Nonostante l'indubbio risveglio biblico verificatosi dopo la costituzione Dei Verbum, il lavoro prezioso di centri di spiritualità, l'impegno serio di diversi autori e alcune pregevoli iniziative di divulgazione nate negli ultimi decenni, di fatto si può notare, alle nostre latitudini, una certa stanchezza. Dopo aver ritrovato e posto nuovamente al centro della sua vita il libro delle Scritture, la Chiesa si trova di fronte a un compito arduo e affascinante: riaccendere il fuoco nascosto in queste sacre pagine.
"Sacro" è una parola magica, che oggi sembra ancora in grado di incantare il mondo. Il suo potere evocativo, apparentemente in crisi in seguito ai processi di secolarizzazione e di disincantamento del mondo, ma oggi di nuovo al centro dell'attenzione. Esso si manifesta nei settori più diversi della vita sociale sotto una duplice veste: come potere sempre vivo del sacro religioso che trae ispirazione dalle differenti tradizioni religiose nelle forme più diverse, dal sacro di comunione e condivisione al sacro della violenza tipico dei fondamentalismi religiosi; e come sacro secolare, che trae alimento da un fondo pulsionale individuale e sociale in grado di agire trasversalmente nei più diversi campi della cultura. Il saggio si sofferma in particolare sul modo in cui oggi il sacro secolare è all'opera nella nostra società, a prima vista sempre più secolarizzata e tecnologica, in alcuni dei suoi settori più significativi: dai processi di sacralizzazione della natura al sacro tecnologico, dalla sfera della politica a quella economica, per terminare con alcune riflessioni sull'imperante individualismo religioso e la sua peculiare sacralizzazione del sé.
Se un viaggiatore venuto da molto lontano cominciasse a sfogliare le pagine dei Vangeli totalmente ignaro della loro origine e di ogni possibile implicazione teologica, che cosa leggerebbe? In buona sostanza quattro versioni in parte (ma non del tutto) simili della tragica vicenda di un predicatore che, avendo sfidato il potere della Chiesa e dello Stato, viene processato e condannato a morte. Ma c'è un altro elemento che colpirebbe il nostro ipotetico lettore: la folla di personaggi in cui il protagonista s'imbatte, o da cui è accompagnato, nel corso della sua breve esistenza. Il nostro ipotetico lettore sarebbe colpito dalla diversità delle reazioni, dall'odio implacabile allo smisurato amore. Noterebbe le turbe, il popolo, una folla indistinta, poveramente vestita, rassegnata o crudele, fatta di pescatori, operai dei campi e delle vigne, pastori, in genere illetterati, alcuni gravemente malati, tutti fiduciosi nella storia del loro popolo e nell'aiuto costante del loro Dio. Dallo stupore per questa umanità, dalla meraviglia per queste straordinarie presenze umane, è partito Corrado Augias a colloquio con uno dei maggiori storici del cristianesimo, Giovanni Filoramo. Augias «stringe l'inquadratura» sugli uomini e le donne che appaiono nei Vangeli. Ne esamina le vite narrate dagli evangelisti ma anche i segreti taciuti, le origini o i destini. A cominciare dalla madre del giustiziato, ad esempio, figura che dovrebbe avere carattere centrale e che - stranamente - risulta, invece, appena abbozzata, presenza sfuggente caratterizzata da rapporti spesso aspri con suo figlio. O il padre (adottivo?), piccolo imprenditore edile, più che semplice falegname, perennemente muto di fronte alle straordinarie vicende che il destino gli ha riservato. O le figure enigmatiche e sfaccettate di Giuda e della Maddalena. Con questo libro, Augias e Filoramo riescono in un'impresa difficile: narrarci in maniera sorprendentemente nuova una storia che pensavamo di conoscere.
Capire il modo in cui le differenti tradizioni religiose, con le loro credenze e pratiche millenarie, hanno da sempre affrontato il problema delle malattie individuali e sociali può essere d'aiuto anche oggi, per il credente come per il non credente, per costruire un habitus mentale e morale nuovo con cui affrontare la crisi che stiamo attraversando e muoverci in un paesaggio che non sarà più quello di prima. Un libro che è anche un'introduzione al significato salvifico delle religioni antiche e contemporanee, nei vari continenti. Un significato, quanto mai plurale a seconda delle forme cultuali, che investe l'anima, il corpo e le loro relazioni.
Miti teogonici e fondativi, canoni etico-legali, narrazioni esemplari, testi apologetici, raccolte di precetti e compendi di ortoprassi rituale: non è possibile concepire lo svilupparsi delle grandi tradizioni religiose senza il supporto della scrittura. Lo scrivere - etimologicamente, ma ancor più allegoricamente inteso come "incidere" e "fissare incidendo" - è mediazione tra il messaggio divino e i fedeli, i quali, per il tramite del testo così fissato, possono accostarsi ai reconditi significati del mondo trascendente nel suo manifestarsi all'uomo.
In un percorso storico che si dipana dalle religioni dell'antichità (Egitto, Mesopotamia, Grecia e Roma), transita per il maturare delle fedi monoteistiche (ebraismo, cristianesimo e islam) e le esperienze mistiche delle dualistiche (zoroastrismo, gnosticismo, manicheismo), per concludersi infine nell'estremo Oriente (induismo, buddhismo e Cina antica), la presente antologia ambisce a dar conto delle ricche letterature concepite ed elaborate da tali religioni, eredità dell'indissolubile legame che ebbero con la parola scritta.
Oggi la religione è una realtà rompo complessa per poter pensare che soltanto una disciplina, qualunque sia, possa esaurirla o che il metodo scientifico, per sua natura riduzionistico, sia di per sé sufficiente a darne conto. Il post-modernismo e l'apporto di nuove discipline hanno messo in crisi la distinzione/opposizione tra spiegazione e interpretazione della religione e i dibattiti sul metodo scientifico hanno contribuito a mettere in luce gli elementi di soggettività presenti inevitabilmente nello studio critico della religione. Ma prima ancora, è radicalmente mutato, nell'ultimo trentennio, il panorama religioso, dominato oggi dal pluralismo e dal ritorno sella scena pubblica delle religioni.
Se un viaggiatore venuto da molto lontano cominciasse a sfogliare le pagine dei Vangeli totalmente ignaro della loro origine e di ogni possibile implicazione teologica, che cosa leggerebbe? In buona sostanza quattro versioni in parte (ma non del tutto) simili della tragica vicenda di un predicatore che, avendo sfidato il potere della Chiesa e dello Stato, viene processato e condannato a morte. Ma c'è un altro elemento che colpirebbe il nostro ipotetico lettore: la folla di personaggi in cui il protagonista s'imbatte, o da cui è accompagnato, nel corso della sua breve esistenza. Il nostro ipotetico lettore sarebbe colpito dalla diversità delle reazioni, dall'odio implacabile allo smisurato amore. Noterebbe le turbe, il popolo, una folla indistinta, poveramente vestita, rassegnata o crudele, fatta di pescatori, operai dei campi e delle vigne, pastori, in genere illetterati, alcuni gravemente malati, tutti fiduciosi nella storia del loro popolo e nell'aiuto costante del loro Dio. Dallo stupore per questa umanità, dalla meraviglia per queste straordinarie presenze umane, è partito Corrado Augias a colloquio con uno dei maggiori storici del cristianesimo, Giovanni Filoramo. Augias «stringe l'inquadratura» sugli uomini e le donne che appaiono nei Vangeli. Ne esamina le vite narrate dagli evangelisti ma anche i segreti taciuti, le origini o i destini. A cominciare dalla madre del giustiziato, ad esempio, figura che dovrebbe avere carattere centrale e che - stranamente - risulta, invece, appena abbozzata, presenza sfuggente caratterizzata da rapporti spesso aspri con suo figlio. O il padre (adottivo?), piccolo imprenditore edile, più che semplice falegname, perennemente muto di fronte alle straordinarie vicende che il destino gli ha riservato. O le figure enigmatiche e sfaccettate di Giuda e della Maddalena. Con questo libro, Augias e Filoramo riescono in un'impresa difficile: narrarci in maniera sorprendentemente nuova una storia che pensavamo di conoscere.
Nella straordinaria varietà di miti, simboli, forme, riti e valori in cui nelle diverse culture storiche trova espressione il sentimento religioso, il nucleo fondamentale è sempre lo stesso: il rapporto dell'uomo con il cosmo e con le sue forze potenti, misteriose e ingovernabili. Che si tratti di aborigeni, di nativi americani, di sumeri, cinesi, di cultura hindu, o di antichi greci, del credo mazdeo, di ebraismo, cristianesimo o islam, la visione religiosa del mondo garantisce ai credenti un punto di vista unitario sulla realtà, una bussola per orientarsi tra il bene e il male. Mentre alcune visioni hanno al loro centro il problema del rapporto con una natura selvaggia e minacciosa, altre insegnano all'uomo a vivere in armonia con il cosmo che lo circonda, lo ha creato e lo nutre. In altre ancora, ordinatrice del cosmo è una figura di sovrano divinamente ispirato. Tra VIII e VII secolo a.C. si fa strada una visione religiosa nuova: il monoteismo. Il divino non si manifesta più nella natura, non ha tratti antropomorfi, ma trascende radicalmente l'uomo. Con il Cristianesimo la concezione del Dio incarnato opera una svolta antropologica destinata a segnare la storia del pensiero occidentale. È di tutto questo che parla il libro: dell'eterno, inesausto bisogno umano di realizzare la pienezza dell'essere attraverso il sacro.
Che cosa caratterizza le nuove forme di ateismo nella nostra società postsecolare? E che cosa le lega alle forme tradizionali dell’ateismo moderno? Dopo aver affrontato il problema di come definire il “campo ateistico”, il saggio si propone di rispondere a questi interrogativi in una prospettiva storico-comparata. Vengono ripercorse le principali tappe della storia dell’ateismo occidentale per mettere in luce, da un lato in quali termini sia lecito parlare di ateismo anche per il mondo antico, dall’altro per tratteggiare i caratteri essenziali dell’ateismo moderno. Il libro affronta inoltre alcuni aspetti della situazione contemporanea, il problema delle statistiche relative agli atei oggi e il successo del “nuovo ateismo”, per concludere con una riflessione su un possibile futuro dell’ateismo.
Dalle riflessioni di uno dei più autorevoli studiosi di storia del cristianesimo emerge un itinerario intellettuale che è anche uno spaccato della storia culturale degli ultimi decenni in Italia. La sua formazione a Torino con Franco e Michele Pellegrino, i percorsi di ricerca (a partire dagli studi sullo gnosticismo), le imprese editoriali, il futuro della storia del cristianesimo e della storia delle religioni nell'età della globalizzazione. Un'apologia della storia e della tradizione critica, come strumento per leggere il passato e orientarsi in un presente dove riemerge una dimensione pubblica delle fedi tra fondamentalismi e neoateismi.