La raccolta scelta degli scritti di Mons. Agostino Superbo riguarda alcuni momenti salienti del suo ministero episcopale, vissuto in sintonia con i cambiamenti epocali del Concilio Vaticano II nei processi emergenti della Chiesa in Italia. La teologia del popolo di Dio che viene tratteggiata è profondamente centrata sul cuore dell'annuncio cristiano, "vissuto in modo fortemente sinodale", camminando con quel popolo affidato nel tempo, arrivando ai modelli di vita dominanti nella società globalizzata fino alla «nuova situazione culturale e religiosa, in cui vivono oggi le chiese di antica fondazione». I «nuovi areopaghi» sono il luogo dove oggi la Chiesa è inviata per annunciare il Cristo. I suoi pensieri anticipano alcune prospettive salienti ed attuali delineate da Papa Francesco, il quale parla di «cambiamento di epoca» che richiede una «trasformazione missionaria della Chiesa» in dialogo con l'umano per coltivare e custodire un'ecologia delle relazioni.
Dopo un'introduzione relativa al rapporto che intercorre tra "riforma della Chiesa" e "sinodalità", vengono affrontati due importanti snodi teoretici: la costruzione del consenso e le conseguenti prassi deliberative ("ciò che tutti riguarda da tutti è deliberato"); il rapporto costitutivo tra l'assemblea eucaristica e la sinodalità della Chiesa ("sinodo è il suo nome"). In questione è la soggettualità reale del popolo di Dio. Il volume fa poi spazio ad alcune concrete esperienze sinodali, già vissute nell'ultimo decennio, ovvero in corso o in elaborazione in Europa come in altri Continenti. Non manca il confronto con la sinodalità esperita presso altre Chiese cristiane e altre tradizioni religiose (l'Ebraismo, l'Islam), senza tralasciare la questione aperta della democrazia e delle sue forme e la loro prossimità/distanza rispetto a una prassi sinodale ecclesiale. La conclusione apre a forme utopiche di riforma sinodale a partire dall'immagine proposta in Evangelii gaudium 236: «Il modello è il poliedro, che riflette la confluenza di tutte le parzialità che in esso mantengono la loro originalità».
Una lettura al femminile della Dei Verbum 8 circa la Tradizione nella Chiesa. Il Concilio Vaticano II evidenzia la presenza di un approccio al femminile attraverso due donne del Nuovo Testamento. Da un lato Maria di Nazaret la cui caratteristica di conservare nel cuore le parole del Figlio indica la dinamica della Tradizione della Chiesa, dall'altro lato la donna della parabola matteana che mette il lievito in tre staia di farina, aspettando che tutta fermenti. Come mai, però, la "memoria" di questa donna è scomparsa? Proprio a partire dalla metafora della donna e del lievito si può passare a un significativo recupero del femminile nella Chiesa e a un affrancamento della donna da persistenti pregiudizi verso la riscoperta e il riconoscimento del ruolo della donna nella Chiesa.
I concetti di "munus" e di "potestas" del parroco sono oggetto di una questione giuridica ancora aperta. Benché frequentemente utilizzati in riferimento all'ufficio del parroco, rimangono soggetti a diverse interpretazioni. Di fronte a questa difficoltà, si avverte l'esigenza, pur rimanendo strettamente nella sfera canonica e anche ecclesiologica, di analizzarli, tanto nel loro sviluppo normativo, quanto nel loro rapporto specifico al parroco, «pastor proprius» dell'istituzione parrocchiale (can. 519). In questo studio l'intento dell'autore è quello di far percepire innanzitutto la densità giuridica della figura del parroco secondo la vigente legislazione, e anche di individuare le dinamiche attinenti al contenuto pastorale del suo incarico.
La simonia è certamente uno degli abusi peggiori che ha afflitto la Chiesa sin dalle sue origini. Essa ha i suoi inizi nel racconto del capitolo ottavo degli Atti degli Apostoli, dove il mago Simone chiede a Pietro di poter ricevere lo Spirito Santo in cambio di una somma di denaro. Nel corso dei secoli, il tentativo di comprare e vendere i sacramenti e gli uffici ecclesiastici è stato visto come la prima e la più pericolosa di tutte le eresie, provocando la riprovazione e la condanna di papi, sinodi e concili.
Lo studio ripercorre le fondamentali tappe teologiche e giuridiche del percorso dell'espressione symoniaca heresis, che a partire da Gregorio Magno descrive questa forma di corruzione, dalle prime formulazioni negli scritti dei Padri della Chiesa fino alla Riforma gregoriana ed alle sue collezioni, per giungere infine all'opera fondamentale del cosiddetto rinascimento giuridico del XII secolo, il Decretum Gratiani. Di quest'ultima opera viene analizzata nel dettaglio la prima quaestio della Prima Causa, ricostruendone dettagliatamente il processo redazionale alla luce dei più recenti studi in materia.
C’è posto per Dio in un’etica filosofica? E quale sarebbe? Se partiamo da un quadro etico-normativo condiviso, è necessario riferirsi a Dio per comportarsi in modo corretto? Ma nell’orizzonte post-moderno un tale quadro è svanito: è forse necessario riferirsi a Dio per rielaborarlo? Chi ritiene che sia possibile elaborare un’etica senza presupporre la posizione di Dio, sostiene anche che essa sia indipendente da Dio – ossia che ammettere o negare Dio sia indifferente? Il presente volume, articolato in una parte storica e una parte sistematica, cerca di rispondere a queste domande. L’indagine storica fa emergere i problemi trattati, considerando le soluzioni proposte dai diversi pensatori nella loro integrità, evitando di incapsularle in un ordine ideologico pregiudiziale. La parte sistematica è tesa in primo luogo a stabilire se ci sia un sapere sul quale la normatività etica si fonda e che tipo di sapere sia; quindi si chiede se e in che modo si possa parlare di Dio; alla luce di ciò giunge a tematizzare il ruolo di Dio nella vita umana e nel discorso etico.
«Siamo davanti al mistero dell'Uni-trino: un solo Dio in tre persone uguali nell'essere, distinte nella e per la relazione reciproca e siamo immersi nel mistero umano plurale, vario, fatto di differenti popoli, stili, culture. Unità e diversità sono in Dio e nel genere umano: l'unità di Dio è data dalla ineffabile pericoresi trinitaria, ed essendo una tale unità costitutiva dell'essere di Dio, parlare dell'unità nel contesto umano significa riconoscere e rilevare i caratteri trinitari dell'umano non come attributi esteriori, ma connaturali, altrettanto costitutivi. L'unità e la trinità di e in Dio non possono essere trascurate né separate, così come nell'umano l'essere uno e plurale. Mi propongo di indagare l'argomento e di restituire la forma di unità del Dio trinitario e come questa, facendo da specchio al genere umano, può essere percepita, accolta e vissuta.» (dall'Introduzione)
Il lavoro vuole proporre una riflessione tra la fede cristiana, i giovani adulti e gli ambiti che caratterizzano la vita dell'uomo a livello politico, sociale e culturale, modificando e migliorando la realtà collettiva. La politica è "azione umana" consapevole ed organizzata, che cura gli interessi collettivi della società, la creazione degli organi necessari e la determinazione delle leggi adeguate al loro funzionamento, contribuendo a superare le situazioni di alienazione e di oppressione. La catechesi non può essere ridotta a trasmissione di sapere o di nozioni di frasi da imparare a memoria. In forza di questi principi, si fa chiaro nella coscienza del giovane cristiano impegnato in politica che la vita di fede, con le sue leggi e i suoi mezzi, va vissuta nelle realtà temporali, incluse quelle politiche, che hanno un valore proprio, perché create da Dio. È necessario perciò fondare una prassi formativo-catechistica, capace di abilitare i giovani ad una pratica politica responsabile, cosciente e condivisa.
Il confronto tra le normative contenute nel CIC/1917, nel CIC/1983 e nel m.p. Mitis Iudex Dominus Iesus del 2015 relativamente all’istruzione della causa di nullità matrimoniale consente di precisare i concetti base che sono a capo dell’istruttoria. Il testo offre una dettagliata disamina dei mezzi di prova, approfondendo inoltre le problematiche connesse all’uso dei cosiddetti mezzi atipici della prova, cioè l’interrogatorio tramite videochiamata, telefono o questionario e l’uso dell’affidavit.
Pensato originariamente come sussidio al corso accademico di Diritto processuale canonico, il volume si offre anche quale valido aiuto pratico agli operatori del diritto nei tribunali ecclesiastici. Il riferimento a numerose decisioni rotali non serve soltanto a sostegno dell’argomentazione ma anche per orientare l’ulteriore ricerca degli studenti. In appendice, alcuni moduli e questionari utilizzati nella fase istruttoria quali schemi base da adattare alle singole situazioni.
Forestieri, girovaghi, migranti, esuli, profughi, nomadi, naviganti rappresentano dal punto di vista pastorale categorie specifiche di fedeli. Per la loro situazione di mobilità, essi vengono a perdere il riferimento stabile alle strutture territoriali della Chiesa, rendendo così necessaria una diversa cura pastorale impostata su base personale e regolata da una particolare normativa sia nel Codice di diritto canonico per la Chiesa latina sia nel Codice dei canoni delle Chiese orientali.
"È senz'altro sintomatico, e decisamente promettente, il fatto che oggi la teologia cattolica, alla ricerca di un nuovo equilibrio e di un nuovo slancio che le permetta d'interpretare con pertinenza e impatto performativo le molteplici sfide proposte dal cambiamento d'epoca che stiamo attraversando, faccia ricorso al classico assioma gratia supponit naturam. In effetti, nella sua icastica sinteticità, esso esprime il cuore dinamico dell'intelligenza evangelica della realtà. Ma che cosa significa e comporta, in verità, questo assioma e quali ne sono l'origine e la storia? Il grande merito del magistrale e per molti versi teologicamente strategico saggio di Simone Billeci è quello di rispondere con oculata documentazione e competente cognizione di causa a queste domande assumendo come ideale chiave interpretativa la teologia di un maestro come Joseph Ratzinger, evidenziandone così ancora una volta - se ve ne fosse bisogno - lo spessore e la lungimiranza." (dalla «Prefazione» di Piero Coda)
Non è facile capire la natura del vincolo che lega i religiosi al loro stato di vita se prima non viene colta a pieno la nozione di professione dei consigli evangelici e la loro funzione. In questo studio vengono proposti diversi elementi di riflessione sull'obbedienza religiosa, tenendo conto della sua dimensione cristocentrica, della valenza comunitaria, del significato di autorità al servizio dei consacrati e delle conseguenze degli atti di disobbedienza. Nell'intenzione di definire una configurazione credibile e condivisa del "consiglio evangelico dell'obbedienza", l'autore presenta l'obbedienza come un valore attraente in sé, che nulla toglie alla persona e alla sua libertà in Cristo. In questa prospettiva, le dimensioni antropologiche, giuridiche e sociologiche di una virtù essenziale per la vita consacrata trovano una loro armonizzazione - in particolare leggendo la normativa del canone 601 -, evidenziando il valore della dimensione comunitaria dell'esercizio dell'autorità, riconosciuta anche come volontaria adesione da parte dei religiosi.
Il volume mette in luce i diversi percorsi che le fonti monastiche antiche propongono all'uomo di ogni tempo per trasformare il cuore individuale nel cuore di Cristo e dei fratelli e sostiene l'idea che, anche in regime di solitudine, la scelta monastica non comporta mai la rinuncia alla relazione e alla comunione con gli uomini. Lo spazio spoglio e nascosto del cuore o quello visibile e operoso della vita comune coinvolgono sempre il monaco nella vitalità del corpo di Cristo e lo impegnano perciò ad aderire a Cristo e ai fratelli, senza la possibilità di separare l'Uno dai molti.