento della santità rivestirono nel quadro della cultura religiosa cattolica tra XVII e XVIII secolo, specie dopo che la definitiva attribuzione alla potestà pontificia di tutte le canonizzazioni, realizzatasi in particolare sulla base dell’opera legislativa di papa Urbano viii, aprì la strada a una santità controllata e garantita dalla massima istanza istituzionale della Chiesa cattolica. Il controllo teologico-giuridico sulle canonizzazioni veniva così a inserirsi in un più complessivo movimento di rafforzamento della funzione magisteriale pontificia, per cui se da un lato Roma appariva come la depositaria unica dei criteri e dei poteri di scelta delle nuove proposte agiografico-devozionali, dall’altro lato poteva assicurare, a quelle sanzionate positivamente, una legittimazione effettivamente universale.
COMMENTO: Beatificazioni dei Santi e infallibiltà dei Papi dopo il Concilio di Trento. La prima ricostruzione storica.
PIERLUIGI GIOVANNUCCI, è dottore di ricerca in Storia religiosa. I suoi studi vertono in prevalenza sulla teoria e la prassi della santità cattolica in età moderna, considerate sia in relazione al rapporto tra teologia morale moderna e santità cattolica del XVII e XVIII secolo, sia sotto il profilo storico-canonistico, ovvero del funzionamento e degli strumenti tipici dei processi di canonizzazione post-tridentini. Oltre a numerosi saggi, note critiche e recensioni, è autore del volume Il processo di canonizzazione del card. Gregorio Barbarigo (Herder, Roma 2001).
Il "partito romano" ha una storia a cavallo tra la politica italiana, la Chiesa e la Curia romana. Per Alcide De Gasperi si tratta di una lobby ecclesiastica con cui fare i conti per la creazione e la conservazione del sistema politico da lui realizzato. La visione del "partito romano" è fortemente bipolare, critica verso il centrismo e il parlamentarismo degasperiano. In sostanza corrisponde a quella che è la geopolitica di una parte consistente della Curia romana, ben espressa dal card. Ottaviani: lo scontro epocale tra la Chiesa e l'"antichiesa", tra cristianità e comunismo. La storia del "partito romano" è la vicenda dell'opposizione alla politica degasperiana, ma anche dell'antagonismo con Giovanni Battista Montini, Sostituto della Segreteria di Stato con Pio XI e Pio XII e, dal 1954, arcivescovo di Milano, considerato il maggior sostegno in Vaticano del leader democristiano. Questo prelato rappresenta una visione riformista della Chiesa e milita per un rapporto meno conflittuale con il mondo contemporaneo. Non è l'avversario dei "romani" solo da un punto di vista politico, ma lo è principalmente nella vita della Chiesa. La prima edizione di questo volume, apparsa nel 1983, ricostruiva questa vicenda dalla fine della guerra mondiale sino al 1954, anno della morte di De Gasperi e del trasferimento di Montini a Milano.
DESCRIZIONE: Esistono vari motivi che conferiscono al generalato di Claudio Acquaviva un’importanza particolare. Da qualunque punto di vista lo si osservi – sia da quello della storia della Compagnia di Gesù, che dell’educazione, della scienza e dei saperi, dell’espansione missionaria, dell’arte, delle pratiche spirituali o della crescita dell’istituzione – questo generalato può essere letto come un momento di compimento. Il periodo che va dal 1581 al 1615 rappresenta il crocevia di un gran numero di linee convergenti: la realizzazione della Ratio Studiorum che, portata a completamento con il testo del 1599, riconosce e sostiene l’attività degli ormai più di cento collegi che risultano aperti alla fine del secolo. Il moltiplicarsi delle litterae indipetarum, le lettere di domanda d’invio nelle missioni indirizzate al generale, rispecchia l’ampiezza e la complessità dell’impegno missionario (con la costituzione della prima missione in Cina nel 1582 e la fondazione, nel 1610, delle prime reducciones del Paraguay), in un’epoca anteriore alla creazione della Congregazione de Propaganda Fide, quando l’espansione a livello planetario della Compagnia non conosce nessun altro equivalente all’interno della Chiesa cattolica.
Se il più che trentennale governo di Acquaviva deve essere considerato – per comune consenso degli studiosi – un punto di svolta irreversibile nella costruzione della moderna identità dell’Ordine ignaziano, attraverso un processo di istituzionalizzazione che era rimasto incompleto nel periodo precedente, allora la necessità di indagare in profondità aspetti diversi e concorrenti connessi con lo sviluppo storico della Compagnia di Gesù diventa cruciale.
SAGGI DI: José Martínez Millán, Giovanni Pizzorusso, Paolo Broggio, Francesca Cantù, Carmen Salazar-Soler, Pierre-Antoine Fabre, Ines G. Zupanov, Bernadette Majorana, Antonella Romano, Maria Antonietta Visceglia.
DESCRIZIONE: Nel 1949, dall'alto della Porta della Pace celeste (Tian'anmen), Mao Zedong proclamò la nascita della Repubblica popolare cinese: per i cattolici in Cina iniziò un periodo tormentato che giunge fino ad oggi. Attraverso fonti inedite in lingua cinese, francese, inglese, italiana, Chiesa cattolica e Cina comunista ricostruisce per la prima volta in chiave storica le vicende del cattolicesimo cinese dal 1949 al 1962 e dell'atteggiamento del Vaticano verso la Cina negli anni più difficili della guerra fredda. Dopo che i missionari stranieri furono tutti espulsi, vescovi, sacerdoti e fedeli di nazionalità cinese si trovarono sotto un potere politico che imponeva loro l'inserimento in strutture "autonome" da interferenze esterne e sottoposte al controllo del partito. Aderendo al Movimento delle Tre Autonomie, dovevano dare vita ad una Chiesa cinese indipendente, rompendo ogni rapporto con credenti stranieri. Molti si rifiutarono, andando incontro a persecuzioni, violenze, arresti, ma, dopo qualche anno, una parte di quelli che nella prima ora avevano opposto un netto rifiuto alle pressioni del potere politico accettò, almeno apparentemente, di coHaborare. il libro ricostruisce in particolare la nascita e gli sviluppi dell'Associazione patriottica dei cattolici cinesi, un unicum nella storia della Chiesa cattolica contemporanea tuttora al centro dei contrasti tra la Cina e il Vaticano.
ELISA GIUNIPERO svolge attività di ricerca in Storia contemporanea pressò l'Università degli Studi di Milano. Ha curato il volume Chiesa cattolica e mondo cinese tra colonialismo ed evangelizzazione (1840-1911) ed è autrice di articoli e saggi sulla storia della Cina contemporanea, in particolare sulla rivolta dei Boxers e sui rapporti tra Cina ed Europa nei secoli XIX e XX.